Glossario
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ARGO
(Gr.) - Figura mitologica Greca molto discussa e di difficile individuazione. Generalmente con questo nome ci si riferisce al figlio di Arestore, o di Agenore o di chissà che, che aveva un occhio, o quattro, o cento, o addirittura tutto il corpo coperto di occhi. Quando riposava, metà occhi erano chiusi, gli altri vegliavano. Giunone lo mise a guardia di Io, che Zeus aveva mutato in giovenca. Mercurio lo addormentò al suono del flauto e lo uccise. Giunone ne raccolse gli occhi e con essi adornò la coda del pavone. Per alcuni Io è la Luna, Argo la notte stellata, Mercurio il crepuscolo del mattino che uccide la notte. Per altri, Argo è il Sole, Mercurio è il vento che portando le nubi oscura il Sole. Nella cosmogonia Indù è il Sorvegliante della Terra ed anche Arghyavarsa, la Terra delle Libagioni dei vecchi Ierofanti, la regione dalla quale verrà il liberatore dell'umanità, lo Aryavarta degli antichi.
BHADRACALI
(Ind.) - Moglie o figlia di Shiva, spesso confusa con Bavani, o Bhavani. La leggenda racconta che sia nata da un occhio di Isvara, durante la sua lotta contro il gigante Darida. Fu lei, con uno stratagemma, ad uccidere Darida, ricevendo in cambio la collera del padre Isvara. Viaggiò poi, invisibile, con un vascello assieme a due ancelle, soggiornando in tal modo fra gli uomini. Sposò un mortale, ma rimase vergine. È rappresentata con otto facce, sedici mani nerissime, grandi occhi rotondi, denti somiglianti a zanne di cinghiale. A ciascuna orecchia è appeso un elefante, mentre molti serpenti sono avvinghiati al suo corpo. Ha una spada, un tridente, una sciabola, un giavellotto, una picca, una scimmia con la tskara, la ruota mistica.
CERVELLO
(Sc.) - Generalmente è sinonimo di encefalo. In anatomia, si indica con questo nome la parte anteriore dell'encefalo, costituita dagli emisferi cerebrali, la regione talamica e l'ipotalamo. È inteso come sede della facoltà intellettuale e razionale ed il termine viene spesso usato con il significato di intelletto, ragione, giudizio, discernimento. L'esoterismo insegna che una volta l'essere umano era dotato di tre occhi e che il terzo occhio è rientrato nella testa diventando la cosiddetta "ghiandola pineale", posta più o meno all'altezza della radice nasale. Questa ghiandola, essendo molto vicina al cervello, sede di un gran numero di centri di controllo dell'intero organismo, è influenzata dal cervello ed a sua volta è in grado di influenzarlo.
GHIANDOLA PINEALE
(Occ.) - Componente misterioso del corpo umano, una volta funzionante, oggi atrofizzato. Si dice che essa sia il Terzo Occhio, l'Occhio dei Deva, che con la graduale sparizione della spiritualità e l'aumento progressivo della materialità, cessò di funzionare. Cartesio vedeva nella ghiandola pineale la sede dell'anima. Gli occhi, oggi organi della vista, si svilupparono dopo il Terzo Occhio, che fu a lungo il solo occhio vedente. La ghiandola ebbe il suo più alto sviluppo in corrispondenza con il più basso sviluppo del corpo fisico umano.
