Glossario

Glossario

Vai alla Bibliografia

YAHWISTA

 
(Ebr.) - Denominazione convenzionale di una delle due fonti presunte del Pentateuco e di due raccolte del Salterio, nei quali il nome divino appare quasi esclusivamente nella forma Yahweh, di contro all'altra fonte dove appare nella forma Elohim.

MONADE (Gr.)

 
Termine usato nella scuola pitagorica per indicare l'unità originaria (monas) dalla quale deriva la serie dei numeri. Monas è uguale al termine Monade, "Solo", una unità. Nel sistema Pitagorico, la diade emana dalla Monas superiore e solitaria, che è, quindi, la "Causa Prima". Archita e Proclo distinsero la Monade dall'Uno Assoluto, del quale essa sarebbe il principio di limitazione intelligibile. Platone definisce "monadi" le idee, ma solo per designare il loro carattere di indipendenti unità; per i neo-platonici la monade è Dio, quale unità ultima ed essenziale. Nel Rinascimento è Cusano a riprendere il concetto di monade, che ritiene ogni cosa un microcosmo, una unità in piccolo. Giordano Bruno ne fa la base della sua matematica magica, considerando le monadi parti componenti minime dei corpi. Leibniz crea la "monadologia", una concezione dell'universo basata sulle monadi, che egli considera sostanze o principi attivi. Per lui la monade è il centro di percezione assolutamente autonomo, poiché ciò che la monade rispecchia non deriva da un influsso della realtà ma da un processo di adeguazione, i cui momenti sono predeterminati da Dio, che è la Monade delle monadi. Kant tenta di conciliare la monadologia di Leibniz con la fisica di Newton mediante il concetto di monade fisica. Nell'epoca del Romanticismo è Goethe a parlare di monadi, mentre in epoca moderna il concetto è ripreso da Lotze, White-head ed Husserl. L'Unità, l'uno; ma in Occultismo significa spesso la triade unificata, Atma-Buddhi-Manas, o la diade, Atma-Buddhi, quella parte immortale dell'uomo che si reincarna nei regni inferiori della natura e gradualmente progredisce attraverso essi fino all'Uomo, e quindi fino alla meta finale - il Nirvana. La Monade è il principio eterno ed immortale nell'uomo, poiché è parte indivisibile del Tutto integrale - lo Spirito Universale - dal quale emana e viene assorbita alla fine del ciclo. I Vedantini la chiamano sutratma (il filo dell'anima) e le danno un significato intraducibile nelle lingue occidentali. La Monade, nata dalla natura e dall'Essenza dei Sette (il suo principio più elevato essendo immediatamente avvolto dal settimo elemento cosmico), deve compiere la sua rivoluzione settenaria attraverso tutto il ciclo dell'Essere e della Forma: da Dio all'uomo e dall'uomo a Dio. Sulla soglia del Paranirvana, la Monade assume di nuovo la sua Essenza primordiale e diventa ancora una volta l'Assoluto. Esiste un numero limitato di monadi che evolvono e diventano sempre più perfette mediante l'assimilazione di numerose personalità successive in ogni nuovo Manvantara. L'evoluzione dei Globi planetari e delle Monadi umane procede di pari passo. La Monade non ha alcuna relazione con l'atomo, o la molecola così come sono concepiti dalla scienza. Essa è la combinazione degli ultimi due Principi dell'uomo: il sesto ed il