Glossario

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DERVISH

 
- Un asceta Mussulmano, Turco o Persiano. Un monaco vagabondo e nomade. I Dervish, tuttavia, qualche volta vivono in comunità. Spesso sono chiamati gli "incantatori roteanti". A parte l'austerità della vita, la preghiera e la contemplazione, il devoto Turco, Egiziano o Arabo, ha poco in comune con il fachiro Indù, che è anche lui Mussulmano. Quest'ultimo può diventare un santo ed un mendicante sacro; il primo non arriverà mai oltre la seconda classe delle manifestazioni occulte. Il Dervish può essere anche un forte mesmerizzatore, ma non si sottometterà mai volontariamente all'abominevole e quasi incredibile autopunizione che il fachiro inventa per se stesso con una sempre crescente avidità, finche la natura soccombe ed egli muore in lente ed atroci torture. Le operazioni più terribili come scorticarsi membra, tagliarsi dita dei piedi, mani, gambe, strapparsi gli occhi, farsi seppellire vivo fino al mento nella terra e passare in questa posizione interi mesi, sembra a loro un gioco da bambini. Non bisogna confondere il Dervish con il Sanyasi o Yogi Indù. (Vedi "Fachiro").

DIAVOLO

 
(Rel.) - Nome derivato dal greco Dia-bolos che significa calunnioso, mordace, a sua volta derivato dal verbo Dia-ballo che significa separare, disunire, illudere, abbindolare. Equivale all'ebraico satan, che significa avversario, accusatore e viene dato agli angeli reprobi, soprattutto al loro capo, cacciati dal cielo perchè pretendevano di essere uguali a Dio. È il nemico di Dio e degli uomini, Satana, il capo dei ribelli, il grande protagonista del Paradiso Perduto di Milton. Nell'Apocalisse viene chiamato dragone, serpente antico, colui che inganna il mondo intero. Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del Diavolo. Altri fanno derivare il nome da Evil --> D'Evil --> Diavolo; i pareri su di esso sono molti discordi. Per alcuni è il più bello dei Figli di Dio e di tutti gli Arcangeli, per la Chiesa Cattolica è l'avversario di Dio, per Eliphas Levi è l'Umanità, o meglio la Luce Astrale. La Chiesa romana lo inventò per combattere la sua guerra al Manicheismo. In tutti i paesi del mondo il Diavolo viene presentato come un mostro, nero per i bianchi, bianco per i neri. Il Cristianesimo lo rappresenta con forma umana ricoperta di lungo pelo, ali di pipistrello, artigli ai piedi ed alle mani, coda e corna, munito di forcone ed uncino per tormentare i dannati, e di catene per incatenarli. Gli animali sotto le cui forme esso si presenta prevalentemente agli uomini sono il Becco, perchè ha le corna, il Corvo perchè è nero, il Pipistrello per le sue ali, il Drago perchè animale dotato di fuoco, la Volpe per la sua astuzia, il Serpente perchè tentò Eva, il Rospo per le sue sembianze rivoltanti. I colori del diavolo sono quattro : fulvo, nero, rosso e verde. La demonologia era largamente sviluppata nell'antico Oriente e specialmente in Babilonia dove era connessa con la magia, i cui riti ed esorcismi erano interpretati come modi di liberazione dai demoni, o comunque rapporto con essi per motivi diversi. L'Antico Testamento si ricollega a questi precedenti e presenta i demoni come origine dei mali e delle pene che colpiscono l'uomo. Nello stesso tempo, però, essi sono sottoposti a Dio che li usa come Ministri o suoi delegati nel somministrare le punizioni ai dannati. Il Nuovo Testamento prosegue sulla stessa strada e fonda la dottrina di Gesù come lotta contro Satana ed il suo regno. Non è difficile individuare nella religione cristiana la grande difficoltà nel gestire questa figura; tutta la letteratura neotestamentaria e patristica tende a posizionare il maligno in un quadro che giustifichi la funzione salvifica di Gesù, ed è attuale l'impegno dei pontefici romani nell'affermare l'effettiva esistenza dei demoni come realtà personali, non essendo possibile alcuna giustificazione all'esistenza di una Chiesa militante senza avversari da combattere.

