Glossario

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QADMON ADAM

 
(Eb.) - O Adam Kadmon. L'Uomo Divino o Celestiale, il Microcosmo. È il Logos manifestato, quello che per l'Occultismo, è il terzo Logos, o il Paradigma dell'Umanità. Adam Kadmon è l'Adamo Divino, Principale ed Universale, detto anche Adamo Archetipale, poiché è Dio in emanazione ontologica. Adam Rischin, invece, è l'Adamo Primordiale, l'Adamo edenico in manifestazione. Adam Kadmon, quale Uomo superiore e celeste, è il mediatore fra En Soph e Kether, poiché, quale macrocosmo, racchiude in sè, in principio, tutte le causazioni della Causa Prima. Come lo Adamo terrestre è abitacolo della Shekinah e del regno santo, così Adam Kadmon è abitacolo dell'Infinito, della sua somma Luce, cui sta vicinissimo e di cui è la vera immagine. Adam Kadmon ha origine nello spazio primordiale del Tzim-tzhum, quale prima configurazione della Luce divina, la più alta forma attraverso la quale En Soph comincia a manifestarsi. Si tratta di uno stadio in cui le forze poste in azione non hanno ancora assunto un'organica distribuzione e configurazione. Con la "rottura dei vasi", anche Adam Kadmon subisce il suo processo e sorge l'Adamo terreno. Dal piano ontologico esso cade sul piano edenico, e come veicolo della manifestazione del Raggio dell'Essenza, esso diventa il Tetragrammaton: lo splendore di En Soph è diventato Kether.

SEPHIRA

 
(Eb.) - Una emanazione della Divinità; la causa e la sintesi dei dieci Sephiroti, quando è posta alla sommità dell'Albero Sefirotale: nella Kabbalah, Sephira, o il "Vecchio Sacro", è l'Intelligenza divina (lo stesso che Sophia o Metis), la prima emanazione dell'"Infinito" o Ain-Suph. Identificata con l'androgino Adam Kadmon, essa diventa la Luce Spirituale; identificata con Shekinah, è la Sostanza Spirituale emanata dalla Luce infinita. Exotericamente essa contiene in sè gli altri nove sephirot; esotericamente ne contiene solo due: il secondo, Chokmah (la Sapienza), ed il terzo, Binah (l'Intelligenza). Tutti e tre formano la Trinità ebraica, Kether, la Corona. Trinità ebraica e Trimurti indù sono la stessa cosa, come sono identici Sephirot (limitatamente ai sette inferiori) e Prajapati, o Rishi, o Creatori, o Patriarchi. Sephira è madre e figlia di Adam Kadmon, come Vach lo è di Brahma, Iside di Osiride, ecc. Sephira, poi, è il Logos femminile di Adam Kadmon, come Vach lo è di Brahma, Iside di Osiride, ecc. Nella Cabala, Sephira è la Parola, come l'indù Vach, che è il noumeno della Luce, del Suono, dell'Aether; similmente, nella Cabala, Luce-Suono-Numero sono i tre fattori della creazione.

SVAYAMBHUVA

 
(San.) - Il quattordicesimo Manu, l'ultimo dello attuale Giorno di Brahma; collettivamente è la sintesi dei 13 Manu che lo precedono. Nasce da Svayambhu-Narayana, l'Auto-esistente, e può essere considerato identico ad Adam Kadmon dei Cabalisti o all'Uomo androgino del Genesi. Egli è Brahma, il Logos che si separa in due per dar luogo a Viraj e Vach, il maschile ed il femminile. Nel suo senso più mistico, l'unione di Svayambhuva con la figlia Vach-Shata-Rupa (che è poi una delle sue metà), rappresenta la prima evemerizzazione del principio duale; seguirà Vaivasvata ed Ila, e poi altre ancora. Da Svayambhuva nasce Manu, la prima razza umana, evoluta con l'aiuto dei Dhyan Chohan, all'inizio della prima ronda. Egli è l'Automanifestato, il Figlio del Padre immanifesto, il Nato da sè, l'equivalente di ogni Monade cosmica, che diventa un centro di forza dal cui seno emerge una catena planetaria. La Terra fu popolata mentre Svayambhuva presiedeva al primo Manvantara, nel Kalpa del Varaha. Egli è il padre di Priyavrata, che ebbe dieci figli dei quali, tre divennero asceti e sette accettarono l'eredità (i sette continenti della Terra). Manu Svayambhuva è la sintesi dei Prajapati come Adam Kadmon è la sintesi dei Sephirot.

