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MONADE (Gr.)

 
Termine usato nella scuola pitagorica per indicare l'unità originaria (monas) dalla quale deriva la serie dei numeri. Monas è uguale al termine Monade, "Solo", una unità. Nel sistema Pitagorico, la diade emana dalla Monas superiore e solitaria, che è, quindi, la "Causa Prima". Archita e Proclo distinsero la Monade dall'Uno Assoluto, del quale essa sarebbe il principio di limitazione intelligibile. Platone definisce "monadi" le idee, ma solo per designare il loro carattere di indipendenti unità; per i neo-platonici la monade è Dio, quale unità ultima ed essenziale. Nel Rinascimento è Cusano a riprendere il concetto di monade, che ritiene ogni cosa un microcosmo, una unità in piccolo. Giordano Bruno ne fa la base della sua matematica magica, considerando le monadi parti componenti minime dei corpi. Leibniz crea la "monadologia", una concezione dell'universo basata sulle monadi, che egli considera sostanze o principi attivi. Per lui la monade è il centro di percezione assolutamente autonomo, poiché ciò che la monade rispecchia non deriva da un influsso della realtà ma da un processo di adeguazione, i cui momenti sono predeterminati da Dio, che è la Monade delle monadi. Kant tenta di conciliare la monadologia di Leibniz con la fisica di Newton mediante il concetto di monade fisica. Nell'epoca del Romanticismo è Goethe a parlare di monadi, mentre in epoca moderna il concetto è ripreso da Lotze, White-head ed Husserl. L'Unità, l'uno; ma in Occultismo significa spesso la triade unificata, Atma-Buddhi-Manas, o la diade, Atma-Buddhi, quella parte immortale dell'uomo che si reincarna nei regni inferiori della natura e gradualmente progredisce attraverso essi fino all'Uomo, e quindi fino alla meta finale - il Nirvana. La Monade è il principio eterno ed immortale nell'uomo, poiché è parte indivisibile del Tutto integrale - lo Spirito Universale - dal quale emana e viene assorbita alla fine del ciclo. I Vedantini la chiamano sutratma (il filo dell'anima) e le danno un significato intraducibile nelle lingue occidentali. La Monade, nata dalla natura e dall'Essenza dei Sette (il suo principio più elevato essendo immediatamente avvolto dal settimo elemento cosmico), deve compiere la sua rivoluzione settenaria attraverso tutto il ciclo dell'Essere e della Forma: da Dio all'uomo e dall'uomo a Dio. Sulla soglia del Paranirvana, la Monade assume di nuovo la sua Essenza primordiale e diventa ancora una volta l'Assoluto. Esiste un numero limitato di monadi che evolvono e diventano sempre più perfette mediante l'assimilazione di numerose personalità successive in ogni nuovo Manvantara. L'evoluzione dei Globi planetari e delle Monadi umane procede di pari passo. La Monade non ha alcuna relazione con l'atomo, o la molecola così come sono concepiti dalla scienza. Essa è la combinazione degli ultimi due Principi dell'uomo: il sesto ed il settimo; propriamente parlando, il termine "monade umana" si applica alla Duplice Anima: Atma-Buddhi. La Monade, o Jiva, non è spirito, ma un Raggio, un Soffio dell'Assoluto. Come tale essa non può manifestarsi sul nostro piano, o per meglio dire, si manifesta a condizione che si verifichino due premesse: (1) un modello spirituale, o prototipo, sul quale plasmare il materiale fisico; (2) una coscienza intelligente che guidi il suo progresso. La "vita" ed il suo veicolo formano il modello sul quale si plasma il corpo fisico; dopo arriva l'anima e la mente. Tutto ciò avviene mentre la monade segue l'arco discendente; contemporaneamente evolvono gli Elohim che la assistono e quando essi la incontrano nasce il simbolo terrestre dell'Uomo Celeste, l'Uomo Perfetto. Secondo Pitagora, la Monade allo stato di UNO è causa di ogni unità e misura di tutte le cose. La Duade è la Madre del Logos, ed è sostanziale. Segue la Triade, da cui deriva l'Universo manifestato. A questo punto la Monade torna nel Silenzio e nelle Tenebre da cui era apparsa come Punto al centro del Cerchio. La monade umana, quindi, acquista consistenza nella Trinità umana (Atma-Buddhi-Manas) e procede durante il Manvantara. Il discorso sulla Monade, trattato