Glossario
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TABERNACOLO
(Rel.) - Nell'antichità, i soldati si accampavano in capanne mobili, equivalenti alle odierne tende, costruite con tavole (Tabernaculum è il diminuitivo di Taberna, che deriva da Tabula). Assume un significato particolare nelle Sacre Scritture, mentre oggi designa spesso le cappellette che contengono immagini sacre. Per i Romani era un attendamento da campo, per gli Ebrei un Santuario portatile nel quale si conservavano le Tavole della Legge ed altri oggetti sacri (la Festa dei Tabernacoli era la festa delle capanne, che si celebrava dopo la mietitura). Per il cristianesimo è la nicchia in cui sono contenute le immagini sacre e può trovarsi tanto in chiesa quanto all'angolo di una casa o per strada, isolato; è anche il nome dell'edicola chiusa nella quale si conserva l'Eucarestia. Per gli Ebrei, come già detto, era un Santuario portatile, smontabile, costruito per ordine di Mosè, il primo giorno del secondo anno dell'esodo; durante la migrazione nel deserto era l'unico luogo di culto ufficialmente riconosciuto dalla religione yahwista. Consisteva in un recinto rettangolare delimitato da tendaggi, con ingresso da est, chiuso dalla tenda sacra, ed al centro, il tabernacolo vero e proprio. Si divideva in due parti: il Santo, il luogo di culto, ed il Santissimo, dove si trovava la Arca dell'Alleanza (la Dimora di Dio), dove nessuno poteva entrare, tranne il Sommo Sacerdote, una volta l'anno. Era decorato con Cherubini e del tutto simile a quanto Mosè aveva visto e praticato in Egitto. La forma quadrata manifestava lo stesso significato ancor oggi presente presso i Cinesi ed i Tibetani: quattro lati (come gli obelischi e le piramidi), i cui punti di congiunzione rappresentano i quattro punti cardinali, e quattro pilastri, o colonne, a rappresentare i quattro elementi. In ogni angolo avevano dimora i Geni, o Angeli; l'idea del Tabernacolo è alla base anche della costruzione del Tempio di Salomone. Per certi aspetti, il tabernacolo è un tempio planetario, un modo per mostrare in forma architettonica il metodo creativo di Dio.
ZEUS
(Gr.) - Divinità suprema della religione greca, deriva il suo nome dal Dieus indoeuropeo, legato alla nozione di "luce". Assomiglia al vedico Dyaus ed al latino Juppiter (dove ter deriva da Tyr). Figlio di Crono e di Rea, per evitare che fosse ucciso dal padre, la madre lo nascose a Creta, sul Monte Ida, dove fu nutrito dalla ninfa Adrastea e dal latte della capra Amaltea. Il suo pianto veniva coperto dai canti dei Cureti. A Roma, Zeus divenne Giove. Identificabile con il Varuna indù ed il Vodan scandinavo, non si presta ad una coincidenza perfetta. Adunatore di nembi e di tempeste, padrone della folgore e della pioggia, a lui era consacrata la quercia. È onnisciente e punisce avvalendosi dei fenomeni meteorologici; la sua mantica che si manifestava nello oracolo di Dodona, si rivelava attraverso lo stormire delle querce. Venerato sulle vette dei monti più alti, vittorioso sui Titani e sui Giganti, conquistò la sua posizione detronizzando il padre Crono(o Saturno). Limite dei suoi poteri è la ferrea legge del fato, ed egli è custode supremo dell'ordine, garante dell'armonia del mondo, re di ogni cosa e giudice. Protettore dei re, delle città e dei regimi, sorveglia le adunanze popolari, i giuramenti e gli impegni assunti, la libertà nazionale. Patrono della famiglia e del matrimonio, è purificatore di colpe e delitti. Come padre universale, si unisce a Dee e donne mortali per dare i natali ad una inesauribile progenie di Dei e di eroi. Zeus-zen è l'Aether, perciò Jupiter era chiamato Pater Aether da alcuni popoli Latini. Come aspetto uranico, è l'Essere supremo del Cielo, che dà vita a tutte le cose. Negli inni orfici veniva talvolta presentato come maschio-femmina (una figura maschile con le mammelle). Nel Convito di Platone, Aristofane, alludendo alla separazione dei sessi, dice: "Zeus li divise in due ed Apollo ne richiuse la pelle". L'episodio è presente anche nella Bibbia, dove si dice che "Jeohvah faceva lunghe vesti di pelle per Adamo ed