UMANITÀ

 
- Occultamente, e Cabalisticamente, l'intera umanità è simboleggiata da Manu in India; da Vajrasattva o Dorjesempa, il capo dei Sette Dhyani, nel Buddhismo Settentrionale; e da Adam Kadmon nella Cabala. Tutti questi rappresentano la totalità dell'umanità la cui origine è in questo prototipo androgino, e la cui fine è nell'Assoluto, oltre tutti questi simboli e miti di origine umana. L'Umanità è una grande Fratellanza in virtù dell'identità della materia di cui è fornita fisicamente e moralmente. Comunque, a meno che non diventi una Fratellanza anche intellettualmente, essa non è migliore di un qualche genere superiore di animali. Nella sua prima forma prototipica eterea, l'umanità è la discendenza degli Elohim della Vita, o Pitri; nel suo aspetto qualitativo e fisico, essa è la progenie diretta degli Antenati, i Dhyani inferiori o Spiriti della Terra. La sua natura morale, psichica e spirituale deriva da un gruppo di Esseri divini; la umanità è opera di Legioni di Spiriti diversi, dei quali, in un certo senso, ne è il veicolo. Inizialmente costituita da corpi eterei, poi via via materializzatisi fino ai giganti mostruosi della Terza e Quarta Razza, ha pagato il suo progresso fisico a spese dell'Uomo spirituale interiore; superato il punto mediano (al termine dell'arco discendente dell'evoluzione), il processo di materializzazione ha avuto termine, ed è iniziato l'arco luminoso della risalita, quello sul quale l'umanità lascerà via via la sua componente fisica per riacquistare quella spirituale. L'umanità, come tutto ciò che appartiene al nostro universo, nasce, si sviluppa, invecchia e muore. Essa è legata indissolubilmente alle Stelle attraverso le Intelligenze che governano il tutto. L'umanità è figlia del Destino ciclico: razza dopo razza, compirà il pellegrinaggio ciclico che le è stato assegnato; nessuno può sfuggire alla propria missione inconscia, neanche la Natura. L'umanità, sia collettivamente che individualmente, assieme alla Natura manifestata, costituisce il veicolo del Respiro Unico universale e quello dei tanti Respiri che da esso derivano. Tutta l'umanità è nata da una stessa Essenza differenziata su sette piani, che si differiscono in grado, non in qualità. La differenza fisica originaria, accentuata dalle condizioni geografiche, ha dato origine alle differenze di colore, di statura, di lineamenti, ecc., oggi impropriamente usati dal razzismo per scopi discriminatori. È ragionevole pensare che, essendo la Terra cambiata diecine di volte, essa abbia ospitato ogni volta un tipo di umanità particolare, adatta alle condizioni atmosferiche e climatiche del momento.

