Glossario

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SATTVA

 
(San.) - Comprensione, quiescenza nella conoscenza divina. Segue generalmente la parola Bodhi quando è usato come parola composta, ad esempio, "Bodhisattva". La prima delle tre componenti (guna) della Natura, quella che è luminosa, pura, pacificata, e che domina nell'essere che accede alla Conoscenza. È l'"essenzialità", "ciò che esiste", "che è completo"; da questi significati, nelle Upanishad viene ad assumere il significato del primo dei tre guna, cioè "immobile luminosità-albedine", opposta a rajas e tamas. L'uso del termine, collegato ai guna (qualità) sta a significare la qualità della bontà. È la comprensione, Buddhi. La scuola di Aryasanga chiama "sattva" la duplice monade, Atma-Buddhi, che sul piano superiore corrisponde a Parabrahman-Mulaprakriti.

SHEKINAH

 
(Eb.) - Un appellativo applicato dai Kabbalisti a Malkuth, la decima Sephira; ma, per gli Ebrei, è una nuvola di gloria che rimane sul seggio della Misericordia, nel Santo dei Santi. Tuttavia, come insegnavano tutti i Rabbini dell'Asia Minore, la sua natura è di un genere più elevato, essendo Shekinah il velo di Ain-Soph, l'Eterno e l'Assoluto; quindi, una specie di Mulaprakriti Cabalistica. Shekinah è li Spirito sintetizzante di Chockmah e Binah, lo equivalente della Grazia dei cristiani. Come Shakti, exotericamente, è la controparte femminile di ogni Dio indù, così Shekinah è lo Spirito Santo dei cristiani (controparte del Figlio), la Sophia Achamoth degli Gnostici. Per i Caldei era asessuata, una pura astrazione, uno stato simile al Nirvana, una assoluta presenza. Sotto l'aspetto di Mulaprakriti, Shekinah è quel velo al di là del quale ed attraverso il quale vibra il suono del Verbo, da cui evolvono le innumerevoli gerarchie di Ego intelligenti, di Esseri coscienti e semicoscienti, appercettivi e percettivi, la cui Essenza è la Forza spirituale, la cui sostanza sono gli elementi, i cui Corpi sono gli Atomi. Questo velo dell'Ignoto, che si può identificare con Aditi e con Bythos, è la profondità insondabile da cui emerge Tipheret, nel cui seno giace il Serpente dell'Eternità. Essa, come velo di Ain Soph, , è il Logos, l'Albero della Conoscenza, il possessore della Divina Sapienza creatrice. È la Grazia divina, la sposa di Metatron, la via verso il Grande Albero della Vita,, che raggiunge la valle celeste ed è nascosto fra le montagne (la Triade superiore dell'Uomo). Questo albero si erge verso l'alto (la conoscenza dell'Adepto aspira al Cielo) e quindi ridiscende verso il basso (nell'Ego dell'Adepto sulla Terra); si rivela di giorno (nella mente illuminata) ed è nascosto di notte (la mente degli ignoranti). Shekinah è inseparabilmente legata all'anima umana, secondo lo Zohar, che è per essa come un nido dal quale prende il volo come Uccello Eterno. Essa è la Luce Eterna, la Madre degli Dei, Arani, la Signora della Razza, il Grande Abisso oltre il quale giace l'Inconoscibile. Per la Cabala, il mistero della Shekinah è uno dei più profondi. La Shekinah è il tramite che trasforma lo splendore interno di Ain Soph nello splendore esterno del Nome indicibile. Essa esprime la Luce di Gloria che separa l'Uomo da Dio e permette all'Uomo di riunirsi in Dio. Il suo splendore è l'onnipresenza di Dio, la Sua immanenza nel creato, la dimora di Dio nel mondo. Essa penetra ogni cosa e si manifesta come Vita. Le scintille della Shekinah sono sparse in tutto l'universo; essa, a seguito della rottura dei vasi, si è separata da Dio e si è mescolata con le forze amorfe; ritornerà alla sua origine nell'Età della Redenzione. Nell'uomo essa è uno stato di coscienza, la consapevolezza della presenza dello Spirito, un Fuoco che consuma; risiede in colui che è Saggio conferendogli perfezione spirituale, perfezione morale e perfezione fisica.