MORTE
(Varie) - Figlia della Notte e del Tempo, sorella del Sonno, abitava gli antri eterni ed era la più implacabile di tutte le Divinità. Veniva rappresentata come una donna dalla figura gracile e macilenta, livida e triste,, gli occhi chiusi o rivolti a terra, armata di falce e di orologio a polvere. Altre volte è un Genio, triste ed immobile, che spegne in terra una fiaccola, oppure uno scheletro ammantato da un drappo nero, sparso di stelle, con le ali ed una falce in mano. Il carro della morte era trainato da quattro cavalli neri. Per gli antichi, l'avvoltoio era il simbolo della Natura e della Morte. Gli Iberi ponevano avvoltoi davanti alle sepolture, gli Ircani mettevano i cani. Anche la povera civetta è accomunata alla morte, solo perchè vaga di notte, ed il suo canto è ritenuto presagio di disgrazia. Le formiche simboleggiano la morte perchè abitano sottoterra, lì dove vengono sepolti i morti. Il gallo veniva sacrificato alla morte perchè era simbolo del risveglio alla vita eterna. Il gufo era considerato, come la civetta, segno di morte e di malaugurio. Fra gli alberi è il cipresso a simboleggiare la morte, non a caso i cimiteri e le vie che conducono ad essi sono spesso ricchi di questa vegetazione. Nella Bibbia, la framea è simbolo di morte, e lo sono anche la fiaccola spenta e lo scheletro. Il nero è il colore della morte. La morte è la cessazione delle funzioni vitali in un organismo vivente, o elemento costitutivo di esso. Nelle religioni antiche e nelle culture arcaiche e primitive, la morte era un fatto sociale, un avvenimento che determinava una crisi non solo nell'ambito familiare ma anche nella stirpe, nella discendenza, nel clan, nella tribù; per questo motivo, si reagiva ad essa con una serie di cerimonie e di rituali atti ad esorcizzarla. Si cercava di conoscere il motivo della morte per riprendere in mano il controllo della situazione, vendicarsi del fatto luttuoso, ricavare eventuali segnali divinatori. Ma la morte non è vista solo come fine dell'esistenza dello individuo; esso, in quanto passato nell'al di là, diventa potente, ed instaura un particolare rapporto con i sopravvissuti : quanto più questi lo onoreranno, tanto più egli sarà benevolo con loro. Da questo concetto nascono i riti di sepoltura, la cura dei cadaveri, il culto dei morti. E saranno poi gli spiriti dei morti ad aiutare i viventi nella loro esistenza, oppure a renderla ancora più difficile con le loro apparizioni. Sulla venuta della morte del mondo esistono numerosi miti e racconti. Per l'ebraismo ed il cristianesimo, la morte è la conseguenza di un peccato originario, della violazione di un tabù. Il suo punto di ingresso è la donna e pertanto essa è femmina (con tutte le conseguenze che ne sono derivate!). La Grecia è ricchissima di figure connesse con la morte : Ecate (la regina degli Inferi e degli spettri), Artemide (che colpisce a morte con le sue frecce), Persefone, le Erinni, le Moire, che si ritrovano anche nella mitologia romana. La connessione della donna con la morte si ritrova in molte culture; oltre al già citato caso di Eva dell'ebraismo e del cristianesimo, nell'Alto Niger il collegamento nasce dal fatto che essa è considerata oggetto di unione sessuale, poiché nel coito risiede l'enigma del dolore. Ed anche il collegamento Donna-Luna-Morte è frequente, associato alla bipolarità luce-tenebre, corpo dei vivi / ombre dei morti. Nel modello mitico più frequente, la morte assume il valore di un passaggio, a volte di una prova, attraverso la quale si accede ad una condizione diversa, ma esistente. Può essere il ricostituirsi dell'integrità originaria, e quindi dell'immortalità, oppure la liberazione dall'individualità con riassorbimento nel Tutto, l'acquisizione di una dimensione incorruttibile, ecc. Spesso, il raggiungimento di stati di perfezione post-mortem sono legati a particolari cerimonie funebri, oppure a pratiche che l'individuo ha esercitato in vita (iniziazione, purificazione,ecc.). Si hanno così varie concezioni che risolvono l'angoscia e la crisi, connesse con la morte, in una prospettiva escatologica. Per Platone, la morte era la nuova vita dell'anima individuale, l'inizio di un nuovo ciclo di vita. Il significato della morte, comunque, varia a seconda che si ammetta o no la reincarnazione, che si accetti o meno l'immortalità dell'anima, ecc. Gli Egizi, prima di rendere gli onori funebri al loro Re, lo giudicavano davanti al popolo e lo privavano della sepoltura se si era comportato da tiranno. I Giapponesi si rallegravano della morte di