Glossario

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LINGUAGGIO (Fil.)

 
Insieme di codici umani (verbali, non verbali, artificiali, formali, profondi), o anche animali (zoo-semiotica), che trasmettono, conservano ed elaborano informazione. Come linguaggio si definiscono anche fenomeni, non sempre consci, di espressione e comunicazione a basso grado di codifica. Gli esperti sono arrivati alla conclusione che non si potrebbe avere vita senza linguaggio. Il linguaggio è, dunque, espressione di idee mediante la parola umana, ma anche attraverso altri mezzi. Può essere composto di parole, simboli, segni grafici, segni arbitrari. Esistono diversi tipi di linguaggio; ne parliamo brevemente. Linguaggio monosillabico - È quello dei primi esseri umani dopo la separazione dei sessi; prima si comunicava direttamente con la trasmissione del pensiero. È detto anche "linguaggio radicale" perchè e caratterizzato da parole che sono anche radici, e sono semplicemente accostate. Linguaggio agglutinante - È il linguaggio prevalente delle razze atlantiane, ed è caratterizzato da parole radice, ciascuna delle quali definisce l'altra e diventa un semplice elemento determinativo. Si tratta di un sistema di determinazione grammaticale del vocabolo, consistente nell'aggiungere ad un tema invariato, una o più post-posizioni, aventi ciascuna una sola funzione. Vediamo degli esempi : haz = casa wang = re haz-ak = le case wang-sa = i re haz-ban = nelle case wang-be = al re Linguaggio flessivo - È la radice del sanscrito, lingua nella quale l'elemento determinativo (il cui significato determinante si è da tempo cancellato), si unisce in un tutto formando una nuova parola. Linguaggio dei geroglifici - Molto in uso presso gli antichi Egizi, era formato esclusivamente di geroglifici, ovvero di caratteri figurati con significato simbolico. Linguaggio cinese - Un linguaggio composto interamente di ideogrammi. Il linguaggio è certamente coetaneo della ragione e, in un certo senso, linguaggio e ragione sono la stessa cosa. Logos significa sia "ragione" che "parola". Ma rimane un grande interrogativo : da dove vengono le radici? Chi le ha formate? Dove? Quando? Von Hartmann ritiene il linguaggio una potenzialità ed una manifestazione dell'Inconscio. Altri ritengono che la storia dell'uomo cominci con il linguaggio : prima c'era il nulla !

PRAJAPATI (San.)

