Glossario
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MANVANTARA
(San.) - Un periodo di manifestazione opposto al Pralaya (dissoluzione o riposo) applicato a vari cicli, specialmente ad un Giorno di Brahma (un manvantara completo, composto di quattordici manvantara semplici) - 4.320.000.000 anni solari - ed al regno di un solo Manu - 308.448.000 anni solari. (Vedi Dottrina Segreta, vol. IV, pag. 85-89). Letteralmente Manvantara significa "fra due Manu", e si può scrivere Manuantara. Un manvantara umano è uguale a 18.618.728 anni solari. I dati di corrispondenza cronologica provengono dal Calendario Tamil chiamato "Tirukkanda Panchanga", e sono leggermente diversi da quelli della scuola Arya Samaj. In quest'ultima il Giorno di Brahma ha la stessa durata, ma i 14 Manu coprono 994 Mahayuga, ovvero 4.294.080.000 anni solari, circa 24.000 anni in meno. La cronologia indù, tuttavia, è molto complessa e non del tutto nota: bisogna accontentarsi di quel che ci sa e sperare di non sbagliare. Un manvantara comprende sette periodi. Alla base di tutti i calcoli interni al manvantara vi è sempre il numero sette. Come si spiega allora che un Manvantara comprende 71 Mahayuga ? Il Manvantara maggiore è il periodo di una Ronda umana lungo la catena planetaria. Il Manvantara minore è la durata delle sette Razze su ogni particolare pianeta, o globo. Talvolta questo termine viene usato come sinonimo di Mahakalpa, ed anche di Creazione. Quando finisce un Manvantara, dopo 49 Manu, il 50^ è un Sabato !
NARAYANA
(San.) - Da Nara=acqua e Ayana=che si muove, è colui "che si muove sulle Acque" dello spazio; un appellativo di Vishnu nel suo aspetto di Spirito Santo che si muove sulle Acque della Creazione (Manu, Libro II), o come forma di dio addormentato sul serpente Shesha e sull'oceano primordiale, durante la notte cosmica. Nella simbologia esoterica sta per la manifestazione primordiale del principio vitale che si propaga nello Spazio infinito. È uno dei 20 epiteti dell'Atman. Si tratta di Vishnu, considerato il Motore delle Acque eterne, lo Spirito che è fiamma invisibile, che non si brucia mai ma che accende tutto ciò che tocca e gli dà vita e generazione. Narayana è colui che è immerso nell'Abisso ed abita le Acque della Sapienza. Da sempre le Acque sono il simbolo della Sapienza e dell'Insegnamento Occulto. Talvolta è rappresentato da un triangolo con il vertice in basso, Vishnu come Dio del principio umido e dell'acqua. Il triangolo con il vertice in alto è Shiva, il Principio del Fuoco. Narayana è detto anche Idas-Pati (Maestro delle Acque), ed è stato ripreso dai Greci sotto l'aspetto di Nettuno, o Poseidone. Nel Mahabharata appare come figura mitica: un fanciullo incontrato nell'oceano dall'asceta Markandeya, in condizioni di dormiente. In Narayana è contenuto il mondo intero e Markandeya lo esplora e lo riconosce. Il simbolo può essere letto come una chiara figura di fanciullo divino che rappresenta il cosmo. Veniva talvolta rappresentato da una statua, color del mare, che lo raffigurava sdraiato sul lido.
