Glossario
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NATALE
(Rel.) - Nei primi secoli dell'era moderna, la festa del Natale non esisteva. A Roma era molto diffuso il culto di Mitra, ai cui misteri era iniziato qualche imperatore. Le teorie astrologiche del tempo, infatti, sostenevano che gli imperatori, alla loro nascita, ricevevano dal Sole, cioè da Mitra, le virtù che consentivano loro di dominare sugli uomini e che li eguagliavano alle divinità. In quell'epoca, anche per merito dei neoplatonici, si andava stabilendo una teologia nella quale il simbolismo solare aveva una funzione preminente. Durante l'età di Caracalla si diffuse il culto del dio solare di Emesa, mentre nel III secolo, Eliogabalo identificò il dio solare di Emesa con Elios e ne fece la principale divinità del pantheon romano. Aureliano, poi, innalzò nel Campo Marzio un magnifico Tempio al Sole, che ricordava il dio solare di Baalbek. Egli voleva fondare una religione universale, sincretica, che introducesse un monoteismo solare in grado di restaurare l'unità morale dell'impero onorando il Dio supremo ed il Sole, sua immagine sensibile e suo intermediario. Il 25 Dicembre si celebrava la festa del Sol invictus, dedicata alla rinascita del Sole, vincitore delle tenebre, con giochi circensi annuali ed agoni quadriennali. La festa si chiamava anche Natalis Invicti, prevedeva l'emissione di monete ed una serie di ufficialità che dominavano sia l'elite che le masse. In questo periodo ed in questo ambiente cresceva il cristianesimo che, inutile dirlo, si sentiva in qualche modo mortificato dall'altrui allegria. Ed allora ecco la grande intuizione: si smetta di combattere l'eresia manichea che identifica Cristo con il Sole, si adotti l'eliolatria pagana, e si adatti il tutto affinchè diventi più intelligibile la verità del Cristo e contemporaneamente si dimostri l'inferiorità del pensiero pagano in confronto al messaggio cristiano. D'altra parte, le giustificazioni non mancavano. Giovanni, nel suo Vangelo, chiama il Logos "luce degli uomini", Cristo si autodefinisce "luce del mondo", Zaccaria parla dell'"astro sorgente dall'alto", nella teologia il Cristo viene visto come "Sole di giustizia", ed i Padri della Chiesa avevano spesso interpretato le Sacre Scritture identificando Cristo con il Sole e Dio con il "Sole che illumina le anime". Nel Vaticano si può vedere ancor oggi una raffigurazione del Cristo come un giovane dio-sole sul suo cocchio. E se tutto ciò vale quale premessa, verranno poi le conferme, come Paolino di Nola che identifica Cristo con Apollo e S.Agostino che accetta i culti solari. I tempi sono maturi ed il IV secolo vede il Cristianesimo stabilire il 25 Dicembre quale giorno della nascita di Cristo, opportunamente aggiustando speculazioni astronomico-profetiche. La festa nasce in chiara concorrenza con le solenni cerimonie pagane. Primo anno di celebrazione, il 336, larga diffusione nei secoli successivi (V e VI) e riconoscimento anche da parte delle autorità: Arcadio ed Onorio vietano in quel giorno i giochi circensi e Giustiniano dichiara il Natale cristiano festa civile. Studiando attentamente la celebrazione dei riti cristiani del Natale, non si riesce a capire cosa significhi per loro Epifania e perchè sia la Chiesa Orientale che tutte le altre chiese celebrino la natività il 6 Gennaio. Se poi Giovanni Paolo II, dall'alto del Soglio Pontificio, dichiara che neanche lui è in grado di dire quando sia nato Gesù, allora lo sconcerto diventa insuperabile. I misteri (non quelli occulti, beninteso) vanno bene alla Chiesa Cattolica; a quanti non sono in grado di capirli, essa risponde : "peggio per voi" !