Eva". Secondo Esiodo, Zeus creò la razza umana sui frassini (chiara influenza scandinava). Contro Zeus si ribellò Prometeo sia per salvare la razza umana, sia per dotarla del fuoco (della mente). Zeus lo premiò facendolo legare alle montagne del Caucaso, dove un'aquila gli rodeva il fegato durante il giorno (che poi ricresceva durante la notte). In questa vicenda, Zeus rappresenta la Legione dei Progenitori primordiali, dei Pitri, i Padri che crearono l'uomo senza sensi e senza mente. Nell'Acropoli di Argo, una statua colossale, con tre occhi, rappresenta Zeus Triopis. Il terzo occhio si trovava sopra i due normali, quasi a formare un triangolo. Nei Misteri Sabasii, Zeus assume la forma di un serpente e con Demetra genera Dioniso, il Bacco solare. Da sottolineare, poi, che per i Greci esisteva uno Zeus divinità astratta ed uno Zeus Olimpico, divinità gelosa, vendicativa e collerica, molto simile allo Jahveh biblico. Eis Zeus Sarapi era equivalente ad Abraxas Jao. Se la Z è un doppio 7, ed è l'iniziale del verbo "zao" che significa "io vivo", ne deriva che il nome Zeus ha il significato di "Padre di tutto ciò che vive". Esotericamente, Zeus è la Divinità principale della Quarta Razza Radice.
MESSICO
(Ame.) - Grande stato dell'America Centrale che nell'antichità fu sede di numerose civiltà, molte delle quali rimangono tutt'oggi un autentico mistero. Le Civiltà preclassiche si collocano in epoca anteriore a quella moderna e sono caratterizzate da riti religiosi collegati alla fertilità ed all'agricoltura. Notevoli i riti funebri, dai quali nasce una certa liturgia che porta poi ad una vera e propria religioni con appositi sacerdoti i quali finiscono con il detenere anche il potere sociale. Si costruiscono templi e piattaforme. La Civiltà Olmeca (gente del paese della Hule) giunge nel Golfo del Messico durante il periodo medio delle Civiltà Preclassiche. Adoravano una divinità felina che rappresentava la pioggia e si installarono nei pressi di La Venta, dove si trovano i resti archeologici più importanti. Con una scultura imponente e molto fine, realizzarono altari, sarcofagi e statue di divinità quali il Dio Giaguaro ed il Sole con testa umana. La Civiltà della Costa del Pacifico fiorì nei pressi di Guanajuato ed è caratterizzata dal fatto che si indossavano perizoma ricavati da conchiglie, con chiaro riferimento al rito della fertilità. La religione aveva caratteri magici; si adoravano le forze della Natura, il dio del fuoco Huehueteotl che era la personificazione dei molti vulcani presenti in quelle terre ed altre divinità che testimoniano la credenza di queste genti in una vita nell'al di là. La Civiltà delle Piramidi si colloca già in era moderna, ovvero dopo Cristo. Si hanno le prime manifestazione di ordinamento sociale ed urbano, si aprono grandi centri culturali, con sculture e pitture che documentano imponenti riti religiosi. Il centro più importante fu Teotihuacan, che era anche la città santa. Si venerava il dio della fertilità, della pioggia (Tlaloc), del fuoco e dell'acqua, mentre molto importanti erano i riti funebri e di cremazione. Di questa civiltà rimangono templi di Quetzalcoatl e le Piramidi del Sole e della Luna. La Civiltà Zapoteca si sviluppò nello stato di Oaxaca, vicino a Monte Alban, ed è contemporanea di quella delle Piramidi. Si distinse per la produzione di urne funerarie con fattezze umane. La religione era legata agli spiriti malefici e tutelari che si manifestavano in tutti gli esseri del creato. In un secondo momento, la religione subì una sistematizzazione con culti e riti ben precisi, ed una casta sacerdotale. Centro e sede del culto era Mitla, costituita da quattro palazzi. Si conservavano le spoglie mortali degli imperatori e dei sacerdoti. La Civiltà Misteca-Puebla aveva un vasto dominio, su diverse regioni. La loro tradizione raccontava che discendevano da un albero, i cui rami erano i loro capi tribù; avevano un pantheon composto da numerose divinità: Hituayuta (dio della vita), Yozo-toyuta (dio dei mercanti), Qhuay (dio dei cacciatori), Cohuy (dio del mais), ecc. Grande era il culto per il sole, chiamato