Rivista Italiana di Teosofia
Luglio-agosto 2025
Anno LXXXI - N.07-08
La Rivista Italiana di Teosofia esce con cadenza bimestrale. L'invio avviene tramite il servizio postale. In alternativa è possibile riceverla anche in formato PDF. Il costo dell'abbonamento annuo è fissato in euro 30,00 per l’Italia e per l’Estero in euro 50,00 (formato cartaceo) o 30,00 (invio in PDF). Il versamento può essere effettuato: tramite bollettino sul conto corrente postale numero 55010367, intestato a Società Teosofica Italiana APS - Tesoreria; tramite bonifico al conto Bancoposta: Società Teosofica Italiana APS - CODICE IBAN: IT93 D076 0111 8000 0005 5010 367; oppure con PayPal: https://www.eti-edizioni.it/collane-libri-e-dvd/770-rivista-italiana-di-teosofia.html
Area riservata
A. Girardi 1
Messaggio in bottiglia – parte terza: fai qualcosa
T. Boyd 2
Riflessioni sul ruolo della Società Teosofica nel mondo
G. Ricci 5
Il cinema di David Lynch: convergenze tra filosofia, esoterismo e psicanalisi
G. Sabetta 10
Ettore Majorana il genio che si annullò
A. Gianquinto 14
Eterno e Immortale
R. Iyer 18
“Oh Luce Celata, che risplendi in ogni creatura” – seconda parte
N. Boriello 27
HA-IMSHA Considerazioni sulla non violenza
B. Padula 33
Testi per l’intuizione [LXXXVII]
35
111˚ Congresso S.T.I.
36
Presentazione numero speciale di “The Theosophist” (1931) per il centenario di H.P.B.
B. Girardi 41
Attività O.T.S. a Grottaferrata (RM)
44
Segnalazioni
45
Recensioni
46
Dai gruppi
49
Al di là del velo
49
Editoriale
L’edizione della Rivista Italiana di Teosofia, che si è iniziato a stampare nel novembre 1995 a Vicenza, è stata caratterizzata dal segno della continuità nell’ispirazione e nei contenuti rispetto a quella diretta precedentemente dall’indimenticabile Edoardo Bratina.
Il formato, decisamente innovativo rispetto al passato, con una copertina a colori arricchita di volta in volta da una diversa immagine non priva di valori simbolici, è stato ideato da Enrico Sempi.
La R.I.T. ha voluto, nel tempo, testimoniare un saldo legame con la tradizione spirituale portata avanti dalla Società Teosofia, a partire da H.P. Blavatsky e dal Col. H.S. Olcott, per passare attraverso Annie Besant e senza trascurare i successivi Presidenti e i grandi artefici del pensiero teosofico moderno e contemporaneo. Si è dato ampio spazio ad articoli internazionali e nazionali, in uno spirito che tenesse conto del fatto che la Teosofia non è solo conoscenza legata alla mente concreta ma anche intuizione connessa alla Via del Cuore.
Senza trascurare i grandi temi del vivere e dell’esperienza esistenziale e avendo sempre cura di un metodo aperto ai più diversi contributi e alla creazione di ponti fra Oriente e Occidente, fra scienza e filosofia nonché tra le diverse tradizioni religiose.
Le pagine finali, su chiara ispirazione del metodo del teosofo Bernardino del Boca, hanno sempre contenuto notizie, cronache e informazioni, recensioni e brevi riflessioni, in modo da far sì che la R.I.T. fosse a un tempo testimonianza del vivere, messa in luce di positività e di possibilità, di reti di relazione, fotografia della vita della S.T.I., sincero ricordo dei lavoratori teosofici che hanno via via abbandonato il piano fisico.
Il tutto senza tralasciare il fatto che la R.I.T. è anche un “luogo” di comunicazione istituzionale verso i Soci della S.T.I.
Via via la Rivista ha contribuito a consolidare il sistema integrato di comunicazione della S.T.I., che comprende il sito internet, i canali YouTube e i social.
Credo che anche per il futuro la Rivista Italiana di Teosofia continuerà ad essere la voce autorevole della S.T.I.
Al nuovo Direttore e alla Redazione un convinto: “Ad maiora!”.
Antonio Girardi
Segnalazioni
Informiamo tutti i nostri lettori che anche quest’anno la Società Teosofica Italiana APS è inserita nella lista dei soggetti destinatari del 5 per mille delle imposte versate all’Erario.
L’invito è pertanto quello di destinare il 5 per mille delle imposte versate all’Erario alla Società Teosofica Italiana. L’opzione del 5 per mille a favore della S.T.I. non è alternativa a quella dell’8 per mille, già in vigore da anni e pertanto entrambe possono essere effettuate.
La scelta va esercitata in occasione della presentazione della dichiarazione dei redditi (modello 730 o Modello Unico) apponendo la propria firma di adesione. Tassativo è anche indicare il codice fiscale della Società Teosofica Italiana, che è il seguente: 80022260329.
Da ultimo, ma certo non ultima cosa in ordine di importanza, sottolineiamo che le somme destinate alla Società Teosofica Italiana verranno utilizzate per il sostegno alla sua attività, che ha come primo e principale obiettivo quello della Fratellanza Universale senza distinzioni.
Grazie per la sensibilità!
Ritiro Silenzioso
L’ormai consueto appuntamento autunnale del Ritiro Silenzioso si terrà quest’anno dal 31 ottobre al 2 novembre, presso la Casa per Ferie San Marco di Abato Terme.
A guidare le sessioni sarà Tran-Thi-Kim Dieu, già Presidente della Federazione Teosofica Europea e Presidente della Società Teosofica Francese.
Tutte le informazioni di dettaglio saranno comunicate nel prossimo numero della Rivista e attraverso i canali social.
FAQ su Teosofia e Società Teosofica
Chi si avvicina alla Teosofia e alla Società Teosofica ha l’esigenza di trovare risposte chiare a domande relative sia al significato della Teosofia e dei suoi contenuti sia all’attività della Società Teosofica e alla sua organizzazione.