NUMERI
(Occ.) - Che cos'è un numero ? La domanda, posta migliaia di anni or sono, è ancor oggi senza risposta. Secondo il Sepher Jetsirah, Dio creò la sua Eternità con tre Sepharim : Sophar, Sopher, Saphur (Numero, Numerante, Numerato), il che vuol dire che il numero è lo strumento della creazione ed attraverso il numero si può capire la creazione e risalire a Dio. Secondo Newton, Dio era il più grande matematico ! Per Pitagora i numeri erano sacri, Platone identificava i numeri con le idee, i Neoplatonici facevano partire la creazione dall'Uno, origine del molteplice; il tre, base della Trinità, è comune a tutte le religioni; tutta la Cabala è basata su una particolare scienza dei numeri. Il numero è dappertutto, è fondamentale per la stessa vita, è indispensabile in ogni operazione umana, è così strettamente connesso alla realtà che, una volta staccato da essa, non esiste più. Dice, infatti, Cartesio: "Il numero che consideriamo in generale, senza riflettere su alcuna cosa concreta, non esiste fuori dal nostro pensiero, come non esistono tutte le altre idee generali che gli scolastici comprendono sotto il nome di universali". Per Kant, il numero è uno schema, la rappresentazione di un'operazione puramente intellettuale che opera sul molteplice dato dall'intuizione pura del tempo. Russell scrive un libro sulla Introduzione alla Filosofia Matematica per non dirci che cosa è un numero. Cantor diventa pazzo spingendo gli insiemi al di là dell'infinito attuale per dirci, alla fine, che la cardinalità di un numero, ossia il numero cardinale che misura la quantità di cose che un insieme contiene (non si può numerare, infatti, senza creare un insieme), è il frutto di un'attiva facoltà del pensiero, ovvero dal fare astrazione dalla natura e dall'ordine degli elementi dell'insieme. E così ne sappiamo meno di prima, almeno sul piano manifesto delle cose. Esotericamente, tutto diventa più facile (o del tutto incomprensibile), quando si pensi che tutta l'attività creatrice divina è proceduta e procede secondo numeri : il creato è un complesso contesto di armonie, governato da numeri o da relazioni che conducono a numeri, o da ritmi definibili da numeri. Come ogni forma è convertibile in pensiero, così essa può essere trasformata in numeri, che sono di per sè espressioni astratte, figure simboliche, ma nella loro realtà trascendente e nella loro natura metafisica sono espressioni di valore concreto. I numeri divini sono gli Archetipi che governano tutto, sono i prototipi delle cose nella mente di Dio; la mistica del numero, o matematica esoterica, è un culmine di astrazione cristallina nella quale risiede l'armonia universale. E dai numeri come archetipo, si passa al ritmo delle energie spirituali che mettono in sintonia Dio e l'uomo; essi esprimono i ritmi delle forze spirituali nel loro processo di manifestazione. Essi condensano ed accumulano le forze spirituali corrispondenti, che poi restituiscono a quanti riescono a ricostituire il loro ordine, scoprendone la divina sapienza creatrice. La scienza delle loro combinazioni, oltre a permettere di approfondire i misteri della Divinità, illumina l'intelletto e diventa potere magico. Le cifre sono glifi convenzionali che servono a costruire un sistema di numerazione, essi sono puramente fisici; il loro significato recondito (Numero Sacro) è conosciuto solo dagli Occultisti iniziati, essi sono totalmente metafisici. I numeri sono infiniti, ma nessuno è in grado di dare una dimostrazione diretta. Mirabile la definizione di Proclo: "Prima dei numeri matematici ci sono i numeri semoventi; prima delle cifre apparenti ci sono le cifre vitali; prima dei mondi materiali vi è il Potere Creatore che produsse i Cerchi invisibili". L'aritmomanzia è la scienza che insegna le relazioni ed i legami fra gli Dei ed i Numeri. Tutta la natura si divide per 2, 3, 6, 7 e 9; dappertutto vi è armonia di numeri: nella forza di gravità, nel movimento dei corpi celesti, nelle leggi del calore e della luce, nelle leggi dell'elettricità e del magnetismo, in quelle di affinità chimica, nella forma delle cose viventi ed inanimate, nelle percezioni della mente. Sui numeri sono stati scritti moltissimi libri, ma potrebbe interessare il lettore comune quello scritto sui numeri