Glossario
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ZEROANA AKERNE
(Pahl.) - O Zervana Akarna. Come tradotto dal Vendidad, letteralmente "Senza limiti", o "Tempo senza limiti", o "Durata in Cerchio". Misticamente, Il Principio Uno in Natura, senza Inizio nè Fine; il Sat del Vedanta ed esotericamente, lo Spazio Universale Astratto, sinonimo della Divinità Inconoscibile. È l'Ain-Soph dei Cabalisti ripreso dagli Zoroastriani, da cui si irradia Ahura-Mazda, l'eterna Luce o Logos, dal quale, a sua volta, emana ogni cosa che abbia vita, esistenza e forma. È il Pensiero Divino, che è Luce e Vita, da cui nascono sia Ahura Mazda che Arimane; questo pensiero emana una luce radiante che è il Sole universale, Ormadz.
ZERVAMITI
(Iran) - Nome con il quale venivano designati gli appartenenti ad una sette persiana, la quale riteneva che il male fosse nato da un dubbio sulla bontà degli uomini, sorto nello Spirito dell'Essere supremo, principio e fine del mondo, signore universale della luce.
ZERVANISMO
(Iran) - O Zurvanismo, è un termine che designa una scuola teologica del mazdeismo. Essa tentava di conciliare in una soluzione di carattere filosofico-teologico, il dualismo fondamentale fra lo spirito del bene (Ahura Mazda) e quello del male (Angra Mainyu, o Arimane). Entrambi venivano considerati come fratelli gemelli, figli di Zurvan (il Tempo), ed a ciascuno veniva assegnato il proprio compito. Anticipando il Manicheismo, esso trasponeva su un piano metafisico e cosmogonico la distinzione fra bene e male che il mazdeismo, invece, identificava con spirito e materia.
ZETETICA
(Fil.) - Atteggiamento filosofico dello scetticismo antico che veniva chiamato così perchè era caratterizzato da un incessante spirito di ricerca e di dubbio. Zetetico, infatti, significa essere volto alla ricerca della verità.
ZEUS
(Gr.) - Divinità suprema della religione greca, deriva il suo nome dal Dieus indoeuropeo, legato alla nozione di "luce". Assomiglia al vedico Dyaus ed al latino Juppiter (dove ter deriva da Tyr). Figlio di Crono e di Rea, per evitare che fosse ucciso dal padre, la madre lo nascose a Creta, sul Monte Ida, dove fu nutrito dalla ninfa Adrastea e dal latte della capra Amaltea. Il suo pianto veniva coperto dai canti dei Cureti. A Roma, Zeus divenne Giove. Identificabile con il Varuna indù ed il Vodan scandinavo, non si presta ad una coincidenza perfetta. Adunatore di nembi e di tempeste, padrone della folgore e della pioggia, a lui era consacrata la quercia. È onnisciente e punisce avvalendosi dei fenomeni meteorologici; la sua mantica che si manifestava nello oracolo di Dodona, si rivelava attraverso lo stormire delle querce. Venerato sulle vette dei monti più alti, vittorioso sui Titani e sui Giganti, conquistò la sua posizione detronizzando il padre Crono(o Saturno). Limite dei suoi poteri è la ferrea legge del fato, ed egli è custode supremo dell'ordine, garante dell'armonia del mondo, re di ogni cosa e giudice. Protettore dei re, delle città e dei regimi, sorveglia le adunanze popolari, i giuramenti e gli impegni assunti, la libertà nazionale. Patrono della famiglia e del matrimonio, è purificatore di colpe e delitti. Come padre universale, si unisce a Dee e donne mortali per dare i natali ad una inesauribile progenie di Dei e di eroi. Zeus-zen è l'Aether, perciò Jupiter era chiamato Pater Aether da alcuni popoli Latini. Come aspetto uranico, è l'Essere supremo del Cielo, che dà vita a tutte le cose. Negli inni orfici veniva talvolta presentato come maschio-femmina (una figura maschile con le mammelle). Nel Convito di Platone, Aristofane, alludendo alla separazione dei sessi, dice: "Zeus li divise in due ed Apollo ne richiuse la pelle". L'episodio è presente anche nella Bibbia, dove si dice che "Jeohvah faceva lunghe vesti di pelle per Adamo ed Eva". Secondo Esiodo, Zeus creò la razza umana sui frassini (chiara influenza scandinava). Contro Zeus si ribellò Prometeo sia per salvare la razza umana, sia per dotarla del fuoco (della mente). Zeus lo premiò facendolo legare alle montagne del Caucaso, dove un'aquila gli rodeva il fegato durante il giorno (che poi ricresceva durante la notte). In questa vicenda, Zeus rappresenta la Legione dei Progenitori primordiali, dei Pitri, i Padri che crearono l'uomo senza sensi e senza mente. Nell'Acropoli di Argo, una statua colossale, con tre occhi, rappresenta Zeus Triopis. Il terzo occhio si trovava sopra i due normali, quasi a formare un triangolo. Nei Misteri Sabasii, Zeus assume la forma di un serpente e con Demetra genera Dioniso, il Bacco solare. Da sottolineare, poi, che per i Greci esisteva uno Zeus divinità astratta ed uno Zeus Olimpico, divinità gelosa, vendicativa e collerica, molto simile allo Jahveh biblico. Eis Zeus Sarapi era equivalente ad Abraxas Jao. Se la Z è un doppio 7, ed è l'iniziale del verbo "zao" che significa "io vivo", ne deriva che il nome Zeus ha il significato di "Padre di tutto ciò che vive". Esotericamente, Zeus è la Divinità principale della Quarta Razza Radice.
