Glossario

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NIRGUNA

 
(San.) - Da Nir=Senza e Guna=Qualità naturali. Attributo negativo; slegato, senza Guna (attributi), cioè privo di ogni qualità, l'opposto di Saguna, ciò che ha gli attributi. Per esempio, Parabrahman è Nirguna, Brahma è Saguna. Nirguna è un termine che mostra l'impersonalità di ciò di cui si parla. Nirguna-Bhoktar è il "fruitore privo di qualità", l'Immanifesto, perchè, pur fruendo degli oggetti della percezione, resta in sè pura ed immutata coscienzialità. Nirguna-Brahmana è il "Brahman privo di qualità", l'Incondizionato, il Pranava, in quanto idea pura anteriormente alla propria discesa sul piano della sonorità manifesta.

NIRMANAKAYA

 
(San.) - Letteralmente significa "il corpo che si è costruito" e sta ad indicare il veicolo che viene utilizzato da un essere che ha rinunciato al Nirvana: un Buddha di Compassione, che continua a sacrificarsi per l'umanità. Nella filosofia esoterica è qualcosa di completamente diverso dal significato popolare attribuito ad esso, e dalle fantasie degli Orientalisti. Qualcuno chiama il corpo Nirmanakaya "il Nirvana con i resti mortali" (Schlagintweit ed altri) supponendo probabilmente che sia un tipo di condizione Nirvanica durante la quale viene mantenuta sia la coscienza che la forma. Altri dicono che sia uno dei Trikaya (tre corpi), con il "potere di assumere qualsiasi forma od aspetto allo scopo di propagandare il Buddhismo" (idea di Eitel); ed ancora, che "è lo avatara incarnato di una divinità" (Eitel), e così via. L'Occultismo, d'altro canto, dice che Nirmanakaya, sebbene letteralmente significhi un "corpo" trasformato, è una condizione. La forma è quella dell'Adepto o dello Yogi che entra in questa condizione post-mortem, o la sceglie preferendola a quella del Dharmakaya, o stato nirvanico assoluto. Egli lo fa perchè questo ultimo Kaya lo separa per sempre dal mondo della forma, conferendogli uno stato di felicità egoistica al quale nessun essere vivente può partecipare; in tal modo l'Adepto è escluso dalla possibilità di aiutare l'umanità e perfino i deva. Comunque, come Nirmanakaya, l'uomo lascia dietro di sè solo il suo corpo fisico e trattiene tutti gli altri "principi", eccetto quello Kamico, perchè egli, durante la vita, lo ha sradicato per sempre dalla sua natura ed esso non può giammai risorgere nel suo stato post-mortem. Così, invece di una felicità egoistica, egli sceglie una vita di auto-sacrificio, un'esistenza che termina solo con il ciclo di vita, al fine di essere in grado di aiutare l'umanità in un modo invisibile, seppure in una delle maniere più efficaci. (Vedi La Voce del Silenzio, terzo frammento, "Le Sette Porte"). Un Nirmanakaya, quindi, non è, come comunemente si crede, il corpo "nel quale un Buddha o un Bodhisattva appaiono sulla terra", ma è veramente uno che, durante la vita, sia come Chutuktu che come Khubilkhan, un adepto o uno yogi, è diventato da quel momento un membro di quell'Esercito invisibile che, entro i limiti Karmici, protegge l'Umanità e veglia su di essa. Scambiato spesso per uno "Spirito", per un Deva o per lo stesso Dio, un Nirmanakaya è sempre un protettore, un compassionevole, un vero angelo custode per chi diventa degno del suo aiuto. Qualunque obiezione possa essere avanzata contro questa dottrina, per quanto essa possa essere negata, poiché non è mai stata resa pubblica in Europa finora ed è quindi sconosciuta agli Orientalisti, ragion per cui deve necessariamente essere "un mito di invenzione moderna" - nessuno sarà tanto audace da dire che questa idea di aiutare l'umanità sofferente a prezzo del proprio interminabile sacrificio di sè, non sia una delle più grandi e nobili idee sviluppate dal cervello umano. I Nirmanakaya hanno superato il limite dell'illusione e, quindi, per essi non vi è Devachan. Talvolta vengono identificati con i Siddha, spiriti individuali e coscienti di grandi Saggi, che vivono in un mondo superiore al nostro e si incarnano volontariamente in corpi mortali allo scopo di aiutare la razza umana nel suo progresso ascendente. Si tratta di quegli esseri umani ai quali vengono riconosciuti innati la conoscenza, la sapienza, ed anche i poteri occulti e misteriosi.

NIRMATHYA

 
(San.) - Il fuoco sacro prodotto dallo sfregamento di due pezzi di legno - il "fuoco" chiamato Pavamana nei Purana. L'allegoria contenuta in ciò è un insegnamento occulto.

NIRODHA

 
(San.) - Letteralmente significa "oppressione" e si riferisce in particolare al ciclo delle morti e delle rinascite, propria a coloro che seguono la "Via del Nord ... la Via del Sole".

NIRRITI

 
(San.) - La dea della Morte e della Decadenza.

NIRUKTA

 
(San.) - Letteralmente significa "etimologia", ma in realtà sta per "etimologia sacra", in quanto si tratta di esegesi dei vocaboli in base alla qualità dei suoni, e quindi alle potenze divine che in loro si incorporano. È il suono "distinto" caratterizzato dalla qualità-Soma. Un anga o parte, una divisione dei Veda; un commento glossariale.

