Glossario
Glossario
WODAN
(Sca.) - L'Odino scandinavo, Votan, Wuotan, Woden, ecc. Il più alto Dio della mitologia germanica e scandinava, uno dei Buddha che hanno preceduto Gautama. Apparteneva ad una delle prime razze umane, in un continente molto antico, quando dalla Norvegia si poteva andare a piedi fino all'odierna America settentrionale. La Guerra di Wodan è l'azione con cui il Dio paralizza magicamente l'uno o l'altro dei contendenti; i suoi guerrieri non sono combattenti regolari che agiscono con la forza o la destrezza fisiche, ma "bersekir", ossia combattenti estatici ed invasati invulnerabili, per certi aspetti simili ai lupi mannari.
RE DIVINI
(Eso.) - Esseri divini che discesero dai loro piani per insegnare agli uomini le scienze e le arti. Furono i primi Istruttori e Civilizzatori dell'umanità e sembra siano "ridiscesi" per istruire e guidare la Quinta Razza, dopo l'ultimo Diluvio. Molti autori del passato parlano di sette dinastie divine, di sette Dei primitivi e duplici che, discesi dalla loro dimora celeste, regnarono sulla Terra, insegnando all'umanità l'astronomia, l'architettura e tutte le altre scienze che sono state tramandate fino a noi. Dapprima sono detti Dei e Creatori, poi vengono chiamati Re e Guide divine. La cronologia delle Dinastie e dei Re divini, come quella dell'età dell'umanità, è sempre rimasta nelle mani dei sacerdoti, restando segreta alle moltitudini profane. Panodoro parla del Regno dei Sette Dei che governarono il mondo, gli Egizi mostravano le statue dei loro Re umani e dei Pontefici Piromi che regnarono prima di Menes, il loro primo re veramente uomo. Nel Vishnu Purana, i Regni di Dei, Dei inferiori e uomini sono enumerati nella descrizione delle sette isole, dei sette mari, delle sette montagne, ecc. I Re Divini sono anche chiamati Re di Luce.
SETTANTA
(Eso.) - Numero molti importante perchè indica diverse cose; intanto è sacro come multiplo di sette, poi designa le 70 nazioni della tavola etnografica del Genesi, i 70 anziani di Israele, i 70 anni (o settimane di anni) dell'Apocalisse, i 70 discepoli di Gesù. La Versione dei Settanta, o semplicemente Settanta, è la prima traduzione in greco del Vecchio Testamento, così detta perchè i traduttori erano 70 (in realtà 72, anch'esso numero sacro) e la traduzione avvenne in 70 giorni (72 per la precisione). Filone racconta che ognuno dei traduttori lavorò in completo isolamento ed alla fine il risultato fu identico per tutti. In realtà, l'esame ha linguistico ha permesso di rilevare che la traduzione è opera di più mani e che lo stesso testo ebraico non è lo stesso di quello che è stato poi assunto per la versione masoretica. La Versione dei Settanta ebbe un grande influsso sul giudaismo ellenistico e sul nascente cristianesimo, fu ripudiata dai Giudei.
SFINGE
(Eg.) - L'etimologia del termine è incerta; la più accettabile è quella che lo fa derivare dal copto: "fik" (demone) preceduto dall'egizio "ob" (scienza), con il significato di "scienza del demone". Si tratta di un mostro dall'aspetto di donna, figlio di Tifone e di Echidna che abitava sul monte Ficio, presso Tebe; esso proponeva ad ogni viandante un indovinello: chi non lo risolveva veniva ucciso. Gli Egizi la rappresentarono sotto forma di un leone alato giacente, con la parte superiore del corpo di forma umana; i Greci la rappresentarono come leone, con testa e petto di giovane donna. Esotericamente è simile a Simorgh o al Singh alato degli Indù. La leggenda racconta che, dopo una serie infinita di morti, che non avevano risolto l'indovinello, giunse Edipo, trovò la soluzione e Sfinge, sconfitta, si buttò giù dalla rupe e morì. L'indovinello era: qual è l'animale che al mattino ha quattro piedi, a mezzogiorno due ed alla sera tre ? Edipo