Glossario

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AMEN

 
- In Ebraico è formato dalle lettere A M N = 1, 40, 50 = 91 e così è un simile di 'Jehovah Adonai' = 10, 5, 6, 5, e 1, 4, 50, 10 = 91, nell'insieme; è una forma della parola Ebraica 'verità'. Nella lingua parlata comune si dice che Amen significhi 'Così sia'. Questa voce ebraica era all'origine un aggettivo con il significato di 'fermo, sicuro', poi avverbio nel senso di 'certamente', sempre usati a modo di esclamazione o acclamazione, con il valore di 'così sia'. Ricorre spesso nel Vecchio Testamento, più ancora nel Nuovo, mentre è frequente nella liturgia. È forse la parola più diffusa nel mondo, poiché la troviamo sulle labbra dei Cristiani, dei Giudei, dei Musulmani. Notevole l'uso che ne fanno i Cristiani alla fine del Pater Noster e del Credo. Ma nel linguaggio esoterico Amen significa 'il celato'. Manetho Sebennita dice che la parola significa ciò che è celato e sappiamo tramite Ecateo ed altri che gli egiziani usavano il termine per invocare il grande Dio dei Misteri, Ammon (a 'Ammas, il dio celato') affinchè si rivelasse e manifestasse. Bonomi, il famoso studioso di geroglifici, chiama molto appropriatamente i suoi adoratori gli 'Amenof', e Mr. Bonwick cita uno scrittore che dice: 'Ammon, il dio invisibile, resterà per sempre celato finchè non sarà antropomorficamente rivelato; gli dei lontani da noi sono inutili'. Amen è definito 'Signore della festività della luna nuova'. Jehovah-Adonai è un nuovo aspetto del dio dalla testa di ariete, Amoun o Ammon che era invocato dai sacerdoti Egiziani con il nome di Amen. Per gli Egiziani, Amen è la prima emanazione della Divinità Suprema, la sorgente primordiale della Luce.

AVALOKITESWARA

 
(San.) - 'Il Signore che guarda'. Nell'interpretazione exoterica, egli è Padmapani ( il portatore del loto e il nato-dal-loto) nel Tibet, il primo antenato divino dei Tibetani, l'incarnazione completa o Avatar di Avalokiteswara; ma nella filosofia esoterica Avaloki, è lo 'spettatore', il Sè Superiore, mentre Padmapani è l'Ego superiore o Manas. La formula mistica 'Om mani padme hum' è specialmente usata per invocare il loro aiuto congiunto. Mentre la tradizione popolare rivendica per Avalokiteswara molte incarnazioni sulla terra, e vede in lui, non molto erroneamente, la guida spirituale di ogni credente, l'interpretazione esoterica vede in lui il Logos, sia celeste che umano. Quindi, quando la Scuola Yogacharya ha affermato Avalo-kiteswara come Padmapani ' essere il Bodhisattva Dhyani di Amitabha Buddha', è proprio vero, perchè il primo è il riflesso spirituale del mondo delle forme di quest'ultimo, entrambi essendo uno : l'uno nel cielo, l'altro sulla terra. È l'Ishvara manifestato, l'Osiride degli Egiziani, l'Ahura Mazda dei Zoroastriani, l'Uomo Celeste della filosofia ermetica, il Logos dei Platonici, l'Atman dei Vedantini, Kwan-Shi-Yin dei Cinesi, ecc. Tutte quelle citate, sono forme del Settimo Principio Universale. Nel suo carattere più elevato è la sintesi complessiva di tutti gli Spiriti planetari, i Dhyan Chohan; l'Automanifestato, il Figlio del Padre, il Salvatore universale di tutti gli esseri viventi. Nel suo aspetto superiore e nelle regioni divine, è il grande Logos. Nei piani manifestati, suoi aspetti inferiori, è Daksha, il Progenitore del genere umano. Come Bodhisattva è Padmapani-Avalokiteshvara, e si manifesta di età in età in forma umana.