VACH

 
(San.) - Letteralmente sta a significare la parola, ma definire Vach semplicemente "parola" è mancanza di chiarezza; vach è la Forza Creativa soggettiva che emana dalla Divinità Creatrice e diventa concreta espressione della ideazione; essa è la Parola, il Logos, il Verbo. In senso estensivo può essere accettata come l'organo della parola, l'essenza dell'uomo. Gli elementi sottili del Tejas, assorbiti dall'uomo, diventano "parola-pensiero", l'equivalente del nitrito del cavallo sacrificale. Con essa si accoppia Mitryu-fame, per generare quanto esiste; essa è il Suono, il Brahman, che illumina con la sua Luce il Purusha. Vach è il "dhenu" del cui latte vivono gli Dei, gli Uomini ed i Mani, è il fondamento della mente umana. Vach è la personificazione mistica della parola, e il Logos femminile, essendo uno con Brahma, che la creò da una metà del suo corpo, che egli divise in due porzioni; ella è anche una con Viraj (chiamata la Viraj "femmina") che fu creata in lei da Brahma. In un senso Vach è la "parola", tramite la quale la conoscenza fu insegnata all'uomo; in un altro senso ella è la "mistica parola segreta" che discende sui Rishi primordiali ed entra in essi, come le "lingue di fuoco" che, si dice, si siano "fermate" sugli Apostoli. Per cui, essa è chiamata il "creatore femmina", la "madre dei Veda, etc... Esotericamente, essa è la Forza Creatrice soggettiva che, emanando dalla Divinità Creatrice (l'Universo soggettivo, la sua "privazione" o ideazione) diventa il "mondo della parola" manifestato, cioè l'espressione concreta dell'ideazione, da cui la "Parola" o Logos. Vach è l'Adamo "maschio femmina" del primo capitolo della Genesi ed è quindi chiamata "Vach-Viraj" dai saggi. (Vedi Atharva Veda). Essa è anche "la celestiale Saraswati prodotta dai cieli", una "voce derivata da Brahma senza parola" (Mahabharata); la dea della saggezza e dell'eloquenza. È chiamata Sata-Rupa, la dea dalle "cento forme". Vach, come parte femminile di Brahma, è la dea delle forze attive della Natura, da cui sorge, prima ancora del latte, l'acqua, il principio femminile; è il potere magico del suono occulto della Natura e fa uscire dal Caos i Sette Elementi. Essa equivale alla egizia Iside, alla cinese Kwan-Yin, ecc. Aditi-Vach è il Logos, o Verbo, femminile, ossia la Parola, Sephira. Si suddivide in quattro specie: Para, Pashyanti, Madhyama e Vaikhari; queste quattro forme di Vach corrispondono ai quattro Principi del grande Cosmo. E Vach può essere intesa, a livello cosmico, come la Musica delle Sfere di Pitagora. Prajapati-Vach è l'equivalente di Adam-Kadmon.