Per favorire un’informazione semplice, completa e doverosamente trasparente è stata inserita nel sito internet della S.T.I. una rubrica che riguarda proprio le FAQ, le domande più frequentemente poste sulla Teosofia e sulla Società Teosofica: https://www.teosofica.org/it/faq/,619
Naturalmente tutto questo non esclude la possibilità di un contatto diretto, che in ambito teosofico è sempre il benvenuto: sti@teosofica.org
12° Congresso Mondiale della Società Teosofica
Il 12° Congresso Mondiale della Società Teosofica si terrà a Vancouver (Canada) dal 23 al 27 luglio 2025. I lavori si svolgeranno presso la British Columbia University sul tema “Toward Insight and Wholeness: our Role in Shaping the Future”. Questo il link al sito per prenotarsi e per tutte le informazioni: https://worldcongress.ts-adyar.org/
Qui invece il programma del Congresso: https://worldcongress.ts-adyar.org/grid
Nel prossimo numero della Rivista sarà pubblicato un report su questo importante appuntamento.
“Musica e Teosofia”. Un seminario a Milano
Si è svolto con successo a Milano il seminario su “Musica e Teosofia” organizzato dal Gruppo di lavoro su “Arte e Teosofia”, coordinato dalla Vice-Presidente della S.T.I. Marina De Grandis.
L’iniziativa ha saputo mettere in luce la profonda connessione esistente tra la Teosofia e la Musica, con riferimento ad alcuni grandi musicisti
e a tradizioni filosofiche e religiose. Il Seminario ha visto interventi autorevoli e molto seguiti dai partecipanti.
Giornata mondiale dei popoli indigeni: i custodi delle foreste e della biodiversità
Le società indigene, che hanno subito secoli di oppressione e di sfruttamento, devono ora affrontare una nuova sfida: l’invasione della cultura dei consumi globalizzati. Le loro antiche tradizioni vengono messe in crisi dai modelli occidentali e dalla pressione dei mercati. “Ho più paura di TikTok che dei bracconieri”, confessa un’anziana del popolo Quiché in Guatemala, riflettendo la crescente angoscia verso le influenze esterne che ne minacciano lo stile di vita tradizionale. In risposta a questa crescente invasione culturale alcune comunità hanno scelto di isolarsi dal mondo esterno. Definiti come “popoli indigeni in isolamento volontario e contatto iniziale” questi gruppi, che vivono principalmente in Amazzonia, India, Indonesia e Papua Nuova Guinea, cercano di preservare le loro tradizioni e il loro territorio. Tuttavia l’isolamento non è sempre una scelta libera quanto piuttosto una necessità, dettata dalla violenza e dalla pressione esterne. Questi popoli, spesso seminomadi e legati a un modello di vita sostenibile basato su caccia e raccolta, sono estremamente vulnerabili alle minacce ambientali e alle malattie importate. La deforestazione e lo sviluppo industriale minacciano la loro esistenza. Esempi drammatici includono la scomparsa dei Mashco Piro in Perù, dovuta alla deforestazione, e la minaccia agli Shompen in India a causa di piani di urbanizzazione. La comunità internazionale dispone di diversi strumenti legali per proteggere i diritti di tali popoli, come le Convenzioni dell’International Labour Organization e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni. Tuttavia la loro applicazione rimane insufficiente.
Nonostante rappresentino solo una piccola frazione della popolazione mondiale, i popoli indigeni custodiscono oltre l’80% della biodiversità globale. La Giornata Mondiale dei Popoli Indigeni, che si celebra l’8 agosto, è dedicata proprio a queste comunità, alle quali si riconosce il ruolo cruciale nella conservazione delle foreste e della biodiversità. La loro protezione è essenziale non solo per preservarne la cultura ma anche per mantenere la nostra connessione con il mondo naturale e con la nostra umanità. Rispettare le loro scelte e lottare al loro fianco è un dovere che ci riguarda tutti! (M. Lugarà).
La domenica
L’articolo di Maurizio Bettini intitolato E poi arrivò finalmente la domenica, pubblicato nel supplemento al quotidiano “La Repubblica” del 16 marzo 2025, è davvero interessante e curioso.
L’autore percorre diacronicamente secoli di storia per spiegare che Greci e Romani non avevano la domenica. I primi contavano i giorni del mese per decadi; i secondi li riunivano per otto, cui aggiungevano “un nono giorno”, in cui si interrompevano tutti i lavori agricoli e i contadini si trasferivano in città a vendere i prodotti della terra. Gli Ebrei suddividevano il tempo in settimane, ognuna culminante nel sabato (shabbat), giorno in cui era obbligatoriamente sospesa ogni attività, come fece Dio che, durante la Creazione, il settimo giorno si riposò.
Per influenza ebraica, ma soprattutto grazie alla diffusione delle religioni astrali – nelle quali si identificavano i sette pianeti (Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere, Saturno, Sole) con alcune divinità della tradizione e si ritenevano questi capaci di influire sul destino dell’uomo – si cominciò a parlare di settimana.
Il settimo giorno fu a lungo chiamato dies Solis (ancor oggi in inglesi sun-day),
anche dai cristiani. Si passò poi a chiamarlo dies dominica, giorno del Dominus, del Signore, in ricordo della resurrezione di Gesù, avvenuta “il giorno dopo il sabato”.
Due curiosità: l’imperatore Costantino, che favorì la diffusione del cristianesimo, usava indifferentemente le diciture dies Solis e dies dominica per “accontentare” sia i pagani sia i cristiani; l’imperatore Teodosio invece proibì che la domenica si tenessero giochi e spettacoli; se questo provvedimento fosse ancor oggi valido, “che ne sarebbe del campionato di calcio?”, si chiede preoccupato l’autore dell’articolo.
Un concerto da non dimenticare
Il 19 giugno 1994, nel pieno della guerra civile che stava devastando la Bosnia Erzegovina, nella Sarajevo assediata si svolse un concerto che non può essere dimenticato. Il grande maestro Zubin Mehta diresse infatti, nell’atrio della semidistrutta Biblioteca Nazionale – uno dei luoghi simbolo della città – un memorabile evento che vide protagonisti l’Orchestra Filarmonica di Sarajevo e il coro del Teatro Nazionale, che eseguirono la Messa da Requiem di Mozart. Davanti a uno sparuto numero di persone, con un Zubin Mehta che non ha bisogno di guardare la partitura e sussurra le parole, i solisti Cecilia Gasdia, Hildeco Kolosi, José Carreras e Ruggero Raimondi fanno udire le loro voci che, con quelle del coro e con la musica dell’orchestra, riportano la vita fra le macerie, una testimonianza che solo la bellezza, l’arte e la cultura possono dare, anche nei momenti tragici, anche nei momenti difficili.