settimo; propriamente parlando, il termine "monade umana" si applica alla Duplice Anima: Atma-Buddhi. La Monade, o Jiva, non è spirito, ma un Raggio, un Soffio dell'Assoluto. Come tale essa non può manifestarsi sul nostro piano, o per meglio dire, si manifesta a condizione che si verifichino due premesse: (1) un modello spirituale, o prototipo, sul quale plasmare il materiale fisico; (2) una coscienza intelligente che guidi il suo progresso. La "vita" ed il suo veicolo formano il modello sul quale si plasma il corpo fisico; dopo arriva l'anima e la mente. Tutto ciò avviene mentre la monade segue l'arco discendente; contemporaneamente evolvono gli Elohim che la assistono e quando essi la incontrano nasce il simbolo terrestre dell'Uomo Celeste, l'Uomo Perfetto. Secondo Pitagora, la Monade allo stato di UNO è causa di ogni unità e misura di tutte le cose. La Duade è la Madre del Logos, ed è sostanziale. Segue la Triade, da cui deriva l'Universo manifestato. A questo punto la Monade torna nel Silenzio e nelle Tenebre da cui era apparsa come Punto al centro del Cerchio. La monade umana, quindi, acquista consistenza nella Trinità umana (Atma-Buddhi-Manas) e procede durante il Manvantara. Il discorso sulla Monade, trattato da molti grandi filosofi, è molto difficile e non può essere esaurito con le parole; per essere capito richiede un grande sforzo individuale, uno stato immaginativo che vada oltre il razionale. La Monade, infatti, fondamentalmente, è un mistero. Per i Massoni, la Monade è il trono della Divinità Onnipotente, situata al centro dell'Empireo per indicare T.G.A.O.T.U. La Monade è l'unità universale non manifestata, mentre le monadi sono le unità manifestate. Nel triangolo, la Monade al vertice è il Padre, il lato sinistro è la Duade, ovvero la Madre, il lato destro è il Figlio; la base del triangolo è il piano universale della Natura produttiva che unisce la Trinità al piano fenomenico, come il vertice unisce al piano supersensorio. La Diade, la Materia, considerata dai pitagorici come origine del Male, è la Terza Monade, o la linea che congiunge i due punti, o numeri, e procede da ciò che era prima dei numeri. Da questa Diade derivano tutte le Scintille dei Tre Mondi, o Piani, Superiori, ed i quattro Inferiori, che sono in interazione e corrispondenza: DIO SPIRITO ATMA MONADE MENTE MANAS ATOMO CORPO STHULA SHARIRA Le Monadi Jiva sono le anime degli atomi; entrambi formano il tessuto di cui si rivestono i Dhyan Chohan quando debbono assumere una forma. Si sta parlando, ovviamente, di Monadi individuali e di anime atomiche, prima cioè che gli atomi discendano nella forma terrestre: in questo stadio, la Monade non ha alcuna individualità. È nel percorso di risalita, nell'arco ascendente, che essa passa attraverso i sette stadi dell'evoluzione terrestre, fino al punto in cui la sua coscienza corrisponde a quella divina. Leibniz fu molto vicino ad enunciare la verità, ma non essendo un Iniziato, non riuscì a raggiungerla. La sua Monade è per certi aspetti Forza, per altri Materia. Per la scienza occulta, forza e materia sono la stessa cosa, o due aspetti della stessa cosa. Ogni monade è uno specchio vivente dell'universo. Le