Glossario

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DIONISIO

 
(San.) - Il Demiurgo che, come Osiride, fu ucciso dai Titani e smembrato in 14 parti. Era il Sole personificato o, come dice l'autore del Grande Mito Dionisiaco: "Egli è Phanes, lo spirito della Visibilità materiale, il Ciclope gigante dello Universo, con un luminoso occhio solare, il potere del divenire del mondo, l'animismo onnipervadente delle cose, figlio di Semele ..." Dionisio nacque a Nysa o Nissa, il nome dato dagli Ebrei al Monte Sinai (Esodo,XVII,15), il luogo natale di Osiride, il che identifica entrambi, con giusto sospetto, con "Jehovah Nissi". Come personificazione della vite e dell'ebbrezza che producono i suoi grappoli, è identico a Bacco. Il suo culto gioioso, caratterizzato da danze sfrenate, musiche squillanti, eccessi avvinazzati, sembra sia nato in Tracia. L'analogia fra la sua storia ed i suoi riti con la storia ed i riti di Osiride, hanno indotto gli studiosi a sostenere che il Dioniso greco è l'equivalente di Osiride egizio. Dioniso era anche il dio degli alberi e viene spesso raffigurato con una bacchetta in mano, sormontata da una pigna. Era considerato anche dio del grano e dell'agricoltura; in proposito si racconta che egli sia stato il primo contadino ed abbia insegnato l'agricoltura agli uomini. Secondo la leggenda morì di morte violenta, per poi rinascere. Nei sacri riti a lui dedicati si racconta la sua sofferenza, la sua morte e la sua resurrezione. A lui sono consacrati il toro ed il capretto. Le sue feste erano celebrate dalle Baccanti. Una trattazione dettagliata del mito di Osiride e di quello di Dioniso si trova nel "Ramo d'oro" di Frazier. Il Dioniso Solare è Bacco, Dioniso Chthonius è Dioniso Sotterraneo, Dioniso Sabasio è Epafo Negro.

DISCORDIA

 
(Mit.) - Malefica divinità, figlia della Notte e sorella di Nemesi, delle Parche e della Morte; madre della Miseria, della Fame, della Guerra, dell'Omicidio, della Contesa, ecc. Giove la scacciò dal cielo perchè, creando continui litigi, aveva creato una grande conflittualità fra gli Dei. Non essendo stata invitata alle nozze di Teti e Peleo, si offese al punto di gettare sul tavolo degli sposi una mela con sopra scritto "alla più bella". Nacque la famosa contesa che portò alla guerra di Troia. Virgilio la colloca con i mostri all'ingresso dell'Inferno, con serpenti per capelli, annodati con bende insanguinate. Talvolta è raffigurata con in mano una torcia, o un serpente, o un pugnale o una spada. Aristide la raffigura come una donna con il capo alto, labbra livide e smorte, occhi biechi, guasti e pieni di lagrime che rigano le pallide gote, le gambe torte, i piedi sottili, un coltello infisso nel petto, avvolta da una tenebrosa ed oscura nebbia. Molto bella anche la descrizione che ne fa Ludovico Ariosto.

DITO

 
(Sim.) - I Romani avevano messo le dita sotto la protezione di Minerva. Quando un Romano moriva sul campo di battaglia o in un paese straniero, prima di abbandonare il cadavere gli si tagliava un dito e lo si portava al paese natale del defunto; qui si facevano i funerali al dito come se fosse presente l'intero corpo. Nella città di Roma, quando venivano messi i tributi al pubblico incanto, il maggior offerente alzava la mano chiusa con un sol dito disteso. Ancora i Romani, per chiamare i loro schiavi ad eseguire un qualche servizio, facevano un certo strepito con le dita (crepitare digitis). L'obbedienza al segnale delle dita divenne in tal modo l'espressione della servitù. Il dito nell'orecchio significa perdono, mentre il dito sulla bocca significa silenzio.