da molti grandi filosofi, è molto difficile e non può essere esaurito con le parole; per essere capito richiede un grande sforzo individuale, uno stato immaginativo che vada oltre il razionale. La Monade, infatti, fondamentalmente, è un mistero. Per i Massoni, la Monade è il trono della Divinità Onnipotente, situata al centro dell'Empireo per indicare T.G.A.O.T.U. La Monade è l'unità universale non manifestata, mentre le monadi sono le unità manifestate. Nel triangolo, la Monade al vertice è il Padre, il lato sinistro è la Duade, ovvero la Madre, il lato destro è il Figlio; la base del triangolo è il piano universale della Natura produttiva che unisce la Trinità al piano fenomenico, come il vertice unisce al piano supersensorio. La Diade, la Materia, considerata dai pitagorici come origine del Male, è la Terza Monade, o la linea che congiunge i due punti, o numeri, e procede da ciò che era prima dei numeri. Da questa Diade derivano tutte le Scintille dei Tre Mondi, o Piani, Superiori, ed i quattro Inferiori, che sono in interazione e corrispondenza: DIO SPIRITO ATMA MONADE MENTE MANAS ATOMO CORPO STHULA SHARIRA Le Monadi Jiva sono le anime degli atomi; entrambi formano il tessuto di cui si rivestono i Dhyan Chohan quando debbono assumere una forma. Si sta parlando, ovviamente, di Monadi individuali e di anime atomiche, prima cioè che gli atomi discendano nella forma terrestre: in questo stadio, la Monade non ha alcuna individualità. È nel percorso di risalita, nell'arco ascendente, che essa passa attraverso i sette stadi dell'evoluzione terrestre, fino al punto in cui la sua coscienza corrisponde a quella divina. Leibniz fu molto vicino ad enunciare la verità, ma non essendo un Iniziato, non riuscì a raggiungerla. La sua Monade è per certi aspetti Forza, per altri Materia. Per la scienza occulta, forza e materia sono la stessa cosa, o due aspetti della stessa cosa. Ogni monade è uno specchio vivente dell'universo. Le radiazioni Arupa, che esistono nell'armonia della Volontà Universale (il collettivo delle volontà cosmiche sul piano dell'universo), uniscono fra loro una infinità di Monadi (ognuna specchio del proprio universo), così individualizzando una Mente indipendente, onnisciente ed universale. Con lo stesso processo di aggregazione magnetica, creano per sè stesse corpi oggettivi, visibili, ricavati dagli atomi interstellari. Questo legame fra Macrocosmo e Microcosmo ci porta a dire che la discesa e la risalita della Monade e dell'Anima sono legate al Cielo, ovvero allo Zodiaco, le cui costellazioni ed i cui segni sono qualcosa di più di un puro gioco di oroscopo. La Monade deve passare attraverso le sue forme (minerale, vegetale, animale) prima che la luce del Logos sia ridestata nell'animale-uomo. La Monade umana è identica a quella animale; la unica differenza risiede nella Mentalità e nella Autocoscienza, il che non è poco. La Mentalità è il principio informatore dell'uomo, il Sè Superiore, dotata di intelligenza divina; l'Autocoscienza, anche se identica, è dotata solo di facoltà istintive. La Monade, abbiamo detto, agisce inconsciamente mediante una forza che le è inerente; quando il Sè astrale ha costruito nell'uomo il tabernacolo idoneo, allora la Monade va ad abitarlo ed appare il suo principio cosciente. Essa è impersonale, un Dio in sè, anche se al suo livello è incosciente. Quando è separata dal suo terzo principio (il Manas, la base orizzontale del triangolo manifestato), non può avere coscienza o percezione delle cose su questo piano terrestre. Sul piano manifestato, Purusha è cieco senza Prakriti, come la Monade è cieca senza Manas. Con la Prima e la Seconda Razza, le Monadi destinate ad animare le razze future, avevano subito la fase di immetalizzazione (vita vegetale ed animale) ed erano pronte per la forma umana ed intelligente. A questo punto, i Nati dalla Mente. a metà della Terza Razza, diedero l'esistenza (il Manas) ai nati dalla Volontà, gli uomini ancora incoscienti). In realtà, solo nella Quarta Razza il quarto principio umano si sviluppa abbastanza per supportare il Quinto che, a sua volta, si svilupperà nella prossima Ronda, per diventare divino