SOSTANZA

 
(Eso) - Dal latino sub-stans con il significato di "ciò che sta sotto", ciò che sussiste di sè medesimo, che è alla base delle forme e delle apparenze. Viene altrimenti detta Materia, anche se la sinonimia non è perfetta. Per Platone era l'esistenza, il modo di essere, il "ciò che realmente è" delle idee; con Aristotele diventa il fondamento della realtà, e viene distinta in sostanza prima (la cosa singola) e sostanza seconda (i generi). Successivamente Aristotele distingue la sostanza in tre tipi: sensibile ed eterna (corpi celesti), sensibile e peritura (mondo sublunare, piante, animali, ecc.), immutabile. Le prime due si fondano sulla terza e chiedere "cos'è la sostanza" è lo stesso che chiedere "cos'è l'ente". La sostanza è ciò che è immanente in ogni singolo individuo, che è "sinolo" perchè composto di materia e forma. Gli Scolastici faranno della sostanza oggetto di speculazione e, come per tante altre cose, produrranno una tal serie di congetture da rendere l'argomento incomprensibile. Tutta la filosofia successiva argomenterà sulla sostanza, quasi sempre distinguendola dalla forma, ma fermandosi davanti al concetto di sostanza prima, ovvero di quel qualcosa che porta il pensiero molto vicino a Dio. Locke nega l'esistenza di una realtà ultima, per Berkeley la sostanza è un'idea, per Hume è un prodotto della psiche, per Kant una funzione trascendentale del conoscere priva di validità ontologica. Si ha la netta sensazione che su nessun argomento la filosofia abbia detto tante sciocchezze quante ve ne sono sulla sostanza. Per la scienza, la sostanza è materia, tout-court, senza alcun dubbio nè possibilità di discussione. I Teosofi usano questo termine con un diverso significato, qualificando la sostanza come percettibile, diversificandola per ogni piano del Cosmo e dell'essere, determinando in tal modo una legione infinita di significati diversi. Nel Sudda Satwa, ad esempio, si distingue la sostanza materiale, da quella psichica e spirituale, intendendo quest'ultima come ideale , ossia che esiste sui piani più elevati. La scienza intende per sostanza ciò che si può pesare, misurare; è lo stesso che materia, o massa. Sostanza è ciò cui si può applicare una forza, e perchè ciò sia possibile, vi deve essere una massa. Per gli Occultisti la sostanza è qualcosa di diverso, una Causa, una Essenza dei vari fenomeni, anche se queste parole non sono esatte; exotericamente, però, non se ne trovano di migliori. Luce, calore, elettricità, magnetismo, sono sostanze, dal che emerge che sostanza non può essere sinonimo di materia. Sostanza è l'unità universale, immutabile, eterna ed assoluta, che nel suo aspetto primario manifestato diventa: - Nella sfera dell'oggettività e della fisica, Sostanza e Forza primordiale (centrifuga e centripeta, negativa e positiva); - Nel mondo della metafisica, lo Spirito dell'Universo, l'Ideazione Cosmica, detto anche Logos. La sostanza cosmica primordiale è Mulaprakriti, e certamente essa non può essere definita Materia.