La Biblioteca di Sarajevo, oggi rinata, porta ancora impresso l’eco di quel concerto del 19 giugno 1994, che assurge oggi a simbolo delle umane possibilità e ci ricorda che anche nei momenti più bui della storia gli esseri umani sono capaci di sintonizzarsi con il lato buono della vita e con le sue infinite possibilità. Questo il link al concerto: https://www.youtube.com/watch?v=A-ExPB2dFpQ
Recensioni
Il libro si propone di riportare alla luce i nuclei conoscitivi che legittimano l’esistenza della musica come pensiero e come azione. Il cammino intrapreso è di natura teoretica (potrebbe dirsi sapienziale) e si orienta in due direzioni, quella spaziale e quella temporale: uno spazio che si può intuire solo astraendosi da ogni rigida localizzazione, e un tempo che, parimenti, non si può comprendere se non eludendo ogni empirica misurazione cronologica.
La prima parte è dedicata allo studio dell’aspetto simbolico della musica. La seconda parte tende a testimoniare i processi di visualizzazione del sapere musicale, senza i quali la musica non avrebbe potuto costituirsi in disciplina. La terza parte si volge al mondo invisibile della sonorità, per evidenziare la natura della musica in quanto, per sua vocazione, lingua significante.
Nell’Età Moderna – specie tra XVI e XVII secolo – il linguaggio della musica è il contrappunto, vera e propria lingua-madre che si dispiega sia per iscritto sia oralmente. Se da un lato il comporre, scrivere ed eseguire ciò che è stato composto configurano il percorso più frequentato, dall’altro non si può ignorare un’ulteriore possibilità, un tempo fortemente identitaria, oggi invece ritenuta marginale e circoscritta: quella che ancora consente di produrre musica estemporanea. Eppure, a quell’epoca, era questo il ruolo in cui il musicista – più spesso di quanto saremmo disposti a credere – si ritrovava pienamente a suo agio. Del resto, a quanto si dice, Händel e Domenico Scarlatti, nati come Bach nel 1685, è improvvisando che gareggiavano alla tastiera; e così Mozart e Clementi, e poi Liszt con Thalberg, a Parigi, nel 1837. Ed è questa forma di pensiero musicale che Stefano Lorenzetti (Direttore del Conservatorio “Arrigo Pedrollo” di Vicenza) indaga nel suo ponderoso trattato, cercando di riportarla in vita a partire dalle sue origini storiche. Ben prima dell’improvvisazione riscontrabile nel jazz, nella musica cd aleatoria, sperimentale e/o elettronica, la dialettica tra oralità e scrittura (e l’oralità in particolare) aveva dunque rappresentato una dimensione costitutiva del fenomeno e dell’espressione musicale.
Dopo gli studi di Eric Havelock, Jesper Svenbro e del nostro Bruno Gentili, tale dialettica ha investito finanche la ricerca condotta sul terreno della letteratura antica e segnatamente greco-classica, con esiti storico-critici che – sin dagli anni ’80 del secolo scorso – hanno determinato un’autentica svolta nello studio di quella materia (recensione a cura di Pierpaolo Rosati).
Piccoli grandi eroi - il nuovo libro di Francesco Pisani
La casa editrice Terre Sommerse ha recentemente pubblicato "Piccoli grandi eroi", la nuova opera del giovane scrittore romano Francesco Pisani. Si tratta di una raccolta di novelle i cui protagonisti vivono interiormente drammi esistenziali senza lasciarsi travolgere dalle onde della negatività ma, a seconda delle propensioni e possibilità di ciascuno, riuscendo invece a esprimere quegli spazi di libertà che nascono dalla capacità di amare gli altri e di sacrificarsi per loro. È la scoperta di un’umanità dolente, spesso sopraffatta esistenzialmente dall’egoismo di un mondo tutto rivolto alla dimensione dell’avere. Un’umanità i cui protagonisti sanno esprimere poesia e sono capaci di dare luce – sul piano dell’essere – a una realtà intrisa di dolore.
Pisani conferma con questo libro la profondità di un’ispirazione squisitamente poetica, capace di leggere nel cuore degli esseri umani e forte nella denuncia sociale per dare voce a coloro che soffrono. In una intervista rilasciata a Roberto Fantini su “Free Lance International Press” il giovane scrittore romano afferma: “Credo che tra i compiti più importanti della Letteratura ci sia anche quello di dare espressione a chi la voce, letteralmente, non ce l’ha o non l’ha mai avuta. L’arte non è solo evasione, intrattenimento o divertissement, ma anche fonte potenziale di crescita interiore e civile”. Riconosce poi la portata dei valori teosofici ricordando che: “Indubbiamente la visione teosofica dell’unità della vita e il concetto essenziale della Fratellanza universale senza distinzione di sesso, razza, credo, casta e colore esprimono un profondo insegnamento che ci ricorda come ogni essere umano abbia uno scopo nella vita, una propria coscienza, un percorso da affrontare, che porterà però un giorno a ritrovarci nella destinazione comune verso cui siamo tutti diretti”.
Francesco Pisani, nato nel 1991, è uno scrittore, studioso, traduttore e fotografo italiano. È stato il vincitore della X edizione del Premio nazionale di letteratura contemporanea nella sezione raccolta di racconti, assegnato nel 2022 in Campidoglio a Roma, e ha ottenuto una menzione speciale della giuria nella sezione narrativa breve della X Edizione del Premio Letterario Nazionale Teatro Aurelio.
Una voce per chi non ha voce: il nuovo libro del Dalai Lama
È stata pubblicata da Harper Collins Italia l’edizione italiana, tradotta da Francesca Pè, dell’ultimo libro di Tenzin Gyatso, il quattordicesimo Dalai Lama.
Il titolo – “Una voce per chi non ha voce. Oltre settant’anni di lotta per la mia terra e il mio popolo” – ne anticipa e sintetizza i contenuti, che ripercorrono l’arco della vita di questo straordinario rappresentante di una cultura tibetana che vuole dialogare con il mondo sulla base di princìpi universali e spiritualmente ispirati.
