Glossario

Glossario

Vai alla Bibliografia

AGNI DHATU SAMADHI

 
(San.) - Un tipo di contemplazione nella pratica Yoga, quando kundalini è innalzato all'estremo e l'infinità appare come una coltre di fuoco. Una condizione estatica.

AKASA

 
(San.) - La sottile essenza soprasensibile, spirituale, che pervade tutto lo spazio; la sostanza primordiale erroneamente identificata con l'Etere. Ma essa sta all'Etere come lo Spirito sta alla Materia, o l'Atma al Kama-rupa. È infatti lo Spazio Universale in cui giace strettamente congiunta l'eterna Ideazione dell'Universo nei suoi aspetti sempre mutanti sui piani della materia e dell'oggettività, e da cui si irradia il Primo Logos; o pensiero manifesto. È per tale motivo che si dice nei Purana che Akasa ha un unico attributo, cioè il suono, perchè il suono non è altro che il simbolo espresso nel Logos, cioè la 'Parola' nel suo senso mistico. Nello stesso sacrificio ( il Jyotishtoma Agnishtoma ) è chiamato il 'Dio Akasa'. In questi misteri sacrificali Akasa è il Deva onnipotente che tutto regola e che ricopre il ruolo di Sadasya, il sovraintendente agli effetti magici nelle cerimonie religiose e, nell'antichità, aveva il proprio Hotri (sacerdote) particolare, che ne assumeva il nome. Akasa è l'agente indispensabile in ogni Kritya (cerimonia magica) sia religiosa che profana. L'espressione 'suscitare il Brahma', significa suscitare il potere che giace latente al fondo di ogni operazione magica; infatti i sacrifici Vedici non sono altro che cerimoniali magici. Questo potere è l'Akasa, cioè, sotto un altro aspetto, è Kundalini, ovvero l'elettricità occulta; in un certo senso è l'alkahest degli alchimisti o il solvente universale, la stessa anima mundi sul piano più elevato così come, su quello più basso, è la luce astrale. 'Al momento del sacrificio il sacerdote viene pervaso dallo spirito di Brahma e, in quel momento, è Brahma stesso ' (Iside Svelata). L'Akasha può essere considerata la radiazione di Mulaprakriti, ed è il quinto Principio Cosmico Universale. Materia radiante, fredda, diatermica, plastica, creatrice nella sua natura fisica, correlativa nelle sue parti e nei suoi aspetti più grossolani, immutabile nei suoi principi superiori. Nella condizione creativa è chiamata Sotto-Radice ed in congiunzione con il calore radiante richiama 'i mondi morti alla vita'. Nel suo aspetto superiore è l'Anima del Mondo, nel suo aspetto inferiore è il Distruttore. Il suo involucro è l'Etere ed il suo prodotto è : i punti, le linee, le figure geometriche fino alla sfera, ossia tutte le forme in cui la Natura geometrizza. È la Madre del Cosmo, il noumeno di Prakriti sette volte differenziata, un'altra forma di Pradhana, madre di Mahat, l'Intelligenza Universale. Akasha è il Tempo, lo Spazio, l'Anima. È la causa materiale del suono sul piano psichico e spirituale, ma non su quello materiale. È la Sostanza primordiale, il Caos, il Vuoto primordiale, le Acque, l'Oceano primordiale dello Spazio sul quale si muoveva Narayana, lo Spirito autogenerato. È la Vergine Madre Celeste dell'Universo visibile, Aditi, la madre di Martanda, il Sole, essendo i Soli il Kama-rupa dell'Akasha. Essa è il primogenito dell'Uno (il Dio-Padre), ed ha una sola qualità : il Suono (Logos, Verbum, Figlio) che è settenario. Akasha è il Padre-Madre dei sette Primitivi e della Voce del Logos, la cui luce è Fohat. È la Matrice dell'Universo, il Mysterium Magnum da cui tutto nasce per differenziazione : lo Spazio. Da essa derivano tutte le coppie di opposti. Corrisponde anche al Cielo Settuplo degli Egizi.