usati da Dante Alighieri nella Divina Commedia e sui loro significati simbolici: 1 = L'Immanifestabile 2 = La Dualità in cui riposa il Principio e gli Opposti 3 = La compiutezza, la perfezione, ecc. Il filosofo cinese Hiu-chin diceva: "Al primo cominciare la ragione esisteva nell'Unità; è d'essa che fece e divise il cielo dalla terra, convertì e perfezionò tutte le cose". Ma già Lao-Tse, prima di lui, aveva detto: "La ragione produce uno, uno produce due, due produce tre e tre hanno prodotto tutte le cose". Confucio affermava che i numeri dispari erano celesti e perfetti mentre i numeri pari erano terrestri ed imperfetti. La somma dei numeri dispari è 25, quella dei numeri pari è 30, la somma delle somme dà 55, il numero delle verghe per mezzo delle quali si deducono le sorti. Una delle leggi di Manu spiegava che chi genera nelle notti pari ha un figlio maschio, nelle notti dispari una figlia femmina. Il Numero è un'Entità e contemporaneamente un Soffio emanante da Dio; il Soffio organizza il Cosmo fisico, dove niente riceve la forma se non attraverso la Divinità, che è un effetto del Numero. Il Numero genera la quantità, la qualità, la dimensione, la forza, l'attributo, ecc. Dio è un numero dotato di movimento che è percepito ma non dimostrato. Come Unità, Dio dà inizio ai Numeri, ma con essi non ha alcunché in comune. Sul piano più alto, il numero non è un numero, ma uno zero, un cerchio. Sul piano inferiore diventa Uno, da cui poi tutti gli altri. Ogni lettera dell'alfabeto ebraico ha un suo significato filosofico, ed è associata ad un numero. Il Numero è la Legge dell'Universo, l'Unità è la Legge di Dio. Il Libro della Natura è scritto in lingua matematica.
TITANI
(Gr.) - Giganti di origine divina nella mitologia Greca, che fecero guerra agli dei. La rivolta dei Titani, raccontata da Esiodo nella Teogonia, è la lotta per la supremazia fra i figli di Urano e Gea da una parte, e quelli di Crono dall'altra: è l'eterna lotta fra l'uomo di carne e l'uomo interno, spirituale. La guerra fra i Titani è la stessa cosa che la Guerra in Cielo fra Sura ed Asura, la terribile lotta fra i Figli di Dio ed i Figli delle Tenebre, fra gli Angeli fedeli e gli Angeli ribelli, ecc. Probabilmente si tratta di un fatto puramente astronomico e cosmico, un modo di rappresentare i calcoli relativi a lunghi periodi di tempo. Anche i Titani sono considerati Spiriti che popolano la Terra, Modellatori ed Architetti dei mondi, Progenitori degli Uomini. Ai Cabiri-Titani Diodoro attribuisce l'invenzione del fuoco e l'arte di lavorare il ferro. Ad esso è anche attribuita la invenzione delle lettere, delle leggi, dell'architettura, della magia, dell'uso delle piante medicinali. Talvolta vengono citati con il nome di Telchini. Prometeo era uno di loro e fu precipitato nel Tartaro da Zeus proprio per aver portato agli uomini qualcosa che era prerogativa solo degli Dei. Vi sono delle teorie che vorrebbero fare dei Titani semplici simboli, rappresentanti di forze cosmiche, ma sembra proprio siano stati veri e propri esseri umani, anche se di statura e forza ben superiore. Urano mutilato da Crono è l'allegoria dei Titani che caddero nella generazione quando la creazione mediante la volontà fu sostituita dalla procreazione fisica: pertanto non vi era più bisogno di Urano. Nel Pentateuco li troviamo come nati dal Cielo e dalla Terra (Urano e Gea), o meglio Figli di Dio che presero in moglie le belle figlie degli uomini. I Giganti, i Titani e tutte le altre figure leggendarie loro assimilabili, sono rispettati come Deva in tutte le religioni, fatta salva quella cristiana che li considera Demoni, solo perchè sono considerati gli avversari del clero, del ritualismo, dei sacrifici, delle formalità. Considerati identici ai Cabiri, ai Kumara, ai Sette Reggenti, ai Rudra, ecc., debbono il loro nome a "Tit-Ain", che significa "le fonti dell'abisso del caos". Inizialmente erano considerati sei, poi divennero sette, vengono collegati con il Diluvio (tit-Theus) e da Sanchuniaton vengono chiamati "Adoratori del Fuoco). Secondo Orfeo, i Titani Architi sono: Coio, Croeo, Forco, Crono, Oceano, Iperione e Giapeto. In una successiva manifestazione, vengono considerati figli di Titea, moglie di Noè, assumendo così il ruolo dei Manu. Cabiri