Glossario

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ASSIRI

 
- Popolo le cui origini risalgono ad almeno 100.000 anni fa. Nel primo stadio abitavano in caverne, si nutrivano di prodotto spontanei della terra e, forse, di carne che si procuravano con la caccia. Nel secondo stadio (circa 60.000 anni fa), i reperti permettono di individuare abitudini che non sono cambiate di molto. Nel terzo stadio essi vivono all'aperto, in capanne, coltivano la terra ed allevano animali. Nel quarto stadio alle capanne si sostituiscono case rettangolari com mura di fango che poggiano su fondamenta di pietra. Sono raggruppate in centri più o meno grandi e si ritrovano tracce di artigianato. Ben presto cresce la popolazione e l'organizzazione, finchè nel 2500 a.C. si può già parlare di popolo Assiro. Assur è la capitale del loro regno che ben presto viene sottomesso da Sumeri e Semiti. Verso il 1900 a.C. gli Assiri riconquistano l'indipendenza ed inizia un periodo di splendore che, fra alterne vicende, dura fino al 600 a.C. circa. La loro religione è quella sumero-babilonese, ma con Assur dio supremo, protettore della città ed incarnazione della sua forza vitale. gli è paredra Istar. Altre divinità sono Amurru, Dagan, Wer ed altri minori, poi sostituiti dagli dei cosmici ed astrali del Babilonesi. Vi era un culto pubblico ed uno privato, distribuiti in giorni e ore fisse; per la difesa dai demoni vi erano amuleti, scongiuri, incantesimi, ecc. La religione assira non conosce una teologia sistematica e denuncia una pietà piuttosto esterna almeno per quanto suggerisce l'onomastica. Molto diffusa la consultazione degli dei ad opera di indovini che interpretavano i sogni, con consultazioni oracolari e con evocazione di spiriti.

EVOCAZIONE

 
(Occ.) - Rito diretto a chiamare, per virtù magica, un'anima dall'oltretomba, per lo più a scopo divinatorio. È il contrario di Invocazione.

MISENO

 
(Gr.) - Figlio di Eolo, re dei venti, superò tutti nell'arte di suonare la tromba e nell'eccitare i soldati alla battaglia. Sfidati gli Dei, Tritone, trombettiere di Nettuno, lo gettò nelle onde, ove il povero Miseno perì. Enea ne trovò il cadavere presso un promontorio, lo recuperò, gli fece magnifici funerali e gli eresse un monumento. Ma qualcuno dice che Enea sacrificò Miseno agli Dei, come vittima per ottenere l'evocazione del padre. Probabilmente anche a quei tempi l'informazione era manipolata !

NECROMANZIA

 
(Occ.) - Arte che, tramite la mediazione dei diavoli (!), permetteva di evocare i morti e di usarli per fare profezie. Si dice che, in qualche caso, per ottenere risultati si doveva possedere un osso del morto. Ebbe origine dalle antiche cerimonie funebri nelle quali si rivolgevano preghiere alle anime dei morti che avevano vissuto in modo retto per ottenere determinati eventi. Il richiamo dei defunti dalla tomba, mediante riti complicati e misteriosi fu ritenuto un modo di speculare sulla ingenuità del popolo. L'evocazione delle immagini dei morti, tuttavia, è stata da sempre praticata, con i risultati richiesti da parte di quanti conoscevano l'arte. La praticavano gli Ebrei, e se ne ha menzione nella Bibbia (Re,I,28), e la praticò Gesù, di cui si trova menzione nei Vangeli con l'evocazione di Elia. Dagli Occultisti moderni è considerata come una pratica di magia nera. Giamblico, Porfirio ed altri Teurgi hanno deprecato questa pratica non meno di quanto lo fece Mosè che condanno a morte le "maghe" del suo tempo, che erano dette streghe, ma altro non erano che delle negromanti - come nel caso della Strega di Endore e di Samuele. Alcune caratteristiche della negromanzia sono passate a quello che oggi si chiama "spiritismo".