radiazioni Arupa, che esistono nell'armonia della Volontà Universale (il collettivo delle volontà cosmiche sul piano dell'universo), uniscono fra loro una infinità di Monadi (ognuna specchio del proprio universo), così individualizzando una Mente indipendente, onnisciente ed universale. Con lo stesso processo di aggregazione magnetica, creano per sè stesse corpi oggettivi, visibili, ricavati dagli atomi interstellari. Questo legame fra Macrocosmo e Microcosmo ci porta a dire che la discesa e la risalita della Monade e dell'Anima sono legate al Cielo, ovvero allo Zodiaco, le cui costellazioni ed i cui segni sono qualcosa di più di un puro gioco di oroscopo. La Monade deve passare attraverso le sue forme (minerale, vegetale, animale) prima che la luce del Logos sia ridestata nell'animale-uomo. La Monade umana è identica a quella animale; la unica differenza risiede nella Mentalità e nella Autocoscienza, il che non è poco. La Mentalità è il principio informatore dell'uomo, il Sè Superiore, dotata di intelligenza divina; l'Autocoscienza, anche se identica, è dotata solo di facoltà istintive. La Monade, abbiamo detto, agisce inconsciamente mediante una forza che le è inerente; quando il Sè astrale ha costruito nell'uomo il tabernacolo idoneo, allora la Monade va ad abitarlo ed appare il suo principio cosciente. Essa è impersonale, un Dio in sè, anche se al suo livello è incosciente. Quando è separata dal suo terzo principio (il Manas, la base orizzontale del triangolo manifestato), non può avere coscienza o percezione delle cose su questo piano terrestre. Sul piano manifestato, Purusha è cieco senza Prakriti, come la Monade è cieca senza Manas. Con la Prima e la Seconda Razza, le Monadi destinate ad animare le razze future, avevano subito la fase di immetalizzazione (vita vegetale ed animale) ed erano pronte per la forma umana ed intelligente. A questo punto, i Nati dalla Mente. a metà della Terza Razza, diedero l'esistenza (il Manas) ai nati dalla Volontà, gli uomini ancora incoscienti). In realtà, solo nella Quarta Razza il quarto principio umano si sviluppa abbastanza per supportare il Quinto che, a sua volta, si svilupperà nella prossima Ronda, per diventare divino nell'ultima. Quando si dice che una Monade entra in un corpo, non si intende che essa va a sovrapporsi ad un'altra Monade, bensì che va ad incrementare l'intensità di quella che c'è già, sviluppando una qualche funzione aggiuntiva. Un raggio di luce che si aggiunge ad un altro non dà luogo a due raggi, ma ad un raggio più intenso. Le Monadi non sono principi distinti e limitati, ma raggi di un unico principio universale assoluto. Vi sono Monadi più avanzate e Monadi meno avanzate, popoli considerati più civili, altri meno; ciò, però, è solo frutto del karma e non può portare a discriminazioni razziali. Se la Monade comincia il suo ciclo di incarnazioni attraverso i tre regni oggettivi (minerale, vegetale, animale) sulla curva discendente, deve necessariamente entrare nella curva ascendente ancora come uomo. Nell'arco discendente, la spiritualità si trasforma in materialità, in quello ascendente avviene il contrario. Alla fine della Settima Ronda della Settima