 
Letteralmente i "Signori della Progenie" ovvero I Progenitori, attributo che si applica a Brahma come signora della Creazione. Essi sono i datori di vita a tutto ciò che è su questa Terra; i sette e poi dieci e corrispondono ai sette ed ai dieci Sefiroti Cabalistici, ai Mazdeani Amshaspend, agli Elohim dell'ebraismo, ai Sette Spiriti della Presenza dei Cabalisti, ai Figli del Fuoco, ai Sette Arcangeli Cristiani, ai Figli di Ildabaoth degli Gnostici, ecc. Brahma, il creatore, è chiamato Prajapati, come sintesi dei Signori dell'Esistenza. Questo Dio progenitore del Brahmanesimo, considerato il padre degli Dei, dei Demoni e dell'Umanità, oltre che manifestazione dell'Unità e dell'Infinito, divenne poi la personificazione del sacerdozio. Nei Veda è il Signore (pati) delle Creature (praja), e simboleggia il potere creatore e rivelatore, insito in ogni elemento della realtà; è uno dei dieci creatori secondari, a loro volta creati da Brahma. È un epiteto di Vishvakarman, l'architetto degli Dei. Nelle Upanishad, le sue funzioni riflettono concezioni metafisico-teologali, più che strettamente mistico-religiose. Egli trascende la funzione luminosa dei Deva, come quella magica degli Asura, essendo il padre di entrambi. Egli "cova" i mondi, dai quali nascono i tre Veda, "cova" i tre Veda dai quali nascono bhur-bhuva-svar; da questa giaculatoria, con lo stesso processo, nasce il pranava OM. Prajapati esprime in generale il potere germinante del cosmo il suo provvido disegno e la totalità del creato; esso è anche l'anno solare diviso in sedici parti, ecc. I Prajapati sono Esseri divini, finiti, Vite manifestate che compiono la rivelazione, e diventano Dei per gli uomini. Secondo i Veda, infatti, la Creazione non è opera di Brahma, ma dei Prajapati, o Rishi, che sono i Signori dell'Essere. Questi corrispondono ai Sephiroti dell'Albero della Vita e, come tali, sono dieci; ma diventano sette quando la Trimurti, corrispondente alla Triade superiore cabalista, si separa dal resto. In quel momento i Prajapati, o Rishi, diventano i Costruttori, o Creatori, come avviene per i Sephiroti che, a loro volta, diventano Creatori, Patriarchi, ecc. Il fenomeno ha inizio con Brahma che emerge dall'Uovo del Mondo, al termine dell'incubazione divina, uovo che era stato fecondato dall'Autoesistente, Narayana, o Svayambhuva. A questo punto l'Androgino si sdoppia (Brahma-Viraj e Aditi-Vach), emanando i Prajapati; tutti insieme, poi, formano l'Uomo Archetipo, il Protologos. Successivamente, nel loro aspetto secondario, i Prajapati diventano i Poteri Cosmici ed i corpi astronomici e siderali. Riassumendo, quindi, la cosmogonia ha inizio nel modo seguente: HIRANYAGARBHA -------> Uovo d'Oro, Circolo nel Cielo PARABRAHMAN -------> L'area esterna al Cerchio LOGOS -------> Brahma, il Punto nel Cerchio PRAJAPATI -------> Creatori, Costruttori GERARCHIE Varie -------> Funzioni successive discendenti Parabrahman, essendo esterno al cerchio della manifestazione, è inaccessibile. Attraverso Mulaprakriti (la superficie interna al cerchio), esso lancia il Raggio di Luce, il Logos, che diventa il Progenitore del futuro universo, nel quale si espande. Dapprima esso si divide in due : Brahma-Viraj (il maschio, Adamo) e Brahma-Vach (la femmina, Eva). Si forma la Triade superiore (Agni, Vayu e Surya), dalla quale discende immediatamente il Settenario inferiore. Esotericamente, Brahma manifestato come Prajapati, ha dodici corpi o attributi: 1) Fuoco 2) Sole 3) Luna 4) Esseri viventi 5) Vayan 6) Shiva (morte) 7) Terra 8) Cielo 9) Agni 10) Aditya 11) Mente 12) Grande Cielo infinito La base del modello creativo, in tutte le cosmogonie, è il 10, che si può scomporre in 3+7, ed il sette a sua volta in 6+1, dove l'1 è la sintesi del 6. La sequenza è quella di Pitagora, 1+2+3+4, ovvero la Tetractis. E non si deve dimenticare che 7 è 3+4, ovvero la forma primordiale della Croce (il cubo dispiegato). I Prajapati sono anche Anupadaka, cioè "senza genitori", dal momento che sono nati dalla mente di Brahma; exotericamente essi sono conosciuti sotto diversi nomi: Marichi, Atri, Angiras, Pulastya, Pulaha, Kratu, Vasishta (o Daksha). Brahma è la sintesi dei Prajapati, come Adamo Kadmon è la sintesi dei Sephiroti; ma anche i Titani, i Cabiri, ed altri Esseri simili, sono considerati i grandi antenati della razza umana; anch'essi sono sette, come i Manu, i Noachidi e quanti altri furono creati con lo scopo di fornire la terra di abitanti. Sette erano anche gli Incas (progenitori), gli Aleti, le immagini di Yao, i Raggi del Battello Solare. Quanti volessero seguire il dettaglio del racconto della creazione fatto da H.P.B. leggano, nell'edizione italiana, il volume VI, pag. 218, nota 40 ed il volume V, pag. 18, nota 20. Nelle loro forme inferiori, i Prajapati non sono Dei o Esseri soprannaturali, ma Spiriti progrediti di un altro pianeta inferiore, rinati su questo pianeta, dando origine alla presente Ronda dell'attuale Umanità. Si tenga presente che nella catena settenaria si ripresentano Nomi ed Entità che non sono sempre gli stessi, ma Gerarchie inferiori man mani che si discende sullo Arco Oscuro, quello di sinistra. Ci sono sette Rishi in ogni Razza Madre e quattordici Manu in ogni Ronda: se a tutti diamo il nome di Prajapati, quali discendenti dai primi Progenitori, ne scaturisce la confusione che ha disorientato tanti orientalisti. Brahma Prajapati è il Tetragrammaton, il Quaternario manifestato, il Microprosopo cabalistico, che diventa quadruplo per assumere quattro forme e dar luogo a quattro tipi di creature superne. Ma dal corpo di Brahma scaturiscono poi infinite creature, come del resto dal corpo del Microprosopo cabalistico.