nell'ultima. Quando si dice che una Monade entra in un corpo, non si intende che essa va a sovrapporsi ad un'altra Monade, bensì che va ad incrementare l'intensità di quella che c'è già, sviluppando una qualche funzione aggiuntiva. Un raggio di luce che si aggiunge ad un altro non dà luogo a due raggi, ma ad un raggio più intenso. Le Monadi non sono principi distinti e limitati, ma raggi di un unico principio universale assoluto. Vi sono Monadi più avanzate e Monadi meno avanzate, popoli considerati più civili, altri meno; ciò, però, è solo frutto del karma e non può portare a discriminazioni razziali. Se la Monade comincia il suo ciclo di incarnazioni attraverso i tre regni oggettivi (minerale, vegetale, animale) sulla curva discendente, deve necessariamente entrare nella curva ascendente ancora come uomo. Nell'arco discendente, la spiritualità si trasforma in materialità, in quello ascendente avviene il contrario. Alla fine della Settima Ronda della Settima Razza, la Monade è libera da tutte le sue qualità e ritorno quale era al principio, con in più l'esperienza e la sapienza acquisite durante le vite personali. La monade è, e rimane, divina; essa passa attraverso tutti i regni perchè, al fine di raggiungere la perfezione assoluta, deve riflettere in sè ogni forma di ciascun regno. Ed allora si capisce perchè si può parlare di Monade mineralizzata, vegetalizzata, animalizzata, umanizzata, spiritualizzata, ecc., fino a raggiungere l'Uomo Celeste, la Monade perfetta, che come una goccia d'acqua, si butta nell'Oceano dal quale era partita. Il progresso della Forma, o la sua materializzazione, è un regresso per la Monade, la cui spinta verso l'alto, invece, ritorna quando comincia a ridursi la vis formativa. Ma il passaggio attraverso la Forma è indispensabile, al punto che lo Zohar afferma: "i mondi primordiali (le scintille) non potevano continuare perchè l'uomo non c'era ancora". All'inizio del Manvantara, il primo Manu riceve vita dallo Spirito dell'Umanità, ossia la sua Monade è emanata dal Principio sempre attivo. Questo principio, Logos o Monade universale (Elohim collettivo), irradia dal suo interno tutte le Monadi Cosmiche che diventano i Centri di attività. Questi centri sono i Progenitori degli innumerevoli Sistemi Solari, ed anche delle monadi umane non ancora differenziate. Svayambhuva, o il Nato da Sè, è la Monade Cosmica che diventa il Centro di Forza dal cui seno emerge una Catena planetaria. E le radiazioni di questo centro diventano altrettanti Svayambhuva, ciascuno dei quali, come collettività, diventa il Creatore della sua Umanità. La discesa della Monade Divina dal Cielo ad un piano inferiore, per incarnarsi, è ciò che trasforma l'animale di creta in un Dio immortale. Dice Eliphas Levi: "Gli Angeli aspirano a diventare Uomini perchè l'Uomo Perfetto, l'Uomo-Dio, è superiore anche agli Angeli". Nella Cosmogonia cinese, con evidente allegoria, Le Monadi sono identificate con le Stelle. Cabalisticamente, la Monade è UNO e dà origine all'Eptade, il numero perfetto e sacro di questo Manvantara. Il corpo, la persona, delle razze prima, seconda e metà della terza, era privo di Manas e, quindi, non aveva karma. Esso nasce con il risveglio della Monade alla conoscenza, con la libertà di poter scegliere il bene ed il male, con quello che viene chiamato "il peccato originale" (prima di allora Adamo dormiva, ovvero agiva come un automa). Talvolta diventa incomprensibile il fato che la Monade, per incarnarsi, abbia bisogno di un telaio umano già formato. Invece diventa a tutti chiaro quando si pensa che, chiunque debba produrre un oggetto, comincia con un disegno di massima, un bozzetto e poi un vero progetto. Quando questo è pronto, si dà il via alla realizzazione. La Mente umana procede allo stesso modo di quella dei Poteri creatori della Natura. Ogni Forma, sia sulla Terra che nell'Universo, può diventare oggettiva solo se è stato formato nello spazio il suo prototipo astrale. Ed è così anche per l'uomo. Appena i Progenitori hanno ultimato il Corpo Astrale, la Monade si incarna, e da quel momento ha inizio il lavoro di consolidamento fisico attorno al prototipo nebuloso.