ZI
(Acc.) - Nella religione degli Accadiani, con questo nome si designava lo Spirito presente in ogni oggetto ed in ogni potere della Natura.
ZICU
(Acc.) - Materia primordiale, da Zi, sostanza spirito, Zikum e Zigarum.
ZIGGURAT
(Sum.) - Ed anche Ziqqurat, con derivazione dal termine "zaqaru" che significa "alto". Era il nome delle Torri templari mesopotamiche, di origine sumerica, costruite a terrazze (da tre ad otto; sette nel periodo neo-assiro, probabilmente con riferimento ai pianeti ed alle loro divinità), con un sacello alla sommità ed una gradinata di accesso esterna. I Sumeri, con queste torri, ritenevano di comunicare con le divinità attraverso una simbolica montagna levata verso l'alto. Si pensa possano essere servite anche come osservatori astronomici. La più famosa è la E-temen-an-kj (Casa del Fondamento del Cielo e della Terra) di Babilonia, alta quasi cento metri. Sono strutture erette in consonanza con il simbolismo cosmico. Questa architettura sacra si legava al concetto di "centro" ed "asse", in un certo simile al concetto di Meru, Olimpo, ecc. A queste torri è certamente legata la tradizione biblica della Torre di Babele.
ZINDIQ
(Ara.) - I musulmani adoperavano questo termine per indicare un eretico o un manicheo. Forse deriva dal persiano zan-dik, che quel popolo riferiva proprio al manicheismo, ma in senso positivo: interprete innovatore e, quindi, eterodosso rispetto al testo sacro.
ZINGARI
(Etn.) - Definizione comune: "gente vagabonda, che non ha voglia di lavorare, vive in tende ed in baracche, va in giro a fare stregonerie ed a rubare". Potenza del pregiudizio e profondo bisogno di discriminazione: la barbarie del mondo moderno. Gli Zingari sono forse il popolo più vecchio del nostro mondo e sarebbe molto più interessante studiarli che disprezzarli. Questo gruppo etnico migrante nasce in India in tempi remotissimi, attraversa la Persia, poi l'Asia meridionale e penetra in Europa. Sorvoliamo sulle date: nessuno le conosce esattamente. Successivamente si portano in Egitto ed in Africa mediterranea. Il loro nome originario era Atsigan, trasformato dai Greci in Atsigganoi, dai Francesi in Tsiganes, dai Tedeschi in Zigeuner, dagli Spagnoli in Gitanos, dagli Inglesi in Gispsies, e via di seguito. Loro si chiamano Rom, o Manush, che significa semplicemente "Uomo". Le loro caratteristiche somatiche sono il segno più evidente della loro origine, il loro vestiario ed il loro folklore è il retaggio di antichissime tradizioni, le loro capacità manuali sono straordinarie e sanno fare cose stupende. Nomadi e riservati, destano diffidenza, ed allora ecco le superstizioni sul loro conto, inevitabilmente seguite dalla condanna. La struttura della società zingaresca è matriarcale: l'uomo si aggrega alla famiglia della sposa che è proprietaria di tutte le strutture di cui il clan gode (carro, tenda, arredi, attrezzi, ecc.); alla donna appartengono sia il patrimonio che i figli nati dall'unione. La Madre è la più vecchia della stirpe ed ha grande ascendente e potere. I capi vengono eletti. La lingua degli zingari è la "Romani cib", un dialetto indù nord occidentale, con influssi armeni ed arabo-persiani. Negli zingari europei si notano inflessioni di greco e rumeno, oltre a quelle dei paesi dove stanziano preferibilmente. La loro lingua si divide in tre gruppi dialettali: armeno, microasiatico ed europeo. La loro musica è armoniosa e varia, basata soprattutto sul violino e sullo zimbalon, ed ha trovato un luogo eletto per esprimersi, almeno in Europa, in terra magiara. Essa ha una sorprendente gamma di effetti virtuosistici ed espressivi, con molti tratti di improvvisazione. La scala musicale è diversa da quella consueta, talvolta è esagonica, e la loro musica ha attirato compositori di grande valore: Listz, Brahms, Bartok, Kodaly, ecc.