TETRADE (Pit.)

 
Detta anche Tetraktis, era la figura più sacra per i Pitagorici; rappresentava il numero 10 ed era disegnata come un triangolo fatto di punti: quattro per ogni lato, un punto al centro (oppure, un punto sul livello più alto, due immediatamente sotto, poi tre, ed infine quattro). La figura costituisce una disposizione geometrica che esprime un numero o, se si vuole, un numero espresso attraverso una disposizione geometrica. Il concetto che essa presuppone è quello dell'ordine misurabile. Esotericamente, il vertice del triangolo, il punto più in alto, è il Logos; il triangolo completo è la Tetrade. o Triangolo nel Quadrato, che è il doppio simbolo del Tetragrammaton di quattro lettere nel Cosmo manifesto, e del suo triplo raggio radicale (il suo Noumeno) nell'immanifesto. Pitagora, com'è noto, associava il punto all'1, la linea al 2, la superficie al 3, il solido al 4; questi valori sono facilmente riscontrabili osservando la figura dall'alto verso il basso. I lati che chiudono i punti della Tetrade rappresentano le barriere della materia, o Sostanza noumenica, e separano il triangolo dal mondo del pensiero. Per Pitagora, il Triangolo era la prima concezione della Divinità manifestata, la sua immagine, Padre-Madre-Figlio; il Quaternario, invece, era il numero perfetto, la radice ideale, noumenica, di tutti i numeri e di tutte le cose sul piano fisico. La Tetrade dei Greci equivale al Tetragrammaton ebraico, ed è il secondo Logos, il Demiurgo. Essa, sempre secondo i Pitagorici, era duplice: - la Tetrade superiore, quaternario del mondo intellettuale, il mondo di Mahat (T'Agathon, Nous, Psiche, Ilo); - la Tetrade inferiore, quaternario del mondo sensibile, il mondo della materia (Fuoco, Aria, Acqua, Terra). Quest'ultima è la radice dell'illusione, il mondo dei sensi. Essa è ciò che i Pitagorici intendevano per Cosmo, ed i suoi quattro elementi erano chiamati "rizomata", radici, o principi, di tutti i corpi composti. Secondo Plutarco, i Greci consideravano la Tetrade come radice e principio di tutte le cose, essendo essa il numero degli elementi che danno origine a tutte le cose create, visibili ed invisibili. Nella teoria emanazionistica gnostica, soprattutto in Valentino, essa rappresenta l'insieme dei primi quattro Eoni, ovvero della coppia originaria (Propator, l'Abisso, e Charis, o Sigè) e della prima coppia derivata da quella per emanazione (Intelletto e Verità). Di una Suprema Tetrade parla Marco, il capo dei Marcosiani, grande cabalista, nella sua "Rivelazione". Essa scese a lui in forma femminile perchè il mondo non avrebbe potuto sopportare la sua forma maschile. La Tetrade si mostra a Marco sotto forma di donna nuda, ed allora è facile riconoscere in essa Sephira, la Corona (Kether) equivalente al numero 1, Chokmah al 2, Binah al 3 ed il rimanente gruppo di sephirot al 4. La Tetrade è considerata anche la Divinità Misteriosa dei Cabalisti. Secondo H.P.B., i dieci punti inscritti nel triangolo pitagorico valgono tutte le teogonie e le angelologie che siano mai uscite da un cervello teologico. Se il numero è la sostanza delle cose, tutte le opposizioni delle cose vanno ricondotte ad opposizione fra numeri. L'opposizione fondamentale delle cose rispetto all'ordine misurabile, che costituisce la loro sostanza, è quella di limite e di illimitato: il limite rende possibile la misura, l'illimitato la esclude. A questa opposizione corrisponde l'opposizione fondamentale dei numeri, ossia il pari (che corrisponde all'illimitato) e l'impari (che corrisponde al limite). Infatti, nel numero impari, l'unità dispari costituisce il limite del processo di numerazione, mentre nel numero pari questo limite manca ed il processo rimane quindi aperto. L'unità non è pari nè impari, poiché la sua aggiunta ad un numero pari lo rende dispari, l'aggiunta ad un numero dispari lo rende pari. All'opposizione fra pari ed impari, corrispondono altre dieci opposizioni fondamentali, che sono: (1) Limite, illimitato; (2) Impari, pari; (3) Unità, molteplicità, (4) Destra, sinistra; (5) Maschio, femmina; (6) Quiete, movimento; (7) Retta, curva; (8) Luce, tenebre; (9) Bene, male; (10) Quadrato, rettangolo. Il limite è l'ordine, la perfezione. La Tetrade era anche detta i sacri "Quattro" per i quali i Pitagorici giuravano, e che era il loro giuramento più segreto. Aveva un significato molto mistico e diversificato: innanzitutto essa è Unità, o l'"Uno" sotto differenti aspetti; poi, è il fondamentale numero Quattro, la Tetrade che contiene la Decade, o Dieci, il numero della perfezione; infine, essa significa la Triade primordiale (o Triangolo) immersa nella Monade divina. Kircher, il dotto Gesuita Cabalista, nel suo Oedipus Aegyptiacus (vol. II, pag. 267), descrive l'ineffabile nome IHVH - una delle formule Cabalistiche dei 72 nomi - combinato nella forma della Tetrade Pitagorica. Mr. I. Myer lo riporta in questo modo : . 1 Il "Nome I = 10 . . 2 "Ineffabile" HI = 15 . . . 3 VHI = 21 . . . . 4 quindi HVHI = 26 --------- ------- 10 72 E poi dimostra che "la sacra Tetrade Pitagorica sembra fosse conosciuta dagli antichi Cinesi". Come spiegato in Iside Svelata (vol. I, XVI): La Decade mistica, il risultato della Tetraktys, o 1+2+3+4=10, è un modo di esprimere questa idea. L'Uno è il principio impersonale, "Dio"; il Due, la materia; il Tre, poiché combina la Monade e la Diade partecipa alla natura di entrambe e, quindi, è il mondo fenomenico; la Tetrade, o forma di perfezione, esprime il vuoto di tutto; la Decade, o la somma del tutto, include l'intero Kosmo. Gordon Plummer, nel suo libro "La Matematica della Mente Cosmica", fa della Tetractis una lettura molto interessante. Egli dice, innanzitutto, che questo triangolo rettangolo formato dai dieci punti è il vero simbolo della creazione. Esso, poi, è il simbolo del tre piani non manifesti (i tre vertici) e dei sette piani manifesti (l'esagono risultante dall'eliminazione dei vertici, più il punto in mezzo). Se prendiamo questi punti e li congiungiamo per opposti, passando attraverso il centrale, disegnando un mezzo lato dell'esagono in senso orario, otteniamo una svastica a sei bracci. Se, infine, immaginiamo i sette punti giacenti su un piano, facendo ruotare questo piano di 90 gradi in senso verticale e di altrettanti in senso orizzontale, otteniamo il martello di Thor. Cinque svastika tridimensionali piazzate concentricamente, formano un Icosaedro, poliedro regolare con 20 facce triangolari e 12 vertici. Ruotando le stesse svastika, otteniamo un Dodecaedro, poliedro regolare con 12 facce pentagonali e 20 vertici. In questo modo la Tetraktis diventa uno strumento straordinario per studiare le leggi della meccanica ed il simbolismo matematico; essa diventa quasi un magico ponte fra il pensiero mistico ed i concetti pragmatici delle leggi naturali.