PARCHE

 
(Mit.) - All'origine, presso gli antichi Latini, vi era una sola Parca e presiedeva alle nascite. In un secondo momento furono assimilate le Moire greche, divennero tre, ma non ebbero mai in Roma un culto vero e proprio. Esse sono: CLOTO (evocazione), la più giovane delle sorelle, presiedeva alla nascita degli uomini e filava il filo cui era legata la vita degli uomini; LACHESI (sorte), la mediana, arrotolava sul fuso il filo tessuto da Cloto; ATROPO (senza ordine), tagliava con le forbici il filo quando il Fato stabiliva che la vita avesse termine. Per alcuni, le Parche sono figlie della Notte e di Erebo, per altri della Necessità e del Destino, per altri ancora di Giove e di Temi. Apparentemente, Lachesi è quella meno importante, invece è esattamente il contrario. Nel riempire il fuso ella segna quel che accade nella vita di un uomo, in cui gli uni agli altri si succedono le azioni, i dolori, i piaceri, le vicende, le speranze, le illusioni, gli inganni. Ad ogni momento che passa si susseguono le idee, i moti dell'animo, gli avvenimenti: Lachesi non perde nulla tanto dei fatti fisici che di quelli morali (la sua funzione può essere assimilata a quella dei Lipika indù, almeno in parte); l'affaticarsi e l'avvicendarsi delle cose ha una regola ed un fino stabilito dall'ordine generale: il fuso è il simbolo della successione delle cose umane che avvengono nella vita dal momento che raccoglie il filo destinandolo ad ordire le trame. Queste sono il tessuto della vita individuale e, messe insieme, vanno a formare il tessuto della società (concetto che si può riportare al karma degli Indù). Ed ecco che Lachesi, con il suo lavoro grave e misterioso, rappresenta il grande libro dove si scrive la storia dell'umanità. Le Parche adoperavano filo di lana di tre colori: bianco per filare giorni lunghi e felici, grigio per i giorni medi e travagliati, nero per i giorni corti ed infelici. Rappresentate come tre donne, oppresse dalla vecchiezza, con in testa una corona di lana ed il corpo coperto da una veste bianca, esse cantano allo uomo le vicende universali: Cloto quelle presenti, Lachesi quelle passate, Atropo quelle a venire. Le Parche triformi hanno i loro attributi solo sulla Terra e sono generati dagli uomini stessi. Non si può tornare indietro dai sentieri che esse percorrono, anche se quei sentieri li abbiamo tracciati noi, singolarmente o collettivamente.

LEVI Eliphas

 
(Fr.) - Il vero nome di questo dotto Cabalista era Alphonse Louis Constant, figlio di un umile calzolaio, nato a Parigi l'8 Febbraio 1810. Come tutti i figli dei poveri che volevano studiare, fu mandato in seminario, a Saint-Sulpice. Imparò latino e greco ed a 15 anni cominciò a studiare l'ebraico. A 18 anni leggeva correntemente l'Antico Testamento ed il Talmud sui testi originali. A 24 anni, dopo una crisi religiosa ed una relazione con una sedicenne, dalla quale ebbe due figli, abbandonò il seminario e tornò a casa. La madre, sconvolta dalla delusione, si suicidò. Alphonse, con qualche rimorso, ritentò la via del seminario entrando nel convento benedettino di Solesmes. Vi rimase meno di un anno, ma ritentò entrando nel seminario di Evreux. A 25 anni fu ordinato diacono e l'anno dopo abbandonò definitivamente sia l'abito talare che l'ambiente ecclesiastico. Scrisse "La bibbia della Libertà" che gli valse una condanna come sovversivo e la prigione. Uscito dal carcere, cercò di sopravvivere dando lezioni, disegnando, decorando mobili, scrivendo articoli. Scrisse "La voce della fame" : nuovo arresto, nuova condanna, vecchia prigione. Esce dal carcere e continua la sua esistenza precaria, in mezzo a difficoltà di ogni genere. A 36 anni si sposa e, come al solito, sbaglia. La moglie non è in grado di capirlo ed apprezzarlo, l'unica figlia nata dal matrimonio muore all'età di sette anni, la moglie lo abbandona. A questo punto avviene la svolta : Alphonse si isola dal mondo, intreccia relazioni con i depositari delle sapienze occulte, compie ricerche minuziose negli scaffali proibiti delle biblioteche parigine, si immerge nello studio della Kabala, delle sette gnostiche, dell'alchimia, di antichi ordini segreti. Percorre la dolorosa via dell'iniziazione e dopo quattro anni di "negritudine", ricompare in una veste luminosa. Adesso non è più l'erudito ma l'Iniziato, un uomo che non appartiene più a sè stesso, ma a tutti. Cambia il suo nome assumendo quello di Eliphas Levi Zahed, apre la sua casa a tutti ed accetta discepoli. Sono gli anni di maggior fulgore quelli che vanno dai 45 ai 65. Levi scrive le sue opere più importanti, porta le sue indagini fino ai limiti delle esperienze possibili, mette a nudo il potere delle forze magiche. Sbalordisce tutti con l'evocazione dello spirito di Apollonio di Tiana, ma non spiegherà mai il modo in cui ha prodotto il prodigio. Conosce Guillame Postel, con il quale ha una relazione fraterna, e viene spinto sempre più avanti da Madame Guyon, una donna ispirata conosciuta in seminario. Conosce Wronski, che lo istruisce nell'arte regia e gli rivela le chiavi di parecchi misteri. Si collega con gli esoteristi inglesi permettendo loro di creare la Societas Rosicruciana in Anglia dapprima, e poi l'Hermetic Order of the Golden Down. Nel 1861 Eliphas Levi viene iniziato alla Massoneria, in una Loggia del Grande Oriente di Francia : La Rosa del perfetto silenzio. Poco tempo dopo gli fu affidata la funzione di Oratore. Criticato a seguito di una sua conferenza, Levi si dimette con grande rammarico e poco tempo dopo la loggia va in sonno.