AGAR

 
(Eb.) - Nella Bibbia, è la schiava Egizia di Sara ed Abramo, dal quale ebbe Ismaele. Dopo la nascita di Isacco da Sara Abramo congedò Agar assieme al figlio. Smarritisi nel deserto, morenti per la sete, furono salvati da un Angelo che predisse ad Ismaele che sarebbe diventato capo di molte genti. San Paolo fa di Agar un simbolo della Sinagoga e di Sara un simbolo della Chiesa Cristiana. I Maomettani venerano Agar quale madre degli Ismailiti e la sua tomba alla Mecca è meta di pellegrinaggi. Cabalisticamente è il Monte Sinai, poiché il suo valore numerico è 235, numero dei mesi lunari equivalenti a 19 anni tropici, come il Sinai, monumento del tempo esatto, dell'anno e del mese lunare.

META

 
(Gr.) - Prefisso derivato dal greco che indica mutamento, trasformazione, affinità, successione posterità. Talvolta indica una evoluzione maturativa, uno sviluppo tendente ad una organizzazione superiore. Infine, usato con il significato di "trans", indica qualcosa che è al di là delle varie discipline.

OSIRIDE

 
(Eg.) - Il più grande Dio dell'Egitto, il Figlio di Seb (Saturno), il fuoco celeste, e di Neith, la materia primordiale e lo spazio infinito. Forse originario di Busiri, è fratello di Iside, di Nefti e di Seth. La versione ellenistica lo da buon re di Egitto, ucciso e fatto a pezzi dal fratello Seth. Iside ne rintraccia i pezzi, ricostituisce il corpo e lo riporta in vita. Da lui ha il figlio Oro, cui compete il compito di vendicare il padre. Osiride diventa alla fine Signore del Regno dei Morti. Il suo santuario più importante era ad Abido. Rivale di Osiride era Ra, divinità aristocratica, che nella concezione eliopolitana, era anche lui Dio dei morti. Il mito di Osiride era celebrato annualmente con liturgie in forma di rappresentazione sacra, che prendevano a soggetto le vicende della sua vita. Egli era un dio funerario, ma anche un dio agrario, raffigurato con aspetto umano, flagello e pastorale, in piedi o assiso su un trono, con il capo coperto da una complicata corona, con corna e piume. Le caratteristiche dei genitori lo presentano come il dio autoesistente ed autocreato, la prima divinità manifestata (il terzo Logos esoterico), identico ad Ahura Mazda e ad altre "Cause Prime". Come Ahura Mazda è uno con gli Amshaspendi, o è la loro sintesi, così Osiride, l'unità collettiva, quando è differenziata e personificata, diventa Tifone, suo fratello, Isis e Nephtis, sue sorelle, Horus suo figlio ed i suoi altri aspetti. L'allegoria narra che egli nacque sul Monte Sinai, il Nyssa del Vecchio Testamento (Vedi Esodo, XVII, 15) e fu sepolto ad Abydos, dopo essere stato ucciso da Tifone, alla giovane età di vent'anni. Secondo Euripide egli è simile a Giove e a Dionisio o Dio-Nysos "il dio di Nysa", poiché egli dice che Osiride sarebbe stato allevato a Nysa, "la felice", in Arabia. Domanda: In quale misura questa tradizione influenzò, o ebbe qualcosa in comune, con l'affermazione fatta nella Bibbia che "Mosè costruì un altare e chiamava il nome di Jehovah Nissi", o Cabalisticamente, "Dio-Iao-Nyssi" ?. I Quattro aspetti principali di Osiride erano: Osiride-Phtah (Luce) l'aspetto spirituale; Osiride-Horus (Mente), l'aspetto intellettuale manasico; Osiride-Lunus, l'aspetto "Lunare" o psichico, astrale; Osiride-Typhon, l'aspetto Demoniaco o fisico, materiale e quindi passionale, turbolento. In questi quattro aspetti egli simboleggia l'EGO duale, il divino e l'umano, il cosmico-spirituale ed il terrestre. Dei molti dii supremi, questa concezione Egiziana è la più suggestiva e la più grandiosa, poiché abbraccia tutta la sfera del pensiero fisico e metafisico. Come divinità solare ha dodici dei minori sotto di lui - i dodici segni dello Zodiaco. Sebbene il suo nome sia "Ineffabile", i suoi 42 attributi incidono su ognuno dei suoi nomi ed i suoi 7 aspetti duali completano i 49, 7x7; questi ultimi sono simboleggiati dalle 14 membra del suo corpo, o due volte sette. Così il dio è mescolato nell'uomo, e l'uomo è deificato entro un dio. Ci si rivolgeva a lui come ad Osiride-Eloh. Mr. Dunbar T. Heath parla di una iscrizione fenicia che, una volta decifrata, proclama la seguente iscrizione tombale in onore della mummia: "Sia benedetta Ta-Bai, figlia di Ta-Hapi, sacerdote di Osiride-Eloh. Non fece niente contro qualcuno per ira. Non disse mai falsità contro qualcuno. Giustificata davanti ad Osiride, benedetta sia tu davanti ad Osiride! Pace a te". E poi aggiunge la seguente osservazione: "L'autore di questa iscrizione dovrebbe