un loro congiunto dopo lunga malattia perchè in tal modo si allontanavano i demoni invisibili, causa di tutti i malanni. I Turchi seppelliscono i morti con le gambe libere, in modo che essi possano inginocchiarsi quando gli angeli verranno a giudicarli. L'ebreo in punto di morte è assistito da un rabbino e cambia nome, in modo che l'angelo che deve giudicarlo non sia in grado di riconoscerlo; quindi benedice i suoi figli, se ne ha, e riceve la benedizione del padre, se ancora vivo. Appena morto, i parenti buttano l'acqua che si trova in casa, perchè ritenuta avvelenata dall'angelo della morte. In Bretagna si crede che i morti aprano gli occhi a mezzanotte; se il loro occhio sinistro non si richiude, uno dei parenti prossimi è destinato a morire in breve tempo. Gli Armeni ungono i loro morti con olio perchè immaginano che debbano lottare corpo a corpo con i geni cattivi. I cristiani scismatici greci ritengono che, se un cadavere non si irrigidisce, sia stata invaso dal diavolo. In astrologia, il tipo di morte è indicato dall'Ottava Casa e quindi dal segno in cui si trova, dai pianeti che sono al suo interno, dagli aspetti che presentano, dal Maestro della Casa. Sono importanti anche : gli eventuali aspetti che ledono il Sole, gli aspetti dei pianeti malefici ed altri dettagli individuabili solo dagli esperti. Il "Bacio della morte", secondo la Cabala, ha il seguente significato : anche il seguace più profondo non muore a causa del potere dello Spirito del Male, Yetzer ha Rah, bensì per il bacio ricevuto dalle labbra di Jehovah Tetragrammaton, che egli incontra nell'Haikal Ahabah o Palazzo dell'Amore. Recentemente la cultura occidentale ha cercato di rimuovere la paura della morte creando motivi di speranza in una rianimazione futura conseguibile attraverso le conquiste della scienza. Ma il morire è dentro il vivere, e poiché il vivere è un continuo morire, senza la morte non vi è la vita. E la velocità della vita odierna accelera il senso della morte che, invece, una volta veniva letta come rottura dei ritmi ciclici. Una volta si viveva con i propri defunti, che erano sempre presenti, erano con noi, anche se in silenzio ed il loro silenzio era il silenzio di Dio. Oggi si vive consumati dagli altri, giornalmente si trapassa negli altri: l'umanità si costruisce attraverso il quotidiano consumo degli uomini. Diceva La Rochefoucauld : "Due cose non si possono fissare a lungo: il sole e la morte"; ed un altro filosofo dice: "non bisogna temere la morte perchè quando c'è la vita non c'è la morte e quando arriva la morte la vita non c'è più". Eppure, anche se la morte è una necessità invincibile, anche se essa sta alla vita come l'ombra alla figura, non si vuol morire e si dimentica che la vita ci è stata data a patto di morire. Già nascendo cominciamo a morire, e continuiamo a farlo quotidianamente; non è la morte che conta, ma il modo in cui ci avviciniamo ad essa. Spesso, contemplare la morte significa avere un migliore rapporto con le cose. E purtroppo anche le religioni non aiutano più; era loro compito fornire una strategia contro il contingente e la morte, oggi sono incapaci di dare una risposta sul presente. La società di oggi esalta l'immediato creando il più grande inganno, e rimuove la morte, illudendosi di cancellarla con il silenzio. Sarebbe molto meglio vivere pensando alla vita come preparazione alla morte e considerare quest'ultima solo come una transizione ad altro stato. Occorre saper vivere per saper morire !
NGAI
(Afr.) - Nome dell'Essere Supremo dei Masai, equivalente a "Cielo", personificazione, quindi, della volta celeste e di tutti i suoi fenomeni. Il suo aspetto è meteorico ed il suo nome si articola in molti altri per designare i vari fenomeni del tempo. Dio onnisciente ed onniveggente, ha un occhio diurno (il Sole) e tanti occhi notturni (le Stelle).
OCCHI DI HORUS
- Un simbolo molto sacro dell'antico Egitto. Era chiamato outa: l'occhio destro rappresentava il sole, il sinistro la luna. Macrobio dice: "L'outa (o uta) non è forse l'emblema del sole, il re del mondo, che dal suo alto trono vede sotto di lui l'Universo intero ?".
ONNIVEGGENZA
(Rel.) - Facoltà di vedere ogni cosa, attribuita solo a Dio. Essa si basa sul "vedere" in senso stretto della parola ed appartiene a divinità caratterizzate da una natura luminosa. È una particolare funzione dell'Onniscienza. Talvolta viene indicata raffigurando la divinità che la possiede con un terzo occhio o, addirittura con molti occhi come Varuna, Ratri, il dio Sole in Egitto, Argo in Grecia, ecc.
