Glossario

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DABAR

 
(Eb.) - D (a) B (a) R (im), che nella Cabala Caldea significa la "Parola" e le "Parole", Dabar e Logoi (Vedi Dottrina Segreta, p.350 e "Logos" o "Parola").

LOGOS

 
(Gr.) - Termine greco il cui significato letterale è "parola, discorso, ragione". Per i Greci era la ragione determinante il mondo e la legge in cui essa si esprime. Per lo stoicismo è la divina ragione che, completando di sè il mondo, lo anima e dirige secondo il suo perfetto destino. Per gli Ebrei è un mediatore fra Dio ed il Mondo, è la Sapienza, artefice di tutte le cose. Per Filone è l'ipostasi della parola di Dio, colui che colma l'abisso fra Dio e il Mondo. È l'archetipo del mondo sensibile, la forza vitale che regge gli elementi, la via che permette all'uomo di elevarsi alla contemplazione di Dio. Ora persona, ora forza cosmica, è verità, luce e vita. Nel cristianesimo lo troviamo all'inizio del IV Vangelo, quello di Giovanni, con riferimento a Cristo. Inizialmente il fatto non ebbe grande rilevanza, poiché Gesù era considerato uno dei tanti intermediari fra Dio e gli uomini, con funzione cosmologica e non redentrice. Il successivo concetto di incarnazione di Dio, di consustanzialità, di "unigenito non creato", complicò notevolmente le cose, provocando scissioni in serie ed uno stato confusionale tuttoggi non risolto. Platone dava del Logos tre accezioni : (1) manifestazione del pensiero attraverso i suoni articolati di una lingua; (2) il render conto di una cosa enumerandone gli elementi; (3) l'enunciazione della differenza, ovvero del segno distintivo che individua una cosa. Come è evidente, si tratta di accezioni che si riferiscono al termine filosofico, con espresso riferimento al discorso. Fu Eraclito a parlare di Logos come di una legge universale, attribuendo ad esso l'origine di tutte le cose (lo aveva già fatto Leucippo), di cui gli uomini restano inconsapevoli. Cleante identifica il Logos di Eraclito con il logos spermatikos della dottrina stoica, ossia con la ragione seminale, o principio attivo, del cosmo. Nell'Inno a Zeus egli dice : " il logos attraversa tutte le cose mescolandosi al grande come ai piccoli astri luminosi". È il Logos a garantire l'unità e la simpatia del cosmo ed in quanto legge naturale è il fondamento dell'etica stoica del "vivere secondo natura". Come principio fisico è identificato con il fuoco. Entrando nel campo della Teosofia, la trattazione del Logos si amplia enormemente assumendo una collocazione spazio-temporale che è tanto più facile da capire quanto maggiore è la capacità di immaginazione, o di astrazione, del lettore. Il Logos è la prima figura, per così dire, che appare all'inizio della Creazione. Ma la sua apparizione non è istantanea e definitiva, bensì progressiva e dinamica. Il Primo Logos è il punto al centro del cerchio; non è un punto fisico, ma il famoso punto matematico, adimensionale. Esso rappresenta l'Ideazione Cosmica, la Causa Prima che deriva direttamente dalla Causa senza Causa. Non è manifestato, ma porta in sè le "idee" di tutto ciò che si manifesterà. Viene detto anche Atman, Brahman, Pradhana, ma questi termini non sono esattamente sinonimi, anche se per certi aspetti sono identici. Il Secondo Logos è il diametro che attraversa orizzontalmente il cerchio, la natura passiva, Prakriti, la Vita latente. Esso è parzialmente manifestato, le Acque dell'Abisso sulle quali non vola ancora il Soffio. Il Terzo Logos è la linea verticale che interseca il diametro del cerchio, lo Spirito che feconda la materia, Mahat, l'Intelligenza, l'Anima Universale del Mondo, il Noumeno cosmico della Materia. È detto anche il Demiurgo poiché è il fattore di tutte le cose, e lavora sul mondo manifesto per mezzo di Fohat, la Forza in tutte le sue infinite differenziazioni. In tutte le cosmogonie, il Logos è una figura androgina, che possiede un aspetto maschile ed uno femminile. Ad esempio: Adamo Kadmon e Sephira, Osiride ed Iside, Adamo ed Eva, Brahma e Vach, ecc. Come aspetto maschile dell'Anima Mundi, il Logos è Alaya, il Soffio cristallizzato del Verbo settuplice di cui l'uomo sul piano terrestre è l'immagine. L'appellativo di Demiurgo lo ha in qualità di Costruttore collettivo dell'Universo; egli non fa nulla in prima persona, ma fornisce il progetto, prelevato dall'Ideazione Cosmica, e sorveglia i lavori dei Dhyani esecutori. Esso, infatti, non è una divinità personale, ma l'aggregato dei Dhyan Chohan e delle Forze ad essi aggregate. Il Logos procede dalla Mente, esso sta presso Dio, ma non è Dio, bensì il secondo Dio. In ebraico, il Logos è D(a)B(a)Rm ma diventa D(a)B(a)R(i)M quando assume la veste di Legione di Angeli, o Sephirot, pur rimanendo Uno. Per indicare il Logos, lo Ierofante tracciava un cerchio, o un triangolo equilatero, ed al centro della figura segnava un punto: quello era il Logos. Nella filosofia indù, Mulaprakriti (l'area del cerchio, il velo di Parabrahman, che è la parte esterna al cerchio), è considerata madre e figlia del Logos, che a sua volta è generatore