essere chiamato, suppongo, un pagano, poiché la giustificazione davanti ad Osiride è l'oggetto delle sue aspirazioni religiose. Troviamo, inoltre, che dà ad Osiride l'appellativo di Eloh. Ed Eloh è il nome usato dalle Dieci Tribù di Israele per l'Elohim delle altre Due Tribù. Jehovah Eloh (Gen., III, 21) nella versione usata da Ephraim, in quella usata da Giuda e da noi stessi, corrisponde a Jehovah Elohim. Stando così le cose, è certo che sarà posta una domanda alla quale si dovrebbe rispondere con umiltà - Quali erano i significati che si volevano rispettivamente trasmettere con le due frasi Osiride-Eloh e Jehovah-Eloh ? Da parte mia non posso immaginare che una sola risposta cioè che Osiride era il Dio nazionale dell'Egitto, Jeho-vah era quello di Israele, ed Eloh equivaleva a Deus, Gott o Dieu". In quanto al suo avvenimento umano, egli è, come afferma l'autore di Egyptian Belief, "... Uno dei Salvatori o Liberatori dell'umanità ... Come tale nacque nel mondo. Venne come un benefattore ad alleviare l'uomo dal dolore ... Nei suoi sforzi per fare il bene ha incontrato il male ... ed è stato temporaneamente vinto. Egli è ucciso, Osiride è sepolto. La sua tomba fu meta di pellegrinaggio per migliaia di anni. Ma egli non rimase nella sua tomba. Al termine di tre giorni, o di quaranta, risorse e salì in Cielo. Questa è la storia della sua Umanità" (Egyptyan Belief). E Mariette Bey ci dice, parlando della Sesta Dinastia, che "il nome Osiride ... comincia ora ad essere usato di più. Con lui si incontra la formula del Giustificato"; e aggiunge: "Questo prova che il suo nome (di Giustificato o Makheru) non era dato solo al morto". E ciò dimostra anche che la leggenda di Cristo era definita in quasi tutti i suoi dettagli migliaia di anni prima dell'era Cristiana, e che i Padri della Chiesa non fecero altro che applicarla semplicemente, senza grandi difficoltà, ad un nuovo personaggio. Osiride è il Logos egizio, nato attraverso una madre, ma non da una madre, e senza padre, poiché la divinità astratta è asessuata. Amministra la giustizia nell'Amenti, il regno dei morti, ma rappresenta anche l'Aether, la prima emanazione della Divinità suprema, Amen, la sorgente primordiale della Luce. È nato da un uovo, come Brahma, e nel suo carattere di Dio primitivo, creatore del cielo e degli esseri, è conosciuto come Toom. Dominio di Osiride è Aanroo, un campo diviso in 14 sezioni, circondato da un recinto di ferro, entro il quale cresce il grano della vita, alto sette cubiti. Il Sole era chiamato dagli Egizi "Occhio di Osiride", nome che deriva da Aish ed Asr, il cui significato è "incantatore del fuoco". La ripopolazione della Terra è legata al numero sette ed Osiride, quando entra nel Battello Solare, prende con sè sette raggi. Ed anche la spartizione del suo corpo, da parte di Tifone, in quattordici parti è un doppio sette: serve ad impedirgli di popolare il mondo creando la miseria. La croce ansata è il simbolo di Iside-Osiride, Femmina-Maschio, il principio germinale in tutte le sue forme. Osiride è un grande Dio, ma allo stesso tempo è un "Principe della Terra", che riappare in Thoth-Ermete. Esiste una teoria che vede in Iside-Osiride un Cabiro androgino, vissuto in Egitto molti secoli fa, il quale insegnò agli Egizi la produzione del grano e dell'avena. Divenne re di Egitto e regnò per molti secoli; l'epoca è stimata in 70.000 anni or sono, e questo rende non credibile l'identificazione di Osiride con Manes, cosa proposta da Bunsen. Tifone ed Osiride sono la stessa cosa: il primo è il lato oscuro del Dio, l'altro il lato luminoso; si tratta dell'ormai consueto concetto delle divinità doppie, spesso dette fratelli, ma in realtà duplice aspetto dello stesso Dio. Tifone è l'oscurità della notte, Osiride la luminosità del giorno, il Sole. È simile a Dioniso, a Krishna, a Buddha, al Cristo, ecc., nella sua figura di salvatore dell'umanità. Con Iside e Thoth, Osiride formava la più antica trinità egizia. Quando Osiride scende nell'Amenti come "Sole defunto", i Coccodrilli sacri si immergono nell'abisso delle acque primordiali; quando risorge come "Sole di vita", essi riemergono dal fiume sacro. Osiride era il Sole, il Nilo, l'anno solare di 365 giorni, e sotto l'aspetto di Horus è colui che abbatte Apap, il Serpente del Male, lo lega e lo incatena al Tau, o Tat. Secondo alcuni, fu Deucalione ad introdurre in Fenicia il culto di Adone e di Osiride, ossia il culto del Sole, perduto prima, ritrovato poi, nel suo significato astronomico.