BILANCIA

 
(Ast.) - In latino Bi-lanx significa "due piatti", ed è il simbolo zodiacale della tribù di Asher, uno dei figli di Giacobbe (erano tutti segni zodiacali), "il cui pane sarà grasso". Enoch ed Ermete, come guide delle razze terrestri, sono la Bilancia, poiché sono per metà divini e per metà terrestri. Astrologicamente è il settimo Segno dello Zodiaco, associato all'elemento Aria, è cardinale e maschile, dominato dalla dolce Venere. Nacque dalla spartizione dello Scorpione, quando lo Zodiaco passò da dieci a dodici segni. La sigla è certamente Egizia, non altrettanto certa l'origine egiziana del suo significato. In Grecia è sconosciuta ad Arato e ad Eudosso. Il suo primo nome sembra sia stato zygoi (piatti) e zygon si trova nel calendario dello Pseudo-Gemino, II secolo a.C. Ipparco adopera il termine Chelai (chele), mentre a Roma si chiamerà Libra, come attestano Varrone e Nigidio Figulo. Inizialmente era retta da un portatore maschio, poi da una femmina, infine dalla contigua Vergine-Giustizia. Il mito vuole che la bilancia ed i pesi siano stati scoperti dal greco Mochos. I latini attribuiscono la scoperta a Liber, poi identificato con Dioniso. Libero-Bacco era il portatore della Bilancia a Roma, i Liberalia erano le feste di Liber, e ciò avveniva in tempo di vendemmia. Psicostasia : Temi pesa sulla bilancia le anime. I Cinesi considerano piatti della Bilancia l'Orsa Maggiore e l'Orsa Minore; perno è la Stella Polare. Anche l'Arcangelo Michele porta una bilancia. Talvolta alla Bilancia si da il nome Tula, con chiaro riferimento a Tule, la terra polare degli Iperborei su cui regna Apollo. Da qui si innalza l'asse del mondo che collega la terra al cielo. La Bilancia, nel corpo umano, governa la zona renale ed il bacino, in cui si conficca come una spada la spina dorsale, asse sul quale si regge in equilibrio il corpo. Spada nella roccia, osso sacro, Kundalini (la forza serpentina). Sarà Arturo ad estrarre la spada dalla roccia, "Arktouros" che in greco significa "custode dell'Orsa", Arturo, stella della costellazione di Boote, visibile nel cielo di Grecia dopo metà settembre, al tempo della Bilancia. Per gli Alchimisti il segno della Bilancia è il simbolo dello spirito o del processo di sublimazione, mentre il suo contrario è simbolo del processo di precipitazione. È il settimo segno, l'opposto del primo; e se il primo è l'IO, il settimo non può che essere il TU. Socialità, socievolezza, amore per gli altri, ma anche ordine, pulizia, piacevolezza, equilibrio, armonia. E tanta voglia di star bene (edonismo venusiano), di evitare il dolore, di godere la libertà.

CASTITÀ

 
(Occ.) - Fin dai più antichi la castità è stata considerata il requisito primo per avviarsi allo studio delle scienze occulte ed all'Iniziazione. Nei Misteri, essa rappresentava uno dei momenti più significativi e l'allievo veniva messo alla prova con tentazioni e provocazioni di ogni genere. Dal punto di vista esoterico, l'astinenza sessuale comporta il risparmio di determinate energie che vanno ad arricchire altre attività particolarmente orientate a scopi occulti. L'argomento è trattato in modo completo in appositi testi che gli interessati possono facilmente reperire. (Vedi "Kundalini").

LUZ

 
(Occ.) - In aramaico, è il nome dell'osso attaccato all'estremità inferiore dell'osso sacro, alla base della colonna vertebrale. Secondo l'insegnamento indù, è il luogo del muladhara, sede della Kundalini. Ma nel Pentateuco, Luz è l'antico nome di Bethel (Casa di Dio), presso cui Giacobbe fece il famoso sogno. Esiste un nesso fra le due cose ?

KUNDALINI SAKTI

 
(San.) - Il potere della vita; una delle forze della Natura; è il potere che genera una certa luce in coloro che si dedicano allo sviluppo spirituale ed a quello della chiaroveggenza. Questo potere è conosciuto solo da chi pratica la concentrazione e lo Yoga.