La sofferenza del popolo tibetano, che nasce in seguito alla violenta invasione cinese del Tibet nel 1950, e continua tutt’ora, è ben presente nel cuore del Dalai Lama e trova un’eco profonda in questo scritto, che peraltro evidenzia costantemente la necessità di non cadere nella trappola dell’odio verso i cinesi, lasciando invece spazio al sentimento di compassione.
Nel testo il Dalai Lama affronta anche il tema della sua successione, affermando chiaramente che il prossimo Dalai Lama nascerà nel mondo libero per “essere la voce della compassione universale, il capo spirituale del buddhismo e il simbolo del Tibet e delle aspirazioni del suo popolo”.
Segnaliamo l’interessante e approfondita recensione del libro pubblicato da Marco Ventura nell’inserto “La Lettura” del Corriere della Sera del 16 marzo scorso, che si conclude con queste parole: “L’appello che chiude l’opera si fonda sulla fiducia nella sconfitta del totalitarismo, ‘sistema instabile per natura’, l’invito a vedere ‘l’umanità anche nei nostri oppressori, perché alla fine sarà con la loro umanità che giungeremo a un accordo’. Se niente è ‘immune alla legge dell’impermanenza’, servono ‘pazienza, determinazione incrollabile, unità e coraggio’ ai tibetani nella loro lotta e all’umanità intera nella sua interdipendenza.
Come dicono lassù, sul tetto del mondo, ‘se cadi nove volte, rialzati nove volte’”.
Il Bello del Particolare nel Patrimonio Italiano
L’ingegner Claudio Ricci, già sindaco di Assisi ed esperto di grande valore sulle tematiche che riguardano i territori e il turismo, ha pubblicato, in forma libera e per “condividere la meraviglia, il bene e bello”, un libro dedicato a “Il bello del particolare nel patrimonio italiano”.
È un racconto visivo di grande fascino, che conduce il lettore attraverso i siti UNESCO del nostro Paese.
Scrive Ricci nell’introduzione: “Il bello del particolare è un breve ‘racconto visuale’, con parole, immagini e simboli. La bellezza italiana ‘dilaga’, ogni luogo eleva particolari, da scoprire, in bianco e nero. Un viaggio nei siti UNESCO, sognando fra i ‘ricordi lenti’ per andare oltre il ‘già visto’”.
Complimenti all’autore per questa opera ispirata alla bellezza e alla consapevolezza, nel segno di una narrazione visiva che diventa anche un viaggio dell’anima.
“La Lira della Mente” un nuovo saggio di Riccardo Scarpa
La casa editrice Edizioni ARTinGENIO di Firenze ha pubblicato "La Lira della Mente – dalla vibrazione cosmica alle intuizioni e istituzioni umane" dello studioso Riccardo Scarpa.
In un excursus di grande respiro l’autore non soltanto accompagna il lettore in un viaggio che lo porta dagli albori della storia alla civiltà romana, ma unisce in un ponte ideale Oriente e Occidente e i differenti aspetti delle civilizzazioni.
L’indagine non è caratterizzata da approcci di tipo ideologico ma è invece portata avanti con grande onestà intellettuale. Scarpa mette a disposizione di questo “viaggio” tutto il suo sapere, le sue conoscenze storico-filosofiche e la sensibilità umana. Il risultato è un intreccio di informazioni e di possibilità che fanno comprendere alcuni elementi fondamentali del vivere.
In primis il legame che sembra unire i vari aspetti della conoscenza, con principi e leggi che appaiono in tutte le varie fasi storiche, quasi a sottolineare che le specificità di una civiltà sono legate alla forma che viene data a modelli e archetipi.
Da sottolineare il collegamento che traspare nell’opera fra l’aspetto per così dire vibrazionale, quello filosofico e quello legato alle istituzioni umane.
L’autore nelle pagine iniziali afferma con chiarezza: “Così le specie animali, di per sé, si distinguono, a loro volta, dai regni vegetale e minerale per le particolarità del loro regno, ma tutti i regni sono interconnessi tra loro. Lo Spirito è la Vita”.
Ed è proprio il concetto di unità della vita che accompagna il lettore dalla vibrazione primordiale, figlia di un principio inconoscibile, alla realtà di cicli di espansione–manifestazione e di decadenza e di distruzione (Pralaya e Manvantara, nell’accezione orientale). Per arrivare proprio al principio dell’identità delle singole anime con quella universale, superando ogni tentazione di manicheismo e di separazione ontologica fra spirito e materia.
La sensibilità di Riccardo Scarpa lo porta a soffermarsi anche sulla tradizione sciamanica, sottolineando un aspetto che riguarda la “chiamata” a questo tipo di vita: “Qui è la particolarità: [lo sciamano] non viene iniziato da un maestro in carne e ossa, ma direttamente dagli spiriti, dèi, i quali gli conferiscono le conoscenze operative necessarie. Si risveglia la spiritualità come capacità innata nel soggetto prescelto. È una visione della verità all’interno della quale lo sciamano agisce. Ha esperienza diretta di un cosmo trascendente non percepito dall’essere umano ordinario. Esiste questo mondo e un altro mondo. I due mondi sono separati, ma intimamente connessi”.
Ordine Teosofico di Servizio in Orissa
Dai gruppi
Sabato 3 maggio soci e simpatizzanti del Gruppo Teosofico “Aurora” di Vicenza hanno visitato la mostra “Hokusai – l’acqua e il segreto della grande onda” presso il Museo Civico “Luigi Bailo” di Treviso. Guida d’eccezione è stato il curatore stesso della mostra, il professor Paolo Linetti.
Iniziative per le celebrazioni del Loto Bianco
Segnaliamo le numerose celebrazioni - in particolare da parte dei Gruppi e dei Centri di Torino, Vicenza e Roma - della ricorrenza annuale del “Loto Bianco”, momento di commemorazione e ricordo di Helena Petrovna Blavatsky, la principale e mai dimenticata pioniera della Teosofia in età moderna.
Sul sito web della S.T.I. le attività dei Gruppi e dei Centri
Le attività dei Gruppi e dei Centri della Società Teosofica Italiana sono presentate, giorno per giorno, su internet e sono consultabili collegandosi al sito della S.T.I. all’indirizzo: www.teosofica.org
Aprendo la sezione “Eventi e Convegni” è possibile registrarsi accedendo così all’elenco delle riunioni e delle conferenze organizzate nelle varie località.