Razza, la Monade è libera da tutte le sue qualità e ritorno quale era al principio, con in più l'esperienza e la sapienza acquisite durante le vite personali. La monade è, e rimane, divina; essa passa attraverso tutti i regni perchè, al fine di raggiungere la perfezione assoluta, deve riflettere in sè ogni forma di ciascun regno. Ed allora si capisce perchè si può parlare di Monade mineralizzata, vegetalizzata, animalizzata, umanizzata, spiritualizzata, ecc., fino a raggiungere l'Uomo Celeste, la Monade perfetta, che come una goccia d'acqua, si butta nell'Oceano dal quale era partita. Il progresso della Forma, o la sua materializzazione, è un regresso per la Monade, la cui spinta verso l'alto, invece, ritorna quando comincia a ridursi la vis formativa. Ma il passaggio attraverso la Forma è indispensabile, al punto che lo Zohar afferma: "i mondi primordiali (le scintille) non potevano continuare perchè l'uomo non c'era ancora". All'inizio del Manvantara, il primo Manu riceve vita dallo Spirito dell'Umanità, ossia la sua Monade è emanata dal Principio sempre attivo. Questo principio, Logos o Monade universale (Elohim collettivo), irradia dal suo interno tutte le Monadi Cosmiche che diventano i Centri di attività. Questi centri sono i Progenitori degli innumerevoli Sistemi Solari, ed anche delle monadi umane non ancora differenziate. Svayambhuva, o il Nato da Sè, è la Monade Cosmica che diventa il Centro di Forza dal cui seno emerge una Catena planetaria. E le radiazioni di questo centro diventano altrettanti Svayambhuva, ciascuno dei quali, come collettività, diventa il Creatore della sua Umanità. La discesa della Monade Divina dal Cielo ad un piano inferiore, per incarnarsi, è ciò che trasforma l'animale di creta in un Dio immortale. Dice Eliphas Levi: "Gli Angeli aspirano a diventare Uomini perchè l'Uomo Perfetto, l'Uomo-Dio, è superiore anche agli Angeli". Nella Cosmogonia cinese, con evidente allegoria, Le Monadi sono identificate con le Stelle. Cabalisticamente, la Monade è UNO e dà origine all'Eptade, il numero perfetto e sacro di questo Manvantara. Il corpo, la persona, delle razze prima, seconda e metà della terza, era privo di Manas e, quindi, non aveva karma. Esso nasce con il risveglio della Monade alla conoscenza, con la libertà di poter scegliere il bene ed il male, con quello che viene chiamato "il peccato originale" (prima di allora Adamo dormiva, ovvero agiva come un automa). Talvolta diventa incomprensibile il fato che la Monade, per incarnarsi, abbia bisogno di un telaio umano già formato. Invece diventa a tutti chiaro quando si pensa che, chiunque debba produrre un oggetto, comincia con un disegno di massima, un bozzetto e poi un vero progetto. Quando questo è pronto, si dà il via alla realizzazione. La Mente umana procede allo stesso modo di quella dei Poteri creatori della Natura. Ogni Forma, sia sulla Terra che nell'Universo, può diventare oggettiva solo se è stato formato nello spazio il suo prototipo astrale. Ed è così anche per l'uomo. Appena i Progenitori hanno ultimato il Corpo Astrale, la Monade si incarna, e da quel momento ha inizio il lavoro di consolidamento fisico attorno al prototipo nebuloso.