CHRESTOS

 
(Gr.) - La forma Gnostica primitiva di Cristo. Era usata nel V secolo a.C. da Eschilo, Erodoto ed altri. La Manteumata pythocresta o gli "oracoli dati da un dio Pitone" per mezzo di una pitonessa, sono menzionati da Eschilo (Choeph. 901). Chresterion non è soltanto "il posto dell'oracolo", ma un'offerta a, o per, l'oracolo. Chrestes è uno che spiega oracoli, "un profeta ed indovino", e Chresterios uno che serve un oracolo o un dio. Il primo autore Cristiano, Giustino Martire, nella sua prima Apologia, chiama quelli della sua stessa religione Chrestiani. "È solo per ignoranza che gli uomini si definiscono Cristiani anziché Crestiani" dice Lattanzio (lib. IV, cap. VII). I termini Cristo e Cristiani scritti in origine Chresto e Chrestiani, furono presi a prestito dal vocabolario del Tempio dei Pagani. Chrestos, in quel vocabolario, significa un discepolo in probazione, un candidato allo stato di Ierofante. Quando era giunto a questo attraverso l'iniziazione, lunghe prove e sofferenze, ed era stato "unto" (cioè, "strofinato con olio", come lo erano anche gli Iniziati e perfino gli idoli degli dei, quale ultimo tocco dell'osservanza ritualistica), il suo nome era cambiato in Christos, il "purificato", nel linguaggio esoterico o dei misteri. In vero, nella simbologia mistica, Christes o Christos, significa che la "Via", il Sentiero, era già imboccato e la meta raggiunta; quando i frutti dell'arduo lavoro, unendo la personalità di argilla evanescente con la INDIVIDUALITÀ indistruttibile, lo trasformano con ciò nell'Ego immortale. "Alla fine della Via sta il Chrestos", il Purificatore, e, una volta compiuta la unione, il Chrestos, l'uomo del dolore, diviene Christos egli stesso. Paolo, l'Iniziato, sapeva questo, ed intendeva precisamente questo, quando gli si fa dire, con una cattiva traduzione: "Io lavoro di nuovo nella nascita finche Cristo sarà formato in voi" (Gal., IV, 19); la vera traduzione è: "... finchè voi formate il Cristo dentro voi stessi". Ma il profano che sapeva solo che Chrestes era in qualche modo collegato con sacerdote e profeta, e che non conosceva nulla del significato nascosto di Christos, insisteva, come fecero Lattanzio e Giustino Martire, per essere chiamato Chrestiano anziché Christiano. Ogni individuo buono, dunque, può trovare Cristo nel suo "uomo interiore" come lo espresse Paolo (Efeso, III, 16-17), sia egli Ebreo, Mussulmano, Indiano o Cristiano. Pare che Kenneth Mackenzie pensasse che la parola Chrestos fosse un sinonimo di Soter, "un appellativo assegnato alle divinità, ai grandi re ed eroi", che indica con "Salvatore", - ed aveva ragione. Perchè, come egli aggiunge, "questa parola è stata abbondantemente applicata a Gesù Cristo, il cui nome Jesus o Joshua, porta alla stessa interpretazione. Il nome Jesus, infatti, è piuttosto un titolo d'onore che un nome, dato che il vero nome del Soter della Cristianità era Emmanuelle o "Dio con noi" (Matteo, I, 23). In tutte le nazioni, le grandi divinità rappresentate come espiatorie o autosacrificantisi, hanno avuto attribuito lo stesso titolo". (R.M.Cycl.). L'Asklepios (o Esculapio) dei greci aveva il titolo di Soter.