SPIRITO

 
(Eso) - La mancanza di un qualsiasi accordo reciproco fra gli scrittori nell'uso di questo termine ha dato come risultato una terribile confusione. Etimologicamente deriva dal latino "spiritus" che significa soffio, alito d'aria; pertanto dev'essere qualcosa di leggero ed invisibile, una sostanza incorporea. È stato così che ognuno l'ha definito a modo suo: Anima, Demone, Angelo, Folletto, ecc. Gli Stoici intendevano il pneuma (termine greco che ha lo stesso significato del latino spiritus) come energia che dà la vita a tutta la realtà, principio vitale, anima del mondo; Cartesio considerava gli spiriti animali, prodotti dal sangue ed inviati al cervello mediante le arterie, il fondamento fisiologico dell'attività psichica; per i cristiani è il soffio divino animatore dell'universo, anima di Dio e dell'uomo, distinguendo gli spiriti finiti (anime umane) da quelli infiniti (gli spiriti puri: Dio e gli Angeli). Kant intende per spirito il potere produttivo e l'originalità creativa della ragione; Hegel considera tre tipi di spirito: quello soggettivo, quello oggettivo e quello assoluto, che Croce, poi, porterà a quattro. Di solito, è reso come sinonimo di anima, ed i lessicografi ne approvano l'uso. Negli insegnamenti Teosofici, il termine "Spirito" si applica solo a ciò che appartiene direttamente alla Coscienza Universale, e che è la sua emanazione omogenea e pura. Così, la Mente superiore dell'Uomo, o il suo Ego (Manas), quando è indissolubilmente legata a Buddhi è uno spirito; mentre il termine "Anima", umana o perfino animale (il Manas inferiore che negli animali agisce come istinto) è applicato solo a Kama-Manas e qualificato come anima vivente. Questa in Ebraico è nephesh, il "soffio di vita". Lo Spirito è immateriale e senza forma e, quando individualizzato, è fatto della più sottile sostanza spirituale, Suddasatwa, l'essenza divina, della quale sono formati i corpi dei più alti Dhyani che si manifestano. Quindi, i Teosofi respingono l'appellativo di "Spiriti" per quei fantasmi che appaiono nelle manifestazioni fenomeniche degli Spiritisti, che invece chiamano "gusci" o con vari altri nomi. (Vedi "Sukshma Sarira"). Lo Spirito, in breve, non è affatto una entità nel senso che ha una forma, poiché, come ritiene la filosofia Buddhista, dove vi è una forma vi è una causa per il dolore e la sofferenza. Ma ciascuno spirito individuale dura solo per il ciclo di vita di un manvantara e potrebbe essere descritto come un centro di coscienza, un centro auto-senziente ed auto-cosciente; uno stato, non un individuo condizionato. Ciò avviene perchè nel Sanscrito vi è una grande abbondanza di termini per esprimere i diversi Stati di Essere, di Esseri e di Entità, e ciascuna denominazione mostra la differenza filosofica, il piano al quale appartiene questa unità, ed il grado della sua spiritualità o materialità. Questi termini, sfortunatamente, sono quasi intraducibili nelle nostre lingue Occidentali. Lo Spirito è l'elemento immortale che è in noi, la fiamma immortale che mai è nata e mai morirà; esso mantiene per tutto il manvantara la sua qualità, la sua essenza, la sua vita, facendo risplendere dentro di noi, attraversi i vari piani, alcuni dei suoi raggi, e facendo di noi ciò che noi siamo. Per i Cabalisti ebraici, lo Spirito è Ruach, mentre per lo esoterismo è la parte inferiore dell'Anima Mundi, o Luce Astrale che Nazareni e Gnostici consideravano femminile. È lo