LUCE

 
(Rel.) - In molte esperienze religiose ed in molte dottrine filosofiche, la luce è l'elemento simbolico fondamentale. La contrapposizione fra luce e tenebre, già presente nel Genesi, è posta dal cristianesimo in una visione di comodo : la luce è Cristo che, squarciate le tenebre del peccato, indica all'uomo la verità evangelica. In tal modo Cristo diventa "fotoforo", ossia "portatore di luce", che si dice anche Lucifero, piaccia o no ai cristiani. Se il Cristo è inteso quale Logos, siamo molto vicini alla verità; le Tenebre sono Padre-Madre e la Luce, il loro figlio. Le Tenebre nulla hanno a che vedere con il peccato dell'uomo; esse sono eterne, la Matrice dalla quale le Sorgenti di Luce appaiono e nella quale si immergono al loro scomparire. Sul piano mayavico temporaneo, luce e tenebre sono dipendenti l'una dall'altra, nell'ambito di quella dicotomia che rende possibile la vita dell'uomo. Ed anche nell'universo, la percezione della luce è diversa a seconda dell'occhio che la percepisce. Ma le Tenebre che riempiono lo Spazio illimitato sono la rappresentazione allegorica delle condizioni dell'Universo durante il Pralaya, o Riposo assoluto. E le Tenebre, a loro volta, nascono dalla Luce Assoluta. Secondo i Rosacroce, Luce e Tenebre sono la stessa cosa e diventano separabili solo nella mente umana. Le Tenebre sono puro spirito, base radicale e metafisica, unica realtà; la Luce è materia, effetto soggettivo, fulgore apparente, Illusione, Maya. Robert Fludd dice : "le Tenebre adottarono la Luce per rendersi visibili". La luce della coscienza è la luce del Logos, ed è questa luce che l'occultismo pratico adopera per rendere visibile il Logos, mediante figure geometriche. La luce del Logos è la radice del Sè mentale e del Sè fisico, la permutazione del mondo manifestato. L'aspetto noumenico della Luce è Aditi-Vach, o Sephira, che come Logoi femminili sono anche correlati al Suono ed all'Etere. Para è la luce ed il suono dell'Inconoscibile; quando è trasferita nell'ideazione del Logos, o nella sua luce latente, diventa pasyanti; quando diventa luce espressa è madhyama. Per la Cabala, Luce, Suono e Numero sono i tre fattori della Creazione. Per gli Occultisti, la Luce è Spirito e Materia allo stesso tempo. La vera Luce è quella dello Spirito, portata dai Figli della Luce emersi dall'Oceano di Luce. La scienza non sa cosa sia la luce. La definisce in molti modi, salvo a correggersi di volta in volta. Le molte ipotesi scientifiche sono state mode dalla effimera durata. In Iside Svelata, H.P.B. dice : "La Luce è la figlia primogenita e la prima emanazione del Supremo. La Luce è vita e principio vitale". Essa è il grande mago proteiforme che dà origine a tutte le forme ed agli esseri viventi. Nei suoi raggi si trova l'origine di tutte le azioni, sia fisiche che chimiche : essa dà la vita e la morte. Le Forze Creatrici, che nascono dalla luce del Logos, condensano la luce eterna sul piano oggettivo, facendola diventare materia grossolana. In Occultismo esistono tre tipi di Luce : Luce astratta ed assoluta - Sono le Tenebre. Luce del Manifestato-Immanifestato - La Luce del Logos. Luce riflessa nei Logoi - La luce dei Dhyan Chohan che la riversano nell'Universo oggettivo. Per la Cabala, la suddivisione è la seguente : Luce chiara e penetrante - Jehovah Luce riflessa - ........... Luce nell'astratto - Gli Elohim. Il libro scritto sulla Cabala si chiama Zohar (Luce) e spesso i Sephiroti vengono chiamati "Luci". Gli Gnostici consideravano il Serpente, l'Androgino, emblema di Sapienza e di Eternità. Esso era composto da Ennoia (la Mente divina, la Luce)) e da Agathodaemon (l'Ombra della luce); Luce ed Ombra, dunque, non esiste l'una senza l'altra, almeno nel mondo manifestato. Per gli Zoroastriani, Arimane è l'ombra manifestata di Ahura Mazda, che è la Luce. Male e Tenebre sono coeterni con il Bene e la Luce, mentre la Luce eterna è troppo forte per poter essere vista dallo intelletto umano. Nel Pimandro si dice : "Il Pensiero divino diventa Luce e Vita attraverso il Verbo". I Figli delle Tenebre sono superiori ai Figli della Luce, essendo le Tenebre la Luce Assoluta, quella più alta. Dio è Luce, Satana è l'Ombra; come può l'uomo vedere la luce senza la ombra ? Il termine Luce viene talvolta usato come sinonimo di Conoscenza e di Illuminazione. Il numero associato alla luce è il 3. In filosofia troviamo Aristotele che parla della luce come del quinto elemento, l'etere, composto di materia fluida e sottile. Per i Neoplatonici, la Luce è la manifestazione propria del Divino. San Tommaso, riprendendo il pensiero di Roberto Grossatesta, assume la luce come principio fisico originario da cui tutti gli enti derivano la corporeità. S.Agostino dice che l'uomo conosce i principi ideali per illuminazione, cioè attraverso lo aiuto di una particolare facoltà conoscitiva offerta da Dio. Per Maestro Eckart la luce è la scintilla dell'anima, l'elemento divino presente nell'interiorità di ciascun uomo.