DOMENICO DI GUZMAN

 
(Sp.) - Fondatore dell'ordine dei mendicanti detto Domenicani e della relativa scuola filosofica e teologica. Scopo di questo ordine era quello di contrastare, mediante la predicazione, l'eresia degli Albigesi; successivamente assunse anche il compito dell'inquisizione degli eretici. Grandi figure di quest'ordine sono Alberto Magno e Tommaso d'Aquino. Grandi leggende aleggiano su questa figura di santo cui va il grande merito di aver inventato quella nefanda attività che porta il nome di Inquisizione. La madre di Domenico, prima della nascita del santo, sognò che portava in grembo un cane bianco e nero, il quale aveva in bocca una torcia che avvicinava ad una sfera rappresentante il mondo. Quando fu battezzato, gli apparve sulla fronte una stella. In mano ha un giglio, emblema della sua verginità. Durante la vita veniva servito a tavola dagli Angeli.

EDIPO

 
(Gr.) - Eroe greco del ciclo tebano, la cui leggenda è fissata da Sofocle. (pous + oidao = piedi gonfi). Figlio di Laio e di Giocasta, è fatto esporre dal padre sul Monte Citerone con i piedi trafitti e gonfi per evitare l'avverarsi della profezia di Delfi che voleva Laio ucciso dal figlio. Un'altra leggenda lo vuole abbandonato in mare dentro una cesta, fatto che lo collega in un certo modo a Mosè. Da grande, venuto a conoscenza dell'oracolo, si allontana da Corinto per evitare che la profezia si avveri. Un giorno incontra per caso il padre, senza sapere chi sia, e a seguito di un litigio lo uccide. Si reca a Tebe, scioglie l'enigma della Sfinge, libera la città ed ottiene in premio la mano della regina, che è sua madre, ma egli non lo sa. Venuto a conoscenza della verità, si acceca e si allontana da Tebe, senza che di lui si abbiano più notizie.

ELEMENTI

 
(Eso.) - Titolo che i matematici greci solevano dare alle loro esposizioni sistematiche e razionali delle scienze matematiche, nelle quali si parte da proposizioni evidenti per dimostrare teoremi via via più complessi. Elementi per antonomasia sono quelli di Euclide che formarono il primo libro di testo per lo studio della geometria e della aritmetica. Oggi, in senso più ampio, si dicono "elementi" le sostanze semplici di cui sono formati i corpi. Gli antichi ne conoscevano cinque : etere, fuoco, aria, acqua e terra. Poi si scoprirono il carbonio,, lo zolfo, l'oro e l'argento. Gli Egiziani scoprirono il rame, cui fecero seguito ferro, piombo, stagno, ecc. Si deve agli alchimisti la scoperta dell'arsenico, del bismuto, dello zinco, del bario e del fosforo. Nel XVIII secolo inizia la chimica vera e propria, seguita dalla spettroscopia, poi dalla radioattività ed infine dagli elementi artificiali. Gli Elementi sono i "figli della necessità", termine con il quale Paolo chiama gli Esseri Cosmici invisibili. Gli elementi primari sono sette; fino ad oggi ne sono apparsi solo cinque, quelli già conosciuti dagli antichi, altri due appariranno nelle prossime due Razze. Essi sono gli Dei immortali che danno la nascita e la vita a tutto. Metafisicamente ed esotericamente, in Natura vi è un solo elemento, alla cui radice è la Divinità. Gli Elementi Primari sono il velo della Divinità. Da essi derivano gli altri sub-elementi, individuati dalla fisica e dalla chimica. In Occultismo, Elemento significa rudimento. Quando è usato in senso metafisico significa Uomo divino, contrapposto al mortale. In senso fisico significa la Materia incoata nella sua prima condizione indifferenziata, o stato Laya. Gli Elementi del Creato sono di sette qualità : cosmico, terreno, minerale, vegetale, animale, acqueo, umano; ognuno di essi ha un aspetto fisico, uno psichico ed uno spirituale. Simbolicamente, i quattro elementi più noti vengono presentati sui bracci di una croce. Dal punto di vista astrologico, a ciascuno dei quattro elementi primordiali sono associati tre segni dello Zodiaco : Fuoco = Ariete, Leone, Sagittario Aria = Gemelli, Bilancia, Acquario Acqua = Cancro, Scorpione, Pesci Terra = Toro, Vergine, Capricorno. Simbolicamente, i quattro elementi sono rappresentati da un triangolo equilatero in posizione diversa : Fuoco = Triangolo equilatero con il vertice verso l'alto Acqua = Triangolo equilatero con ilo vertice verso il basso Aria = Come il Fuoco, annullato da una barretta trasversale Terra = Come l'Acqua , annullato da una barretta trasversale L'unione dei quattro elementi si rappresenta con il cosiddetto Sigillo di Salomone, o Stella di Davide. Secondo Omero, gli elementi sono rappresentati da Giunone attaccata al cielo con una catena che fa capo ad una mano che esce da una nuvola, e delle pietre attaccate ai piedi in modo che un piede dia più in basso dell'altro : Giunone simboleggia l'aria, la catena il fuoco, la pietra appesa al piede più alto simboleggia l'acqua, il piede più basso la terra. La mano che sostiene Giunone è Giove da cui, quale signore del cielo, dipendono e sono governati gli elementi.