e Titani sono anche considerati gli Antenati lunari. L'esistenza dei Titani, spesso messa in dubbio, sembrerebbe confermata dagli studi antropologici e fisiologici: essi sarebbero i Giganti del Genesi, ma anche gli Atlantiani storici, i Lanka. Pare che anche i membri della famiglia di Noè, secondo Faber, avessero l'appellativo di Titani e lo stesso patriarca venisse chiamato Atlante, o Titano. Altra leggenda racconta che i Titani prendono il nome dalla madre Titea (altro nome di Gea), ed erano dodici: sei maschi e sei femmine (Oceano e Teti, Iperione e Tea, Crono e Rea, ecc.). Da Crono e Rea nasce la stirpe degli Olimpi, dalle altre cinque coppie nasce la serie delle divinità secondarie. Essa prosegue raccontando che i Titani, aizzati da Giunone, presero Bacco fanciullo, lo tagliarono a pezzi e lo divorarono. Ma Giunone riuscì a salvare il cuore e lo portò a Giove che, dopo averlo inghiottito diede alla luce un altro Bacco, il Tebano, e nel contempo fulminò i Titani. Dalla loro cenere nacquero gli uomini che, avendo doppia natura (il male dai Titani ed il bene da Bacco), non smetteranno mai di combattersi fra di loro. Anche questa leggenda si ricollega alla cosmogonia ed alla antropogonia fornendo una versione diversa.
EMANAZIONE La dottrina della
- Nel suo significato metafisico è l'opposto di "Evoluzione", eppure è una con essa. La scienza insegna che l'evoluzione è fisiologicamente una forma della generazione in cui il germe che sviluppa il feto preesiste già nel genitore, essendo lo sviluppo, la forma finale e le caratteristiche di questo germe, già perfetti nella natura; e che nella cosmologia il processo ha luogo ciecamente attraverso la correlazione degli elementi ed il loro vario modo di combinarsi. L'Occultismo risponde che questa è solo la forma apparente, poiché il vero processo è l'Emanazione, ed è guidato da Forze intelligenti sotto una legge immutabile. Quindi, mentre gli Occultisti e i Teosofi credono profondamente nella Dottrina dell'Evoluzione così come è stata data da Kapila e da Manu, essi sono Emanazionisti piuttosto che Evoluzionisti. La dottrina dell'Emanazione era una volta universale. Era insegnata sia dai filosofi Alessandrini che da quelli Indiani, dagli Ierofanti Egiziani, Caldei e Greci, ed anche dagli Ebrei (nella loro Kabala e perfino nella Genesi). Infatti è solo a causa di una traduzione deliberatamente errata che la parola Ebraica asdt è stata tradotta "angeli" nella versione greca dell'Antico Testamento dei Settanta, mentre significa Emanazione, Eoni, precisamente come per gli Gnostici. In verità, nel Deuteronomio (XXXIII, 2), la parola Asdt o ashdt è tradotta con "fuoco della legge", mentre l'interpretazione corretta del passo dovrebbe essere "dalla sua mano destra veniva (non il fuoco della legge ma) un fuoco secondo la legge, vale a dire che il fuoco di una fiamma è distribuito, ed è raggiunto da un altro fuoco come in una pista di sostanza infiammabile. Questo è precisamente l'Emanazione. Com'è dimostrato in Iside Svelata : "Nell'Evoluzione, come la si comincia a comprendere ora, si suppone che in ogni forma ci sia un impulso a prendere una forma superiore - una supposizione chiaramente espressa da Manu e da altri filosofi indù della più remota antichità. Il caso della soluzione di zinco è una dimostrazione a sostegno della supposizione del filosofo. La controversia fra i seguaci di questa scuola e gli emanazionisti, può in breve essere definita così : l'evoluzionista blocca ogni indagine ai margini de "l'Inconoscibile"; l'emanazionista crede che nulla può essere evoluto - o, come la parola significa, essere spinto fuori a nascere - a meno di non essere stato prima involuto, indicando in tal modo che la vita proviene da una potenza spirituale che è al di là del tutto". Emanazione è sinonimo di emanatismo e come tale è una dottrina filosofica secondo la quale il molteplice trae origine da un principio (l'Uno, o altra realtà prima, che esprime da sè il molteplice con assoluta libertà, identica a necessità assoluta) attraverso un processo che evolve dall'interno verso l'esterno. L'emanazione non comporta diminuizione del principio emanatore, ma fonda un rapporto ontologico essenziale fra l'emanante e l'emanato, fra il principio ed il molteplice.