IMMAGINE

 
- L'Occultismo non ammette altra immagine se non quella della figura vivente dell'uomo divino sulla terra (il simbolo dell'Umanità). La Cabala insegna che questa Immagine divina, la copia della sublime e santa Immagine superiore (gli Eolie), si è ora cambiata in un'altra similitudine dovuta allo svilupparsi della natura peccaminosa dell'uomo. È solo la divina Immagine superiore (l'Ego) che è rimasta la stessa; quella inferiore (la personalità) è cambiata e l'uomo, che teme ora le bestie selvagge, si è sviluppato fino a portare sul suo viso la somiglianza con molte di esse (Zohar, I, fol. 71a). Nel primo periodo dell'Egitto non esistevano immagini; ma più tardi, come dice Lenormand, "nei santuari di Egitto essi divisero le proprietà della natura e conseguentemente della Divinità (gli Elohim, o Ego) in sette qualità astratte, ognuna caratterizzata da un emblema quali la materia, la coesione, il flusso, la coagulazione, l'accumulazione, la posizione e la divisione". Questi attributi sono tutti simboleggiati in diverse immagini.

IAO

 
(Gr.) - Vedi Iaho. Il più grande dio dei Fenici - "la luce concepibile soltanto dall'intelletto", il principio fisico e spirituale di ogni cosa, "l'Essenza maschile della Saggezza". È la Luce Solare ideale. Il Serpente tentatore dei Cristiani non è Satana, ma un angelo radioso, un Elohim, Iao dei Misteri, il Capo dei Creatori Androgini degli uomini. Si tratta di Geova, Jah-Hevah, la sintesi degli Elohim, altrimenti chiamato Iaccus, Baal, Adon, Bacco. Nessun'altra divinità offre tante varietà di etimologie come Iao, o Iaho, e non esiste un altro nome che si possa pronunciare in modo altrettanto vario. Nel Libro dei Morti egizio, è uno dei Sette e rappresenta la Luna. Il greco Iaoo equivale all'ebraico Iao, Iaho, Yaho. Iao-Sabaoth è il Dio dalle dieci lettere. Per i Caldei, Iao era lo Heptakis ed i suoi Sette Raggi.

HOD

 
(Eb.) - Splendore, l'ottavo dei dieci Sefiroti, una potenza femminile passiva, detto anche Gloria perchè manifesta la Luce di Potenza di Geburah nella meravigliosa formazione creativa ideata dall'Intelligenza. Hod esprime la meravigliosa maestà di Dio, la Potenza con la quale si è manifestato nella formazione; è la forza che regola l'espansione generatrice di Netzah, è la contrazione, il rigore generatore. È la sfera di Mercurio che impregna la figura di Hermes, il dio greco della Prudenza e dell'Accortezza, della Sagacia e dell'Astuzia, cui è attribuita l'invenzione dell'alfabeto, della matematica, dell'astronomia, dei pesi, delle misure, ecc. Ad esso corrisponde l'egiziano Anubi e l'indù Hanuman. Corrisponde al numero 8, numero di pienezza, giustizia, uguaglianza. Il doppio quattro, i due opposti della manifestazione, il Cielo e la Terra, il divino e l'umano. La lettera ebraica corrispondente è la Heth, sintesi del Tetragrammaton, lettera di sacrificio. È collegato all'acqua, al segno zodiacale Cancro, ha nel tarocco la raffigurazione simbolica della Giustizia che regge la Spada e la Bilancia. La pianta dedicata è l'Erba Moli e la sua droga vegetale è l'Anhalonium Lewinii, un allucinogeno. Il suo profumo è lo storace, la gemma l'Opale, il colore l'Arancione. È il Dio delle Schiere, l'Arcangelo Michele, e sono in lui attivi i Beni Elohim, ossia i Figli degli Dei.