GATTO
(Occ.) - Animale sacro in quasi tutte le religioni, detestato solo dal Cristianesimo che nel medioevo lo associò alla stregoneria e ne provocò una strage. Gli Egiziani lo usavano per rappresentare la Luna, poiché esso vede nell'oscurità, le sue pupille si possono allargare fino alla circolarità e brillano nel buio della notte. Come la Luna è la veggente notturna in Cielo, così il gatto lo è sulla Terra. Il gatto era l'emblema naturale e l'ideogramma vivente del globo lunare. Il suo nome era mau, che significa "veggente", e deriva dal verbo mau=vedere. La luna, come gatto, era l'occhio del sole poiché ne riflette la luce, come l'occhio riflette nel suo specchio l'immagine. Gli Egiziani sembra immaginassero un grande gatto dietro al sole che del gatto era la pupilla. Sotto la forma della dea Pasht, il gatto veglia per il sole, tenendo sotto la zampa, fino a schiacciarla, la testa del serpente delle tenebre, suo eterno nemico. Come simbolo lunare, il gatto era consacrato ad Iside che, in un certo senso, era la luna. In Egitto il gatto era sacro anche a Sokhit. Il gatto era tenuto in grande considerazione nella città di Bubasti, che si metteva a lutto quando morivano i gatti sacri. In quella città, infatti, veniva adorata Iside in quanto Luna. Nella mitologia greca troviamo Diana che, per sfuggire allo inseguimento di Tifone, si nasconde nella Luna sotto forma di gatto. Gli occhi del gatto sembrano seguire le fasi lunari sia nella loro crescenza che nel loro declinare, e risplendono nel buio della notte, come le stelle. In occultismo, la posizione arrotolata del gatto che dorme è usata per scopi occulti e magnetici. Serve anche per regolare il fluido vitale. Exotericamente si dice che il gatto ha nove vite e, per il suo modo di comportarsi, è simbolo della falsità, della ladroneria, della litigiosità. Sono luoghi comuni che chiunque abbia avuto un gatto e si sia sforzato di capirlo, è in grado di smontare con relativa facilità. Il nome del gatto deriva dal latino cattus, che deriva dal greco kattos. In Irlanda è cat, in Svezia kat, in Siria gato, nell'antica Armenia catu. Felino sicuramente antichissimo, giunse in Europa forse al tempo dei Romani, proveniente dall'Egitto dove era molto venerato.
ICONOLOGIA
(Rel.) - Disciplina che si occupa di ricercare la spiegazione delle immagini, dei simboli e delle figure allegoriche dell'arte antica perchè essa attinse soprattutto alle favole più pittoresche della mitologia. Il termine deriva dal greco eikon, immagine, e logos, ragionamento. È diversa dalla iconografia, perchè questa si occupa delle sembianze reali dei personaggi illustri, mentre l'iconologia ha lo scopo di ragionare delle forme convenzionali con cui si vestono allegorie e miti. L'arte greca è stata maestra nel fissare a ciascun personaggio (astratto ed ideale) attributi e fisionomie che permettevano di riconoscerlo al primo sguardo. Il volto di Minerva era diverso da quello di Venere, Marte non assomigliava a Mercurio, Giove era molto diverso da Plutone, ecc. L'iconologia greca è tutta ieratica e si fonda sulla religione ed ogni dio ha una caratteristica propria : Saturno è un vecchio armato di falce, Giove ha un fulmine fra le mani ed un'aquila a fianco, Nettuno viaggia su un carro trainato da cavalli marini con un tridente in mano, Plutone ha una forca a due denti e siede su un carro trainato da cavalli neri, Cupido è bendato ed armato di frecce, Mercurio ha il caduceo in mano ed i talloni alati, Marte è armato di tutto punto, Bacco è coronato di edera e circondato da Baccanti, Ercole è vestito di una pelle di leone ed impugna una clava, Giunone è trasportata dalle nubi ed ha un pavone accanto, Venere viaggia su un carro a forma di conchiglia trainato da cigni, Minerva ha un elmo sul capo ed impugna uno scudo, Diana è cacciatrice e porta arco e frecce, Cerere ha un covone di grano fra le braccia, ecc. Gli Egizi rappresentavano il loro Dio supremo, Ftà o Phtha, (l'anima del mondo), sotto forma di un globo alato; Neith, la suprema saggezza, come una donna che esce dalla bocca di un leone; Cneph, o Emeth, o Cnuphis, come un serpente con l'uovo simbolico che gli esce dalla bocca, oppure con la figura di un uomo che ha il capo adorno di piume ed uno scettro in mano. Serapide porta sulla testa, al di sopra delle corna di Giove Ammone, un vaso che