LOGOGRAFIA

 
(Lin.) - Linguaggio scritto, non alfabetico, fatto di logogrammi.

LIBRO DEI MORTI

 
- Un'antica opera Egiziana ritualistica ed occulta, attribuita a Thot-Hermes. Fu trovata nei sarcofaghi di antiche mummie. Si tratta di una raccolta di preghiere, inni e formulari magici egiziani, accompagnati da vignette illustrative. Si chiama così perchè veniva deposto nel sarcofago affinchè accompagnasse il defunto e lo istruisse sul modo di comportarsi nella vita dell'al di là. Particolare significato religioso ha il capitolo contenente la confessione negativa dei peccati che il defunto faceva davanti ad Osiride. Si ha ragione di ritenere che tutti i nomi propri citati nel libro, allo stesso modo dei Veda e della Bibbia, siano composti di logogrammi. Solo chi conosce la logografia religiosa occulta è in grado di sapere cosa significhi esattamente ciascun nome. Il vero titolo dell'opera è "(Dell') Uscire verso (la Luce del) Giorno", ed è composto di 190 capitoli, ciascuno dei quali porta un titolo. Lo sviluppo è in versi, con una risonanza di ritmi gravi, lenti e solenni, talvolta in tono maggiore altre in tono minore, che sembrano chiedere il supporto di un accompagnamento musicale. È una immensa fuga in cui i temi si susseguono, si incalzano, si accavallano, si sovrappongono, si perdono, con una ricchezza di immagini e di allegorie che, a distanza di millenni, si legge con piacere e con interesse.