VISHNU

 
(San.) - La seconda persona della Trimurti (trinità) Indù, composta da Brahma, Vishnu e Shiva, la forza che sostiene l'Universo, e quindi il suo Preservatore. Dalla radice vish, "pervadere". Nel Rig-Veda, Vishnu non è un dio supremo, ma semplicemente una manifestazione dell'energia solare, che "percorre le sette regioni dell'Universo in "tre passi" e avvolge tutte le cose con la polvere (dei suoi raggi)". Quali che possano essere gli altri sei significati occulti di questa affermazione, ciò si riferisce alla stessa classe di tipi come i sette e i dieci Sefirot, come i sette e i tre orifizi dell'Adam Kadmon perfetto, come i sette "principi" e la triade superiore nell'uomo, etc. etc.. In seguito, questo tipo mistico diventa un grande dio, il preservatore e il rinnovatore "dalle migliaia di nomi - Sahasranama". Vishnu è uno dei due grande Dei della bhakti, colui che, per il suo rapporto originario con il sacrificio vedico, resta il più legato all'ortodossia. Fino ad oggi gli vengono attribuite nove apparizioni, sotto forme diverse, e si è in attesa della decima. La tradizione indù lo immagina immerso nel sonno, in un mare di latte, sopra un serpente dalla cinque teste; qualcuno afferma che le sue apparizioni siano state dieci e ne rimangono solo due prima che la manifestazione venga riassorbita. Nel Rig Veda, egli è armato del disco forgiato da Tvastar e con l'eccedenza della luce solare uccide numerosi demoni, accompagnando anche Indra nelle sue più pericolose imprese. Le Upanishad medie e tarde presentano Vishnu come Uomo Cosmico, simbolo immediato del Brahman. Dal suo culto sono nate numerose sette, caratterizzate dall'ardente devozione verso la sua persona; queste sette, di forte impronta gnostica, hanno dato luogo a scuole di pensiero e ad esegeti del pensiero vedantico. Esiste anche traccia di una forma avanzata di sincretismo fra il culto di Vishnu e quello di Shiva. Brahma-Vishnu è lo Spazio infinito nel quale i Rishi, gli Dei, i Manu e tutto ciò che esiste in questo universo sono semplici Potenze. Sotto l'aspetto della "pervasione", Vishnu è identico a Fohat. Nel Vishnu-Purana si dice che egli (causa della emancipazione finale, della creazione, dell'esistenza e della fine di questo mondo), sotto forma di energia attiva, non si leva nè tramonta, è contemporaneamente il settuplice Sole, ed è distinto da esso. Vishnu è il Soffio dell'Assoluto, lo Spirito di Dio che si muove sulle Acque del Caos, il Grande Abisso dello Spazio infinito. Egli è solo la causa ideale delle potenze da creare nel lavoro della creazione; da lui procedono le Potenze che debbono essere create, dopo che son diventate la causa reale. Nei Purana, Vishnu è il primo Logos (il Creatore ideale), mentre Brahma è il secondo Logos (il Creatore pratico): il primo è il manifestante dal quale nasce il secondo manifestato. Vishnu è il Divino, il Primo degli Esseri, la Divinità nello Spazio e nel Tempo, il Dio particolare di Vaishnava. Come Jehovah, Vishnu è il difensore ed il campione degli Dei sconfitti, operando contro i Demoni secondo il principio del fine che giusitifica i mezzi. Talvolta viene presentato come Hari, armato di scudo, disco e mazza, mentre come Mayamoha (forma illusoria) inganna o uccide i Daitya. Altra volta è Purusha che entra in Prakriti, lo Spirito che feconda la Materia, precedendo le figurazioni falliche della Bibbia. Nara bisessuato (Vishnu e Lakshmi) è rappresentato su una foglia di loto galleggiante sull'acqua, che risale in semicerchio e si riversa attraverso la svastika, la sorgente della generazione, il punto dal quale l'uomo