GNOSTICI

 
(Gr.) - I filosofi che formularono ed insegnarono la Gnosi, o Conoscenza. Fiorirono nei primi tre secoli dell'era Cristiana, e di essi i più eminenti furono Valentino, Basilide, Simon Mago ed altri. Avevano il culto del Sole e della Luna. Affermavano che la Terra ed il Mondo visibile erano stati creati dagli Angeli più bassi, gli Elohim inferiori. I loro Creatori occupavano i posti più bassi nella scala degli Esseri Spirituali. Il loro Christos, che non è Gesù nè Cristo, è il Chnouphis solare, o Agathodaemon, intimamente legato con i sette Figli di Sophia (la Sapienza) che sono uguali ai sette Figli di Aditi (la Sapienza universale degli Indù), di cui l'ottavo è il Sole, o Martanda. E sono anche i Sette Reggenti, o Geni Planetari. Gli Gnostici accettavano come principi Luce ed Ombra, e consideravano il Bene ed il Male come una cosa sola, sempre esistita. Chiamavano il Dio ebreo un Angelo della materia e lo indicavano come Saturno. Adoravano il Serpente, "buono e perfetto", che era anche il Messia dei Naaseni, il cui simbolo in cielo è il Drago, e che rappresenta sia la Saggezza che Ofiomorfo, Satana o il Male. Come primo Adamo consideravano Adamas Ofite, come secondo l'immagine del primo, come terzo l'Androgino, come quarto un mostro priapeo. Nella loro antropologia e genesi dell'uomo, essi spiegavano che una "certa compagnia di sette Angeli" formò i primi uomini, i quali erano nulla più che forme indistinte, gigantesche, senza sensi.

GEOVA

 
(Eb.) - La spiegazione completa di questo nome è possibile solo in ambito cabalistico, che non è quello in cui si colloca il presente glossario. Tuttavia, onde rifuggire l'accusa di voler nascondere qualcosa, vengono qui di seguito elencati gli elementi fondamentali per la comprensione. Geova deriva da YHVH, il Tetragrammaton, che completato con le vocali forma Yah-Hovah, il cui significato è Maschio-Femmina, ossia l'Androgino. Jod-He-Vau-He hanno valore numerico 10+5+6 (la quarta lettera non è compresa), ossia 1056 = 21 = 7+7+7. Basta ! Geova è il Microprosopo, il Logos manifestato, il Terzo Logos, il Demiurgo cui è affidato il compito di costruire il mondo sulla base delle idee archetipiche, ma soprattutto di produrre figli. La sua parte maschile è Caino, Abele quella femminile : Jah-Heva è la prima forma di umanità, Adamo ed Eva. Per gli Ebrei è il Dio della generazione, il Serpente di Bronzo, il capo dei Serpenti di Fuoco. Per i Cristiani è il povero serpente che incautamente offrì una mela ad Eva e perciò fu condannato a strisciare per sempre sulla terra ( forse prima si muoveva in posizione eretta !). La vera lettura di questo nome, sul piano exoterico, è puramente fallica. Geova può essere scritto JEVE che, senza vocali è JV; ma J in V è il Santo dei Santi, una pietra fallica. Lo stesso risultato si raggiunge assumendo JEVE e prendendo solo le prime due lettere : JE. Qui leggiamo : lo Jod nella He, ovvero il lingham nello yoni. Bisogna aprire bene gli occhi : il sacro ed il profano non sono, come si ritiene, due cose completamente distinte. Esse sono profondamente interconnesse ed è soprattutto nella religione che "quelli che sanno" gabbano "quelli che non sanno". Il Geova biblico ha i seguenti significati reconditi : Il Settenario Inferiore; Adam Kadmon, o l'Albero della Vita; Il Noè di questo Manvantara. Nelle altre religioni si trovano coppie di divinità per molti aspetti simili a Geova. Citiamo : Osiride-Iside, Giove-Giunone, Brahma-Vach, ecc. Un parallelo interessante fra la religione ebraica e quella indù è dato dalle trinità Geova-Binah-Elohim ed Agni-Vishnu-Surya.