Articoli del mese
Riflessioni sul ruolo della Società Teosofica nel mondo
Gabriele Sabetta
Il cinema di David Lynch: convergenze tra filosofia, esoterismo e psicanalisi
La Rivista Italiana di Teosofia esce con cadenza bimestrale. L'invio avviene tramite il servizio postale. In alternativa è possibile riceverla anche in formato PDF. Il costo dell'abbonamento annuo è fissato in euro 30,00 per l’Italia e per l’Estero in euro 50,00 (formato cartaceo) o 30,00 (invio in PDF). Il versamento può essere effettuato: tramite bollettino sul conto corrente postale numero 55010367, intestato a Società Teosofica Italiana APS - Tesoreria; tramite bonifico al conto Bancoposta: Società Teosofica Italiana APS - CODICE IBAN: IT93 D076 0111 8000 0005 5010 367; oppure con PayPal: https://www.eti-edizioni.it/collane-libri-e-dvd/770-rivista-italiana-di-teosofia.html
A. Girardi 1
Messaggio in bottiglia – parte terza: fai qualcosa
T. Boyd 2
Riflessioni sul ruolo della Società Teosofica nel mondo
G. Ricci 5
Il cinema di David Lynch: convergenze tra filosofia, esoterismo e psicanalisi
G. Sabetta 10
Ettore Majorana il genio che si annullò
A. Gianquinto 14
Eterno e Immortale
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“Oh Luce Celata, che risplendi in ogni creatura” – seconda parte
N. Boriello 27
HA-IMSHA Considerazioni sulla non violenza
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35
111˚ Congresso S.T.I.
36
Presentazione numero speciale di “The Theosophist” (1931) per il centenario di H.P.B.
B. Girardi 41
Attività O.T.S. a Grottaferrata (RM)
44
Segnalazioni
45
Recensioni
46
Dai gruppi
49
Al di là del velo
49
Editoriale
L’edizione della Rivista Italiana di Teosofia, che si è iniziato a stampare nel novembre 1995 a Vicenza, è stata caratterizzata dal segno della continuità nell’ispirazione e nei contenuti rispetto a quella diretta precedentemente dall’indimenticabile Edoardo Bratina.
Il formato, decisamente innovativo rispetto al passato, con una copertina a colori arricchita di volta in volta da una diversa immagine non priva di valori simbolici, è stato ideato da Enrico Sempi.
La R.I.T. ha voluto, nel tempo, testimoniare un saldo legame con la tradizione spirituale portata avanti dalla Società Teosofia, a partire da H.P. Blavatsky e dal Col. H.S. Olcott, per passare attraverso Annie Besant e senza trascurare i successivi Presidenti e i grandi artefici del pensiero teosofico moderno e contemporaneo. Si è dato ampio spazio ad articoli internazionali e nazionali, in uno spirito che tenesse conto del fatto che la Teosofia non è solo conoscenza legata alla mente concreta ma anche intuizione connessa alla Via del Cuore.
Senza trascurare i grandi temi del vivere e dell’esperienza esistenziale e avendo sempre cura di un metodo aperto ai più diversi contributi e alla creazione di ponti fra Oriente e Occidente, fra scienza e filosofia nonché tra le diverse tradizioni religiose.
Le pagine finali, su chiara ispirazione del metodo del teosofo Bernardino del Boca, hanno sempre contenuto notizie, cronache e informazioni, recensioni e brevi riflessioni, in modo da far sì che la R.I.T. fosse a un tempo testimonianza del vivere, messa in luce di positività e di possibilità, di reti di relazione, fotografia della vita della S.T.I., sincero ricordo dei lavoratori teosofici che hanno via via abbandonato il piano fisico.
Il tutto senza tralasciare il fatto che la R.I.T. è anche un “luogo” di comunicazione istituzionale verso i Soci della S.T.I.
Via via la Rivista ha contribuito a consolidare il sistema integrato di comunicazione della S.T.I., che comprende il sito internet, i canali YouTube e i social.
Credo che anche per il futuro la Rivista Italiana di Teosofia continuerà ad essere la voce autorevole della S.T.I.
Al nuovo Direttore e alla Redazione un convinto: “Ad maiora!”.
Antonio Girardi
Segnalazioni
Informiamo tutti i nostri lettori che anche quest’anno la Società Teosofica Italiana APS è inserita nella lista dei soggetti destinatari del 5 per mille delle imposte versate all’Erario.
L’invito è pertanto quello di destinare il 5 per mille delle imposte versate all’Erario alla Società Teosofica Italiana. L’opzione del 5 per mille a favore della S.T.I. non è alternativa a quella dell’8 per mille, già in vigore da anni e pertanto entrambe possono essere effettuate.
La scelta va esercitata in occasione della presentazione della dichiarazione dei redditi (modello 730 o Modello Unico) apponendo la propria firma di adesione. Tassativo è anche indicare il codice fiscale della Società Teosofica Italiana, che è il seguente: 80022260329.
Da ultimo, ma certo non ultima cosa in ordine di importanza, sottolineiamo che le somme destinate alla Società Teosofica Italiana verranno utilizzate per il sostegno alla sua attività, che ha come primo e principale obiettivo quello della Fratellanza Universale senza distinzioni.
Grazie per la sensibilità!
Ritiro Silenzioso
L’ormai consueto appuntamento autunnale del Ritiro Silenzioso si terrà quest’anno dal 31 ottobre al 2 novembre, presso la Casa per Ferie San Marco di Abato Terme.
A guidare le sessioni sarà Tran-Thi-Kim Dieu, già Presidente della Federazione Teosofica Europea e Presidente della Società Teosofica Francese.
Tutte le informazioni di dettaglio saranno comunicate nel prossimo numero della Rivista e attraverso i canali social.
FAQ su Teosofia e Società Teosofica
Chi si avvicina alla Teosofia e alla Società Teosofica ha l’esigenza di trovare risposte chiare a domande relative sia al significato della Teosofia e dei suoi contenuti sia all’attività della Società Teosofica e alla sua organizzazione.