Spirito della Terra, l'Anima o Psiche, dai cristiani considerata diabolica. Lo Spirito astrale, da non confondere con il Soffio Divino, concepisce sette Forme o i Sette Stellari. La Luce Astrale è duale, o bisessuale: la parte maschile è lo Spirito, o la Saggezza (il Purusha indù), la parte femminile è lo Spiritus dei Nazareni, già contaminata dalla materia. I metafisici definiscono il corpo umano trino (spirito, anima e corpo), ma lo Spirito come soffio di Vita non va confuso con lo Spirito Immortale. Comunemente lo spirito è inteso come controparte della materia, ma lo Spirito manifestato è lo Spirito divino assoluto, tutt'uno con la Sostanza divina assoluta; Parabrahman e Mulaprakriti sono uno in essenza, il che significa che Spirito, Ideazione Cosmica e Sostanza Cosmica son una cosa sola. Talvolta il termine viene usato con il significato di Noumeno. Il punto matematico, ad esempio, è una qualsiasi posizione nello spazio dalla quale una cosa reale si diparte per estendersi nel mondo fisico dello spazio: questo punto è lo spirito di quella cosa. L'Universo ha un Reggitore (la Guida) ed un Costruttore (lo Spirito): i due costituiscono il primo potere dopo lo Uno. Nell'universo illusorio essi corrispondono allo Spirito ed alla Materia. Lo Spirito è al di là della natura manifestata, è il Soffio ardente nella sua assoluta Unità. Nell'universo manifestato è il Sole Spirituale Centrale, il Fuoco elettrico di tutta la Vita. Nel nostro sistema solare, esso è il Sole visibile, lo Spirito della Natura, il Dio terrestre. Come insegna la Teosofia, il ciclo di una Monade parte da una condizione puramente spirituale per discendere fino alla totale immersione nella materia e poi risalire nuovamente verso il puro spirito. Questo processo ci permette di dire che la materia è spirito condensato, mentre lo spirito è materia sublimata. Secondo Pratt, alcuni cabalisti ebrei consideravano lo Spirito dell'uomo come un essere senza corpo, disincarnato o spogliato, e perciò designato con l'ideogramma Nahash; spesso lo rappresentavano con un serpente. La vita dell'uomo può essere sintetizzata nella lotta fra la Sapienza divina (Nous) ed il suo riflesso terrestre (Psiche); la battaglia fra spirito ed anima avviene in terra, ma anche in cielo, e l'animale ne è solo la sede terrestre. Per i Semiti, l'uomo chinato davanti al Sancta Sanctorum rappresentava la caduta dello spirito nella materia, mentre per gli Ariani rappresentava l'esatto contrario. Nel Pimandro si dice che "il Dio dello Spirito e del Fuoco costruì Sette Reggenti che racchiudevano nel loro cerchio il mondo dei sensi, chiamato Destino fatale". Nelle parti più antiche del Rig Veda, lo Spirito Supremo è designato con il termine Asura. Lo Spirito della Vita e dell'Immortalità è sempre simbolizzato da un cerchio, mentre "lo spirito di Dio che si muove sulle acque dello Spazio" (il Caos) è il Logos che getta il primo seme dell'universo. Anche Virgilio, esperto di filosofia esoterica, parla dello Spirito nell'Eneide e scrive: "Dapprima lo Spirito (Divino) interno sostiene i cieli, la terra e le pianure liquide, il globo lucente della Luna, le stelle brillanti ....". A conclusione possiamo riepilogare dicendo che l'Ego che si incarna è una mescolanza di Materia (il cui massimo è nel corpo) e di Spirito (il cui massimo e nell'Atma). L'evoluzione dello Ego è il suo spostamento verso lo spirito, la sua involuzione è la negazione dello Spirito.