ROWHANEE

 
(Eg.) - O Er-Roohanee. È la Magia dell'Egitto moderno, che si presuppone provenga dagli Angeli e dagli Spiriti, cioè dai Geni, e dall'uso dei nomi misteriosi di Allah; vi si distinguono due forme - Ilweee, che è la Magia Superiore o Magia Bianca, e Suflee e Sheytanee, la Magia Inferiore o Magia Nera, Demoniaca. C'è anche l'Es-Seemuja, che è frode o evocazione. Le opinioni divergono riguardo l'importanza di un ramo della Magia detta Darbel Mendel o, come Barker la chiama in Inglese, il Mendal: con questo termine si intende una forma di chiaroveggenza artificiale esibita da un giovanetto prima della pubertà o da una vergine i quali, come risultato dell'autoipnotismo ottenuto fissando delle gocce d'inchiostro tenute nel palmo della mano, congiuntamente all'uso di incenso e di incantesimi, vedono alcune scene della vita reale passare sulla superficie dell'inchiostro. Molti viaggiatori nei paesi Orientali hanno narrato degli esempi, come E.W. Lane nel suo Modern Egyptians ed E.B. Barker nel suo Thousand and One Nights; ed episodi simili sono stati anche introdotti in molte opere di narrativa, come nel Phantom Ship di Marryat; ed una idea del genere è intessuta nella storia di Rose Mary e della pietra Beryl, un poema di Rossetti. Per un tentativo di spiegazione superficiale, vedi Quarterly Review N. 117.