Per favorire un’informazione semplice, completa e doverosamente trasparente è stata inserita nel sito internet della S.T.I. una rubrica che riguarda proprio le FAQ, le domande più frequentemente poste sulla Teosofia e sulla Società Teosofica: https://www.teosofica.org/it/faq/,619
Naturalmente tutto questo non esclude la possibilità di un contatto diretto, che in ambito teosofico è sempre il benvenuto: sti@teosofica.org
12° Congresso Mondiale della Società Teosofica
Il 12° Congresso Mondiale della Società Teosofica si terrà a Vancouver (Canada) dal 23 al 27 luglio 2025. I lavori si svolgeranno presso la British Columbia University sul tema “Toward Insight and Wholeness: our Role in Shaping the Future”. Questo il link al sito per prenotarsi e per tutte le informazioni: https://worldcongress.ts-adyar.org/
Qui invece il programma del Congresso: https://worldcongress.ts-adyar.org/grid
Nel prossimo numero della Rivista sarà pubblicato un report su questo importante appuntamento.
“Musica e Teosofia”. Un seminario a Milano
Si è svolto con successo a Milano il seminario su “Musica e Teosofia” organizzato dal Gruppo di lavoro su “Arte e Teosofia”, coordinato dalla Vice-Presidente della S.T.I. Marina De Grandis.
L’iniziativa ha saputo mettere in luce la profonda connessione esistente tra la Teosofia e la Musica, con riferimento ad alcuni grandi musicisti
e a tradizioni filosofiche e religiose. Il Seminario ha visto interventi autorevoli e molto seguiti dai partecipanti.
Giornata mondiale dei popoli indigeni: i custodi delle foreste e della biodiversità
Le società indigene, che hanno subito secoli di oppressione e di sfruttamento, devono ora affrontare una nuova sfida: l’invasione della cultura dei consumi globalizzati. Le loro antiche tradizioni vengono messe in crisi dai modelli occidentali e dalla pressione dei mercati. “Ho più paura di TikTok che dei bracconieri”, confessa un’anziana del popolo Quiché in Guatemala, riflettendo la crescente angoscia verso le influenze esterne che ne minacciano lo stile di vita tradizionale. In risposta a questa crescente invasione culturale alcune comunità hanno scelto di isolarsi dal mondo esterno. Definiti come “popoli indigeni in isolamento volontario e contatto iniziale” questi gruppi, che vivono principalmente in Amazzonia, India, Indonesia e Papua Nuova Guinea, cercano di preservare le loro tradizioni e il loro territorio. Tuttavia l’isolamento non è sempre una scelta libera quanto piuttosto una necessità, dettata dalla violenza e dalla pressione esterne. Questi popoli, spesso seminomadi e legati a un modello di vita sostenibile basato su caccia e raccolta, sono estremamente vulnerabili alle minacce ambientali e alle malattie importate. La deforestazione e lo sviluppo industriale minacciano la loro esistenza. Esempi drammatici includono la scomparsa dei Mashco Piro in Perù, dovuta alla deforestazione, e la minaccia agli Shompen in India a causa di piani di urbanizzazione. La comunità internazionale dispone di diversi strumenti legali per proteggere i diritti di tali popoli, come le Convenzioni dell’International Labour Organization e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni. Tuttavia la loro applicazione rimane insufficiente.
Nonostante rappresentino solo una piccola frazione della popolazione mondiale, i popoli indigeni custodiscono oltre l’80% della biodiversità globale. La Giornata Mondiale dei Popoli Indigeni, che si celebra l’8 agosto, è dedicata proprio a queste comunità, alle quali si riconosce il ruolo cruciale nella conservazione delle foreste e della biodiversità. La loro protezione è essenziale non solo per preservarne la cultura ma anche per mantenere la nostra connessione con il mondo naturale e con la nostra umanità. Rispettare le loro scelte e lottare al loro fianco è un dovere che ci riguarda tutti! (M. Lugarà).
La domenica
L’articolo di Maurizio Bettini intitolato E poi arrivò finalmente la domenica, pubblicato nel supplemento al quotidiano “La Repubblica” del 16 marzo 2025, è davvero interessante e curioso.
L’autore percorre diacronicamente secoli di storia per spiegare che Greci e Romani non avevano la domenica. I primi contavano i giorni del mese per decadi; i secondi li riunivano per otto, cui aggiungevano “un nono giorno”, in cui si interrompevano tutti i lavori agricoli e i contadini si trasferivano in città a vendere i prodotti della terra. Gli Ebrei suddividevano il tempo in settimane, ognuna culminante nel sabato (shabbat), giorno in cui era obbligatoriamente sospesa ogni attività, come fece Dio che, durante la Creazione, il settimo giorno si riposò.
Per influenza ebraica, ma soprattutto grazie alla diffusione delle religioni astrali – nelle quali si identificavano i sette pianeti (Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere, Saturno, Sole) con alcune divinità della tradizione e si ritenevano questi capaci di influire sul destino dell’uomo – si cominciò a parlare di settimana.
Il settimo giorno fu a lungo chiamato dies Solis (ancor oggi in inglesi sun-day),
anche dai cristiani. Si passò poi a chiamarlo dies dominica, giorno del Dominus, del Signore, in ricordo della resurrezione di Gesù, avvenuta “il giorno dopo il sabato”.
Due curiosità: l’imperatore Costantino, che favorì la diffusione del cristianesimo, usava indifferentemente le diciture dies Solis e dies dominica per “accontentare” sia i pagani sia i cristiani; l’imperatore Teodosio invece proibì che la domenica si tenessero giochi e spettacoli; se questo provvedimento fosse ancor oggi valido, “che ne sarebbe del campionato di calcio?”, si chiede preoccupato l’autore dell’articolo.
Un concerto da non dimenticare
Il 19 giugno 1994, nel pieno della guerra civile che stava devastando la Bosnia Erzegovina, nella Sarajevo assediata si svolse un concerto che non può essere dimenticato. Il grande maestro Zubin Mehta diresse infatti, nell’atrio della semidistrutta Biblioteca Nazionale – uno dei luoghi simbolo della città – un memorabile evento che vide protagonisti l’Orchestra Filarmonica di Sarajevo e il coro del Teatro Nazionale, che eseguirono la Messa da Requiem di Mozart. Davanti a uno sparuto numero di persone, con un Zubin Mehta che non ha bisogno di guardare la partitura e sussurra le parole, i solisti Cecilia Gasdia, Hildeco Kolosi, José Carreras e Ruggero Raimondi fanno udire le loro voci che, con quelle del coro e con la musica dell’orchestra, riportano la vita fra le macerie, una testimonianza che solo la bellezza, l’arte e la cultura possono dare, anche nei momenti tragici, anche nei momenti difficili.