serve alla misura dei cereali, coronato di raggi o fasciato dalle spire di un serpente. Osiride ha una testa di sparviero, una sfera in mano ed un lituo (bastone augurale) nell'altra; talvolta ha la testa di toro, con grandi corna, uno scettro al posto del lituo, sovrapposto da un grande occhio. La dea Iside ha il capo di giumenta, è velata dal peplo, ha in una mano un fiore di loto, nell'altra la chiave del Nilo; altre volte è raffigurata con un paniere sul capo, il busto coperto da un gran numero di mammelle; altra ancora seduta, mentre regge sulle ginocchia Oro ed Arpocrate. Anubi ha una testa di cane e regge con una mano la verga dei misteri. Canopo è raffigurato da un'anfora decorata da varie immagini e scritture simboliche, sormontata da un capo umano. Tifone viene raffigurato come un vecchio che vomita fiamme, ed al posto delle gambe, snoda le spire di due mostruosi serpenti. Pan ha capo e piedi caprini, pelle maculata e villosa, solleva con una mano adunca la fistula pastorale dalle sette canne in ordine decrescente. Gli antichi Persiani rappresentavano Mitra come un giovane bellissimo, con il berretto frigio in testa, mentre poggia un ginocchio sul toro mitriaco per ucciderlo; altre volte aveva una testa di leone ed era proteso nello sforzo di ricacciare in un antro un bue gigantesco, spingendolo per le corna con entrambe le mani. Il Sole era raffigurato con il corpo raggiante di luce, a cavalcioni di un'aquila. Il Moloch dei Fenici era tutto di bronzo, capo di vitello, braccia protese come ad abbracciare le vittime umane che gli venivano offerte. L'Oannes dei Caldei era raffigurato mezzo uomo e mezzo pesce. Il dio Brahma era raffigurato dagli Indù con il capo raso, seduto sopra una foglia di ninfea, oppure con quattro tese ed il cerchio dell'immortalità fra le mani. Vishnù era rappresentato sotto forma ora di pesce, ora di testuggine, ora di cinghiale, ora d'uomo con membra leonine; talvolta, infine, come Bramino. Il Foè dei Cinesi è rappresentato radiante, con le mani nascoste; altre volte sotto forma di drago volante, coperto dallo scudo della tartaruga. L'Amida del Giappone ha la faccia di cane, tiene in mano un cerchio d'oro che porta alla bocca e cavalca un cavallo a sette teste. Lo Xaca siede nudo, su una immensa rosa, con un leone accucciato ai suoi piedi. Il Gautama dei Birmani è riprodotto seduto, a gambe incrociate, le braccia penzoloni, con un grande berretto sul capo dal quale spuntano due lunghe orecchie. Il Maidarin dei Calmucchi è seduto secondo il costume orientale, con tre teste incoronate e dieci braccia. Erlik-Kan ha un gran berretto adorno di fiori di loto, un fulmine fra le mani ed è nell'atto di calpestare un colpevole. Il Mumbo-Iumbo dei Negri è un feticcio di aspetto mostruoso e terrificante. Homoyoca del Messico è seduto a cavalcioni su un cuscino, ha in capo una corona piumata ed una palma in mano. Vitzliputzic ha testa di leone, ali di nottola, piedi caprini. Yzpuzteque è carico di piume, tiene una gamba rannicchiata, ha le braccia protese ed i piedi di gallo. Nella mitologia scandinava, Odino è raffigurato seduto sul suo eccelso trono,, coperto dalla sua armatura, i due corvi fatidici appoggiati sulle spalle; quando muove verso la battaglia, è rappresentato a cavallo del suo feroce Sleipner. Thor è subito riconoscibile dalla ricca armatura, dall'enorme clava, dal balteo gemmato, dai guanti di ferro, dal carro trainato da due caproni. Freya si riconosce dalla sua perfetta bellezza statuaria, dalla catena d'oro che le cinge il corpo armonioso, dalle lagrime d'oro che le brillano sulle ciglia: il suo carro è tirato da due gatti. Loke, il genio del male, è incatenato a tre rupi e dal serpente che gli pende sul capo sente gocciolare sull'orrida faccia la bava velenosa. Il Tiston dei Germani ha tutti i caratteri di Plutone, il Teutate dei Galli è simboleggiato da una quercia e da un giavellotto; Eso, feroce nell'aspetto, è colto nell'atto di colpire, inesorabile, con la bipenne. Ma l'iconologia si applica anche ad idee astratte. La Forza è rappresentata da una donna di aspetto guerriero, appoggiata su di un cubo, con un leone ai piedi; la Prudenza ha uno specchio attorno al quale si attorciglia un serpente; la Giustizia ha in mano una spada e la bilancia; la Fortuna ha gli occhi bendati ed una ruota sotto ai piedi; ecc.