discende. Vishnu, quando diventa il Sole, è il simbolo visibile della Divinità impersonale. Shesha-Ananta è il suo serpente dalle mille teste, che vive in Naraka, l'Inferno degli Indù. Ma Ananta-Shesha è una forma di Vishnu, è lo Spirito Santo della conservazione, un simbolo dell'Universo sul quale Vishnu dorme durante l'intervallo dei Giorni di Brahma (i Pralaya maggiori) e con le sue sette teste sostiene l'Universo. Brahma-Vishnu-Shiva sono le più potenti energie del Dio neutro Brahman. Nell'Era Krita (la Prima), Vishnu, sotto forma di Kapila ed altri istruttori ispirati, insegna la vera saggezza all'umanità. Nell'Era Treta (la Seconda), Vishnu, sotto forma di un monarca universale, reprime i cattivi e protegge i tre mondi (le tre razze). Nell'Era Dvipara (la Terza), Vishnu, nella persona di Vyasa, divide il Veda in molte parti e lo dona all'umanità. Nell'Era Kali (la Quarta), Vishnu, sotto forma del Serpente dalle molte teste (i quaranta famosi figli di Kashyapa), continua la sua opera filosofica a favore dell'umanità; l'insegnamento avviene attraverso gli Avatara. Per quanto riguarda i nostri tempi, Krishna è l'ultima incarnazione di Vishnu. L'Arca della Salvezza di Vaivasvata Manu, che salva l'Umanità ed i semi della Natura dal diluvio, è in realtà condotta da Vishnu sotto forma di un pesce mostruoso; ma l'Arca è la Saggezza, il Diluvio è il Caos, l'Acqua il principio femminile, Vishnu lo Spirito divino, datore e conservatore di Vita. La figura del Pesce lega in qualche modo Vishnu a Gesù. In India si dice: "La Saggezza giace nascosta sotto il riparo di colui che poggia sul Loto d'Oro (Padma) che galleggia sull'acqua". Il loto emerge dall'ombelico di Vishnu, e quindi, Vishnu è la Saggezza. L'ombelico di Vishnu è il punto centrale delle Acque dello Spazio Infinito dal quale emerge il Loto che sorregge Brahma, l'Universo. Nei Purana si dice che la dimora celeste di Vishnu è Shveta Dvipa, l'Isola Bianca. L'allegoria di Krishna, Sole (Vishnu) incarnato, Dio solare che uccide Div-Sefid, il Diavolo Bianco, può essere letta come il sole che scioglie le nevi. Il Chakra, o cerchio o disco, di Vishnu è il simbolo della circolazione, della rotazione, della periodicità, del ciclo del tempo. Vishnu usa quest'arma per lanciarla contro il nemico ed ucciderlo (il tempo uccide ogni cosa). Garuda, il Grande Ciclo, il Maha Kalpa, è coetaneo di Vishnu manifestato, perchè comincia con l'inizio del Giorno di Brahma (il risveglio di Vishnu) e finisce con l'inizio della Notte di Brahma (Vishnu che si addormenta su Shesha-Ananta). Vishnu è il Dio del Principio umido e dell'Acqua, e come tale ha per simbolo il triangolo equilatero rovesciato. E poiché egli ha dato l'Acqua (Nara), il suo nome è anche Narayana, ossia le Acque in movimento. Vishnu, come Narayana, è detto anche Idas Pati (Maestro delle Acque) e corrisponde al greco Nettuno, o Poseidone. Jehovah-Binah-Elohim è il capo e la sintesi degli Elohim, come Agni-Vishnu-Sole è la sintesi dei Sette Raggi, il capo o il fuoco, donde emanano sia il fisico che il metafisico. Manu, Rishi Indra, i Re divini, sono solo il Potere di Vishnu, che penetra ed attiva la Materia; da qui il nome del Dio, come energia che pervade l'Universo. Vishnu è TUTTO, ciò che è e ciò che non è, non è sostanza ma causa della sostanza, non è ciò che vediamo ma ciò in cui si trova ciò che vediamo: lo Spazio. I suoi Tre Passi sono i tre Rajamsi, ossia i tre movimenti occulti dei quali il più alto, in salita, viene compiuto verso il mondo più alto, il cielo. Vishnu rappresenta la manifestazione verso il basso di Mahat, l'Intelligenza Universale.