NIRUPADHI

 
(San.) - Da Nir=Senza e Upadhi=Veicolo. Indica esseri senza qualità, senza attributi; la negazione degli attributi.

NIRVANA

 
(San.) - Lo stato di Non-coscienza assoluta e di Esistenza assoluta, nel quale entra l'Ego di una persona che ha raggiunto il più alto grado di perfezione e di santità, normalmente dopo che è avvenuta la morte del corpo fisico. Tale stato viene raggiunto in vita solo dai Buddha o da un essere ad esso comparabile. Secondo gli Orientalisti, "lo spegnersi totale", come la fiamma di una candela, la completa estinzione dell'esistenza. Ma nella spiegazione esoterica, è uno stato di esistenza assoluta, di gioia totale ed infinita, inesprimibile. Nei testi canonici del buddhismo il termine designa : se applicato a vivente, l'estinzione delle passioni, se applicato ad un morto, la liberazione dalle rinascite. La felicità di questo stato perfetto è puramente negativa (dal punto di vista umano), poiché è definita come cessazione delle sensazioni e del dolore. Il Nirvana è la condizione di salvezza suprema nelle tre grandi religioni indiane : induismo, buddhismo e jainismo. Il suo sviluppo più completo si ha nel buddhismo dove diventa una delle quattro "nobili verità" insegnate dal Buddha, in ordine alla salvezza. E salvezza e Nirvana sono la stessa cosa perchè, eliminato il desiderio, causa del dolore, si elimina la sofferenza, ma anche la sete di vita e, quindi, il ciclo delle rinascite. Ed allora si entra nel Nirvana, una sfera indefinibile, il totale annientamento per la scuola sautrantica, una coscienza infinita e luminosa secondo la scuola mahayana. La scuola tathagatagarbha, invece, sostiene che la buddhità è presente in tutti gli esseri celata, perchè coperta da impurità, ma destinata a rivelarsi tramite una graduale purificazione. Una volta raggiunta la suprema trasparenza, non si ha più differenza tra questa ed il nirvana. Anche il tantrismo professa la buddhità come felicità suprema ma, per raggiungerla, indica una via diversa, facendo larghe concessioni al rituale ed alle pratiche magiche. Il Nirvana, comunque, non è il nulla, l'annientamento, ma lo stato incondizionato che è e che non è. Questo stato subentra quando sono state rimosse la mania, la brama e l'ignoranza. Esso è identico allo stato di risveglio e si identifica con la immortalità. Tale realizzazione implica il distacco totale, la dissoluzione del vincolo , sia umano sia divino, di questo e dell'altro mondo, dell'essere e del non-essere. Il Nirvana è la sede in cui non vi è l'alba nè il tramonto, nè nascita nè morte, nè divenire. Esso equivale a mukti e significa liberazione dai ceppi di Maya, o Illusione. i Buddhisti insegnano che sul piano oggettivo solo due cose sono eterne: Akasha e Nirvana; ma anche questo non è vero perchè in assoluto esse sono una sola cosa, diventa due sul piano di Maya, o della illusione. Il Nirvana è la liberazione finale dall'illusione.

NIRVANI

 
(San.) - Chi ha raggiunto il Nirvana - un'anima emancipata. Questo Nirvana non assomiglia per nulla a quanto sostengono gli Orientalisti, come ben sa ogni studioso che ha visitato la Cina, l'India e il Giappone. Esso è una "evasione dalla sofferenza", ma solo da quella della materia, la liberazione da Klesha, o Kama - la totale estinzione dei desideri animali. Se ci si dice che Abidharma definisce il Nirvana "come uno stato di annichilimento assoluto", concordiamo, aggiungendo, però, all'ultima parola, la precisazione: "di ogni cosa legata alla materia o al mondo fisico"; e ciò semplicemente perchè quest'ultimo (come pure tutto ciò che è in esso) è illusione, maya. Sakyamuni Buddha, negli ultimi momenti della sua vita, disse che "il corpo spirituale è immortale" (Vedi Sansckrit Chinese Dictionary"). Mr. Eitel, lo studioso di Sinologia, così lo spiega: "I sistemi exoterici popolari concordano nel definire il Nirvana negativamente, come uno stato di assoluta esenzione dal cerchio della trasmigrazione, come uno stato di totale e completa libertà da ogni forma di esistenza, a cominciare dalla liberazione da ogni passione e sforzo; uno stato di indifferenza ad ogni sensibilità" - e avrebbe potuto aggiungere, "la morte di ogni compassione per il mondo della sofferenza". Ed è questa la ragione per cui i Bodhisattva che preferiscono la veste di Nirmanakaya a quella di Dharmakaya stanno, nella considerazione popolare, ad un livello più elevato dei Nirvani. Ma lo stesso studioso aggiunge che: "Positivamente (ed esotericamente) essi definiscono il Nirvana come il più elevato stato di felicità spirituale, come immortalità assoluta attraverso l'assorbimento dell'anima (meglio dello spirito) in se stessa, ma conservando l'individualità, per cui, come ad esempio i Buddha, dopo essere entrati nel Nirvana, possono riapparire sulla terra - ma nel futuro Manvantara. Questo termine equivale a Jivanmukta, ossia una monade che si è resa libera.

NISABA

 
(Sum.) - Presso i Sumeri, con questo nome si designava la Dea delle messi.
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