Glossario

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NOUMENON

 
(Gr.) - Termine greco che sta a significare la natura essenziale e vera dell'essere, che si differenzia dagli oggetti illusori dei sensi, strettamente relativi al mondo fenomenico. Filosoficamente significa "cosa pensata", "oggetto del pensiero", e lo troviamo in Platone come sinonimo di specie intelligibile, o idea; il noumeno è ciò che è pensato o pensabile dal puro intelletto, indipendentemente dall'esperienza sensibile. Esso non cade nel dominio dell'apparenza visibile e tangibile, ma si coglie solo con il ragionamento. Famosa la definizione di "scetticismo" data da Sesto Empirico: "Lo scetticismo è la capacità di contrapporre fenomeni e noumeni in qualsiasi modo". Per Kant, il noumeno è l'oggetto intelligibile, contrapposto all'oggetto della sensibilità e può essere positivo (quando designa l'oggetto di un'intuizione) e negativo (quando designa una cosa). Esso è l'essenza pensabile, ma inconoscibile della realtà in sè : è il limite della conoscenza umana. Per Schopenhauer il noumeno è la volontà cieca, universale, assoluta, essenza reale del mondo illusorio delle rappresentazioni fenomeniche. Il Cosmo è il Noumeno, il Mondo è il Fenomeno; il Noumeno è per la Mente ciò che la Mente è per la Materia. Il Noumeno è una individualità distinta ed intelligente, che sta dall'altra parte dell'universo fisico manifestato. Ogni manifestazione di forza in Natura è l'azione della qualità, o del carattere particolare, del suo Noumeno. Ogni fenomeno di questo mondo ha un noumeno corrispondente nell'altro mondo, e viceversa.

NOUS

 
(Gr.) - Termine greco che designa la facoltà di comprendere, di rendersi conto di una situazione, di un evento, delle intenzioni di qualcuno. Può trattarsi di una percezione visiva ma essenzialmente si riferisce allo sguardo mentale, slegato dai sensi. Per Anassagora è la mente divina ordinatrice della mescolanza originaria, per Platone è il demiurgo, il produttore divino del cosmo generato, per Aristotele è il primo motore del movimento e della vita cosmica. Alessandro di Afrodisia identifica il nous divino con l'intelletto attivo e produttivo che rende possibile all'uomo la comprensione dei principi primi; la tradizione neoplatonica fa del nous la seconda delle tre ipostasi, il demiurgo che fornisce all'anima cosmica le ragioni seminali che sono le forme delle cose sensibili. Per Platone è la Mente Superiore, o Anima, l'Intelligenza del mondo, un principio assolutamente separato e libero dalla materia, che agisce su di essa. È la Mente spirituale e divina, il Mahat degli Indù. Significa Spirito in quanto distinto dall'Anima animale - psyche; coscienza divina, o mente, nell'uomo. Nous era la designazione data da Anassagora alla Divinità suprema (terzo logos). Preso in prestito dall'Egitto, dove era chiamato Nout, fu adottato dagli Gnostici per il loro primo Aeon cosciente che, per gli Occultisti è, cosmicamente, il terzo logos e, nell'uomo, è il terzo "principio" (contando dall'alto), o manas. (Vedi "Nout"). Nell'uomo è l'Ego Superiore, il principio che si reincarna, la Mente (non quella fisica). È anche la Sapienza Divina, che ha come suo riflesso terrestre Psiche. Per gli Gnostici era uno dei vertici del Quadrato e rappresentava la Mente Spirituale, o Anima. Per Pitagora era il secondo elemento del quaternario superiore, quello del Mondo Intellettuale.

NOUT

 
(Eg.) - Nel Pantheon degli Egiziani significava "l'Unico-solo-Uno", poiché essi, nella loro religione popolare o exoterica, non andavano più su della terza manifestazione che irradia dallo Sconosciuto e dall'Inconoscibile, il primo immanifestato ed il secondo logoi nella filosofia esoterica di ogni nazione. Il Nous di Anassagora era il Mahat del Brahma Indù, la prima Divinità manifestata - "La Mente o lo Spirito auto-potente"; questo Principio creatore era naturalmente il primum mobile di ogni cosa esistente nell'Universo - la sua Anima ed il suo Ideatore. (Vedi i "Sette Principi" nell'uomo).

NOUTIR

 
-NOUTI (Eg.) - Per gli Egiziani, questo termine significava "Dio" ed era solo un nome generico, senza alcun riferimento personale.

NOVA

 
(Ast.) - Si definisce con questo nome una stella che nel giro di poche ore aumenta bruscamente di splendore per poi ritornare a quello iniziale e proseguire con variazioni dello stesso splendore.