DUALISMO

 
(Fil.) - Termine con cui si definisce ogni dottrina che si serva di due principi esplicativi, in qualsiasi campo di indagine. Fu usato per la prima volta da Hyde in riferimento alla antica religione persiana di Zoroastro e poi di Mani, che si fondava su due divinità coeterne in continuo conflitto : il Bene ed il Male, o la Luce e le Tenebre. Nel significato originario, quindi, il vocabolo è applicato prevalentemente alle credenze religiose che ammettono due divinità o due principi cosmogonici. Successivamente venne applicato al dualismo metafisico quale quello cartesiano fra sostanze materiali e spirituali. Al dualismo metafisico, Kent oppose il dualismo critico, tra fenomeni e cose in sè. Seguirà il dualismo metodologica che verrà applicato in diversi campi di speculazione.

BURU BONGA

 
- Lo "Spirito delle Colline". La divinità della Dryade adorata dalle tribù Kolariane dell'India centrale, con grandi cerimonie e manifestazioni magiche. Ci sono misteri connessi con essa, ma il popolo ne è gelosissimo e non dà accesso ai propri riti a nessun straniero.

CHARAKA

 
(San.) - Uno scrittore di Medicina, che visse alla epoca dei Veda. Si riteneva fosse una incarnazione (Avatara) del serpente Sesha, una incarnazione della Saggezza divina, poiché Sesha-Naga, il Re della razza "Serpente", è sinonimo di Ananta, il Serpente dalle sette teste, sul quale dorme Vishnu durante i pralaya. Ananta è il "senza fine" ed il simbolo dell'eternità e, come tale, uno con lo Spazio, mentre Sesha è solo periodico nelle sue manifestazioni. Per cui mentre Vishnu è identificato con Ananta, Charaka è solo l'Avatar di Sesha. (Vedi "Ananta" e "Sesha").

CHARCOT Jean Martin

 
(Fr.) - Parigi 1825, Lago di Setton 1893. Neuropsichiatra francese, ebbe nel 1872 la Cattedra di Anatomia Patologica alla Sorbona. All'Ospizio della Salpetriere, dove aveva ordinato un grande museo di anatomia patologica, fu istituita per lui la cattedra di Clinica delle Malattie Nervose. Lasciò una impronta originale ed innovatrice in tutti i campi della neurologia. Fu il primo a cercare le cause profonde della nevrosi, ipotizzando che all'origine delle isterie vi fossero della cause sessuali. Pensò all'ipnosi come metodo per il recupero degli ammalati di alterazioni psicologiche. La sua opera fu proseguita da Freud. Molte forme di manifestazioni di malattie del sistema nervoso portano oggi il suo nome.

CERO

 
(Rel.) - Lunga e grossa candela di cera usata nella cerimonie religiose. I primi cristiani usavano ceri e candele per la loro attività religiosa nelle catacombe, ma l'uso di luci per manifestazioni religiose è molto più antico ed ancor oggi, presso alcuni popoli (India), si celebra la Festa delle Luci.