Taan-doco, cui si sacrificavano i prigionieri di guerra. Molto progredita era l'arte del cesello, di cui sono stati trovati preziosi monili. La Civiltà Huasteca apparteneva alla famiglia Maya ed aveva il suo centro più importante a Panuco. La grande ricchezza di ornamenti trovata fra i reperti indica che questa civiltà aveva in gran conto il lusso. La loro religione non era molto complessa con due figure in massimo risalto: Tlazolteotl, che era la dea delle messi e Quetzacoatl che era sia la stella del mattino e della sera che il dio del vento. Il loro culto era fondamentalmente fallico, con riti simili a quelli di Artemide. La Civiltà di El Tajin prende questo nome dal fatto che il dio supremo era Tajin, simile a Tlaloc, e si estendeva per tutto il golfo del Messico. Copre un arco di tempo che va dal 1000 a.C. fino al 1521 d.C., presenta un artigianato raffinato nella lavorazione dell'alabastro ed una certa tendenza al ludismo: furono loro ad inventare il gioco della pelota, che via via assunse il ruolo di un vero e proprio rito. Il campo da gioco era il cosmo, la pelota il sole, i vincitori erano i buoni, i perdenti erano i cattivi. Dalla vittoria o dalla sconfitta, poi, si ricavavano auspici per il futuro. La Civiltà Tolteca era diffusa in molte province ed abbraccia un vasto periodo di tempo. Ordinata secondo una struttura militare e non sacerdotale, era molto solida e nel 900 abbattè la civiltà Maya. Dio supremo era il solito Quetzacoatl, che era anche la divinità corrispondente al sovrano. La loro architettura fece per prima uso degli Atlanti (corrispondenti maschili delle Cariatidi), la loro scultura era prevalentemente dedicata al loro Dio supremo. La Civiltà Maya occupò una vastissima area dell'America Centrale coprendo un arco di tempo che va dal 1000 a.C. al 1697 d.C. All'inizio la civiltà si reggeva su una struttura sacerdotale che accentrava tutte le funzioni, sia religiose che sociali. Venivano costruiti templi che possono essere considerati come un primo tentativo di quelle che saranno poi le piramidi. Inventarono la scrittura e costruirono il primo calendario. Nel X secolo i Toltechi sconfissero i Maya, imposero il loro dio ed avviarono i sacrifici umani a scopo divinatorio. Tre secoli dopo i Maya riconquistarono il predominio e spostarono il loro centro sociale a Mayapan, nello Yucatan. La religione dei Maya è pressoché identica a quella degli altri popoli mesoamericani, ma i loro sacerdoti si spinsero in ardite speculazioni astronomiche con chiari riflessi anche sul campo civile. La Civiltà Azteca è poco nota, perchè questo popolo era nomade, veniva dal nord, aveva una società divisa in caste con una struttura gerarchica che vedeva i sacerdoti in testa, i guerrieri al secondo posto, poi i commercianti, infine gli schiavi. La somiglianza con la struttura della società indù non è del tutto casuale. Praticavano il sacrificio umano, ma possedevano alti valori morali, sociali e di convivenza. Le loro divinità erano connesse ad idee cosmologiche, ed il culto più importante era riservato al Dio solare Huitzilopochtli. Il centro del loro impero fu Tenochtitlan.
SATIRO
(Mit.) - Figura mitologica della Grecia antica e del mondo letterario greco-romano, che ha forma umana, orecchie, coda e zoccoli di cavallo, naso ricagnato, testa spelata, abbozzi di corna dietro le orecchie. Può essere considerato simile ai Sileni e possiede una grande carica sessuale caratterizzata da istinti lussuriosi. I Satiri sono sensuali ed aggressivi ma, secondo Esiodo, buoni a nulla. Talvolta sono considerati esseri divini del bosco, ed allora gli attributi equini diventano caprini. Durante il tardo periodo ellenico assunsero completa forma umana, con una piccola coda attaccata all'estremità della colonna vertebrale. Il termine fu usato anche per designare coloro che facevano gazzarra durante le feste di Bacco, specialmente la turba petulante e chiassosa che costituiva il seguito di quel nume. Questi danzavano, battevano su tamburelli, suonavano zampogne e flauti, agitavano in mano delle nacchere e, soprattutto, manifestavano una forte carica sessuale.