CINESI
(Ant.) - Appartengono al grande ramo dei mongoloidi e, più precisamente, costituiscono la razza sinica del ceppo mongoloide di tale ramo. Era in uso chiamare sè stessi "figli di Han" e, nel Sud, "figli di T'ang" : Han e T'ang sono i nomi di due antiche dinastie. Sembra che la patria di origine sia la provincia del Kansu, ai piedi del Kuen-lun, da dove 2000 anni prima di Cristo discesero nella grande pianura settentrionale, per discendere poi lungo la valle dello Yang-tse-kiang. Nelle stesse zone, in epoche successive, discesero anche Tungusi, Mongoli, Manciuriani, ed altri, dando così luogo ad un miscuglio di popoli. Hanno carnagione gialla, viso largo e piatto con zigomi sporgenti, occhi con il taglio obliquo, capelli neri grossi e lisci, barba rada, naso appiattito. I Cinesi del Nord hanno statura più alta e tinta più chiara, mentre quelli del Sud risentono maggiormente del miscuglio etnico. Da un pezzo hanno largamente superato il miliardo di persone ed il loro tasso di accrescimento è abbastanza alto. Ultimamente sembra diminuire, ma si abbassa anche quello della mortalità e, quindi, il loro numero resta sempre molto alto. Vivono prevalentemente lungo le coste e sulle rive dei fiumi, di una economia prevalentemente basata sull'agricoltura. La lingua ufficiale è il cinese, ma per l'uso commerciale molto diffuso è l'inglese. Le religioni prevalenti sono : buddhista, taoista, confuciana; ma vi sono anche consistenti presenze di musulmani, cristiani e buddhisti lamaisti.
ENEA
(Gr.) - Mitico eroe della Troade, e poi del Lazio, nato sul Monte Ida da Afrodite e da Anchise. Difensore di Troia, caro agli Dei, viene da loro salvato dalle mani dei Greci vincitori. Viaggiando verso occidente, approdò in Italia e da lui ha origine la stirpe che poi sarà Latina e quindi Romana.
ESSYLT
(Sca.) - Ha un duplice significato, sempre riferito ad Isotta : nel primo è Isotta la bella, amante di Tristano e moglie di Re Marco; nel secondo è Isotta dalle bianche mani, sposa di Tristano.
FAME
(Occ.) - Per Esiodo era la figlia della Notte, Virgilio la pose sulle porte dell'Inferno, altri sulle sponde del fiume Cocito. I Lacedemoni la rappresentavano come una donna macilenta, pallida, abbattuta, di orribile magrezza, con le tempie incavate, la pelle della fronte aggrinzata e secca, gli occhi spenti ed affossati, le guance color piombo, le labbra e le mani spolpate. Una immagine che spaventava solo a guardarla ! Per i Greci la bulimia era la fame canina, una fame insaziabile.
MISERICORDIA
(Fig.) - È personificata da un uomo povero, pallido, stracciato, dolente, infermo, piagato, sdraiato, sguardo dolente e lagrimoso, testa chinata, collo torto, mani sporgenti e braccia allargate. Molti sono i simboli associati a questa figura ed alcuni sono piuttosto forzati. Gli antichi avevano associato il ginocchio al concetto di misericordia per cui, quando andavano a chiederla ai potenti, abbracciavano le loro ginocchia.
MIQUITLANTECATLE
(Mes.) - Nome di una divinità infernale dell'antico Messico, raffigurata con la gamba destra rannicchiata e l'altra protesa, braccia e mani spalancate.
RABBINO SHABBETAI ZEVI
- Nacque a Smirne nel 1626, da padre greco di probabile origine ashkenazi, che dapprima fu mercante di polli, poi agente di commercianti inglesi ed olandesi, diventando molto ricco. Shabbetai a 15 anni lasciò la yeshivah, cominciando una vita di solitudine e di astinenza riempita solo dallo studio, da autodidatta. Dotato di innata vita interiore, controllò perfettamente tutte le tentazioni sessuali, dedicandosi esclusivamente allo studio della Cabala. Dal 1642 al 1648 visse in quasi completa solitudine, manifestando gravi scompensi psichici. Fasi di profonda depressione e di malinconia si alternavano ad altre di esaltazione maniaca e di euforia, inframezzate da periodi di normalità; rimase così per tutta la vita. Durante i periodi di illuminazione egli si sentiva spinto a commettere atti contrari alla legge religiosa; eseguiva riti strani e bizzarri, facendo improvvise innovazioni e soprattutto aveva inclinazione a pronunciare il Tetragrammaton. Nei periodi di malinconia, si ritirava in solitudine, e lottava contro le potenze demoniache, dalle quali si sentiva sopraffatto. Verso il 1646 si sposò due volte, senza consumare il matrimonio, e quindi divorziò. In questo periodo si proclamò Messia ma nessuno lo prese sul serio, essendo note le sue condizioni di salute. Era bello ed aveva doti musicali, per cui gli amici non