PRAJAPATI (San.)

 
Letteralmente i "Signori della Progenie" ovvero I Progenitori, attributo che si applica a Brahma come signora della Creazione. Essi sono i datori di vita a tutto ciò che è su questa Terra; i sette e poi dieci e corrispondono ai sette ed ai dieci Sefiroti Cabalistici, ai Mazdeani Amshaspend, agli Elohim dell'ebraismo, ai Sette Spiriti della Presenza dei Cabalisti, ai Figli del Fuoco, ai Sette Arcangeli Cristiani, ai Figli di Ildabaoth degli Gnostici, ecc. Brahma, il creatore, è chiamato Prajapati, come sintesi dei Signori dell'Esistenza. Questo Dio progenitore del Brahmanesimo, considerato il padre degli Dei, dei Demoni e dell'Umanità, oltre che manifestazione dell'Unità e dell'Infinito, divenne poi la personificazione del sacerdozio. Nei Veda è il Signore (pati) delle Creature (praja), e simboleggia il potere creatore e rivelatore, insito in ogni elemento della realtà; è uno dei dieci creatori secondari, a loro volta creati da Brahma. È un epiteto di Vishvakarman, l'architetto degli Dei. Nelle Upanishad, le sue funzioni riflettono concezioni metafisico-teologali, più che strettamente mistico-religiose. Egli trascende la funzione luminosa dei Deva, come quella magica degli Asura, essendo il padre di entrambi. Egli "cova" i mondi, dai quali nascono i tre Veda, "cova" i tre Veda dai quali nascono bhur-bhuva-svar; da questa giaculatoria, con lo stesso processo, nasce il pranava OM. Prajapati esprime in generale il potere germinante del cosmo il suo provvido disegno e la totalità del creato; esso è anche l'anno solare diviso in sedici parti, ecc. I Prajapati sono Esseri divini, finiti, Vite manifestate che compiono la rivelazione, e diventano Dei per gli uomini. Secondo i Veda, infatti, la Creazione non è opera di Brahma, ma dei Prajapati, o Rishi, che sono i Signori dell'Essere. Questi corrispondono ai Sephiroti dell'Albero della Vita e, come tali, sono dieci; ma diventano sette quando la Trimurti, corrispondente alla Triade superiore cabalista, si separa dal resto. In quel momento i Prajapati, o Rishi, diventano i Costruttori, o Creatori, come avviene per i Sephiroti che, a loro volta, diventano Creatori, Patriarchi, ecc. Il fenomeno ha inizio con Brahma che emerge dall'Uovo del Mondo, al termine dell'incubazione divina, uovo che era stato fecondato dall'Autoesistente, Narayana, o Svayambhuva. A questo punto l'Androgino si sdoppia (Brahma-Viraj e Aditi-Vach), emanando i Prajapati; tutti insieme, poi, formano l'Uomo Archetipo, il Protologos. Successivamente, nel loro aspetto secondario, i Prajapati diventano i Poteri Cosmici ed i corpi astronomici e siderali. Riassumendo, quindi, la cosmogonia ha inizio nel modo seguente: HIRANYAGARBHA -------> Uovo d'Oro, Circolo nel Cielo PARABRAHMAN -------> L'area esterna al Cerchio LOGOS -------> Brahma, il Punto nel Cerchio PRAJAPATI -------> Creatori, Costruttori GERARCHIE Varie -------> Funzioni successive discendenti Parabrahman, essendo esterno al cerchio della manifestazione, è inaccessibile. Attraverso Mulaprakriti (la superficie interna al cerchio), esso lancia il Raggio di Luce, il Logos, che diventa il Progenitore del futuro universo, nel quale si espande. Dapprima esso si divide in due : Brahma-Viraj (il maschio, Adamo) e Brahma-Vach (la femmina, Eva). Si forma la Triade superiore (Agni, Vayu e Surya), dalla quale discende immediatamente il Settenario inferiore. Esotericamente, Brahma manifestato come Prajapati, ha dodici corpi o attributi: 1) Fuoco 2) Sole 3) Luna 4) Esseri viventi 5) Vayan 6) Shiva (morte) 7) Terra 8) Cielo 9) Agni 10) Aditya 11) Mente 12) Grande Cielo infinito La base del modello creativo, in tutte le cosmogonie, è il 10, che si può scomporre in 3+7, ed il sette a sua volta in 6+1, dove l'1 è la sintesi del 6. La sequenza è quella di Pitagora, 1+2+3+4, ovvero la Tetractis. E non si deve dimenticare che 7 è 3+4, ovvero la forma primordiale della Croce (il cubo dispiegato). I Prajapati sono anche Anupadaka, cioè "senza genitori", dal momento che sono nati dalla mente di Brahma; exotericamente essi sono conosciuti sotto diversi nomi: Marichi, Atri, Angiras, Pulastya, Pulaha, Kratu, Vasishta (o Daksha). Brahma è la sintesi dei Prajapati, come Adamo Kadmon è la sintesi dei Sephiroti; ma anche i Titani, i Cabiri, ed altri Esseri simili, sono considerati i grandi antenati della razza umana; anch'essi sono sette, come i Manu, i Noachidi e quanti altri furono creati con lo scopo di fornire la terra di abitanti. Sette erano anche gli Incas (progenitori), gli Aleti, le immagini di Yao, i Raggi del Battello Solare. Quanti volessero seguire il dettaglio del racconto della creazione fatto da H.P.B. leggano, nell'edizione italiana, il volume VI, pag. 218, nota 40 ed il volume V, pag. 18, nota 20. Nelle loro forme inferiori, i Prajapati non sono Dei o Esseri soprannaturali, ma Spiriti progrediti di un altro pianeta inferiore, rinati su questo pianeta, dando origine alla presente Ronda dell'attuale Umanità. Si tenga presente che nella catena settenaria si ripresentano Nomi ed Entità che non sono sempre gli stessi, ma Gerarchie inferiori man mani che si discende sullo Arco Oscuro, quello di sinistra. Ci sono sette Rishi in ogni Razza Madre e quattordici Manu in ogni Ronda: se a tutti diamo il nome di Prajapati, quali discendenti dai primi Progenitori, ne scaturisce la confusione che ha disorientato tanti orientalisti. Brahma Prajapati è il Tetragrammaton, il Quaternario manifestato, il Microprosopo cabalistico, che diventa quadruplo per assumere quattro forme e dar luogo a quattro tipi di creature superne. Ma dal corpo di Brahma scaturiscono poi infinite creature, come del resto dal corpo del Microprosopo cabalistico.

KUMARA (San.)

