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LIBERTÀ

 
(Fil.) - Stato in cui un soggetto può agire senza costrizioni o impedimenti e possedendo la capacità di determinarsi secondo un'autonoma scelta dei fini e dei mezzi adatti a conseguirli. A seconda del campo in cui la scelta si esercita, può essere morale, politica, giuridica, religiosa, economica, di pensiero, ecc. Nel pensiero antico, la libertà era intesa solo in senso politico e nell'ambito mitico-religioso. Essa era concepita più in relazione alla potenza ed all'autonomia dello stato che in relazione agli individui. Il concetto di libero volere sviluppato da Aristotele, fu ripreso da Plotino che lo ampliò verso il Bene ultimo, ossia all'Uno divino. Il pensiero cristiano rivoluzionò il concetto classico, definendo la libertà in opposizione non alla schiavitù esteriore, ma a quella interiore determinata dal peccato originale. La vera liberazione dell'uomo è la grazia divina. La libertà dell'uomo viene posta in relazione con il giudizio finale, al di là del tempo e della storia, con il regno dei cieli. Il pensiero filosofico moderno ha sviluppato il concetto di libertà in due fondamentali direzioni : una riconducibile al razionalismo spiritualistico cartesiano, l'altra alla tradizione empiristica. Hobbes vede la libertà come assenza di impedimento al moto, Spinoza nega la libertà individuale dell'uomo, Leibniz pone la libertà delle monadi fra l'armonia prestabilita e la scelta del migliore dei mondi logicamente possibili. Kant separa il mondo dell'esperienza da quello della libertà, che concepisce rigorosamente deterministica. Hegel identifica la libertà con la essenza razionale della realtà e della storia. Kierkegaard torna ad una dimensione individuale e personale del problema della libertà, sottolineando i caratteri contraddittori e drammatici che saranno ripresi dalle correnti esistenzialiste. Per Marx la libertà è liberazione economica, politica e sociale che affranchi l'uomo dalla schiavitù del bisogno, dalla guerra, dalla lotta di classe, consentendo a ciascuno una concreta autorealizzazione materiale e spirituale. Jaspers ravvisa nell'aspirazione alla libertà, sempre delusa, la sconfitta dell'esistenza. I Greci ne avevano fatto una divinità allegorica, rappresentata da una donna robusta vestita di bianco, con lo scettro in una mano ed il berretto frigio nell'altra. Talvolta ha accanto un gatto con il giogo spezzato. Ma libertà deriva dal latino liber, soprannome che i latini davano a Bacco, al quale era consacrata la vite. Chissà perchè !

LAVORO

 
(Gr.) - Questa nobile attività, regalata da Jehovah all'uomo, secondo la Bibbia, quale punizione per il Peccato originale (Genesi, 1, 17), era personificata presso i Greci da una figura muscolosa che tiene in mano strumenti per operare; egli è figlio di Erebo e della Notte. Ma il lavoro era da sempre per l'uomo una necessità, l'unico modo per procurarsi i mezzi di sostentamento e di sviluppo. Ed il lavoro, proprio perchè necessità, è stato spesso mezzo per asservire individui, famiglie, interi popoli. In Grecia, la classe intellettuale riserva il lavoro umile alla povera gente; a Roma, i lavori agricoli ed artigianali vengono via via screditati. La Chiesa Cattolica accetta il lavoro come mezzo per servire il prossimo mentre non gradisce il lavoro come soddisfacimento dei bisogni materiali. Lutero conferisce dignità al lavoro, mentre Calvino ne fa un'ossessione. Il lavoro come base per scalare il successo, aumentare i consumi, acquistare prestigio, è il valore del giorno d'oggi. Considerato in un modo a sinistra, in un'altro a destra, esso è ridiventato un bene raro, anche quando permette appena la sopravvivenza. Lo sviluppo capitalistico ha stravolto il vero significato del lavoro, creando una massa enorme di emarginati, Per una nuova dignità umana e sociale è assolutamente necessario che il lavoro torni ad essere una attività attraverso la quale l'uomo, in spirito di eguaglianza e di solidarietà, mette le sue capacità al servizio della comunità, traendone il giusto compenso.