gli mancavano e su di essi egli esercitava un forte magnetismo personale. Cominciò a parlare di un "mistero della Divinità", di un "Dio della sua fede" al quale si sentiva intimo e legato. Pare abbia avuto anche esperienze di levitazioni, ma è certo che i Rabbini lo espulsero da Smirne. Vagò allora per la Grecia e la Tracia, ma a seguito di altri atti intollerabili fu espulso anche da quei luoghi. A Costantinopoli fece amicizia con Habillo, un cabalista fenomeno, con il quale compì altri atti contrari alla legge e fu nuovamente espulso. Tornò a Smirne, dove visse molto ritirato, per poi trasferirsi a Gerusalemme nel 1662. Inviato al Cairo nel 1663, come emissario, svolse la sua missione con discreto successo, e lì si legò al Circolo di Chelebi, capo della comunità ebraica egiziana. In uno dei suoi strani momenti, sposò una ragazza di dubbi costumi, che a sua volta raccontava storie bizzarre sulla sua vita. Seguì un periodo di relativa normalità. Nel 1665 si recò a Gaza per incontrare un miracoloso uomo di Dio, un medico della anima che poteva aiutarlo: Nathan di Gaza. Questi, invece di aiutarlo a guarire, influenzato dalle notizie che in precedenza aveva avuto di Shabbetai, lo incoraggiò a proclamarsi Messia. In occasione di una festa, Nathan cadde in trance ed annunciò l'alta missione di Shabbetai. L'annuncio messianico si sparse con grande rapidità in tutta la Palestina, ma incontrò l'ostilità dei rabbini. Lo stesso Shabbetai si recò a Gerusalemme dove, girando a cavallo, conquistò diversi rabbini; ma in breve egli fu bandito dalla città assieme al suo amico e profeta Nathan. Tornarono al Cairo, da dove sparsero notizie straordinarie su presunti miracoli, provocando un fenomeno di massa dalle dimensioni incalcolabili ed incontrollabili. Shabbetai ritornò a Smirne, dove riprese a praticare le sue stranezze, questa volta con il seguito di imponenti masse. I Rabbini volevano processarlo e cacciarlo via, ma fu lui ad aggredirli ed a recitare una scena eccezionale con la Torah in mano, davanti all'Arca. Il movimento al suo seguito aveva ormai coperto larga parte del Medio Oriente, quando il gran visir di Costantinopoli, Ahmed Kuprili, lo fece arrestare come pericolo per la quiete pubblica. Messo davanti alla scelta di essere condannato a morte o di convertirsi all'Islam Shabbetai prese il turbante e divenne un convertito illustre, cui fu assegnata una lauta pensione reale. Molti dei credenti che lo avevano accompagnato lo seguirono nell'apostasia e Shabbetai riuscì a condurre una doppia vita, compiendo i doveri di musulmano ed osservando gran parte del rituale ebraico. Visse gli ultimi anni della sua vita ad Adrianopoli e morì cinquantenne nel 1676. Abbiamo voluto raccontare questa storia, sfoltendola di molti particolari straordinariamente belli, per mettere in guardia i creduloni dai Messia.
MANCO CAPAC
(Inca) - Assieme a Mamma Oclo, secondo la tradizione, è il progenitore del popolo Inca; i due sono fratello e sorella, oltre che sposi. Erano figli del Sole ed ebbero la raccomandazione di cercare un luogo a loro confortevole e lì creare un regno unico in modo che le loro energie fossero concentrate verso un'unica meta. I due allora affondarono il loro scettro sul lago Titicaca. È stato scoperto che il nome Manco non appartiene al Quecha che è la lingua degli Incas; ne è sorto il dubbio che il capostipite di questa civiltà non fosse autoctono. Ma se Manco è il progenitore di quel popolo, non vi è di che meravigliarsi che il suo nome non sia di quella lingua, essendo ad essa antecedente. Secondo gli storici, Manco Capac è il mitico fondatore dell'impero Incaico del Perù, eroe eponimo degli Inca. Figlio del Sole, apparve sul lago Titicaca, uccise i fratelli maggiori e si stabilì a Cuzco, dando i primi rudimenti di civiltà e di coesione alle varie tribù della regione, ed instaurando il culto del Sole. Da lui e da Mama Oclo, sua sorella e moglie, discendono il leggendario Sinchi Rocca ed il ramo di Hurin Cuzco.
MANIPOLAZIONE
(Sc.) - Comportamento adattivo, mediante cui l'organismo selezione oggetti-stimolo del proprio ambiente ed interagisce con essi a livello prevalentemente motorio. Trasferito il concetto in campo letterario, la manipolazione di testi è una selezione fatta all'interno di un'opera per rilevare quanto conviene al manipolatore e, quindi adattare l'opera al proprio scopo. Questa attività venne svolta a piene mani da alcuni Padri della Chiesa per adattare il Vecchio Testamento al Nuovo.