LEMURIANI
(Eso.) - Gli abitanti della Lemuria erano dotati di poteri divini, avvertivano in sè il dio interno, ognuno sentiva la propria natura animale e la propria essenza di Uomo-Dio. Quelli attratti dalla natura inferiore divennero i Figli delle Tenebre, quelli attratti dalla natura superiore, l'uomo-dio, divennero i Figli della Luce. Furono i Figli delle Tenebre a dare la semenza della successiva razza, quella Atlantiana. I Lemuriani non avevano una religione (intesa come pompa, culto, riti, liturgia, Dei, ecc.) perchè vivevano la religione nella commistione fra uomini e Dei, in unione con gli Elementi della Natura, in una epoca chiamata Età dell'Oro. I Lemuriani gravitavano verso il Polo Nord, il Cielo dei loro progenitori, il Continente Iperboreo. Con la loro fine si chiuse il terzo occhio dell'uomo, quello esoterico, che si trasformò in ciò che oggi è chiamato ghiandola pineale. Essi costruirono le loro prime città con pietre e lava e, poiché la loro statura era gigantesca (circa 30 metri di altezza), le loro costruzioni acquisirono dimensioni ciclopiche. Esempi notevoli sono le statue dell'isola di Pasqua, le mura del tempio di Pacha-camac, le rovine di Tia-Huanco, ecc. Betili, litoi, pietre magiche erano certamente a loro noti, ma l'uso che ne facevano era quello della Mano Destra. Il Commentario (Libri di Manu) parla di loro come di "Serpenti di Saggezza le cui tane erano sotto le Pietre Triangolari". Per certi aspetti, però, i Lemuriani erano dei mostri semi-umani, una razza intermedia, senza mente, caratterizzata da bestialità (almeno all'inizio). Le leggenda racconta che furono governati da Saturno, o Crono, ed anche la leggenda di Latona potrebbe essere loro riferita, ove la difficoltà del parto venga letta come difficoltà dei primi corpi fisici ad adattarsi al clima iperboreo, certamente freddo e non accogliente. La divisione in Figli del Sole e Figli della Luna potrebbe anche alludere al giorno ed alla notte polare, ciascuno lungo sei mesi. Sul piano fisiologico, la Terza Razza si divide in due parti: gli androgini ed i bisessuati. Anche il clima in cui vivevano si può dividere in due tipi : una eterna primavera ed un perpetuo inverno. Si presentava anche la dualità puro-impuro, da cui, poi, quella vita-morte. Gli ultimi resti diretti di quella razza, con tutte le modificazioni imposte dal tempo, possono essere considerati gli Australiani ed altri popoli loro vicini (secondo una teoria di Haeckel).
VYAHRITIS
(San.) - Letteralmente, "ardente", "parole illuminate e nate dal fuoco". Le tre parole mistiche e creative, dette da Manu, che erano state spillate dai Veda dai Prajapati: bhur, dal Rig-Veda; bhuvah, dallo Yayur-Veda e Swar, dal Sama-Veda. Si dice che tutte e tre posseggano poteri creativi. Lo Satapatha Brahmana spiega che esse sono "le tre essenze luminose che i Prajapati ("signori di creazione", progenitori) estrassero dai Veda, attraverso il calore. "Egli (Brahma) pronunciò la parola "bhur", ed essa divenne la terra; "bhuvah", ed essa divenne il firmamento; e "swar", che divenne il cielo. Mahar è la quarta "essenza luminosa", e fu presa dall'Atharva-Veda. Ma, poiché questa parola è puramente mantrica e magica, è, per così dire, tenuta in disparte.