ECATE

 
(Gr.) - Divinità lunare ed infernale, figlia del Titano Perseo e di Asteria, secondo Esiodo, di Giove e Latona secondo altri. In origine era molto simile ad Artemide. Ebbe santuari famosi in Egina ed in Argo, e culto in Atene come protettrice dell'ingresso alla rocca. Come divinità delle strade e dei crocicchi aveva l'epiteto di Enodia e di Trioditis; per le vie vi erano le edicole dove mensilmente venivano deposte le offerte di fiori e di cibi per i poveri. Come Artemide, dea della luna, Ecate fu considerata signora delle ombre e dei fantasmi notturni. Fu venerata anche come guida delle anime dei morti. Ha un triplice aspetto : terrestre, lunare e ctonia. Era la Dea degli incantesimi, delle apparizioni notturne e degli spettri, e di notte si aggirava insieme con le anime dei morti per i trivi ed intorno ai sepolcri : al suo avvicinarsi i cani ululavano e guaivano. Essa faceva stare al di là del fiume Stige per cento anni l'ombra di coloro che non erano stati sepolti. Veniva rappresentata coronata di quercia, con fiaccole in mano, le spalle inviluppate di serpenti; la sua statua veniva posta davanti alla porta delle case per scongiurare gli incanti. Talvolta è rappresentata con tre teste e sei mani, ed anche con tre corpi, ciascuno diversamente vestito. Nel Museo Capitolino si trova una statuetta di bronzo di Ecate, composta di tre figure : una con berretto frigio, diadema di sette raggi, un coltello nella mano destra ed una coda di serpente nella mano sinistra; un'altra ha una fiaccola per ogni mano, una mezzaluna e fiore di loto sulla fronte; la terza ha una chiave ed una fune, con un disco sulla testa. Si tratta di una simbologia abbastanza chiara che ognuno può studiare da sè. Ad Ecate venivano sacrificati cani neri davanti alle porte per fare espiazione a favore dei morti, ed anche pecore nere. A lei era consacrato il numero TRE.

FEDE

 
(Rel.) - Termine che, nella sua accezione più generale, indica quelle forme di conoscenza che non possono essere garantite nè da controlli empirici nè da procedimenti razionali, e si riconducono perciò o ad intuizioni soggettivamente convincenti o a postulazioni assunte come principi di dimostrazione o, ancora, a testimonianze degne di fiducia. In senso più stretto, la fede appare come la credenza in principi o verità religiose, in particolare quando si afferma che esse sono rivelate in maniera soprannaturale. Nella Bibbia è l'accoglimento della rivelazione di Dio, nella coscienza cristiana è Gesù, presenza di Dio. Nella mitologia, la Fede è una divinità allegorica, rappresentata coperta da un velo bianco, con le mani congiunte, accompagnata da un cane. I Cristiani la rappresentavano seduta su un liocorno (simbolo della castità), condotto da un angelo e da una vergine. Parzialmente coperta da una manto bianco, porta la tiara, ed è simbolo della luce e del mistero della religione. È alata, per poter volare in cielo, e bendata, perchè deve credere ciecamente ai misteri senza tentare di penetrarli. Per S.Paolo la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono. Per i fedeli è credenza piena e fiduciosa che procede da intima convinzione o si fonda su una autorità più che su prove positive. Nella Teologia cattolica è virtù soprannaturale per la quale, con l'ispirazione e lo aiuto della grazia di Dio, crediamo essere vere le cose da Lui rivelate, non a causa della loro intrinseca verità, scorta al lume della ragione, ma per l'autorità di Dio rivelante. Secondo Krishnamurti, una delle cause per cui si accetta una credenza è la paura; ma la credenza ostacola la comprensione, poiché la mente è capace di guardare a sè stessa così com'è solo quando è priva di qualsiasi identificazione. Le credenze vincolano ed isolano : conoscenza e credenza sono alternative.

FURIE

 
(Mit.) - Divinità infere romane, dette anche Dirae, probabilmente traduzione romana delle Erinni greche, compiuta su un piano puramente letterario. Non si conosce, infatti, l'origine del loro culto in Roma, mentre i loro nomi sono di origine greca: Aletto, Megera, Tisifone. Erano divinità infernali, ministre della vendetta del Cielo contro i malvagi, incaricate dell'esecuzione delle sentenze emanate contro di essi dai giudici dell'Inferno. Secondo Esiodo erano nate dal sangue caduto sulla terra a seguito dell'evirazione di Urano da parte di Crono. Ciò stava a significare che dopo il primo delitto generato nella più antica famiglia divina, era nato lo spirito della vendetta e della punizione. Altri le ritenevano figlie della Notte e delle Tenebre. Erano tre perchè tante sono le passioni che inducono gli uomini a fare del male : Ira, Cupidigia e Libidine. Le Furie erano rappresentate come mostri dallo sguardo minaccioso, con grandi ali distese, piedi di rame, munite di staffile e torce, con serpenti avvolti alle mani ed ai piedi.
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