La Biblioteca di Sarajevo, oggi rinata, porta ancora impresso l’eco di quel concerto del 19 giugno 1994, che assurge oggi a simbolo delle umane possibilità e ci ricorda che anche nei momenti più bui della storia gli esseri umani sono capaci di sintonizzarsi con il lato buono della vita e con le sue infinite possibilità. Questo il link al concerto: https://www.youtube.com/watch?v=A-ExPB2dFpQ
Recensioni
Il libro si propone di riportare alla luce i nuclei conoscitivi che legittimano l’esistenza della musica come pensiero e come azione. Il cammino intrapreso è di natura teoretica (potrebbe dirsi sapienziale) e si orienta in due direzioni, quella spaziale e quella temporale: uno spazio che si può intuire solo astraendosi da ogni rigida localizzazione, e un tempo che, parimenti, non si può comprendere se non eludendo ogni empirica misurazione cronologica.
La prima parte è dedicata allo studio dell’aspetto simbolico della musica. La seconda parte tende a testimoniare i processi di visualizzazione del sapere musicale, senza i quali la musica non avrebbe potuto costituirsi in disciplina. La terza parte si volge al mondo invisibile della sonorità, per evidenziare la natura della musica in quanto, per sua vocazione, lingua significante.
Nell’Età Moderna – specie tra XVI e XVII secolo – il linguaggio della musica è il contrappunto, vera e propria lingua-madre che si dispiega sia per iscritto sia oralmente. Se da un lato il comporre, scrivere ed eseguire ciò che è stato composto configurano il percorso più frequentato, dall’altro non si può ignorare un’ulteriore possibilità, un tempo fortemente identitaria, oggi invece ritenuta marginale e circoscritta: quella che ancora consente di produrre musica estemporanea. Eppure, a quell’epoca, era questo il ruolo in cui il musicista – più spesso di quanto saremmo disposti a credere – si ritrovava pienamente a suo agio. Del resto, a quanto si dice, Händel e Domenico Scarlatti, nati come Bach nel 1685, è improvvisando che gareggiavano alla tastiera; e così Mozart e Clementi, e poi Liszt con Thalberg, a Parigi, nel 1837. Ed è questa forma di pensiero musicale che Stefano Lorenzetti (Direttore del Conservatorio “Arrigo Pedrollo” di Vicenza) indaga nel suo ponderoso trattato, cercando di riportarla in vita a partire dalle sue origini storiche. Ben prima dell’improvvisazione riscontrabile nel jazz, nella musica cd aleatoria, sperimentale e/o elettronica, la dialettica tra oralità e scrittura (e l’oralità in particolare) aveva dunque rappresentato una dimensione costitutiva del fenomeno e dell’espressione musicale.
Dopo gli studi di Eric Havelock, Jesper Svenbro e del nostro Bruno Gentili, tale dialettica ha investito finanche la ricerca condotta sul terreno della letteratura antica e segnatamente greco-classica, con esiti storico-critici che – sin dagli anni ’80 del secolo scorso – hanno determinato un’autentica svolta nello studio di quella materia (recensione a cura di Pierpaolo Rosati).
Piccoli grandi eroi - il nuovo libro di Francesco Pisani
La casa editrice Terre Sommerse ha recentemente pubblicato "Piccoli grandi eroi", la nuova opera del giovane scrittore romano Francesco Pisani. Si tratta di una raccolta di novelle i cui protagonisti vivono interiormente drammi esistenziali senza lasciarsi travolgere dalle onde della negatività ma, a seconda delle propensioni e possibilità di ciascuno, riuscendo invece a esprimere quegli spazi di libertà che nascono dalla capacità di amare gli altri e di sacrificarsi per loro. È la scoperta di un’umanità dolente, spesso sopraffatta esistenzialmente dall’egoismo di un mondo tutto rivolto alla dimensione dell’avere. Un’umanità i cui protagonisti sanno esprimere poesia e sono capaci di dare luce – sul piano dell’essere – a una realtà intrisa di dolore.
Pisani conferma con questo libro la profondità di un’ispirazione squisitamente poetica, capace di leggere nel cuore degli esseri umani e forte nella denuncia sociale per dare voce a coloro che soffrono. In una intervista rilasciata a Roberto Fantini su “Free Lance International Press” il giovane scrittore romano afferma: “Credo che tra i compiti più importanti della Letteratura ci sia anche quello di dare espressione a chi la voce, letteralmente, non ce l’ha o non l’ha mai avuta. L’arte non è solo evasione, intrattenimento o divertissement, ma anche fonte potenziale di crescita interiore e civile”. Riconosce poi la portata dei valori teosofici ricordando che: “Indubbiamente la visione teosofica dell’unità della vita e il concetto essenziale della Fratellanza universale senza distinzione di sesso, razza, credo, casta e colore esprimono un profondo insegnamento che ci ricorda come ogni essere umano abbia uno scopo nella vita, una propria coscienza, un percorso da affrontare, che porterà però un giorno a ritrovarci nella destinazione comune verso cui siamo tutti diretti”.
Francesco Pisani, nato nel 1991, è uno scrittore, studioso, traduttore e fotografo italiano. È stato il vincitore della X edizione del Premio nazionale di letteratura contemporanea nella sezione raccolta di racconti, assegnato nel 2022 in Campidoglio a Roma, e ha ottenuto una menzione speciale della giuria nella sezione narrativa breve della X Edizione del Premio Letterario Nazionale Teatro Aurelio.
Una voce per chi non ha voce: il nuovo libro del Dalai Lama
È stata pubblicata da Harper Collins Italia l’edizione italiana, tradotta da Francesca Pè, dell’ultimo libro di Tenzin Gyatso, il quattordicesimo Dalai Lama.
Il titolo – “Una voce per chi non ha voce. Oltre settant’anni di lotta per la mia terra e il mio popolo” – ne anticipa e sintetizza i contenuti, che ripercorrono l’arco della vita di questo straordinario rappresentante di una cultura tibetana che vuole dialogare con il mondo sulla base di princìpi universali e spiritualmente ispirati.
La sofferenza del popolo tibetano, che nasce in seguito alla violenta invasione cinese del Tibet nel 1950, e continua tutt’ora, è ben presente nel cuore del Dalai Lama e trova un’eco profonda in questo scritto, che peraltro evidenzia costantemente la necessità di non cadere nella trappola dell’odio verso i cinesi, lasciando invece spazio al sentimento di compassione.