LOGOGRAMMA

 
(Lin.) - Segno grafico rappresentante una parola di una data lingua. È diverso dall'ideogramma, poiché esso rappresenta non solo il significato, ma anche il significante di una parola. Logogramma è il modo di scrivere un pensiero simbolico. Ogni lettera rappresenta una parola e, quindi, ogni parola, a sua volta, rappresenta un significato complesso, equivalente ad una frase.

BIBBIA

 
(Eb.) - Deriva dal greco Ta Biblia che significa "I Libri", ossia il complesso delle scritture sacre, sia dell'Ebraismo che del Cristianesimo. Le chiavi di lettura della Bibbia sono almeno quattro : letterale, allegorico, anagogico e spirituale. Ma i Cabalisti dicono che sono 72, cosa che rende quest'opera di significato praticamente infinito. La Bibbia è un libro inventato dagli Iniziati (almeno il Vecchio Testamento ed il Quarto Vangelo) per servire da velo al popolo. La lettura letterale è alquanto moraleggiante, anche se in certi punti sembra priva di senso se non addirittura contraria al senso morale. Solo la lettura esoterica rende in modo completo il suo significato e rivela che le sue basi poggiano sulle stesse tradizioni universali sulle quali poggiano la altre scritture antiche. Essa è una raccolta di episodi della grande ed eterna lotta fra la Magia Bianca e la Magia Nera, fra i Profeti (Adepti del Sentiero di Destra) ed i Leviti (Adepti del Sentiero di Sinistra) clero delle masse brute. Quasi tutti i nomi propri citati sono Logogrammi, nei quali ogni lettera sta per una parola. La sua cronologia è allegorica: Le sue chiavi si possono trovare in Ermete, Bel ed Omero. La Bibbia oggi riconosciuta dalla Chiesa Cattolica è composta da 39 Scritture Ebraico-Aramaiche e da 27 Scritture Greco-Cristiane. Le prime iniziano con il Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio), le seconde con i 5 Vangeli, seguiti dagli Atti degli Apostoli, le Lettere di Paolo di Tarso, quelle di Pietro, Giovanni e Giuda. Chiude la serie la "Rivelazione" di Giovanni, meglio nota come "Apocalisse".

LINGUA

 
(Fil.) - Codice verbale umano in cui, ed attraverso la quale, si realizza, in modi storicamente determinati, la facoltà del linguaggio. Ogni lingua è caratterizzata da un alfabeto, una grammatica, una sintassi, fatta eccezione per quelle che adoperano ideogrammi, logogrammi, ecc., la cui struttura è diversa. Ogni lingua costituisce un sistema potenziale di risorse comunicative, delle quali solo una parte è sfruttata per l'uso. Una lingua è il complesso delle parole e delle locuzioni usate da tutto un popolo come mezzo comune per l'espressione e lo scambio di pensieri e sentimenti, con caratteri tali da costituire un organismo, storicamente determinato, sottoposto a proprie leggi fonetiche, morfologiche e sintattiche, che sono anch'esse parte integrante della lingua.

