Glossario
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LANCILLOTTO
(Sca.) - La leggenda di Lancillotto fa parte del ciclo della letteratura intitolata al Re Artù. Un giorno, alla corte di questo re, giunge un misterioso cavaliere che, in modo altrettanto misterioso, rapisce la regina Ginevra, lasciando gli astanti attoniti e piangenti. Il misterioso rapitore è Meleagant, figlio del re di Gorre, considerato da tutti il regno della morte. Il primo a partire alla ricerca della regina è il buon siniscalco Keu; ben presto il suo cavallo ritorna da solo, dal che si deduce il risultato dell'impresa. Tocca allora a Galvano che, mentre viaggia alla ricerca della regina, si imbatte in un misterioso cavaliere che si offre di aiutarlo in cambio di un cavallo. Ottenuto il cavallo, fugge al galoppo. Poco dopo Galvano lo ritrova appiedato, seduto su una carretto guidato da un nano : lo segue. Giungono in un castello, dove il cavaliere sconosciuto (si tratta di Lancillotto), viene insultato da tutti. Egli subisce in silenzio, poiché sa che, per poter liberare Ginevra, che ama con tutto il cuore, deve mortificare la sua anima fino a renderla pura. Lancillotto viene accolto poi da una bellissima fanciulla che si offre di passare la notte con lui. Lancillotto accetta, ma non tocca la fanciulla, avendo il pensiero fisso su Ginevra. Intanto giunge il segnale atteso : un fulmine cade dal cielo e distrugge ogni cosa; Lancillotto rimane incolume, brandisce la spada e spegne tutti gli incendi. Poi si stende sul letto e dorme. Spunta il giorno, ed i due cavalieri si mettono in cammino. Sanno dove si trova la prigione, una fortezza inespugnabile dalla quale nessuno mai è riuscito a fuggire. Lancillotto, con il suo amore e la sua fede, supera tutte le prove e penetra nel regno di Gorre. Il Re, stupefatto, ammirando tanta virtù, si offre di liberare la regina, ma il figlio si oppone e sfida a duello il cavaliere. Lo scontro è feroce e si svolge sotto lo sguardo di tutti gli abitanti la fortezza, Ginevra compresa. Una ancella vorrebbe far forza all'animo del cavaliere avvertendolo che la regina lo sta a guardare, ma non ne conosce il nome e non sa come chiamarlo. È la stessa Ginevra a suggerirne il nome : Lancillotto del Lago; l'ancella allora grida il suo messaggio ed il cavaliere, con rinnovato ardore, vince lo scontro. L'incontro con Ginevra, però, è una delusione. La regina, infatti, si presenta scontrosa e dura, ma Lancillotto non se la prende e con umiltà attende tempi migliori, nei quali la loro unione avverrà e sarà completa. La leggenda è di facile lettura sul piano esoterico : è il corpo che combatte per raggiungere l'anima, purificandosi del peso terrestre ed esaltandosi sul piano spirituale. Dante attraversa Inferno e Purgatorio per raggiungere Beatrice, Orfeo va all'Inferno per riprendersi Euridice, e non mancano altre allegorie di questo grande processo che, nelle sue grandi linee, era anche il percorso dei Grandi Misteri.
MANES
(Lat.) - O Manus. Benevolmente, "dei", cioè "spettri" del mondo più basso (Kamaloka); le ombre deificate dei morti dei profani antichi e gli spettri "materializzati" degli spiritisti moderni, che si crede siano le anime dei dipartiti, mentre, in realtà, sono solo i loro gusci vuoti, o immagini.
MENES
(Eg.) - Il primo Re umano dell'antico Egitto, che regnò più di 5800 anni prima della nascita di Gesù. Secondo alcuni storici, Menes regnò nel 4100 a.C. ed ebbe conoscenza degli Atlantiani. È citato da Manetone, e qualcuno lo identifica con Narmer.
MANGALA
(San.) - L'equivalente indù di Marte.
PELOPE
(Mit.) - Fu scannato dal padre Tantalo e servito come pasto agli Dei per mettere alla prova la loro onniscienza. Gli Dei se ne avvidero, tranne Cerere che mangiò la carne. Giove si mosse a pietà, raccolse le membra del giovane e lo riportò in vita; la spalla, che era stata mangiata da Cerere, fu fatta di avorio. Essa, al solo toccarla, guariva da ogni malattia. Sposò Ippodamia, figlia del re Enomao, e diede il nome Peloponneso alle terre conquistate dal suocero. Alla sua morte, la sua tomba divenne un altare ed in suo onore furono istituite delle feste dette Pelopee.