EA

 
(Cald.) - Anche Hea. Il secondo dio dell'originaria trinità Babilonese, composta da Anu, Hea e Bel. Hea era il "Creatore del Fato", il "Signore dell'Abisso", il "Dio della Saggezza e della Conoscenza", e il "Signore della Città di Eridu". In babilonese significa "casa dell'acqua", con Anu ed Enlil costituisce la triade divina, apice del pantheon babilonese. Deriva dalla religione sumerica (Enki) e domina la zona abissale del cosmo, il regno delle acque profonde, sulle quali poggia la terra. Partecipa, ed è signore, della sapienza nascosta delle acque primordiali. È divinità saggia, guaritrice, dotata di poteri magici, padre delle arti, inventore della scrittura. Padre di Marduk, impartisce ad Utnapishtim le istruzioni per la costruzione della barca che salverà l'eroe dal diluvio universale. Per gli Akkadiani era la Sapienza, la Divinità inconoscibile, nata nella Grande Profondità, l'Abisso delle Acque, lo Spazio. Per i Caldei è Tiamat, il Dragone ucciso da Merodach, la sostanza peccaminosa, il Drago marino femminile. Per i Babilonesi è il Grande Dio della Luce e della Profondità, identificato con Oannes, il biblico Dagon, l'Uomo Pesce emerso dalle acque. La città di Ea era Eridu, già presente oltre 6000 anni fa nel Golfo Persico. SilikMuludag (Murudug ?) era il Dio di tutti gli Dei per i Babilonesi, ed era figlio di Hea (Ea); lo chiamavano anche Nebo. Ea è anche il nome della mitica terra che fu regno di Eeta e meta del viaggio degli Argonauti, secondo la leggenda greca. Già Erodoto l'aveva identificata con la Colchide.

METATRON

 
(Eb.) - Il Cabalistico "Principe delle Facce", l'Intelligenza della Prima Sephira ed il supposto governatore di Mosè. Il valore numerico del nome è 314, lo stesso della divinità detta "Shaddai", l'Onnipotente. È anche l'Angelo del mondo di Briah, il primo mondo abitabile, e colui che condusse gli Israeliti attraverso il deserto, perciò è uguale a Jehovah, il "Signore Dio". Il nome assomiglia alla parola greca metathronon o "vicino al Trono". Ma assegnando a meta il giusto significato di "oltre, la traduzione più corretta è "colui che sta oltre il Trono". L'origine del nome, comunque, è dubbia e non si riesce a dare una spiegazione etimologica; si pensa che il nome dovesse restare segreto, o fosse senza significato, o derivi da meditazioni subconsce, o sia il risultato della glossolalia. Le tre derivazioni più accreditate sono : da metator, guida o messaggero, da matara, colui che veglia, e da meta-thronos, colui che sta oltre il trono. Metatron è il Messaggero, il Grande Istruttore, sotto al quale stanno gli Angeli del Terzo Mondo, quello Getziratico. Nello Zohar si dice che Metatron si unì con Shekinah, l'Albero della Conoscenza; per tale motivo Shekinah viene anche chiamata Matroneta, o moglie di Metatron. L'Angelo Metatron ebbe una speciale posizione nella dottrina esoterica dal periodo tannaitico in poi. Il Talmud babilonese, nel quale Metatron è citato solo tre volte, racconta che a Metatron era concesso sedere solo perchè era lo scriba celeste che registrava le buone azioni di Israele. Non era un Dio, ma solo un Angelo, tanto è vero che poteva essere punito. L'epiteto di YHWH minore fu contestato dai Karaiti che lo ritenne una deviazione dal monoteismo. Ma l'epiteto derivava dalla identificazione di Jahoel con Metatron, e quindi dal passaggio degli attributi del primo al secondo. Nella figura di Metatron si sono fuse due tradizioni diverse. Una si riferisce ad un angelo celeste che fu creato con la creazione del mondo, o addirittura prima, e lo rende responsabile dei compiti più elevati nel regno celeste. Secondo questa tradizione, egli assunse molti dei doveri specifici dell'angelo Michael, e ciò rimase valido anche dopo l'identificazione con Jahoel. Un'altra tradizione associa Metatron ad Enoch, che camminò con Dio, ascese al cielo e fu trasmutato da essere umano in angelo. Divenne poi il grande scriba che registra le azioni degli uomini. Ma Metatron non compare in tutta la letteratura ebraica. In certi luoghi della letteratura della Merkabah, Metatron scompare completamente, mentre in altri è citato con nomi segreti. Le sue funzioni sono descritte in modo diverso. Oltre a prestare servizio davanti al trono celeste è anche il servitore dello speciale tabernacolo del Tempio celeste; poi sostituisce Michele quale Principe del Mondo.