CHANDRA

 
-VANSA (San.) - La "Razza Lunare", contrapposta a Suryavansa, la "Razza Solare". Alcuni Orientalisti ritengono incompatibile che Krishna, un Chandravansa (del ceppo Yadu) sia stato proclamato un Avatar di Vishnu nel Rig Veda - un lavoro di insuperabile autorità presso i Brahmani - essendo Vishnu manifestazione dell'energia solare. Questo dimostra, comunque, il profondo significato occulto dell'Avatar; significato che solo la filosofia esoterica può spiegare. Un glossario non può dar posto a tali spiegazioni; ma può essere utile per ricordare a quelli che sanno, e per insegnare a quelli che ignorano, che, in Occultismo, l'uomo è definito un essere solare-lunare; solare nella sua triade superiore, e lunare nel suo quaternario inferiore. Comunque è il Sole che illumina la Luna, nello stesso modo in cui la Triade umana effonde la sua luce divina sul guscio mortale dell'uomo che pecca. La vita celeste vivifica la vita terrestre. Krishna, metafisicamente, rappresenta l'Ego fattosi uno con Atma-Buddhi e, misticamente, compie la stessa funzione del Christos degli Gnostici, essendo entrambi "il dio interiore nel tempio" - l'uomo. Lucifero è "la splendente stella mattutina", un simbolo ben conosciuto nella Rivelazione e, come pianeta, corrisponde all'EGO. Ora Lucifero (o il pianeta Venere) è il Sukra-Usanas degli Indù; e Usanas è il Daitya-guru, l'Istruttore spirituale dei Danava e dei Daitya. Questi ultimi, nei Purana, sono i demoni giganti e, nelle interpretazioni esoteriche, sono il simbolo archetipo dell'uomo di carne, il modello del corpo fisico. È detto anche che i Daitya possono elevarsi attraverso "conoscenza, austerità e devozione" al "livello degli dei e dell'ASSOLUTO". Tutto questo trapela esattamente nella leggenda di Krishna; e quello che ancor più trapela è proprio come Krishna, in India l'Avatar di un grande Dio, sia della razza degli Yadu; così è un'altra incarnazione, è "il dio che s'incarna da sè - o l'uomo-Dio Cristo", anche lui della razza Iadoo, che è il nome dei Giudei in tutta l'Asia. Tuttavia, come sua madre, rappresentata quale Regina dei Cieli in piedi sul quarto di luna crescente, è identificata nella filosofia gnostica ed anche nel sistema esoterico con la luna stessa e con tutte le altre dee lunari come Diana, Astarte ed altre madri di Logoi, così Cristo è ripetutamente chiamato dalla Chiesa Cattolica Romana il Sole-Cristo, il Cristo Solare, e così di seguito. Se quest'ultima è una metafora, anche la prima lo è.

ELOHIM

 
(Eb.) - Anche Alhim, essendo questa parola pronunciata in vari modi. Godfrey Higgins, che ha scritto molto sul suo significato, scrive sempre Aleim. Le lettere ebraiche che compongono la parola sono: aleph, lamed, he, yod, mem; numericamente 1,30,5,10,40=86. Sembra trattarsi del plurale del nome femminile Eloah, ALH, più la forma comune del plurale IM, che è un suffisso maschile; l'insieme della parola (Elohim), per conseguenza, sembra implicare l'emissione delle essenze passive ed attive. Come appellativo si riferisce a "Binah", la Madre Celeste, ed è anche l'appellativo più completo di Jehovah Elohim - IHVH ALHIM. Come Binah conduce a sette emanazioni successive, così Elohim è stato chiamato a rappresentare un potere settenario della divinità. Nell'Antico Testamento, Elohim è uno dei due nomi del Dio di Israele, l'altro è Yahweh. La loro alternanza ha dato modo ai critici di individuare due delle fonti del Pentateuco : la elohista e la yahwista. Gli Elohim ebraici sono i Figli di Dio, equivalenti ai Dhyan Chohan indù, ai Rishi Prajapati, agli Spiriti Planetari, ecc. Sono androgini, ma con predominanza dell'elemento femminile. Questo nome è un plurale, identico al Chiim indù. Si tratta dei Sette Spiriti Creatori, i Sette Sephirot della seconda e terza Triade. Nel Genesi, l'Elohim è colui che obbedisce alla Legge Eterna, la Quantità Conosciuta, il Dio Costruttore, che esegue gli ordini del Dio archetipo. Sono i Poteri Inferiori del Genesi, i Logoi minori, quelli che non vogliono l'uomo "come loro". In altro senso sono intesi anche come Autoiniziati, o Dei superiori. E con il significato di Dei o Poteri, il termine viene talvolta usato come appellativo di ierofanti iniziati. Esisteva un Collegio di sacerdoti chiamato Aleim, ed il capo della casta si chiamava Java-Aleim. Gli Elohim sono i primi istruttori dell'uomo nel Giardino dell'Eden. Il Serpente, infatti, non è Satana, ma uno degli Elohim, l'Angelo Radioso che, attraverso il frutto proibito, trasformò l'uomo in natura incorruttibile e mortale. Essi sono la Divinità nella Natura, quelli che separano il Cielo Inferiore dal Superiore all'inizio del Genesi. Sono gli Angeli Primordiali, gli Asura, che fabbricarono il mondo manifestato usando il materiale eterno. Geova-Binah-Elohim è il capo ed anche la sintesi degli Elohim.
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