ELENA

 
(Gr.) - Eroina della mitologia greca, all'origine probabilmente divinità lunare, il cui nome sembra forse da ricollegare con una radice il cui significato è "splendore". Aveva culto a Terapne, in Laconia, ed a Rodi. Secondo l'Iliade, sarebbe stata sorella di Castore e Polluce e, quindi, figlia di Zeus. Nell'Odissea, sua madre è Leda; le Ciprie la dicono figlia di Nemesi; per Esiodo è figlia di una Oceanina. Altra leggenda la vuole nata da un uovo prodotto dalla unione di Zeus con Leda o con Nemesi. Un giorno, mentre danzava nel tempio di Artemide, non ancora decenne, fu rapita da Teseo, da cui ebbe una figlia. Ciò la rese famosa, e tutti i principi greci fecero a gara per averla in sposa. Moglie di Menelao, fuggì con Paride, dando origine alla guerra di Troia. Morto Paride, ne sposò il fratello Diofobo; poco tempo dopo lo consegnò al furore dei Greci per farsi perdonare il suo adulterio. Dopo la morte di questi per mano di Menelao, tornò in patria con il vecchio marito. Rimasta vedova, fu scacciata dai figli naturali di Menelao e si rifugiò a Rodi dove Polissa, moglie del re Tlepolemo, la fece immergere nel bagno e poi appendere ad un albero. Secondo una interpretazione esoterica, Laomedonte era il fondatore di un ramo dei Misteri Arcaici nel quale l'anima materiale, legata alla terra, il Quarto Principio, era la bella ed infedele Elena.