TEURGIA

 
(Gr.) - Dal greco Theos (dio) e Oyrgia (Opera), operazione divina, magia sacra, ma anche comunicazione con gli spiriti o con gli angeli planetari - gli "dei della Luce" - in modo di attirarli verso terra. È un termine della tarda età ellenistica, all'interno della spiritualità e della filosofia greca, che designa la opera divina che l'uomo può compiere se è capace di stabilire particolari rapporti con la divinità. Esso assume il suo più ampio sviluppo nel tardo neoplatonismo, con Giamblico, che la descrive sia sul piano teorico che su quello pratico nella sua opera "De Mysteriis". Giamblico presenta la Teurgia come un complesso di operazioni sacre che permettono, attraverso i rapporti simpatetici e simbolici con gli Dei, di renderli a noi vicini e propizi, non piegando la loro volontà, ma interpretando rettamente i simboli attraverso cui dette volontà si manifestano. La Teurgia può essere intesa come sinonimo di mistagogia, di pratica sacerdotale, di teosofia e di teologia. Conoscenza dei significati interiori e delle loro gerarchie, nonché purezza di vita, sono le virtù che possono portare alla acquisizione dei poteri necessari per comunicare con le divinità. Per raggiungere un così esaltante risultato l'aspirante dev'essere assolutamente meritevole ed altruista. Secondo alcuni studiosi di gnosi, la teurgia si fondava non tanto sulla divinità, quanto sul suo vero nome: esso, infatti, racchiude in sè l'essenza di ciò che denomina e consente a chi lo conosce di avere influssi sull'essere denominato. Addirittura, qualcuno pretende che alcuni teurghi riuscissero a fare incarnare la divinità in un oggetto determinato, ad esempio una statua. Il primo autore a definirsi teurgo fu Giuliano il Caldeo, l'autore degli Oracoli Caldaici, ma quelli che la resero famosa furono Giamblico, prima citato, Porfirio, Proclo, ed altri. La prima scuola di Teurgia pratica nel periodo Cristiano, fu fondata da Giamblico nell'ambito della Scuola Neo-Platonica Alessandrina. Anche i sacerdoti che erano assegnati ai templi dello Egitto, Assiria, Babilonia e Grecia, ed il cui compito era quello di evocare gli dei durante la celebrazione dei Misteri, erano conosciuti sotto questo nome, o con il suo equivalente in altre lingue, fin dai tempi più arcaici. Gli Spiriti (ma non quelli dei morti, la cui evocazione fu chiamata Necromanzia) erano resi visibili agli occhi dei mortali. Per questo un teurgista doveva essere uno jerofante ed un esperto nell'insegnamento esoterico presso i Santuari di tutti i paesi. I Neoplatonici della scuola di Giamblico erano chiamati teurgi, perchè compivano la cosiddetta "magia cerimoniale", ed evocavano i simulacri o immagini, degli antichi eroi, "dei" e daimonia (entità divine spirituali). Nei rari casi in cui si richiedeva la presenza di uno "spirito" visibile e tangibile, il teurgo doveva fornire all'apparizione soprannaturale una porzione della propria carne e del proprio sangue - doveva compiere la theopaea o la "creazione degli dei" con un misterioso processo noto solo agli antichi, e forse a qualcuno dei moderni Tantrici e Brahmani iniziati dell'India. Così è detto nel "Libro delle Evocazioni" delle pagode. Esso mostra la perfetta identicità dei riti e delle cerimonie fra la più antica teurgia Brahmanica e quella dei Neo-Platonici Alessandrini. Il passo che segue è tratto da Iside Svelata: "Il Brahmano Grihasta (l'evocatore) dev'essere in uno stato di completa purezza prima di avventurarsi a chiamare i Pitri. Dopo aver preparato una lampada, dell'incenso di sandalo, ecc., e dopo aver tracciato i cerchi magici, nel modo a lui insegnato dal Guru superiore, per tenere lontani gli spiriti cattivi, egli cessa di respirare e chiama in suo aiuto il fuoco (Kundalini) per disperdere il proprio corpo". Egli pronuncia un certo numero di volte la parola sacra, e "la sua anima (il corpo astrale) svanisce dalla sua prigione, il suo corpo sparisce, e l'anima (l'immagine) dello spirito evocato discende nel corpo doppio e lo anima". Allora "la sua (del teurgo) anima (astrale) rientra nel suo corpo, le cui particelle sottili si sono nuovamente riunite (per i sensi oggettivi), dopo aver formato da sè un corpo aereo per il deva (dio o spirito) che egli ha evocato" ... E poi, l'operatore propone a costui delle domande "sui misteri dell'essere e sulla trasformazione di ciò che non perisce". L'idea popolare prevalente è che i teurgi, come pure i maghi, operino prodigi, quali evocare le anime o le ombre degli eroi e degli dei, ed altre opere taumaturgiche, tramite poteri soprannaturali. Ma questo non è mai stato vero. Essi facevano ciò semplicemente per mezzo della liberazione del proprio corpo astrale che, assumendo la forma di un dio o di un eroe, serviva da medium o da veicolo, attraverso il quale poteva essere raggiunta e manifestata la speciale corrente che conserva le idee e la conoscenza di quell'eroe e di quel dio.

FALK Cain Chenul

 
- Un Ebreo Cabalista che si crede abbia compiuto "miracoli". Kenneth Mackenzie, riferendosi a lui, cita da un'opera sull'Inghilterra scritta dall'analista Tedesco Archenoiz (1788) : "C'è a Londra un uomo straordinario che per trenta anni è stato onorato nelle relazioni dei Cabalisti. Il suo nome è Cain Chenul Falk. Un certo Conte di Rautzov, morto recentemente con il grado di Field-Marshal al servizio della Francia, attesta di aver visto questo Falk a Brunswick dove, in presenza di testimoni degni di fede, avvennero delle evocazioni di spiriti". Questi "spiriti" erano Elementali, che Falk fece apparire con le evocazioni usate da ogni Cabalista. Suo figlio Johann Friedrich Falk, anche lui Ebreo, fu pure un Cabalista rinomato, e fu il capo di una scuola Cabalista a Londra. Falk di professione era gioielliere e stimatore di diamanti, ed era ricco. Oggi gli scritti mistici e le rare opere Cabalistiche lasciate da lui ad un amministratore fiduciario, possono essere esaminate da ogni vero studioso di Occultismo in una certa Libreria semipubblica a Londra. Le opere di Falk sono alcune manoscritte ed altre in cifrario.
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