risponde: "L'uomo; egli da bambino cammina con mani e piedi, da adulto si regge bene sulle gambe, da vecchio è costretto ad appoggiarsi ad un bastone". Nel confronto dell'uomo con la sfinge, nella soluzione dell'indovinello, sembra quasi scorgere una allegoria del perpetuo compito che angoscia l'essere umano nella eterna ricerca per conoscere sè stesso: e chi non vi riesce, muore (non sul piano fisico, ovviamente, dal momento che la maggior parte degli esseri umani vive senza neanche porsi il problema, ed è considerata dagli esoteristi come la schiera dei "morti viventi"). Così scrive Schurè : "La Sfinge, prima fra le creazioni dell'Egitto, è divenuta il suo simbolo principale, la sua insegna. Immagine della natura calma e spaventevole del mistero suo, fu scolpita dal più antico sacerdozio umano. Testa d'uomo che esce da un corpo di toro, che ha gli artigli di leone e ripiega le sue ali d'aquila sui grossi fianchi, è l'Iside terrestre, la natura nella vivente unità dei suoi regni; poiché quegli antichissimi sacerdoti già sapevano ed insegnavano che nella grande evoluzione la natura umana emerge dalla natura animale. In questo insieme del toro, del leone, dell'aquila e dell'uomo, sono anche racchiusi i quattro animali della visione di Ezechiele, rappresentanti i quattro elementi costitutivi del macrocosmo e del microcosmo: acqua, terra, aria, fuoco, base della scienza occulta. Perciò, quando nei secoli posteriori gli iniziati vedranno il sacro animale sdraiato sulla soglia dei templi o nel fondo delle cripte, sentiranno questo mistero vivere in sè stessi e ripiegheranno tacitamente le ali dello spirito sulle verità interiori; e prima di Edipo sapranno che l'enigma della Sfinge è l'uomo o microcosmo, l'agente divino che riassume tutti gli elementi, tutte le forze della natura. La Razza rossa non ha dunque lasciato di sè stessa altro testimonio che la Sfinge di Gizah, prova irrefutabile che essa aveva posto e risoluto a suo modo il grande problema".
ANUKI
(Eg.) - 'Vedi Anouki' supra. 'La parola Ank in Ebraico significa 'la mia vita', il mio essere, che è il pronome personale Anochi, dal nome della dea egiziana Anouki', dice l'autore dei Misteri Ebraici, o la L'origine delle Misure. Questa dea Egiziana era considerata moglie di Kneph e rappresentata per lo più come una donna seduta su un trono. La sua acconciatura è sormontata da penne e foglie di vario colore e cinta da un diadema. Tiene nella mano sinistra lo scettro a fiore di loto e nella destra la croce ansata, segno della vita divina. Alcuni la accostano alla Vesta dei Romani.
BASTONE EPISCOPALE
- Una delle insegne dei Vescovi, derivata dallo scettro degli Auguri etruschi. Si trova anche nella mano di diversi dei.
BELLONA
(Lat.) - Dea della guerra, sorella di Marte, equivalente alla greca Enio. Aveva il compito di preparare il carro ed i cavalli di Marte, quando il Dio andava in guerra. Era rappresentata con i capelli biondi, sparsi, gli occhi di fuoco, una fiaccola accesa in mano, mentre con l'altra brandiva una sferza insanguinata. Aveva un tempio a Roma alla cui porta era una piccola colonna ("bellica") contro la quale l'araldo lanciava una picca tutte le volte che veniva dichiarata una guerra.
BONO Pietro
(Ita.)- Un lombardo; un grande adepto nelle Scienze Ermetiche, che viaggiò fino in Persia per studiare Alchimia. Tornando dal suo viaggio si stabilì in Istria nel 1330 e divenne un famoso Rosacroce. Si crede che un monaco calabrese di nome Licinio abbia pubblicato nel 1702 una versione condensata delle opere di Bono sulla trasmutazione dei metalli. Comunque, nel lavoro vi è più la mano di Licinio che quella di Bono. Questi era un vero adepto ed Iniziato; e, come tale, non lasciò i suoi segreti dietro di sè nei manoscritti.