GENESI

 
- L'intero libro della Genesi fino alla morte di Giuseppe, risulta una versione appena modificata della Cosmogonia dei Caldei, come oggi ripetutamente provato dalle tavolette Assire. I primi tre capitoli sono trascritti dalle narrazioni allegoriche degli inizi, comuni a tutte le nazioni. I capitoli 4 e 5 sono un nuovo adattamento dello stesso racconto nel segreto Libro dei Numeri; il capitolo 6 è un trattato astronomico dell'anno solare e dei sette creatori cosmici, tratto dall'originale Egizio del Pimandro e delle visioni simboliche di una serie di Enoichioi (Veggenti), da cui deriva anche il Libro di Enoch. L'inizio dello Esodo, e la storia di Mosè, è quella del Sargon Babilonese che avendo prosperato nel 3750 a.C. (come ci racconta perfino quella autorità mal disposta che è il Dott. Sayce), precedette di quasi 2300 anni il legislatore Ebraico. (Vedi Dottrina Segreta, Vol. II, pag, 691 e seg.). Tuttavia, la Genesi è innegabilmente una opera esoterica. Non ha plagiato nè ha sfigurato i simboli universali e gli insegnamenti sulle cui linee è stata scritta, ma ha semplicemente adattato al proprio spirito nazionale le verità eterne, rivestendole con astute allegorie, comprensibili solo ai suoi Cabalisti ed Iniziati. Gli Gnostici hanno fatto lo stesso, ed ogni setta lo fa secondo la propria linea, così come fecero migliaia di anni fa l'India, l'Egitto, la Caldea e la Grecia, che rivestirono col proprio abbigliamento nazionale le stesse verità incomunicabili. La chiave e la soluzione di tutti i racconti del genere si possono trovare solo negli insegnamenti esoterici. Si tratta di un libro esoterico, scritto a più mani, pieno di ripetizioni, contraddizioni, idee antiscientifiche. Il secondo capitolo (Jehovista) è la ripetizione del primo (Elohista), e vi si tratta l'ordine in cui apparvero le cose create : dapprima il Fuoco (la Luce), poi l'Aria, l'Acqua, ed infine la Terra e l'Uomo. I misteri sui quali questo libro venne compilato provengono certamente dall'Egitto; la sua somiglianza con i frammenti caldei di cosmogonia e con le iscrizioni cuneiformi, è stupefacente. Adamo Kadmon non è un uomo fisico, ma la legione degli Elohim; gli animali non sono ciò che oggi si intende con questa parola, bensì i segni zodiacali ed altri corpi celesti. Molto probabilmente è una reminiscenza di quanto gli Ebrei udirono ed impararono durante la lunga cattività in Babilonia. Il contenuto della Genesi può essere diviso in tre parti : 1)

GEBURAH

 
(Eb.) - Un termine Cabalistico che è il nome della quinta Sephira, una potenza femminile passiva, che significa severità e potere; per questo, è chiamata il Pilastro della Severità. Secondo la Cabala, le scintille dell'anima contenute in Adamo, si divisero in tre classi principali, corrispondenti ai suoi tre figli, e cioè :Hesed Habel Abele Gèboor-ah Qai-yin Caino Ràh-min Seth Set Geburah, o Geboorah, è la quinta Sephira. Essa ha origine da Chesed, ma essenzialmente è riflessione di Binah. È femminile e rappresenta la Forza ed il Potere. A lei è imposto il nome divino Elohim Gibor, Dio Possente o di Potenza. Pur appartenendo alla Colonna della Severità, le sue attribuzioni sono maschili e vigorose. Il dio greco che la equivale è Marte, la divinità egizia è Nephthys, quella scandinava Thor. Le sue armi sono la spada, la lancia, la sferza e lo stilo, il suo metallo è il ferro, il suo albero la quercia, le sue piante il tabacco e l'ortica. Il suo colore è il rosso, la pietra il rubino, la lettera ebraica associata la HE, l'elemento il fuoco, il segno zodiacale l'ariete, la raffigurazione simbolica il Papa, il numero il 5.
Vai alla Bibliografia