Glossario

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PITRI ARUPA

 
(San.) - Le tre classi superiori di Pitri, gli incorporei, dotati di intelligenza, condannati dalla Legge del Karma e dell'evoluzione a sempre rinascere, o incarnarsi sulla terra, come Re, Rishi od Eroi.

PITRI DEVATA

 
(San.) - I Pitri Barhishad, i Modellatori o Progenitori, che possedevano il fuoco creatore fisico e fecero l'uomo di carne. Sono gli Angeli obbedienti alla Legge.

PITRI LOKA

 
(San.) - Il Mondo dei Mani, la casa lunare degli Avi, dominata dal Dio Soma.

PITRI PATI

 
(San.) - Il Signore, o Re, dei Pitri: Yama, il Dio della Morte, il Giudice dei mortali. Il Signore dei Padri ed anche il Signore della Luna.

PITRI YANA

 
(San.) - La Via dei Mani, il sentiero verso la regione meridionale dei Mani (Pitri Loka) che percorrono dopo la morte le anime di coloro che, in vita, non giunsero alla suprema conoscenza. Esse, pertanto, sono destinate a rimanere sotto la legge del samsara.

PIYADASI

 
(Pali) - "Il bello", un appellativo del Re Chandra-gupta (il "Sandracottus" dei Greci) e di Asoka, il re Buddhista, suo nipote. Regnarono entrambi nell'India Centrale tra il IV ed il V secolo a.C. Erano chiamati anche Devanampiya, "gli amati dagli dei".

PIZIA

 
(Gr.) - O Pitonessa. I dizionari moderni ci informano che il termine indica chi pronunciava gli oracoli nel tempio di Delfo, nonché "qualsiasi femmina che si supponeva avesse in lei lo spirito della divinazione - una strega". (Webster). Questo non è vero o, quanto meno, non è esatto. Una Pizia, stando all'autorità di Giamblico, di Plutarco e di altri, era una sacerdotessa scelta fra le sensitive delle classi più povere e posta in un tempio dove si esercitavano i poteri profetici. Da principio venivano scelte per tale ministero giovani fanciulle ancora vergini, nate da legittimo matrimonio, allevate con semplicità e modestamente vestite. Tale era Femonoe, la prima Pizia. Quando, però, una di esse, particolarmente avvenente, fu rapita da un Tessalo, si stabilì che non si potevano scegliere donne di età inferiore ai 50 anni le quali, nonostante l'età, venivano abbigliate come giovani fanciulle. Lì essa stava in una stanza preclusa a tutti, tranne che al capo Ierofante e Veggente, e una volta ammessa era, come una monaca, morta per il mondo. Una volta l'anno, al sopraggiungere della primavera, essa rendeva l'oracolo. Si cominciava con tre giorni di digiuno, poi si bagnava nella fontana Castalia, bevendo una grande quantità di acqua. Masticate parecchie foglie di lauro, sedeva sul tripode, con la vagina in corrispondenza di una fessura del pavimento attraverso la quale esalavano vapori; queste esalazioni sotterranee, penetrando in tutto il suo organismo, producevano la pazzia profetica: gli occhi si animavano, i capelli si rizzavano, tutte le membra erano scosse da un tremito. Essa, in questo stato anormale, cominciava ad urlare, pronunciando parole quasi incomprensibili che i sacerdoti, mentre si prodigavano a sorreggerla e ad aiutarla, trasformavano in oracoli. Dopo aver reso l'oracolo, la Pizia veniva fatta alzare e la si accompagnava in una cella dove riposava per vari giorni allo scopo di riprendersi dallo shock dell'oracolo. Non era raro il caso in cui la Pizia decedeva dopo aver pronunciato l'oracolo. In "Vaestas", I, reg.28, Aristofane chiama la Pizia "ventriloquia vates", ossia la "profezia ventriloqua", a causa della voce che proveniva dallo stomaco. Il quarto verso del Secondo Inno dei Nabhanedishta dei Brahmani, dice: "Ascoltate, o figli degli dei, chi parla attraverso il suo nome (nabha), poiché egli vi saluta nelle vostre dimore!". Questo è un fenomeno di moderno sonnambulismo. Anticamente l'ombelico era considerato "il cerchio del sole", la sede della divina luce interiore. L'oracolo di Apollo a Delphi, la città di Delphus - era il grembo o l'addome; la sede del tempio era chiamata l'omphalos, l'ombelico. Come è noto, molti soggetti mesmerizzati possono leggere lettere, udire e vedere attraverso questa parte del loro corpo, l'ombelico. In India (come pure fra i Parsi), esiste ancor oggi la credenza che gli adepti abbiano nei loro ombelichi delle fiamme che illuminano per essi tutte le oscurità e svelano il mondo spirituale. Dagli Zoroastriani è chiamato la lampada di Deshtur o "l'Alto Sacerdote" e dagli Indù, la luce o la radiosità del Dikshita (l'iniziato).

PIZIO

 
(Gr.) - Letteralmente "di Pito" o "di Delfo". Esculapio, figlio di Apollo, il Sole o Fuoco della Vita, era nello stesso tempo Elio, Pizio ed il Dio della Sapienza negli oracoli.

PLAKSHA

 
(San.) - La seconda delle sette Dwipas (continenti o isole) in cui si divide la Terra secondo gli Indù antichi. Esotericamente indica uno dei globi della catena planetaria del nostro pianeta.

PLASTIDI

 
(Sci.) - Sostanze inventante da Haeckel per sostenere le sue teorie fantastiche.
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