LARVA

 
(Lat.) - L'anima animale. Le larve sono le ombre degli uomini che hanno vissuto e sono morti. Le Larvae erano spiriti errabondi dei morti, che in vita erano stati malvagi e che erano stati colpiti da morte improvvisa, quale un'esecuzione. Apuleio le considera una categoria particolare di Lemuri. Esse emergono improvvisamente a terrorizzare i viventi, indipendentemente da qualsiasi regola festivo-religiosa. Le loro vittime subiscono gravi danni psichici, fino alla follia. Talvolta, con questo termine, si indica uno spettro, un fantasma, un'ombra. Svetonio racconta che Caligola, assassinato, errò per lungo tempo sotto forma di larva nel suo palazzo. Per placare questi spiriti malevoli si richiedevano libazioni e sacrifici espiatori. Le Larve venivano rappresentate sotto forma di scheletri o di vecchi con lunga barba, capelli rasi, occhi incavati e qualche volta con un gufo in mano. Presso alcuni popoli antichi era consuetudine introdurre nei loro banchetti uno scheletro artificiale che chiamavano Larva. Esso serviva a ricordare l'incertezza e la brevità della vita ed era quindi un invito a ricavare dall'ora presente il massimo godimento. Tale uso era certamente presente fra gli Egiziani, i Greci ed i Romani.

KNEPH

 
(Eg.) - Anche Cneph e Nef, è dotato degli stessi attributi di Khem. Uno degli dei della Forza creatrice, poiché è collegato all'Uovo del Mondo. Da Porfirio è chiamato "il creatore del mondo", da Plutarco "la divinità increata ed eterna"; Eusebio lo identifica con il Logos, Giamblico arriva quasi ad identificarlo a Brahma, poiché dice di lui che "questo dio è l'intelligenza stessa, che percepisce intellettualmente se stesso, che consacra l'intellettualità a se stesso, e che deve essere adorato in silenzio". Una delle sue raffigurazioni, aggiunge Mr. Bonwick, "era Av, che significa carne. Egli era criocefalo, portava sulla testa un disco solare e sedeva sul serpente Mehen. Nella sua mano sinistra c'era una vipera, nella sua mano destra una croce. Si occupava attivamente di una mistica creativa nel mondo sotterraneo". Deveria scrive: "Il suo viaggio nell'emisfero inferiore sembra simboleggiare le evoluzioni delle sostanze che sono nate per morire e per rinascere". Migliaia di anni prima che apparissero Kardec, Swedenborg e Darwin, gli antichi Egizi ne avevano già intuito le filosofie. (Egyptian Belief and Modern Thought). Nella mitologia egiziana è l'eterno Dio non rivelato ed è rappresentato dall'emblema del Serpente dell'Eternità, che cinge un'urna d'acqua, vi tiene sopra sospesa la testa, e cova l'acqua con il suo alito. Il Serpente è l'Agathodaimon, il Maligno, sebbene la storiella assomigli allo Spirito che aleggiava sulle Acque. Le divinità che hanno come attributo il serpente sono guaritori, datori di salute, sia spirituale che fisica, nonché di illuminazione.

KENNEDY Vans

 
(Sco.) - Pinmore 1784, Bombay 1846. Erudito scozzese, di madre nobile, il padre andò in rovina per il fallimento della Ayr Bank, e ne morì poco dopo. La famiglia rimase in mano alla madre, donna di grande forza e coraggio. Egli studiò con grande profitto ad Edimburgo, cadetto a 18 anni, partì per Bombay nel 1800. Ferito al naso durante un combattimento, ne soffrì per tutta la vita. Studiò sanscrito e persiano, diventando interprete di persiano nel 1807 a Peshwa. Nel 1817 divenne Giudice ed Avvocato generale dell'esercito a Bombay, mantenendo il posto fino al 1835. Elphinstone lo nominò traduttore delle regole del Governo presso il Marathi ed il Gujarati, e nel 1835 traduttore del Governo per l'Oriente. Fu un autorecluso che spendeva più di sedici ore al giorno nello studio e molti soldi in manoscritti ed altro. Nel 1824 pubblicò a Bombay il Dizionario Maratha. Altre sue opere sono : - Ricerche sulle origini e le affinità delle principali lingue dell'Asia e dell'Europa; - Ricerche sulla natura e le affinità dell'antica Mitologia Indù.

