Glossario
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VEDANGA
(San.) - Letteralmente significa "membro dei Veda", ed è un nome sanscrito che indica un complesso di opere ausiliarie ai Veda, destinate a conservarne come membra il corpo. Scritte nello stile aforistico dei sutra, trattano di rituale, fonetica, metrica, grammatica, etnologia, ecc.
VEDANTA
(San.) - Letteralmente, il termine significa "fine della conoscenza", ed indica una delle sei Darsana, o sistemi filosofici. Quale fondatore della moderna scuola del Vedanta è considerato Shankaracharya. Il Vedanta, per certi aspetti, rappresenta la fine dei Veda, l'opera in cui si spiegano le Upanishad, che si trovano alla fine dei Veda, e ne rappresentano il compimento spirituale. I libri del Vedanta (ultima parola della conoscenza umana) svelano solo l'aspetto metafisico della Cosmogonia mondiale. Il sistema filosofico che si ispira a questi libri, trae dai testi sacri concezioni molto diverse, con le più svariate interpretazioni. Alcuni considerano il Vedanta come la vera e propria filosofia dell'Induismo, e del resto esso è molto diffuso in India. Questo sistema, riallacciandosi al contenuto delle Upanishad, elabora con trattazione organica e metodo filosofico la dottrina monistica dell'UNO TUTTO e della non-dualità (advaita), per cui ogni concetto di pluralità insito nel mondo fenomenico è concetto fallace, fondato sull'illusione. Questo sistema mistico di filosofia si è sviluppato dagli sforzi di generazioni di saggi per interpretare il senso nascosto delle Upanishad. Nello Shad-Darshana (sei scuole o sistemi di dimostrazione) è chiamato Uttara Mimansa, attribuito a Vyasa, il compilatore dei Veda, che è così indicato come il fondatore dei Vedanta. Gli Indù ortodossi chiamano il Vedanta - termine che letteralmente significa la "fine di tutta la conoscenza (Vedica)" - Brahma-jnana, cioè conoscenza pura e spirituale di Brahma. Anche se accettiamo le date recenti assegnate alle varie Scuole e ai trattati Sanscriti dai nostri Orientalisti, il Vedanta deve risalire a 3.300 anni fa, poiché si dice che Vyasa sia vissuto 1400 anni prima di Cristo. Se, come ritiene Elphinstone nella sua Storia dell'India, i Brahmana sono il Talmud degli Indù, e i Veda i libri Mosaici, allora il Vedanta può essere chiamato con certezza la Kabalah dell'India. Ma quanto enormemente più grande! Sankaracharya, che fu il divulgatore del sistema Vedantico e il fondatore della filosofia Adwaita, qualche volta è chiamato il fondatore delle moderne scuole del Vedanta. Il Vedanta, che riduce in concetti l'insegnamento delle Upanishad sull'Assoluto e la liberazione, si suddivide in numerose scuole: kevala-advaita (semplice non-dualismo), visishta-advaita (non-dualismo qualificato), dvaita-dvaita (dualismo e non-dualismo), dvaita (dualismo), suddha-advaita (non-dualismo puro). Esso, come "Fine dei Veda", si fonda sulle esperienze esposte dagli Aranyaka e dalle Upanishad; partendo dal presupposto dell'identità atman-brahman, esso deduce in varia guisa il mondo della manifestazione da questa identità, o meglio, dalla sua proiezione nello Spirito Universale, deduce il Purusha. Tale sistema, che ebbe una fase fortemente colorita di Sankhya, assume fra l'Assoluto spirituale ed il mondo pereunte manifesto, un insieme di ipostasi del Purusha, quali il Grande Spirito, o l'Inesplicato, possibilità principale della manifestazione in generale; da questo ricava la Psiche che, come colonna di luce, connette il mondo dello spirito con l'esperienza pensante dell'uomo. Il Vedanta, che in un secondo momento assunse una forte impronta gnostico-settaria, conobbe con Shankara un forte sviluppo della teoria della Maya, concepita quale "illusione cosmica", che fa sussumere come reale un mondo effimero e mutevole da essa stessa creato, quale "Velo" alla Suprema Realtà, immutabile ed ineffabile.
VEDAVYASA
(San.) - Altro nome di Vishnu che nell'era Dvapara nella persona di Vedavyasa, divide l'unico Veda in quattro e lo distribuisce in centinaia di branche.