JEHOVAH

 
(Eb.) - L'Ebraico "nome della divinità" J'hovah è composto di due parole, cioè di Jah (y, i, j, Yodh, la decima lettera dell'alfabeto), e di hovah (Havah, o Eva)", dice un'autorità della Cabala, Mr. J.Ralston Skinner di Cincinnati, USA. Ed ancora: "La parola Jehovah, o Jah-Eve, ha il significato primario di 'esistenza' o essere maschio-femmina". Cabalisticamente ha solo quest'ultimo significato, e nient'altro; com'è stato più volte dimostrato, il significato è totalmente fallico. Così, nel versetto 26 del IV capitolo della Genesi, nella sua traduzione deformata, si legge " ... allora gli uomini cominciarono ad invocare il nome del Signore ...", mentre, correttamente, si dovrebbe leggere " ... allora gli uomini cominciarono a chiamare se stessi con il nome di Jah-hovah", o maschi e femmine, cioè come erano diventati dopo la separazione dei sessi. Difatti ciò è scritto nello stesso capitolo, quando Caino (il maschio, Jah) insorse contro Abele (sua sorella e non) suo fratello e lo uccise" (versò il suo sangue, nel testo originale). Il capitolo IV della Genesi contiene in verità il racconto allegorico di quel periodo dell'evoluzione antropologica e fisiologica che è descritto nella Dottrina Segreta, quando tratta della terza razza-Radice della umanità (la Lemuriana). Esso è seguito dal V capitolo che serve da velo; ma dovrebbe essere seguito dal VI capitolo dove viene detto che i Figli di Dio presero come spose le figlie degli uomini e dei giganti. Questa allegoria, infatti, allude al mistero degli Ego divini che si incarnano nell'umanità, dopo di che le razze fino ad allora senza sesso "diventarono uomini potenti . uomini di fama" (v. 4), avendo acquisito le menti (Manas) che prima non avevano. Jehovah è l'uomo primordiale, maschio-femmina, uno degli Elohim, i Sette Spiriti Creatori Dei, uno dei Sephirot inferiori. Simile sotto molti aspetti ad Osiride, non è il Dio supremo, ma una Potenza di terzo grado. Esso è un dio lunare e come glifo è identico a Saturno. È il Serpente tentatore del Giardino dello Eden, è colui che invia Satana a tentare Giobbe, che perseguita ed assilla il Faraone, ecc. Si serve spesso dell'inganno e della astuzia per raggiungere i suoi obiettivi; è simile a Narada. Per molti studiosi, la cristallizzazione di concetti metafisici su un Jehovah antropomorfico è inaccettabile, antifilosofico e repulsivo, dal momento che Jehovah è solo una divinità androgina finita, priva di eternità, onniscienza ed onnipotenza. Questo nome compare per la prima volta nel XVI secolo, con riferimento al dio ebraico, e presto diventa una forma molto diffusa nella cultura italiana ed europea. Esso deriva dal tetragramma YHVH, che gli Ebrei non pronunciavano ed al posto del quale usavano il termine "Adonai". Spostando nel tetragramma le vocali di Adonai, con le necessarie modifiche, si ottiene dapprima Yahweh, da cui poi Yehova e quindi Geova.

INVOCARE

 
(Occ.) - Chiamare con tono di preghiera, o con fervore d'affetto, di venerazione, di fede, soprattutto per avere assistenza, aiuto, conforto. Nel Cristianesimo è rivolta prevalentemente a Dio ed ai Santi. Nelle operazioni magiche è lo slancio a salire, il contrario di evocare.

NOVENDIALI

 
(Lat.) - Da novem-dies=nove giorni; con questo termine i Romani indicavano i sacrifici ed i conviti che si celebravano il giorno dopo la morte dei congiunti, e per nove giorni. Anche i Greci avevano questa usanza e la chiamavano Ennati (da ennea=nove). Novendiali erano anche i sacrifici ed i banchetti che si tenevano per nove giorni in occasione di qualche pubblica calamità, per invocare il favore degli Dei prima di imbarcarsi.

IZANAGUI

 
(Gia.) - Chiamato anche Iznagi, fratello di Izanami, nella mitologia dell'antico Giappone, è il Creatore del mondo, il padre degli Dei. La prima azione della coppia fu quella di far sorgere la terra dal caos dell'oceano e dimenare la melma con una lancia. Il fango che sgocciolò dalla punta della lancia, ammucchiandosi, produsse l'Onogaro-shima, o mondo terrestre. Allora essi discesero dal cielo, fissarono la loro dimora sulla terra e generarono carnalmente tutti gli Dei, compreso il dio del fuoco, la cui nascita costò la vita ad Izanami. Izanagui, disperato, scese all'inferno per invocare la sua compagna; ma Izanami, che nel frattempo aveva gustato il frutto dell'inferno, non poté essere restituita e rimase nell'inferno come Regina. Risalito sulla terra, Izanagui sentì il bisogno di lavarsi dalle lordure che lo avevano imbrattato nell'inferno : si gettò in un ruscello ed improvvisamente, da ogni parte del suo corpo immersa nell'acqua, nacque una nuova divinità. Quindi risalì in cielo.

WAIZGANTHOS

 
(Asia) - Dio del paganesimo lituano, collegato con la crescita del lino, cui era dedicata una cerimonia propiziatoria celebrata da vergini il terzo giorno successivo alla festa di Zemiennik. La Vergine di più alta statura doveva invocare una copiosa messe di lino, stando in equilibrio su un solo piede, riempire una pinta di birra e berla, riempirla di nuovo e vuotarla per terra in onore del Dio. Se l'operazione riusciva per intero, era presagio di un buon raccolto.
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