NOVE

 
- Ultima cifra del sistema decimale, la più alta, quella di maggior valore unitario. Il nome, forse, deriva dal sanscrito navas che vuol dire "giovane, nuovo" che, secondo alcuni, contando tre per tre, la terza decade comincia con il nove ed indica una specie di rinnovellamento, o perchè indica il dito dove viene messo l'anello, che i Latini chiamarono proprio "annularis", da cui l'italiano "anulare". E per gli slavi, nove si dice "devyni", che significa anche "sposo". Secondo il Virio, il Nove è il numero dell'ordine, della stabilità, basale, analitico. È l'unità di tre ternari e chiude la formazione dei numeri, dal momento che il 10 è la sintesi. Corrisponde alla lettera ebraica Teth, corrisponde al segno zodiacale del Leone, ha come influenza planetaria il Sole, il Fuoco come Pianeta ed Elemento, l'Eremita come raffigurazione simbolica dei Tarocchi. Le composizioni con il nove sono numerose : Le nove Emanazioni o Intellezioni, Le nove Possibilità, Le nove Pietre Sacre, I nove Cori Angelici, I nove Angeli che presiedono i Cieli ecc. Nell'Albero Sephirotico, la nona Sephira è Yesod, il Fondamento, il completamento del terzo triangolo, quello più basso. Per Eliphas Levi, il Nove è il numero dell'Iniziazione, il numero dei riflessi divini, esprime l'idea divina in tutta la sua potenza astratta, ed esprime anche l'idolatria e la superstizione. Per la Scuola di UR il simbolismo numerico del grado negli ordini iniziatici si basa sul tre e sulle sue potenze; in ebraico "verità" si dice "emeth", una parola di tre lettere che sono la prima, la mediana e l'ultima dell'alfabeto: la loro somma è 441, ovvero Nove. Nove luci stanno sul trono, nove colonne stanno nel tempio, ogni colonna ha un candelabro a nove luci (9x9=81=9). Il Tre ed il Nove sono i numeri più ricorrenti nella Divina Commedia e nelle opere iniziatiche di Dante Alighieri (Beatrice muore il 9 Giugno, e questo mese è il nono del calendario siriano). I Cinesi si prostravano nove volte davanti all'Imperatore, in Africa i Sovrani imponevano ai loro sudditi di baciare nove volte la polvere prima di poter parlare con loro, ed il simbolismo potrebbe continuare ancora a lungo. Il Nove è un numero maschile causante; è il triplo ternario, il numero che riproduce incessantemente sè stesso, sotto tutte le forme e figura in ogni moltiplicazione. È il segno di ogni circonferenza e simbolizza la nostra Terra guidata da uno Spirito cattivo. In certe condizioni è un numero cattivo, molto sfortunato. Nei Commentari viene descritto come il numero dello Essere e del Divenire. La "Cabala delle Nove Camere" è una forma di scrittura segreta cifrata che, ideata dai Rabbini Ebrei, fu poi adoperata da molte associazioni allo scopo di occultare, in modo particolare da alcuni gradi della Massoneria. Viene tracciata una figura formata da due linee parallele verticali intersecate da due linee parallele orizzontali. Questo procedimento porta alla formazione di nove camere; quella centrale è un semplice quadrato, le altre sono figure aperte con due o tre lati alle quali vengono assegnate lettere dell'alfabeto, in un ordine qualsiasi, precedentemente stabilito. Su queste nove camere vi è anche una ripartizione Cabalistica dei dieci Sephiroti, ma questa non è resa pubblica.

NOVEMBRE

 
(Occ.) - Mese al quale presiedeva Diana, rappresentato come un uomo che raccoglie legna morta e porta un fardello in spalla. Vasari ne fece un bifolco barbuto, mal vestito e mal calzato, con un cappellaccio in capo. Il nome deriva novem=nove e ber=tempo (var in sanscrito). È il nono mese dell'anno romano, l'undicesimo di quello civile attuale.

NOVENDIALI

 
(Lat.) - Da novem-dies=nove giorni; con questo termine i Romani indicavano i sacrifici ed i conviti che si celebravano il giorno dopo la morte dei congiunti, e per nove giorni. Anche i Greci avevano questa usanza e la chiamavano Ennati (da ennea=nove). Novendiali erano anche i sacrifici ed i banchetti che si tenevano per nove giorni in occasione di qualche pubblica calamità, per invocare il favore degli Dei prima di imbarcarsi.

NOVIZIATO

 
(Occ.) - Periodo di tempo che deve servire a provare l'idoneità di una persona a far parte dell'ordine o congregazione nella quale vuole entrare. È obbligatorio in tutte le confessioni ed ha durata variabile.

NOZZE

 
(Soc.) - Deriva da nubere che significa "velare", poiché nell'antichità si usava coprire le spose con il velo. I Romani consideravano la prima notte di matrimonio una violenza contro una vergine, pertanto nei giorni feriali non si celebravano matrimoni; e non si celebravano neanche la vigilia dei giorni atri (infausti). La sposa, opportunamente addobbata, veniva accompagnata alla casa dello sposo; svolte le cerimonie del caso, molte destinate a scacciare gli incantesimi, la sposa entrava in casa, badando a non toccare la soglia, che era consacrata a Vesta ed urtarla era considerato sacrilego. Quindi le cerimonie continuavano in casa con le procedure dell'acqua e del fuoco. Seguiva una lauta cena, lo sposo faceva dei regali, i convenuti gli facevano osceni discorsi, si apprestava nella stanza dello sposo il letto nuziale, detto geniale (genitale, generatore). Donne di provata castità portavano la sposa a letto, il marito scioglieva alla sposa la cintura verginale, invocando l'aiuto degli Dei, i cui simulacri venivano portati nella camera degli sposi : gli Dei più importanti erano Priapo e Venere. Gli sposi venivano poi lasciati soli ed il giorno dopo si ripeteva il convito con la sposa che faceva gli onori di casa e sacrificava agli Dei. Abbiamo raccontato questo breve episodio, affinchè il lettore, se vuole, faccia un percorso a ritroso e, passando attraverso la civiltà greca, quella egizia, ecc., giunga alla civiltà ariana, quando il culto del lingham e dello yoni ebbero inizio. Il culto sarà meglio capito e gran parte delle speculazioni erotiche e falliche non avranno più senso. Non si può certo pretendere che in un'epoca in cui il sesso è diventato un oggetto qualsiasi, di grande consumo, si dia ad esso il significato spirituale che lo pone alla base della continuità della specie.
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