SEMITI
(Ori.) - Schlozer ha definito "semitico" un gruppo di lingue (siriaco, aramaico, arabo, ebraico e fenicio) parlate da popolazioni che la Bibbia fa discendere da Sem, figlio di Noè. In seguito il termine passò a designare anche i popoli e le razze che parlavano quelle lingue. Ancor oggi è in piedi una disputa sulle origini di questi popoli; alcuni ritengono che siano emigrati dall'oriente, altri che derivino da un ceppo originario della Mesopotamia, altri pensano che siano risaliti dall'Africa. L'esoterismo ritiene che i Semiti, assieme agli Arabi, siano gli Ultimi Ariani, degenerati nel lato spirituale e perfezionati in quello materiale. Gli Ebrei sono considerati una tribù scesa dai Chandala dell'India, i fuori casta, parecchi dei quali ex brahmini, che cercarono rifugio in Caldea circa 8000 anni a.C., nati da padre A-Brahm, ovvero non brahmano; gli Arabi sono i discendenti di quegli Ariani che non vollero andare in India alla epoca della dispersione delle nazioni. I Semiti, probabilmente erano dei Tauraniani che per molti secoli vissero a fianco degli Akkadiani, mischiando cultura e culti. Erano un popolo di statura gigantesca e civilissimo, derivante dalla razza atlanto-ariana, diretta discendente dall'Adamo rosso. Nell'uomo chinato davanti all'ingresso del Santo dei Santi i Semiti vedevano lo Spirito caduto nella Materia, glorificata da parte dell'uomo , con il risultato di trascinare la divinità al di sotto della natura dell'uomo stesso. Il matrimonio dell'Uomo spirituale con la Natura materiale femminile, rappresentava il sopravvento del lato fisiologico su quello psicologico e puramente immateriale. I Semiti avevano un'idea molto ristretta del simbolo, manifestavano grossolano realismo, egoismo e sensualità. In ossequio allo stato dell'umanità dell'epoca, lo studio dei loro costumi sembra rivelare che il loro unico scopo era quello di procreare la specie.
AH
-HI (Senzar) , AHI (San.) - Serpenti, I Dhyan Chohan. 'Serpenti Saggi' o Dragoni di Saggezza. Categoria di Esseri Celesti che rappresenta le schiere collettive degli Esseri Spirituali (le Schiere Angeliche della Cristianità, gli Elohim (messaggeri) degli Ebrei), il Veicolo della manifestazione del Pensiero e della Volontà Divina o Universale. Sono le Forze Intelligenti che danno alla Natura le sue Leggi e le pongono in azione. È un immenso esercito che si compone di armate, divisioni, brigate, reggimenti, battaglioni, compagnie, plotoni, squadre. Ciascuna suddivisione ha la propria individualità, o vita distinta, con libertà d'azione e responsabilità limitate. Ogni suddivisione fa parte di una individualità maggiore, alla quale subordina i propri interessi. Similmente, contiene individualità minori, che sono subordinate.
BENE
-MALE (Rel.) - Per bene si intende ciò che è buono in sè, perfetto nella compiutezza del suo essere e nel suo valore morale, oggetto di desiderio, causa e fine dell'azione umana. Bene è anche una cosa giusta, utile ed opportuna ed anche benessere, felicità, pace, quiete, tranquillità. Per i Cristiani è Dio, per i laici è il fine della volontà morale. Ma il bene ha la sua indivisibile controparte, che si chiama male; è la dicotomia che caratterizza tutto l'ambiente dello uomo, che condiziona la sua vita, che lo costringe a continue scelte fra i due estremi, verso soluzioni di compromesso che sul piano concreto si muovono sulla scia della morale corrente, mentre su quello spirituale vanno verso valori assoluti. Non vi è rosa senza spine, dice il proverbio, non vi è gioia senza dolore, non vi è bene senza male. La teoria del bene e del male, del piacere e della sofferenza, trova la sua sublimazione nel Buddhismo. Male e Bene nascono dalle azioni conflittuali delle infinite volontà in manifestazione. Non esiste il Male assoluto e non esiste il Bene assoluto. Entrambi sono relativi ed in Natura si bilanciano come tutte le altre coppie di opposti. Anche sul piano spirituale esistono gli Agenti del Male e gli Agenti del Bene, i Fratelli dell'Ombra ed i Fratelli della Luce. I primi lavorano per scopi materiali, gli altri per scopi spirituali. Essi appartengono ai due Sentieri fondamentali : il Sentiero di Sinistra ed il Sentiero di Destra, rispettivamente. Il primo sentiero prende anche il nome di Pratyeka-Yana, ossia "sentiero dell'egoismo", mentre l'altro si chiama Amrita-Yana, ovvero "sentiero dell'immortalità". Il primo è il sentiero della personalità, il secondo quello dell'individualità; il primo è il sentiero della materia, che spinge verso il basso, il secondo è il sentiero dello spirito, che spinge verso l'alto. La radice del male è una sola e si chiama EGOISMO.