ARCA
(Eso.) - Simbolo universale corrispondente a svariate cose, per un certo verso riunite da un significato occulto. È la Matrice, l'Argha, la Natura terrestre, una imbarcazione, la Navis latina, il simbolo del principio generatore femminile. È la Luna ed anche l'Arca, o Argha, sull'Abisso delle Acque, o Spazio. Corrisponde all'Arca con i Sette Rishi di Vaivasvata Manu, alla Vara, o Veicolo, di Ahura Mazda, che reca la semenza delle razze. Vara, Arca, Veicolo, stanno anche per Uomo. Archè è il nome mistico dello Spirito Divino di Vita che si libra sul Caos. Rappresenta la sopravvivenza della vita e la supremazia dello spirito sulla materia. Argha era un vaso oblungo usato dai sacerdoti egizi come calice sacrificale nei culti di Iside, ma anche di Astarte e di Venere-Afrodite. Nuah, la Madre Universale, è Noè al femminile, l'Arca. Le misure dei tempi planetari furono usate come base per il sistema biblico; sono il fondamento del suo spiritualismo ed il loro impiego serve a mostrare le opere di Dio in forma di architettura : il Giardino dell'Eden, il Tabernacolo, l'Arca di Noè, il Tempio di Salomone, ecc. Sull'Arca, o Rek, si basa il nodo Ank. Arca era il segno di tutti gli inizi ed il nodo dell'Arca è la croce del nord, la parte posteriore del cielo.
ARCANGELO
(Gr.) - Il più alto, il supremo angelo. Dalle parole greche arch, 'capo' o 'primordiale'; e angelos 'messaggero'. Equivalgono agli Indù Dhyani-Buddha, agli Amshaspend dei Zoroastriani, ai Saptarishi. Sono le personificazioni delle virtù divine. In Occidente sono considerati Spiriti e corrispondono ai Deva ed ai Pitri dell'Oriente. Sono i Sette Spiriti della Presenza, gli attributi personificati di Dio, creati da Lui come i Manu da Brahma. Sono i primi Ego differenziati, che avevano il compito di imprimere alla Materia l'impulso evolutivo e guidare le sue facoltà formatrici nella costruzione dei suoi prodotti. Gli Arcangeli Radianti sono quelli che 'si rifiutarono di creare' perchè volevano che l'Uomo diventasse creatore di sè stesso. Corrispondono anche ai Figli della Sapienza Oscura. I Nabateani credevano che Sette Grandi Stelle fossero i loro corpi e le loro dimore.
AVATARA
(San.) - Incarnazione divina. La discesa di un dio o di qualche Essere superiore, che è progredito oltre la necessità della Rinascita, nel corpo di un semplice mortale. Krishna fu un avatar di Vishnu. Il Dalai Lama è considerato come un avatar di Avalokiteswara, e il Teschu Lama come un Tson-kha-pa, o Amitabha. Vi sono due tipi di avatar: quelli nati da una donna e quelli privi di genitori, gli anupapadaka. In Sanscrito significa 'discesa' ed indica la divinità che scende sulla terra in forma concreta e percepibile. Usato dapprima solo con riferimento a Vishnu, venne successivamente riferito anche a Shiva. Questa teoria permise ai Brahmani di far rientrare nella più ampia ortodossia il culto degli dei e degli eroi popolari. I precedenti di questa teoria si trovano nell'enoteismo Vedico, ossia nella tendenza a considerare suprema ed universale ora questa ora quella divinità particolare; ma anche nel mito della discesa di Agni sulla terra, nelle identificazioni Brahmaniche, nel tema della nascite anteriori del Buddha e, infine, nella ammissione che i fondatori storici del Buddhismo e del Jainismo, ebbero una serie di predecessori. Gli Avatara periodici sono incarnazioni speciali dello Spirito del Mondo nell'Uomo, quali, ad esempio, tutti i grandi riformatori religiosi. Il Kalpa attuale è l'Incarnazione, o Avatara, del Cinghiale. Il precedente era l'Avatara del Pesce, o di Vishnù Matsya, che corrisponde a Vaivasvata Manu, il Noè indù. Il Kalki Avatara, è il decimo, il Cristo spirituale glorificato, che verrà alla fine del Kali Yuga. Gli Avatara rappresentano la caduta di un dio nella generazione, nati da madre senza l'ausilio di alcun padre.