KUNDALINI

 
(San.) - Letteralmente significa "forza circolare" ed è chiamata così perchè agisce all'interno del corpo umano a forma di spirale. È definita come un potere elettrico, ardente, occulto, Fohatico. Esistono tre centri di kundalini nei quali questa pura forza divina può agire : la testa, il cuore, il bacino; questi centri, nell'uomo normale, sono totalmente impregnati dalla sfera astrale terrestre. La testa è sotto l'influsso della luce astrale, il bacino è sotto l'influsso del karma, il cuore oscilla fra gli impulsi della testa e quelli animali provenienti dal bacino. Per uscire da una tale situazione vi è solo una via : far risalire la corrente di kundalini, attraverso il serpente di fuoco, fino alla testa. Questa via è sconosciuta ai più, ed esistono diversi sistemi yoga, ed anche exoterici, che spiegano metodi più o meno percorribili. Al termine di questo processo, si stabilizza una certa frequenza nell'essere umano ed appare la coscienza dei domini superiori della sfera, cosiddetta, riflettrice con le sue legioni di Dei e Maestri. Sarebbe molto facile fare dell'ironia e rendersi ridicoli, ma non è questo il nostro scopo. Nel profondo di una simile spiegazione esiste una verità assoluta, ma non è dato sapere quanti la raggiungono poiché vale la regola di sempre : chi arriva tace ! Esiste anche una scuola che parte dal cuore, attivando l'atomo-scintilla dello Spirito per portarlo nel santuario della testa. L'unità testa-cuore, allora, diventa la Luce della Gnosi e purifica i vari chakra, annientando il passato karmico.

PHALLUS

 
(Eso.) - Organo copulatore, o pene, dei vertebrati, tipico dei mammiferi. Presso gli indù è detto lingham ed ha una parte notevole sotto l'aspetto religioso. Talvolta, nel Tantrismo, Shiva è presentato sotto forma di phallus, quale Svayambu, ossia autogenerato. L'orifizio del phallus è detto Brahmadvara (soglia di Brahman), e liberare l'orifizio è considerato vincere la serpe che serra il cuore, o guarire il Sole dell'infezione infernale. Il concetto lo si ritrova nel ciclo del Graal, con il simbolismo della ferita di Amfortas. In proposito si possono consultare anche le figure di Gichtel dove il phallus è connesso con la kundalini.

SHAKTI

 
(San.) - L'energia attiva femminile degli dei; nello Induismo popolare , le loro spose e dee; in Occultismo, la corona della luce astrale. Nella Dottrina Segreta, H.P.B. la definisce come la Forza e le sei forze della natura sintetizzate; il Potere o forza segreta, che permea tutte la creazione. L'Energia Universale, la Potenza, o Energia, divina che, come aspetto femminile della divinità, causa la sua manifestazione come Cosmo. Shakti è l'attivo potere di un Dio, rappresentato dalla sua sposa (o paredra), mediante la quale crea, mantiene e distrugge il mondo; è la tesi fondamentale della gnosi indù, soprattutto nelle Upanishad medie e recenti, nella speculazione settaria della scuola shivaita e di quella vishnuita. Talvolta il termine viene usato come sinonimo di Maya. Onde non fare confusioni, bisogno tenere presente che Shakti ha due significati principali: esotericamente è l'Energia della Divinità, exotericamente è la sua controparte femminile. Facendo un parallelo con la Chiesa cattolica, possiamo dire che Shakti è lo Spirito Santo, la controparte del Figlio, la sua Energia o la sua sposa. La kundalini, ad esempio, è una Forza, un Potere, e quindi una shakti. Ed anche la Mantrika è una shakti, sotto lo aspetto di forza o potere delle lettere. La Shekinah della Cabala è la Shakti di Dio, la sua Sapienza a livello metafisico, la sua sposa per i profani. In India, Lakshmi (Venere) ha una parte bianca, detta Shakti ed una parte nera, chiamata Durga Kali.