CHANDRA
-VANSA (San.) - La "Razza Lunare", contrapposta a Suryavansa, la "Razza Solare". Alcuni Orientalisti ritengono incompatibile che Krishna, un Chandravansa (del ceppo Yadu) sia stato proclamato un Avatar di Vishnu nel Rig Veda - un lavoro di insuperabile autorità presso i Brahmani - essendo Vishnu manifestazione dell'energia solare. Questo dimostra, comunque, il profondo significato occulto dell'Avatar; significato che solo la filosofia esoterica può spiegare. Un glossario non può dar posto a tali spiegazioni; ma può essere utile per ricordare a quelli che sanno, e per insegnare a quelli che ignorano, che, in Occultismo, l'uomo è definito un essere solare-lunare; solare nella sua triade superiore, e lunare nel suo quaternario inferiore. Comunque è il Sole che illumina la Luna, nello stesso modo in cui la Triade umana effonde la sua luce divina sul guscio mortale dell'uomo che pecca. La vita celeste vivifica la vita terrestre. Krishna, metafisicamente, rappresenta l'Ego fattosi uno con Atma-Buddhi e, misticamente, compie la stessa funzione del Christos degli Gnostici, essendo entrambi "il dio interiore nel tempio" - l'uomo. Lucifero è "la splendente stella mattutina", un simbolo ben conosciuto nella Rivelazione e, come pianeta, corrisponde all'EGO. Ora Lucifero (o il pianeta Venere) è il Sukra-Usanas degli Indù; e Usanas è il Daitya-guru, l'Istruttore spirituale dei Danava e dei Daitya. Questi ultimi, nei Purana, sono i demoni giganti e, nelle interpretazioni esoteriche, sono il simbolo archetipo dell'uomo di carne, il modello del corpo fisico. È detto anche che i Daitya possono elevarsi attraverso "conoscenza, austerità e devozione" al "livello degli dei e dell'ASSOLUTO". Tutto questo trapela esattamente nella leggenda di Krishna; e quello che ancor più trapela è proprio come Krishna, in India l'Avatar di un grande Dio, sia della razza degli Yadu; così è un'altra incarnazione, è "il dio che s'incarna da sè - o l'uomo-Dio Cristo", anche lui della razza Iadoo, che è il nome dei Giudei in tutta l'Asia. Tuttavia, come sua madre, rappresentata quale Regina dei Cieli in piedi sul quarto di luna crescente, è identificata nella filosofia gnostica ed anche nel sistema esoterico con la luna stessa e con tutte le altre dee lunari come Diana, Astarte ed altre madri di Logoi, così Cristo è ripetutamente chiamato dalla Chiesa Cattolica Romana il Sole-Cristo, il Cristo Solare, e così di seguito. Se quest'ultima è una metafora, anche la prima lo è.