MANCO CAPAC

 
(Inca) - Assieme a Mamma Oclo, secondo la tradizione, è il progenitore del popolo Inca; i due sono fratello e sorella, oltre che sposi. Erano figli del Sole ed ebbero la raccomandazione di cercare un luogo a loro confortevole e lì creare un regno unico in modo che le loro energie fossero concentrate verso un'unica meta. I due allora affondarono il loro scettro sul lago Titicaca. È stato scoperto che il nome Manco non appartiene al Quecha che è la lingua degli Incas; ne è sorto il dubbio che il capostipite di questa civiltà non fosse autoctono. Ma se Manco è il progenitore di quel popolo, non vi è di che meravigliarsi che il suo nome non sia di quella lingua, essendo ad essa antecedente. Secondo gli storici, Manco Capac è il mitico fondatore dell'impero Incaico del Perù, eroe eponimo degli Inca. Figlio del Sole, apparve sul lago Titicaca, uccise i fratelli maggiori e si stabilì a Cuzco, dando i primi rudimenti di civiltà e di coesione alle varie tribù della regione, ed instaurando il culto del Sole. Da lui e da Mama Oclo, sua sorella e moglie, discendono il leggendario Sinchi Rocca ed il ramo di Hurin Cuzco.

M

 
- La 13^ lettera degli alfabeti Inglese ed Ebraico e la 24^ di quello Arabo. Come numerale romano la lettera vale 1.000, con una linea sopra vale un milione; in greco, la ù vale 40, mentre la ,u vale 40.000. Nell'alfabeto Ebraico Mem simboleggiava l'acqua e come numerale equivale a 40. Inoltre, "nei numerali Ebrei e Latini la m sta come numerale definito per un numero indeterminato (Enciclopedia Massonica di Mackenzie), mentre il sacro nome Ebraico di Dio associato a questa lettera è Meborach, "Benedictus". Per gli esoteristi, la M è il simbolo dell'Ego Superiore: Manas, la Mente. La lettera M per i Romani stava ad indicare alcuni nomi, in particolare : Marcus, Maestà, Malta, ecc. In astronomia indica una classe spettrale di stelle di colore rosso, a bassa temperatura. In chimica, Me significa metallo, mentre m sta per peso molecolare o per il prefisso "meta". In epigrafia significa "Martyr", in fisica massa, in metrologia metro, in marina "medico a bordo". In logica è il termine medio del sillogismo, mentre in matematica indica il minimo ed il massimo di una funzione. La derivazione di questa lettera rimasta immutata in tutti gli alfabeti, è controversa. Per alcuni è tratta dalla forma delle onde del mare, per altri nasce da una omega capovolta. Nel Sepher Yetzirah è indicata come una delle tre lettere madri (con aleph e shin); essa raffigura simbolicamente la morte, ma anche la rinascita, la riformazione, il ritorno. È la lettera matrice di vita che dona l'immortalità.

GANGE

 
(Ind.) - Fiume dell'India che nasce dall'Himalaya e fino a Depravag si chiama Bhagrath. In pianura ha molti affluenti e si ingrossa enormemente. Ha forti piene primaverili, a causa dello scioglimento dei ghiacciai, e forti magre invernali. È un fiume tropicale navigabile, bagna molte città ed è considerato sacro: chiunque vi si bagni purifica sette discendenze. Divinizzato in figura femminile, è oggetto di culto con templi ed immagini. Identificato con Parvati, è chiamato "madre Ganga". Le sue rive sono abitate da molti anacoreti ed è meta di pellegrinaggi. Riti e culti sono officiati dai Brahmani specializzati detti Figli del Gange. Secondo la tradizione, al fiume terrestre corrisponde un fiume celeste ed un fiume infero.
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