K

 
- L'undicesima lettera sia dell'alfabeto Inglese che di quello Ebraico. Nella lingua ebraica il suo valore numerico è 11, è una lettera doppia, la quarta. Rappresenta la Forza, la Vita, l'Universo; ha come influenza planetaria il Sole, come corrispondenza fisica il cuore. Per i Greci, il k con apice in alto a destra valeva 20, con apice in basso a sinistra valeva 20.000. Per i Latini valeva 250, ma con un trattino sopra valeva 250.000. I Cabalisti ed i Massoni hanno adottato la parola Kodesh o Kadosh come il nome del dio Ebraico associato a questa lettera. I Fenici la chiamavano kap, gli Ebrei kaf, significava "mano" ed era espressa graficamente come un'ascia rivolta verso sinistra. La forma definitiva si ottenne con l'accorciamento del gambo ed il rovesciamento dovuto al passaggio della scrittura di sinistrorsa a destrorsa. Nella lingua latina fu presto sostituita con la lettera C, e così rimase nelle lingue derivate; le parole che cominciano per k sono considerate come non italiane. La K indica il 10^ libro dell'Iliade, la k il 10^ libro dell'Odissea. Come abbreviazione latina sta per Kalendae, in musica designa Kochel, classificatore delle opere di Mozart; in astronomia indica una classe spettrale di stelle di colore giallo-rossastro, sia nane che giganti; in chimica indica il Potassio (in latino detto Kalium), in metrologia è un moltiplicatore per 1000, in botanica indica i sepali, in fisica designa il grado Kelvin. In matematica sta per costante, in medicina per vitamine antiemorragiche, in fisica sta anche per la costante di Boltzmann, nelle sigle internazionali designa la Cambogia.

JERUSALEM

 
(Eb.) - Jerosalem (nei Settanta) ed Hierosolyma (nella Vulgata). In Ebraico è scritto Yrshlim o "città della pace", ma gli antichi Greci la chiamavano, in modo pertinente, Hierosalem, o "Salem Segreta", dal momento che Gerusalemme è la ricostruzione di Salem, di cui Melchizedek era il Re-Ierofante, un Astrolatra dichiarato e adoratore del Sole, "il Più Alto", ovviamente. A sua volta vi regnò Adoni-Zedek, che fu l'ultimo dei Sovrani Amoriti. Si alleò con altri quattro, e questi cinque re andarono a riconquistare Gabaon, ma (secondo Giosuè, X) scaturì una grande confusione nella seconda posizione. Nessuna sorpresa, dal momento che i cinque erano contrastati non solo da Giosuè, ma anche dal "Signore Dio", oltre che dal Sole e dalla Luna. Quel giorno, leggiamo, al comando del successore di Mosè "il sole e la luna si fermarono (v. 13)" per tutto il giorno. Nessun mortale, re o contadino, poté resistere, ovviamente ad una pioggia "di grandi sassi dal cielo" lanciati dal Signore stesso su di loro ... "da Beth-horon fino ad Azekah" ... e morirono (v. 11). I re si rifugiarono in una caverna a Makkedah (v. 16). (Furono presi e uccisi per ordine di Giosuè). Sembra, tuttavia, che simile poco dignitoso comportamento da parte di un Dio abbia ricevuto in seguito la punizione Karmica. In diverse epoche storiche, infatti, il tempio del Signore Ebraico fu saccheggiato, distrutto e bruciato (Vedi "Monte Moriah"), assieme all'arca della santa alleanza, i cherubini, Shekinah e tutto il resto, mentre la divinità appariva così debole da non essere in grado di proteggere la sua proprietà dalla dissacrazione : forse perchè non aveva più pietre da lanciare dal cielo! Dopo che Pompeo conquistò il Secondo Tempio, nel 63 a.C. ed il terzo, costruito da Erode il Grande, fu raso al suolo dai Romani nel 70 d.C., non fu permessa la costruzione di alcun altro tempio nella capitale del "popolo eletto" dal Signore. Nonostante le Crociate, dal XIII secolo Gerusalemme è in mano ai Maomettani, e quasi tutti i siti santi e cari alla memoria dei vecchi Israeliti, ed anche dei Cristiani, sono ora coperti da minareti e moschee, caserme Turche ed altri monumenti dell'Islam.