VEDDHA
(Sing.) - Il nome di una razza selvaggia di uomini che vivono nella foresta di Ceylon. È molto difficile trovarli. Veddha è anche il nome di un popolo dell'isola di Ceylon, uno dei più rozzi di tutta l'Asia; vive nella giungla, pratica la caccia, si nutre di miele e di radici, abita in grotte o piccole capanne. Come animale domestico hanno il cane. Sono monogami e mantengono la donna in una buona posizione sociale; si suddividono in clan con successione matrilineare. La loro religione si basa sul culto dei defunti, con accenni ad un vago animismo. Figura centrale è lo sciamano; accanto agli spiriti, oggetto di culto è Kande Yaka, lo spirito del cacciatore, che si collega ad un altro spirito, ad esso superiore, chiamato Bilindi Yaka. Esiste anche un Signore degli animali. Tutte queste divinità partecipano alle cerimonie per i defunti, proteggono la caccia e ricevono offerte sacrificali.
VEDHA
(San.) - I Figli di Brahma, la sua prima Progenie.
VEDI
(San.) - Termine sanscrito che significa "altare" e sta a designare l'ara per il sacrificio vedico, situata fra i fuochi ahavaniya e garhapatya. È costituita da un rettangolo dai quattro lati leggermente concavi, scavato nel centro per circa tre pollici, sul quale si collocano le offerte. Talvolta il Vedi è assimilato al ventre della donna (yoni, bhaga), considerando lo accoppiamento sessuale come un sacrificio cosmico.
VEDICA religione
(Ind.) - La più antica religione degli Indù, che prende il nome dai Veda e si presenta come un politeismo complesso. Non si può parlare di "naturismo", anche se molte divinità sono legate a fenomeni naturali. Il pantheon si articola su tre livelli funzionali, rappresentati dalla sovranità, dalla forza e dalla ricchezza. Al primo livello appartengono Mitra e Varuna, al secondo Indra, al terzo i due Ashvin. Mitra e Varuna sono custodi del regolare ritmo del cosmo, dell'operare dell'uomo nel cosmo e nei confronti degli Dei (riti). L'ordine del mondo è difeso dal secondo livello, con la forza del combattimento, da Indra, per molti aspetti simile allo scandinavo Thor. Al livello della produzione dei beni si trovano numerose divinità, legate alle diverse attività. Al centro del culto vi è Agni, il fuoco sacrificale, e Soma, la bevanda sacra. Il culto non era mai pubblico; esso veniva eseguito su commissione a favore di un privato, che ne doveva sostenere le spese. Esistevano anche cerimonie domestiche, eseguite dal capo famiglia. Tutta la religione vedica è incentrata sul sacrificio, sia incruento che cruento (sacrifici umani). Eseguito e tramandato dalla casta sacerdotale, patrocinato dalla casta dei guerrieri, il rituale vedico perse via via gran parte della sua importanza, man mano che le esegesi liturgiche assumevano valore simbolico e la casta dei brahmani veniva contestata per il suo predominio. La mitologia vedica presenta non poche somiglianze con quella aria ed indoeuropea; sono evidenti le somiglianze fra Zeus-Jupiter e Dyauspitar, tra Marte ed i Marut, tra Pan e Pusan, ecc. La tradizione indù suddivide gli Dei vedici in Dei del Cielo, Dei dell'atmosfera e Dei della Terra, strutturando una rigida gerarchia. Vruna è il sovrano, con a fianco Mitra che garantisce l'armonia del cosmo e della vita. Indra, dio della folgore e signore degli Dei, accompagnato dai Marut, difende gli Dei ed assicura trionfi agli Arii. Famosi anche Surya (Sole) e Usas (Aurora) ed anche Agni, dio del sacrificio rituale.
VEDIOVE
(Lat.) - Antico dio romano, presente solo in età repubblicana. Raffigurato sotto le sembianze di Apollo, con frecce e capra, veniva collegato con Giove, talvolta fanciullo, talaltra infernale e malefico. In Roma aveva due templi. Qualcuno afferma trattasi di divinità degli inferi, forse di origine etrusca.
VEGGENTE
(Occ.) - Uno che è chiaroveggente; che può vedere cose visibili e invisibili - per gli altri - a qualsiasi distanza e momento, con la sua vista o percezioni interiori, o spirituali. In Grecia, Apollo era il dio dei veggenti, in India è Shiva il protettore di questi poteri occulti.
VEICOLO DI VITA
(Mist.) - L'Uomo "Settenario" fra i Pitagorici, il "numero sette" tra i profani. I primi "lo spiegavano dicendo che il corpo umano consiste di quattro elementi principali (principii), e che l'anima è tripla (la triade superiore)". (Vedi Iside Svelata, vol.II, p.418, N.Y,1877). È stato spesso sottolineato che nelle prime opere dei Teosofi, non era menzionata nessuna divisione settenaria dell'uomo. La citazione di cui sopra è una garanzia sufficiente a dimostrare che, pur con ogni precauzione, l'argomento fu trattato più di una volta, e non si tratta di una teoria immaginata oggi, nè di un'invenzione.