Nel testo il Dalai Lama affronta anche il tema della sua successione, affermando chiaramente che il prossimo Dalai Lama nascerà nel mondo libero per “essere la voce della compassione universale, il capo spirituale del buddhismo e il simbolo del Tibet e delle aspirazioni del suo popolo”.
Segnaliamo l’interessante e approfondita recensione del libro pubblicato da Marco Ventura nell’inserto “La Lettura” del Corriere della Sera del 16 marzo scorso, che si conclude con queste parole: “L’appello che chiude l’opera si fonda sulla fiducia nella sconfitta del totalitarismo, ‘sistema instabile per natura’, l’invito a vedere ‘l’umanità anche nei nostri oppressori, perché alla fine sarà con la loro umanità che giungeremo a un accordo’. Se niente è ‘immune alla legge dell’impermanenza’, servono ‘pazienza, determinazione incrollabile, unità e coraggio’ ai tibetani nella loro lotta e all’umanità intera nella sua interdipendenza.
Come dicono lassù, sul tetto del mondo, ‘se cadi nove volte, rialzati nove volte’”.
Il Bello del Particolare nel Patrimonio Italiano
L’ingegner Claudio Ricci, già sindaco di Assisi ed esperto di grande valore sulle tematiche che riguardano i territori e il turismo, ha pubblicato, in forma libera e per “condividere la meraviglia, il bene e bello”, un libro dedicato a “Il bello del particolare nel patrimonio italiano”.
È un racconto visivo di grande fascino, che conduce il lettore attraverso i siti UNESCO del nostro Paese.
Scrive Ricci nell’introduzione: “Il bello del particolare è un breve ‘racconto visuale’, con parole, immagini e simboli. La bellezza italiana ‘dilaga’, ogni luogo eleva particolari, da scoprire, in bianco e nero. Un viaggio nei siti UNESCO, sognando fra i ‘ricordi lenti’ per andare oltre il ‘già visto’”.
Complimenti all’autore per questa opera ispirata alla bellezza e alla consapevolezza, nel segno di una narrazione visiva che diventa anche un viaggio dell’anima.
“La Lira della Mente” un nuovo saggio di Riccardo Scarpa
La casa editrice Edizioni ARTinGENIO di Firenze ha pubblicato "La Lira della Mente – dalla vibrazione cosmica alle intuizioni e istituzioni umane" dello studioso Riccardo Scarpa.
In un excursus di grande respiro l’autore non soltanto accompagna il lettore in un viaggio che lo porta dagli albori della storia alla civiltà romana, ma unisce in un ponte ideale Oriente e Occidente e i differenti aspetti delle civilizzazioni.
L’indagine non è caratterizzata da approcci di tipo ideologico ma è invece portata avanti con grande onestà intellettuale. Scarpa mette a disposizione di questo “viaggio” tutto il suo sapere, le sue conoscenze storico-filosofiche e la sensibilità umana. Il risultato è un intreccio di informazioni e di possibilità che fanno comprendere alcuni elementi fondamentali del vivere.
In primis il legame che sembra unire i vari aspetti della conoscenza, con principi e leggi che appaiono in tutte le varie fasi storiche, quasi a sottolineare che le specificità di una civiltà sono legate alla forma che viene data a modelli e archetipi.
Da sottolineare il collegamento che traspare nell’opera fra l’aspetto per così dire vibrazionale, quello filosofico e quello legato alle istituzioni umane.
L’autore nelle pagine iniziali afferma con chiarezza: “Così le specie animali, di per sé, si distinguono, a loro volta, dai regni vegetale e minerale per le particolarità del loro regno, ma tutti i regni sono interconnessi tra loro. Lo Spirito è la Vita”.
Ed è proprio il concetto di unità della vita che accompagna il lettore dalla vibrazione primordiale, figlia di un principio inconoscibile, alla realtà di cicli di espansione–manifestazione e di decadenza e di distruzione (Pralaya e Manvantara, nell’accezione orientale). Per arrivare proprio al principio dell’identità delle singole anime con quella universale, superando ogni tentazione di manicheismo e di separazione ontologica fra spirito e materia.
La sensibilità di Riccardo Scarpa lo porta a soffermarsi anche sulla tradizione sciamanica, sottolineando un aspetto che riguarda la “chiamata” a questo tipo di vita: “Qui è la particolarità: [lo sciamano] non viene iniziato da un maestro in carne e ossa, ma direttamente dagli spiriti, dèi, i quali gli conferiscono le conoscenze operative necessarie. Si risveglia la spiritualità come capacità innata nel soggetto prescelto. È una visione della verità all’interno della quale lo sciamano agisce. Ha esperienza diretta di un cosmo trascendente non percepito dall’essere umano ordinario. Esiste questo mondo e un altro mondo. I due mondi sono separati, ma intimamente connessi”.
Ordine Teosofico di Servizio in Orissa
Dai gruppi
Sabato 3 maggio soci e simpatizzanti del Gruppo Teosofico “Aurora” di Vicenza hanno visitato la mostra “Hokusai – l’acqua e il segreto della grande onda” presso il Museo Civico “Luigi Bailo” di Treviso. Guida d’eccezione è stato il curatore stesso della mostra, il professor Paolo Linetti.
Iniziative per le celebrazioni del Loto Bianco
Segnaliamo le numerose celebrazioni - in particolare da parte dei Gruppi e dei Centri di Torino, Vicenza e Roma - della ricorrenza annuale del “Loto Bianco”, momento di commemorazione e ricordo di Helena Petrovna Blavatsky, la principale e mai dimenticata pioniera della Teosofia in età moderna.
Sul sito web della S.T.I. le attività dei Gruppi e dei Centri
Le attività dei Gruppi e dei Centri della Società Teosofica Italiana sono presentate, giorno per giorno, su internet e sono consultabili collegandosi al sito della S.T.I. all’indirizzo: www.teosofica.org
Aprendo la sezione “Eventi e Convegni” è possibile registrarsi accedendo così all’elenco delle riunioni e delle conferenze organizzate nelle varie località.
Articoli del mese
Riflessioni sul ruolo della Società Teosofica nel mondo
Gabriele Sabetta
Il cinema di David Lynch: convergenze tra filosofia, esoterismo e psicanalisi