PRAJAPATI (San.)

 
Letteralmente i "Signori della Progenie" ovvero I Progenitori, attributo che si applica a Brahma come signora della Creazione. Essi sono i datori di vita a tutto ciò che è su questa Terra; i sette e poi dieci e corrispondono ai sette ed ai dieci Sefiroti Cabalistici, ai Mazdeani Amshaspend, agli Elohim dell'ebraismo, ai Sette Spiriti della Presenza dei Cabalisti, ai Figli del Fuoco, ai Sette Arcangeli Cristiani, ai Figli di Ildabaoth degli Gnostici, ecc. Brahma, il creatore, è chiamato Prajapati, come sintesi dei Signori dell'Esistenza. Questo Dio progenitore del Brahmanesimo, considerato il padre degli Dei, dei Demoni e dell'Umanità, oltre che manifestazione dell'Unità e dell'Infinito, divenne poi la personificazione del sacerdozio. Nei Veda è il Signore (pati) delle Creature (praja), e simboleggia il potere creatore e rivelatore, insito in ogni elemento della realtà; è uno dei dieci creatori secondari, a loro volta creati da Brahma. È un epiteto di Vishvakarman, l'architetto degli Dei. Nelle Upanishad, le sue funzioni riflettono concezioni metafisico-teologali, più che strettamente mistico-religiose. Egli trascende la funzione luminosa dei Deva, come quella magica degli Asura, essendo il padre di entrambi. Egli "cova" i mondi, dai quali nascono i tre Veda, "cova" i tre Veda dai quali nascono bhur-bhuva-svar; da questa giaculatoria, con lo stesso processo, nasce il pranava OM. Prajapati esprime in generale il potere germinante del cosmo il suo provvido disegno e la totalità del creato; esso è anche l'anno solare diviso in sedici parti, ecc. I Prajapati sono Esseri divini, finiti, Vite manifestate che compiono la rivelazione, e diventano Dei per gli uomini. Secondo i Veda, infatti, la Creazione non è opera di Brahma, ma dei Prajapati, o Rishi, che sono i Signori dell'Essere. Questi corrispondono ai Sephiroti dell'Albero della Vita e, come tali, sono dieci; ma diventano sette quando la Trimurti, corrispondente alla Triade superiore cabalista, si separa dal resto. In quel momento i Prajapati, o Rishi, diventano i Costruttori, o Creatori, come avviene per i Sephiroti che, a loro volta, diventano Creatori, Patriarchi, ecc. Il fenomeno ha inizio con Brahma che emerge dall'Uovo del Mondo, al termine dell'incubazione divina, uovo che era stato fecondato dall'Autoesistente, Narayana, o Svayambhuva. A questo punto l'Androgino si sdoppia (Brahma-Viraj e Aditi-Vach), emanando i Prajapati; tutti insieme, poi, formano l'Uomo Archetipo, il Protologos. Successivamente, nel loro aspetto secondario, i Prajapati diventano i Poteri Cosmici ed i corpi astronomici e siderali. Riassumendo, quindi, la cosmogonia ha inizio nel modo seguente: HIRANYAGARBHA -------> Uovo d'Oro, Circolo nel Cielo PARABRAHMAN -------> L'area esterna al Cerchio LOGOS -------> Brahma, il Punto nel Cerchio PRAJAPATI -------> Creatori, Costruttori GERARCHIE Varie -------> Funzioni successive discendenti Parabrahman, essendo esterno al cerchio della manifestazione, è inaccessibile. Attraverso Mulaprakriti (la superficie interna al cerchio), esso lancia il Raggio di Luce, il Logos, che diventa il Progenitore del futuro universo, nel quale si espande. Dapprima esso si divide in due : Brahma-Viraj (il maschio, Adamo) e Brahma-Vach (la femmina, Eva). Si forma la Triade superiore (Agni, Vayu e Surya), dalla quale discende immediatamente il Settenario inferiore. Esotericamente, Brahma manifestato come Prajapati, ha dodici corpi o attributi: 1) Fuoco 2) Sole 3) Luna 4) Esseri viventi 5) Vayan 6) Shiva (morte) 7) Terra 8) Cielo 9) Agni 10) Aditya 11) Mente 12) Grande Cielo infinito La base del modello creativo, in tutte le cosmogonie, è il 10, che si può scomporre in 3+7, ed il sette a sua volta in 6+1, dove l'1 è la sintesi del 6. La sequenza è quella di Pitagora, 1+2+3+4, ovvero la Tetractis. E non si deve dimenticare che 7 è 3+4, ovvero la forma primordiale della Croce (il cubo dispiegato). I Prajapati sono anche Anupadaka, cioè "senza genitori", dal momento che sono nati dalla mente di Brahma; exotericamente essi sono conosciuti sotto diversi nomi: Marichi, Atri, Angiras, Pulastya, Pulaha, Kratu, Vasishta (o Daksha). Brahma è la sintesi dei Prajapati, come Adamo Kadmon è la sintesi dei Sephiroti; ma anche i Titani, i Cabiri, ed altri Esseri simili, sono considerati i grandi antenati della razza umana; anch'essi sono sette, come i Manu, i Noachidi e quanti altri furono creati con lo scopo di fornire la terra di abitanti. Sette erano anche gli Incas (progenitori), gli Aleti, le immagini di Yao, i Raggi del Battello Solare. Quanti volessero seguire il dettaglio del racconto della creazione fatto da H.P.B. leggano, nell'edizione italiana, il volume VI, pag. 218, nota 40 ed il volume V, pag. 18, nota 20. Nelle loro forme inferiori, i Prajapati non sono Dei o Esseri soprannaturali, ma Spiriti progrediti di un altro pianeta inferiore, rinati su questo pianeta, dando origine alla presente Ronda dell'attuale Umanità. Si tenga presente che nella catena settenaria si ripresentano Nomi ed Entità che non sono sempre gli stessi, ma Gerarchie inferiori man mani che si discende sullo Arco Oscuro, quello di sinistra. Ci sono sette Rishi in ogni Razza Madre e quattordici Manu in ogni Ronda: se a tutti diamo il nome di Prajapati, quali discendenti dai primi Progenitori, ne scaturisce la confusione che ha disorientato tanti orientalisti. Brahma Prajapati è il Tetragrammaton, il Quaternario manifestato, il Microprosopo cabalistico, che diventa quadruplo per assumere quattro forme e dar luogo a quattro tipi di creature superne. Ma dal corpo di Brahma scaturiscono poi infinite creature, come del resto dal corpo del Microprosopo cabalistico.
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