CREAZIONE
(Eso.) - Nel linguaggio teologico è l'atto con cui Dio fa esistere l'universo dal nulla. Nelle culture primitive la creazione non avviene dal nulla, ma è opera di uno o più esseri divini che agiscono su qualcosa che preesiste. Questi esseri non sono l'Essere Supremo, ma una figura secondaria, un Demiurgo che, talvolta, è in antagonismo con l'Essere Supremo. Infatti la creazione del mondo imperfetto, il nostro, è spesso ritenuta opera di un essere malefico, poiché si tratta di una realtà negativa che si oppone all'iniziale mondo divino perfetto. Il Cristianesimo deriva la sua creazione dalla parola divina che chiama in esistenza le cose, mentre non tutti i suoi rappresentanti sono d'accordo sulla eternità della creazione. I Neoplatonici contestarono fortemente la creazione dal nulla, opponendo la loro teoria della derivazione del cosmo da Dio per emanazione. Più complesso il concetto di creazione nella mitologia e nella filosofia Indù. Qui troviamo una creazione iniziale vista come generazione che è anche costruzione demiurgica da un materiale preesistente ed emanazione, ossia opera magica. Questa teoria, accolta dalla scuola vedanta, non è accettata dal samkhya che intende la creazione come evoluzione dalla materia primordiale che si scandisce ciclicamente con ritmi di espansione e di riassorbimento. La tradizione tantrica affida la creazione alla sakti, aspetto femminile della divinità, unita e dipendente da Dio, che è pura ed inalterabile Coscienza. Nel Buddhismo, il cosmo comprende una serie di mondi, ognuno dei quali ha una propria evoluzione spontanea e ciclica. Interessante è anche la teoria, molto diffusa, che vuole la creazione come una serie di tentativi non riusciti, fino alla versione finale. Questa teoria la si trova nei Purana, nello Zohar ed anche nelle Tavolette assire. Ciò crea qualche confusione nella lettura dei testi sacri. Nella filosofia esoterica, il settimo giorno, quello del riposo, è il primo giorno della creazione primaria; nel Genesi, invece, la Creazione comincia al terzo stadio della manifestazione. Tutto diventa coerente se si provvede alla preventiva sincronizzazione delle unità di tempo. La Creazione è il risultato della Volontà che agisce sulla Materia fenomenica facendone sorgere la divina Luce primordiale e l'eterna Vita.
COSCIENZA
(Fil.) - È quell'avvertimento, più o meno chiaro, che ognuno ha della presenza in sè di un qualcosa in riferimento sia a stati od atti della persona stessa, sia ad oggetti del mondo esterno. Sinteticamente, "il sentire di sentire". Ma in filosofia si è andati ben oltre tale consapevolezza. Stoici e Neoplatonici intendevano la coscienza come "interiorità", colloquio dell'anima con sè stessa; da qui il concetto di uomo "saggio", che libero dagli interessi e dalle passioni mondane, cerca dentro di sè la verità e la conoscenza. Per S.Agostino la Verità si trova solo distogliendosi dalla esperienza esteriore e cercando dentro di sè attraverso una meditazione devota. E per i Cristiani, la coscienza è intesa come la fonte immediata di una conoscenza certa dei principi che definiscono la rettitudine del volere. Kant definisce la coscienza come "voce interiore", in contrasto con le inclinazioni sensibili da cui siamo affetti; essa proclama a chiunque, nell'intimità del proprio animo, il valore assoluto della legge morale. Essa è accessibile a tutti gli uomini, indipendentemente dalle differenze intellettuali e culturali. Con Cartesio, la coscienza diventa "consapevolezza soggettiva", di sè e dei propri contenuti mentali. L'empirismo inglese considera la coscienza come insieme di "impressioni sensibili" e di "idee della ragione", concezione poi confutata dall'idealismo tedesco che, con Fichte, Schelling e Kant, non solo ripropongono la coscienza al centro dell'Io, anche se empirico, ma si spingono verso il Non-Io e poi verso l'Io Assoluto come "principio originario". Per Hegel, la coscienza è lo spirito umano finche non sia realizzato come "sapere assoluto", ossia fino a quando si comporta come soggettività in opposizione all'oggettività, sia naturale che sociale. Per lui, la coscienza, definita in senso stretto, è la manifestazione dello spirito che si rivolge all'esteriorità naturale, al fine di conoscerla. Autocoscienza, invece, è la consapevolezza della propria superiorità rispetto alle cose sensibili ed alla vitalità pura e semplice. Nel XX secolo, la coscienza viene intesa soprattutto come consapevolezza di sè o di qualcosa cui essa si rivolge. La coscienza è sempre coscienza di qualcosa, ha necessariamente un oggetto quale termine di riferimento. Posizioni differenziate si troveranno poi nell'empirismo logico, nel comportamentismo e nella psicoanalisi, ma non è questo il luogo per una trattazione completa di queste posizioni. Menzione particolare merita il concetto di coscienza infelice, che si trova nella "Fenomenologia dello Spirito" di Hegel. È uno stato di infelicità derivante dal fatto che la coscienza si sente "non essenziale" rispetto all'Assoluto e, pur volendo negarsi in esso, non vi riesce. Il tentativo di negazione (o di immersione) nell'Assoluto viene fatto in modi diversi : devozione sentimentale, misticismo, attività mondana come dovere verso Dio, mortificazione di sè, ascetismo inattivo, ecc. L'insuccesso determina l'infelicità che sarà superata solo quando la coscienza ritroverà il divino nel mondo ed in sè, realizzando in tal modo l'unità con l'Assoluto.