INQUISIZIONE
(Rel.) - L'Inquisizione nasce fra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII, quando la Santa Sede, ritenendo insufficienti alla repressione dell'eresia (catara e valdese) i mezzi ordinari e l'autorità vescovile, nominò propri delegati con l'incarico di ricercare e giudicare gli eretici. L'Inquisitor è un giudice straordinario, che si affianca al giudice ordinario; il primo opera su delega del Papa, il secondo opera sulla base del potere che gli deriva dalla sua investitura; il primo è un giudice permanente, il secondo ha solo interesse a conoscere; il primo si preoccupa degli eretici, ovunque si trovino, il secondo non può operare al di fuori della diocesi. I primi a ricevere questo delicato compito sono i Domenicani, investiti da Gregorio IX, ai quali si aggiungono i frati minori per privilegio concesso da Innocenzo IV. L'Inquisizione non ha il compito di combattere l'eresia sul piano della discussione teologica, ma quello di colpirla sul piano pratico e fisico. Con grande presunzione si considera l'ordine religioso prevalente su quello sociale e politico, che lo debbono solo rispecchiare, e su tale base ogni provvedimento è legale. L'Inquisizione si può dividere in tre fasi ben distinte : Medioevale, Spagnola, Romana. L'Inquisizione medioevale non è fissata da alcun testo ufficiale e pertanto si evolve secondo elaborazioni personali. Lo Inquisitor è affiancato da una serie di collaboratori e dal vescovo e, prima di procedere, emanava due editti : uno di fede, che imponeva a chiunque di denunciare gli eretici ed i loro complici, uno di grazia, che indicava il periodo entro il quale lo eretico poteva confessare ed ottenere la grazia. Frattanto la fase istruttoria procedeva d'ufficio; venivano sentiti testimoni ed interrogati gli eretici. Se confessavano, la causa era già istruita, altrimenti cominciava il lavoro per farli confessare : la tortura. Se l'imputato, reiteratamente torturato, non confessava, quando giungeva in fin di vita veniva di solito assolto dalle accuse più gravi. Altrimenti si procedeva in giudizio. Le condanne andavano dalla abiura fino alla consegna al braccio secolare che, immancabilmente, portava al rogo, al taglio della testa o all'impiccagione. Eventuali beni posseduti dai condannati venivano confiscati : pecunia non olet. L'Inquisizione spagnola nasce per combattere quasi in modo esclusivo i numerosi ebrei che facevano finta di convertirsi, per poi continuare a praticare la loro religione. Qui il mandante non è più la Santa Sede ma, su delega permanente, la Monarchia. È facile capire come l'inquisizione diventi uno strumento in più per esercitare il potere in modo sempre più dispotico. Gli inquisitori perseguitano i marrani con un accanimento di gran lunga maggiore del Papato, e spesso al di fuori di ogni garanzia canonica. La Santa Sede protesta, cerca di riprendersi il giocattolo, ma i sovrani non ci sentono. Torquemada imperversa, quando è libero dai compiti di confessore della Regina, e con zelo fanatico eleva la tortura a livelli impensabili. Dopo gli ebrei viene il turno dei moriscos, maomettani convertiti per opportunità. Straordinariamente, l'inquisizione spagnola è mite nelle cause di stregoneria e di magia. Soddisfatti del successo ottenuto in patria, i Sovrani di Spagna tentarono di esportare il sistema nei territori posseduti. Ebbero gioco facile in America, non vi riuscirono in Italia. Il tentativo della Monarchia portoghese di imitare quella spagnola ebbe risultati così scadenti da non meritare neanche la menzione. L'Inquisizione romana inizia verso la fine del XVI secolo, istituita da Paolo III ed organizzata da Papa Sisto V, e si protrae fino all'inizio del XX. Campione assoluto è Papa Paolo IV, la cui vittima più celebre è il cardinale Giovanni Moroni. Segue Paolo V, la cui crudeltà richiede l'intervento del cardinale Borromeo. Giordano Bruno sarà una delle vittime più note. Verso la fine del XVII secolo, la persecuzione si sposta dagli uomini ai libri, anche se non mancano condanne nei secoli successivi, non eseguite per opposizione da parte degli Stati. Otto secoli di guerra contro tutte le opposizioni, creandone di fittizie quando non ve n'erano di reali, fanno della Chiesa Cattolica Romana l'organizzazione più sanguinaria di tutti i tempi.
SELEZIONE NATURALE
(Sc.) - Altro nome per indicare la teoria evoluzionistica di Darwin, che De Quatrefages contesta dicendo: "un essere organizzato non può discendere da un altro il cui sviluppo è in ordine inverso al suo. La scimmia, crescendo, diventa più bestiale, l'uomo più umano". (Ma è proprio così per quanto riguarda l'uomo ?). Questa selezione naturale, a parte i fedeli discepoli di Darwin, convince sempre meno gente, e non solo per la discendenza dell'uomo dalla scimmia. Anche la teoria dell'origine della specie, infatti, presenta molte lacune, ovvero molti anelli mancanti che ne compromettono la struttura. Comunque, origine della specie e selezione naturale, sono due cose da non confondere, essendo molto diverse fra di loro. È difficile, ad esempio, spiegare le cause delle variazioni utili che producono poi le differenziazioni. In un universo fatto di Materia, Forza e Necessità, non vi è posto per le divergenze accidentali. La lotta per l'esistenza è una cosa, l'origine della specie un'altra. La selezione naturale, così come è stata congegnata, è una teoria meccanica nella quale, se si inceppa un punto, si arresta tutto: ed i punti fermi sono tanti! Molte genealogie ipotetiche sono risultate errate, alcuni casi di selezione si rivelano non necessari, certi gradi intermedi mancano. Tutta la teoria sembra solo una grande congettura teorica.
ALECTROMANZIA
(Gr.) - Divinazione per mezzo di un gallo o di altro uccello; viene tracciato un cerchio diviso in aree, a ciascuna delle quali viene assegnata una lettera; si sparge del grano sul cerchio e si annotano le lettere corrispondenti alle aree dalle quali l'uccello mangia il grano.
TEMPERANZA
(Rel.) - La virtù che modera le passioni ed i desideri, considerata dagli antichi una divinità, rappresentata con il freno in una mano e la tazza in un'altra. Nella Bibbia è rappresentata dall'agnello, ma suoi simboli sono anche l'elefante (che non mangia più di quanto gli serva), la cintura (come freno della lascivia e della lussuria), il pane (nutrimento molto sobrio), il colore porpora.
KAVANIM
(Eb.) - Si scrive anche Cunim; è il nome di certi dolci mistici che venivano offerti ad Ishtar, la Venere Babilonese. Geremia parla di questi Cunim offerti alla "Regina dei Cieli" VII, 18. Oggi non offriamo più i piccoli dolci al latte, ma li mangiamo nel periodo di Pasqua.