ELEUSINIA

 
(Gr.) - I Misteri Eleusini erano i più famosi ed antichi di tutti i Misteri Greci (eccetto quelli di Samotracia) e venivano celebrati in prossimità del borgo Eleusi, non lontano da Atene. Epifanio ne trova traccia fin dai tempi di Inaco (1800 a.C.), fondati, come dice un'altra versione, da Eumolpo, un Re della Tracia, e uno Jerofante. Erano celebrati in onore di Demetra, la Cerere Greca e l'Iside Egiziana; l'ultimo atto della rappresentazione si riferiva ad una vittima sacrificale di espiazione e ad una resurrezione, quando l'Iniziato era ammesso al più alto grado di Epopte. Il festival dei Misteri cominciava nel mese di Boedromion (settembre), tempo di vendemmia, e durava sette giorni, dal 15 al 22. La festa Ebraica dei Tabernacoli, la festa dei Raccolti, avveniva nel mese di Ethamin (il settimo dell'anno), cominciava il 15 e finiva il 22. Il nome del mese (Ethamin) è derivato, secondo alcuni, da Adoni, Adonai, Attemin, Ethamin, ed era in onore di Adonai o Adone (Thammuz), la cui morte era pianta dagli Ebrei nei boschetti di Betlemme. Il sacrificio del "Pane e del Vino" veniva svolto prima dei Misteri della Iniziazione, e durante la cerimonia i misteri venivano divulgati ai candidati dalla petroma, una specie di libro formato da due tavolette di pietra (petrai), congiunte da un lato in modo da poterle aprire come un libro. (Per ulteriori spiegazioni vedi Iside Svelata, II, pag. 44, 91 e succ.). Secondo altri autori, le Eleusinie duravano nove giorni ed il momento più splendido delle feste era la grande processione che aveva luogo il quinto giorno, chiamato giorno delle torce, alla quale prendevano parte non meno di trentamila persone, coronate di mirto e di edera che, cominciando la festa verso sera, portavano in mano delle fiaccole. Gli iniziati ai misteri delle Eleusinie dovevano subire una serie di prove consistenti in riti simili a quelli degli attuali Massoni, anche se gli effetti erano diversi e fra gli iniziati non si creavano legami di alcun genere. Ogni Ateniese doveva passare attraverso queste cerimonie almeno una volta nella sua vita, tranne i bastardi, gli schiavi, le meretrici e, negli ultimi tempi, forestieri, cristiani ed epicurei. Rivelare i misteri era un delitto capitale, lo stesso dicasi della applicazione delle sacre solennità a scopi privati.

ERMANUBIS

 
(Gr.) - O Hermes Anubis, "il rivelatore dei misteri del mondo inferiore", non dell'Inferno o dell'Ade, come è stato interpretato, bensì della nostra Terra (il mondo più in basso sulla catena settenaria dei mondi), ed anche dei misteri sessuali. Creuzer deve aver intuito la verità sulla corretta interpretazione poiché chiama Anubis-Thot-Hermes " un simbolo della scienza e del mondo intellettuale". Veniva sempre raffigurato con in mano una croce, uno dei primi simboli della generazione e della procreazione su questa terra. Nella Cabala Caldea ( il Libro dei Numeri) il simbolo di Tat, o +, si riferisce sia ad Adamo che ad Eva, essendo quest'ultima la sbarra trasversale od orizzontale tolta dal fianco (o costola) di Adamo, la sbarra verticale. Il fatto è che, esotericamente, Adamo ed Eva rappresentano da un lato l'inizio della terza Razza Radice ( la Lemuriana, N.d.T.), quella che essendo ancora senza mente imitava gli animali e si degradava accoppiandosi con loro, mentre dall'altro raffigurano il simbolo duale dei sessi. Per cui Anubis, il dio Egiziano della rigenerazione, è raffigurato con la testa di un animale, un cane o uno sciacallo; e si dice anche che è "il Signore degli Inferi o Ade" in cui introduce le "anime dei morti" (le entità disincarnate); ciò conduce all'altro significato di Ade, grembo, come dimostrano ampiamente gli scritti dei Padri della Chiesa.

FELICITÀ

 
(Fil.) - I Romani la personificarono come una donna seduta sopra un bel seggio, con il caduceo nella mano destra e la cornucopia nella sinistra : la virtù e l'abbondanza. Ma è troppo poco. Innanzitutto bisogna chiedersi di quale felicità si sta parlando : privata, pubblica, passeggera, delle anime, suprema, materiale, ecc. Solitamente si confonde gratificazione con felicità, ma non è così. La felicità non è in vendita, non la si può acquistare, non la si consegue, anche se ci si sforza in tutti i modi di essere felici, si perde non appena si ha coscienza di possederla. Nessuno ha coscienza della felicità, nel momento in cui è felice, nè la felicità può essere ristretta nel concetto di "assenza di dolore", essendo essa un valore positivo e non un prodotto del segno negativo. La felicità è una condizione derivata, prodotto secondario di qualcos'altro. Questo qualcosa non è la fede, nè lo sforzo, nè la ragione, ma il vuoto di sè riempito d'amore.
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