INDIANA Astrologia

 
(Ast.) - Si tratta di una astrologia non lontana da quella occidentale e, per tale motivo, considerata una derivazione di quella greca. I testi astrologici indù noti datano l'XI ed il XII secolo d.C. e sono titolati Siddhanta. L'astrologia indù divide la fascia zodiacale in 12 rasi (segni) : Mesha (Ariete), Vrisha (Toro), Mithuna (Gemelli), Kataka (Cancro) o Karka o Karkata, Simha (leone), Kanya (Vergine), Thula (Bilancia), Vrischika (Scorpione) o Alin, Dhanus (Sagittario), Makara (Capricorno) o Mriga, Kumbha (Acquario), Mina (Pesci) o Animisha. La corrispondenza è perfetta, gli indù hanno copiato gli occidentali, un ragionamento cristianamente ineccepibile. Ma gli scavi di Mohenjo-Daro e Harappa hanno portato alla luce reperti di una civiltà comparabile a quella Caldea, con probabili nessi ai Sumeri : il tutto datato III millennio a.C. E l'astrologia c'era già, il che rende improbabile la copiatura. I più pervicaci, però, hanno sempre a portata di mano la teoria di De Mirville. E quella astrologia prendeva in considerazione i pianeti come governatori dei segni zodiacali; tuttavia, una differenza c'è e consiste nel fatto che l'astrologia indù è siderale, mentre quella occidentale è tropicale. Ciò comporta che lo zodiaco indù è primariamente suddiviso in 27 costellazioni di 13^20' ciascuna, con significati propri, non rapportabili ai nostri.

IGEA

 
(Gr.) - Figlia di Esculapio e di Lampeggia, divinità salutare ellenica, dea dell'igiene, prima personificazione della sanità fisica. Nel tempio di suo padre, a Spione, aveva una statua coperta da un velo alla quale le donne dedicavano la loro capigliatura, con cui la coprivano. Viene rappresentata come una bella fanciulla coronata di lauro e, quale regina della medicina, regge nella mano destra uno scettro. Sul petto ha un serpente attorcigliato in più spire, che sporge il capo per bere da una tazza che la dea tiene nella mano sinistra. È stata anche rappresentata seduta su un seggio, con la mano sinistra appoggiata ad un'asta, mentre con la mano destra porge una patera ad un serpente che, lambendola, si innalza da un'ara posta davanti alla dea. Ebbe culto associata ad Asclepio.

I

 
- Nona lettera dell'alfabeto Inglese, di quello latino e delle lingue derivate; decima di quello Ebraico (con il significato di "mano"), corrisponde alla iota greca ed allo yod fenicio. La forma fenicia primitiva aveva la forma di una erre minuscola con due trattini; nello ebraico seriore divenne un grosso punto sovrapposto ad un apice. Nella lingua italiana, il puntino sulla i appare nel XIV secolo, ed al medioevo risale la sua forma allungata j. Solo più tardi le due lettere si differenziarono per ruolo vocalico e consonantico. In italiano ha tre suoni, in altre lingue la si trova come dittongo, o con suono nasale, ecc. In greco, con accento in alto a destra, vale 10, con accento in basso a sinistra vale 10.000. Nella forma maiuscola indica il nono libro dell'Iliade, nella forma minuscola il non libro della Odissea. In ebraico ha valore numerico 10, e corrisponde al nome divino Jah, il lato maschile, o l'aspetto dell'essere ermafrodito, o l'Adamo maschio-femmina di cui hovah (Jah-hovah) è lo aspetto femminile. È simboleggiato da una mano con il dito indice rivolto verso il basso, per mostrare il suo significato fallico. In romano si scriveva l e valeva 1; se associato ad altra cifra, sulla destra si aggiungeva, sulla sinistra si sottraeva. Nelle abbreviazioni aveva vari significati: Idus, Ianuarius, Iunius, Iulius, Iupiter, Iesus, ecc. Nella logica formale (sillogismo) indica la proposizione particolare affermativa, in opposizione alla O, che è la negativa : "asserit I, negat O, sed particulariter ambo". In chimica indica lo Iodio, in fisica l'intensità di corrente, in matematica l'unità immaginaria, in numismatica le zecche di Amburgo e Limoges, nelle sigle internazionali l'Italia. Secondo Platone, questa lettera aveva qualcosa di misterioso in sè, e serviva a meraviglia per la spiegazione di cose delicate.
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