TEURGIA

 
(Gr.) - Dal greco Theos (dio) e Oyrgia (Opera), operazione divina, magia sacra, ma anche comunicazione con gli spiriti o con gli angeli planetari - gli "dei della Luce" - in modo di attirarli verso terra. È un termine della tarda età ellenistica, all'interno della spiritualità e della filosofia greca, che designa la opera divina che l'uomo può compiere se è capace di stabilire particolari rapporti con la divinità. Esso assume il suo più ampio sviluppo nel tardo neoplatonismo, con Giamblico, che la descrive sia sul piano teorico che su quello pratico nella sua opera "De Mysteriis". Giamblico presenta la Teurgia come un complesso di operazioni sacre che permettono, attraverso i rapporti simpatetici e simbolici con gli Dei, di renderli a noi vicini e propizi, non piegando la loro volontà, ma interpretando rettamente i simboli attraverso cui dette volontà si manifestano. La Teurgia può essere intesa come sinonimo di mistagogia, di pratica sacerdotale, di teosofia e di teologia. Conoscenza dei significati interiori e delle loro gerarchie, nonché purezza di vita, sono le virtù che possono portare alla acquisizione dei poteri necessari per comunicare con le divinità. Per raggiungere un così esaltante risultato l'aspirante dev'essere assolutamente meritevole ed altruista. Secondo alcuni studiosi di gnosi, la teurgia si fondava non tanto sulla divinità, quanto sul suo vero nome: esso, infatti, racchiude in sè l'essenza di ciò che denomina e consente a chi lo conosce di avere influssi sull'essere denominato. Addirittura, qualcuno pretende che alcuni teurghi riuscissero a fare incarnare la divinità in un oggetto determinato, ad esempio una statua. Il primo autore a definirsi teurgo fu Giuliano il Caldeo, l'autore degli Oracoli Caldaici, ma quelli che la resero famosa furono Giamblico, prima citato, Porfirio, Proclo, ed altri. La prima scuola di Teurgia pratica nel periodo Cristiano, fu fondata da Giamblico nell'ambito della Scuola Neo-Platonica Alessandrina. Anche i sacerdoti che erano assegnati ai templi dello Egitto, Assiria, Babilonia e Grecia, ed il cui compito era quello di evocare gli dei durante la celebrazione dei Misteri, erano conosciuti sotto questo nome, o con il suo equivalente in altre lingue, fin dai tempi più arcaici. Gli Spiriti (ma non quelli dei morti, la cui evocazione fu chiamata Necromanzia) erano resi visibili agli occhi dei mortali. Per questo un teurgista doveva essere uno jerofante ed un esperto nell'insegnamento esoterico presso i Santuari di tutti i paesi. I Neoplatonici della scuola di Giamblico erano chiamati teurgi, perchè compivano la cosiddetta "magia cerimoniale", ed evocavano i simulacri o immagini, degli antichi eroi, "dei" e daimonia (entità divine spirituali). Nei rari casi in cui si richiedeva la presenza di uno "spirito" visibile e tangibile, il teurgo doveva fornire all'apparizione soprannaturale una porzione della propria carne e del proprio sangue - doveva compiere la theopaea o la "creazione degli dei" con un misterioso processo noto solo agli antichi, e forse a qualcuno dei moderni Tantrici e Brahmani iniziati dell'India. Così è detto nel "Libro delle Evocazioni" delle pagode. Esso mostra la perfetta identicità dei riti e delle cerimonie fra la più antica teurgia Brahmanica e quella dei Neo-Platonici Alessandrini. Il passo che segue è tratto da Iside Svelata: "Il Brahmano Grihasta (l'evocatore) dev'essere in uno stato di completa purezza prima di avventurarsi a chiamare i Pitri. Dopo aver preparato una lampada, dell'incenso di sandalo, ecc., e dopo aver tracciato i cerchi magici, nel modo a lui insegnato dal Guru superiore, per tenere lontani gli spiriti cattivi, egli cessa di respirare e chiama in suo aiuto il fuoco (Kundalini) per disperdere il proprio corpo". Egli pronuncia un certo numero di volte la parola sacra, e "la sua anima (il corpo astrale) svanisce dalla sua prigione, il suo corpo sparisce, e l'anima (l'immagine) dello spirito evocato discende nel corpo doppio e lo anima". Allora "la sua (del teurgo) anima (astrale) rientra nel suo corpo, le cui particelle sottili si sono nuovamente riunite (per i sensi oggettivi), dopo aver formato da sè un corpo aereo per il deva (dio o spirito) che egli ha evocato" ... E poi, l'operatore propone a costui delle domande "sui misteri dell'essere e sulla trasformazione di ciò che non perisce". L'idea popolare prevalente è che i teurgi, come pure i maghi, operino prodigi, quali evocare le anime o le ombre degli eroi e degli dei, ed altre opere taumaturgiche, tramite poteri soprannaturali. Ma questo non è mai stato vero. Essi facevano ciò semplicemente per mezzo della liberazione del proprio corpo astrale che, assumendo la forma di un dio o di un eroe, serviva da medium o da veicolo, attraverso il quale poteva essere raggiunta e manifestata la speciale corrente che conserva le idee e la conoscenza di quell'eroe e di quel dio.
Vai alla Bibliografia