SHIVA
(San.) - Una delle divinità della Trinità indù, la Trimurti, composta da: Brahma (il Creatore), Vishnu (il Conservatore), Shiva (il Distruttore). Quest'ultimo ha anche altri nomi: quando presiede alla distruzione del mondo, passeggiando fra i cadaveri e cingendosi di tenebre, nella sua trasfigurazione prende il nome di Budra; quando svolge il ruolo di produttore gli è conferito il nome di Mahadeva. Egli, infatti, in ossequio alla filosofia indù che vede la produzione come seguito naturale della distruzione, è colui che, sotto forma mutata, fa risorgere ciò che ha distrutto. Shiva è exotericamente il distruttore delle forme umane; esotericamente è il riproduttore di queste forme, il principio fecondatore, il potere generatore che pervade l'universo. Per spiegare il processo distruzione-creazione, si fa l'esempio del seme che muore sotto terra per dare origine ad una nuova pianta. Per poter vivere come entità cosciente nell'Eternità, bisogna che le passioni ed i sensi muoiano prima del corpo umano. Vivere è morire, morire è vivere. La Trimurti rappresenta la più potente energia del Dio assoluto, Brahman. L'occhio di Shiva è il terzo occhio, quello centrale (fisicamente è la ghiandola pineale), l'occhio della vista spirituale; esso deve essere conquistato dall'Asceta prima che diventi un Adepto. Shiva è evoluzione e progresso perchè distrugge le cose sotto una forma per richiamarle alla vita sotto un'altra più perfetta. Egli eternamente distrugge e rimodella, fino alla grande svolta manvantarica. I Kumara sono detti sue incarnazioni, mentre come distruttore è chiamato Vamadeva, colui che rinasce ad ogni Kalpa in quattro giovani: quattro bianchi, quattro gialli, quattro rossi e quattro scuri. Shiva è un Asceta, il patrono degli Yoghi e degli Adepti. Egli è lo spirito stesso della Saggezza divina e del casto Ascetismo che si incarna in questi Eletti. Infatti, Rudra divenne Shiva dopo essersi sposato ed essere stato strappato dagli Dei ad una terribile vita ascetica. Shiva è Shankara, o viceversa, che nei Veda appare come Rudra, e tiene in mano il Pasha, simbolo del lingam e dello yoni, simile al nodo Ank egizio. Ed è anche Panchanana, colui che ha cinque facce, il cui culto è fin troppo filosofico per essere abbassato a livello fallico. Shiva è il principio del Fuoco e viene rappresentato dal triangolo con il vertice in alto, equivalente alla triplice fiamma che egli porta in mano. Karttikeya è suo figlio, nato dal suo seme e generato nel fuoco. Nel Tantrismo, Shiva è il primo Logos ovvero la volontà divina che si manifesta nell'unione creativa con Shakti. È considerato uno dei due grandi Dei della bhakti; la sua funzione di catalizzatore di impurità nel sacrificio vedico (con il nome di Rudra) ha provocato il suo legame con le forme di rinuncia che più si allontanano dall'ortodossia. Il termine shiva in sanscrito significa "il placido", è la calma propria al "quarto stato". è il nome apotropaico dell'antico Rudra e delle undici sue ipostasi, detto anche Hara (colui che porta via), Ishana (il Signoreggiante), Shambu (colui che fa prosperare), Maheshvara (il Grande Signore), ecc. Shiva è per eccellenza il Dio degli Asceti, forma individuata del Brahman-atman, oggetto di meditazione nel centro del cuore. La sua menzione appare in forma crescente nelle Upanishad medie, procedendo verso quelle recenti. Le sue varie ipostasi, allusive alle funzioni che egli esercita, sono nominate nella Maitri. Poiché rappresenta l'aspetto terrificante della realtà, appare accompagnato dalle sue altrettanto terribili shakti: Uma, Durga, Kali, ecc. Nelle Upanishad medie, pur venendo ripetutamente citato con i suoi vari nomi, non viene nominato come protagonista dei suoi numerosi miti. Shiva viene spesso rappresentato anche come Avatara; otto di queste incarnazioni sono chiamate Bhairava ed hanno i nomi speciali di: Asitanga, Rura, Caindra, Crodha, Unmata, Cupati, Bhisciana e Sanhara, tutti alludenti a terribili qualità della mente e del corpo. Talvolta è rappresentato con due mani, altre con quattro, otto o dieci; il pasha gli serve per estrarre l'anima dal corpo degli uomini quando è giunta l'ora. Qualche volta è rappresentato come Ardha-Nari, metà corpo di uomo, metà di donna. Quando è rappresentato come Dio della giustizia egli cavalca un toro bianco, simbolo della giustizia divina e porta in mano una scure ed una corda sacra. Come Nilacanta (collo azzurro) è rappresentato strofinato di cenere e con il collo azzurro; il soprannome gli fu dato in commemorazione di aver egli bevuto il veleno che nacque dal mare e minacciava di distruggere il genere umano.
BORKANI
(Or.) - Nome di un gran numero di divinità adorate dai Calmucchi e dai Boreti; le principali sono : Teugin Borkan (il Creatore Supremo), Sakyamuni, Abida o Abiduba, Grulekkan, Ordara e Ollangotocona. I Borkani si dividono in due classi : buoni e malefici. I primi sono rappresentati con aspetto piacevole e sorridenti, gli altri con forma mostruosa, bocca orribile, occhi fieri e minacciosi. Seduti su stuoie, hanno in una mano lo scettro, nell'altra un campanello. Gli idoli sono di rame, vuoti, alti da 1 a 5 metri. I piedestalli su cui poggiano contengono ciascuno un piccolo cilindro con le ceneri dei santi. Vi sono anche immagini di borkani dipinte su vari materiali.