 
Un adolescente vergine, un giovane celibe. I primi Kumara erano i sette figli di Brahma, nati dalle membra del dio durante la cosiddetta nona creazione. Si afferma che quel nome fu ad essi dato in seguito al loro formale rifiuto di "procreare la propria specie", per cui , come vuole la leggenda, "restarono Yogi". Ma non è tutto così semplice, essendo i Kumara una delle figure più occulte, complesse, velate, di tutta la filosofia indù. Innanzitutto il nome. Qualcuno vuole che derivi da Kama (amore), uno dei primi Dei indù, l'equivalente del Logos, essendo nati per suo merito da Brahma. Altri, più letteralmente, lo fanno derivare da ku, difficile, e mara, mortale, ovvero "mortali con difficoltà", con evidente allusione alla più alta monade umana (uomo lunare). Poi il loro numero : quattro, sette, dieci, dodici. I Quattro sono : Sanaka, Sananda(na), Sanata(na), Sanat Kumara. Quando diventano i Sette Saggi Mistici, Divinità solari, ai Quattro si aggiungono Panchashikta, Kapila (Jata) e Ribhu (Vodhu o Borhu). Il loro misterioso capo, Kumara anche lui, è Karttikeya, il Capo delle Legioni Celesti, il Dio della guerra, equivalente del cristiano Michele. Ma allora i Kumara sono otto; potrebbero ridiventare sette se si tien conto del fatto che Kapila non dovrebbe essere un Kumara, ma il nome generico dei Kumara, o forse il capo dei Kumara segreti (che sono tre, e sommati ai sette in qualche modo palesati, portano i nostri vergini a dieci !). Anche la loro descrizione è tanto complicata da far pensare che si sia cercato in tutti i modi di sviare l'attenzione del ricercatore. I Kumara sono Dhyani, derivati immediatamente dal Principio Supremo, che ricompaiono nel periodo del Vaivasvata Manu, per il progresso dell'umanità. I primi quattro sono i Figli di Brahma, nati dalla sua mente, e sono exoterici. Gli altri tre sono segreti, esoterici, ma non si sà se precedono o seguono i quattro citati. La suddivisione tre-quattro-tre riporta inevitabilmente alla figura cabalistica dell'Albero dei Sephiroti, ma forse l'accostamento è troppo ardito. Essi sono degli adolescenti, puri ed innocenti, e tali sono rimasti per sempre. Nello Shaiva Purana vengono detti Yogi, senza desiderio e senza passione, ispirati da santa saggezza. D'altra parte, inizialmente si rifiutarono di creare e solo più tardi furono costretti a completare l'uomo divino, incarnandosi. E qui corre obbligo di paragonarli agli Angeli Ribelli dei cristiani, cui appartengono Michele e Gabriele, che si rifiutarono di creare l'uomo senza senno. Ci sembra che da tutto questo emerga un certo contrasto, ma tant'è! Poiché si dice abbiano contribuito a lavorare sugli uomini per farne esseri intellettuali, spiritualmente autocoscienti, qualcuno ha tentato un parallelo fra i Kumara exoterici, le divinità di Samotracia, ed i Cabiri Greci : Sanat Kumara = Axiero (il più vecchio) = Demetra Sananda = Axiocersa (femmina) = Persefone Sanaka = Axiocerso (il più giovane) = Pluto (o Ade) Sanata = Casmiol (il figlio) = Ermes (Cadmilo, Kasmiles, Kadmoa) Ma si possono fare paralleli anche con Dioscuri, Coribanti, Anacti, ecc. La creazione Kumara è la nona di Brahma, dalla quale essi emergono con gli Asura, i Rudra, i Pitri, come Forze e Fuochi correlativi. Essi nascono in tutte le epoche, ovvero si reincarnano ad ogni Manvantara. Sembra quasi un'operazione di filogenesi della creazione. Come tutti i Rudra, cui i Kumara appartengono, essi sono i più alti Deva in relazione all'intelletto. Sono quei Deva che, avendo acquisito con l'autosviluppo la natura quintupla, sono divenuti indipendenti dai puri Arupa Deva. E dai Kumara, o da un loro aspetto, o da un loro sviluppo, derivano i Marut. Ma ai Kumara si fa allusione anche come Razze umane; ed allora i primi quattro sono exoterici (già andati), il quinto è in atto (la nostra razza), gli altri due sono da venire e, quindi sono segreti, o esoterici. Il cambiar di colore dei Kumara alluderebbe al diverso colore degli esseri appartenenti alle varie Razze Radice. E non è finita. Secondo una certa versione, all'epoca della Lemuria, i Nati dall'Uovo erano i sette Dhyan Chohan (Agnishvatta Kumara) che si incarnarono nel Sette Eletti della Terza Razza. E sono anche in rapporto con i segni dello Zodiaco, in particolare esiste una relazione mistica con Makara. Ancora un collegamento strano, quello con Narada che, mentre rifiutava di procreare, conduceva gli uomini ad essere Dei (si allude al peccato originale ?). Nei Purana, i Kumara vengono continuamente confusi, sia sul piano astronomico che su quello fisiologico e mistico, con numerosi personaggi ed eventi. A questo punto non rimane che chiedersi : chi sono i Kumara ?
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