generato, sua causa secondaria. Il Logos è la prima manifestazione di Parabrahman, il primo Ego che appare nel Cosmo, ed anche il fine ultimo di tutta l'evoluzione. Il Logos emette "la luce che dà energia", da cui nasce il quaternario, e questa luce è l'energia cosciente di Mulaprakriti, il suo Potere, la sua materia-forza, la radice unica del Sè. Nel cattolicesimo troviamo il Logos nella figura dell'Angelo della Faccia, in ebraico chiamato Michele, il simile a Dio, la sua rappresentazione manifestata. Il Logos è la "Luce che splende nelle Tenebre", l'Architetto dei Mondi; la sua qualità è il suono, la cui caratteristica è settenaria. Il Logos è il punto più alto della scala settenaria della Vita Una invisibile, eterna ed assoluta, mentre il punto più basso di questa scala è costituito dai Vidyadhara, i Pitri inferiori. È la Monade divina che, puro Adi-Buddhi, si manifesta come Buddhi universale, o Maha Buddhi, o Mahat, radice spirituale onnisciente ed onnipotente, Intelligenza divina, Suprema Anima Mundi, ovvero il Logos. Nel Genesi, il Dio del 1^ capitolo è il Logos, il Signore Iddio del 2^ capitolo sono gli Elohim, ossia i Poteri inferiori. Nel Buddhismo esoterico, il Logos è il raggio brillante dello UNO, che squarcia le Tenebre; il Primo, Vajradhara, il Buddha supremo che i Tibetani chiamano Dorjechang (rdo.rje.hdsin = portatore di fulmini). Come Signore di tutti i Misteri, egli non può manifestarsi, ed allora invia Vajrasattva (cuore di diamante), il Secondo Logos, che è chiamato Dorjesempa (rdi.rje.sems.dpah = essenza o principio di diamante). Da questi emanano i cinque Dhyani Buddha detti Anupadaka. Ishvara è il Logos, lo Spirito, l'Unità composta di spiriti viventi manifestati, il genitore originario, sorgente delle Monadi terrestri e del loro Riflesso divino, che da esso emanano e ad esso ritornano. Nel Zoroastrismo troviamo gli Amshaspend, che sono sei, ed Ormadz, il settimo, che è il loro capo. Ebbene, Ormadz è il Logos, il capo e gli Amshaspend nello stesso tempo. Ed è così anche nel Sistema solare. Dal punto di vista esoterico abbiamo i sette pianeti, uno dei quali è il Sole. Ma esso è il Capo dei Misteri principali, assieme ai pianeti rappresenta la potenza visibile ed attiva, mentre il Logos invisibile e le sue Gerarchie rappresentano la Potenza Assoluta. Nel triangolo di Pitagora, la Tetractis, il vertice è il Logos, lo specchio che riflette la Mente divina, mentre l'Universo è lo specchio in cui si riflette il Logos. E come il Logos riflette tutto nell'Universo di Pleroma, così l'Uomo riflette in sè stesso tutto ciò che vede e trova nel suo Universo. Il Tantrismo, parlando dell'uomo, dice : "tutto ciò che è qui è ovunque, ciò che non è quì non è in alcun luogo". Gli Egizi chiamavano il Sole "Occhio di Osiride" e lo concepivano come il Logos, il Primo nato, la Luce manifestata del mondo. Attraverso il settuplice raggio di questa luce noi possiamo diventare consci del Logos attraverso il Demiurgo. E come il Logos è settuplo nei suoi Logoi, così l'uomo ha sette piani di coscienza, sette stati di materia, sette forme di Forza; tutto ciò che riguarda la Terra è settuplo. Lucifero, nel suo aspetto più elevato, è il Logos, in quello più basso è l'Avversario, in entrambi i casi è il riflesso del nostro Ego : questa è la dicotomia del nostro mondo. Per Lattanzio, il Logos è il fratello primogenito di Satana, e la prima di tutte le creature. E se il Logos riflette nell'Universo la Mente divina, e l'Universo manifestato si riflette nella Monade, allora ogni Monade deve, nel ciclo delle sue incarnazioni riflettere in sè ogni forma di base di ogni regno dell'universo. Da qui il famoso assioma ermetico "Pietra, pianta, animale, uomo, spirito, Dio". Il Logos è la Sapienza passiva in cielo e la Sapienza attiva, cosciente, sulla Terra; è l'Uomo Celeste, il Figlio. Durante il riposo cosmico, il Logos dorme nel grembo di Quello che non dorme mai e non è mai sveglio, perchè è SAT, non un Essere, ma l'Essenza. Da CIÒ (SAT) nasce il Logos invisibile, da cui gli altri Logoi, il Manu primordiale, i Manu, l'Universo e tutto ciò che contiene. Nella filosofia indù troviamo Krishna, il Logos, ed i sette grandi Rishi, i Logoi. Il Logos è il "nato da sè", l'Aja degli Indù; l'Ego è l'immagine del Logos riflessa nel Karana Sharira. Esso, come sintesi delle Legioni e presidente dei Geni, fu il primo Pastore e Conduttore degli uomini. Fohat è la luce del Logos, mentre Vach, simbolo del potere generatore, è il Logos femminile; sono a lei simili Iside e Venere, la madre del prolifico Dio dell'amore. Ed è questo il motivo per cui in India la vacca è sacra : essa è il simbolo della natura creatrice. Il Logos Demiurgo è il Dio nello Spazio, Adamo Kadmon, l'Uomo Celeste, il Suono, l'Abisso e il Silenzio eterno degli Gnostici. Il Logos di Dio è il rivelatore dell'uomo ed il Logos dell'uomo è il rivelatore di Dio. Concludendo, possiamo dire che presso tutte le nazioni e tutti i popoli, il Logos è la divinità manifestata, l'espressione esteriore o l'effetto della causa che è sempre celata. Così, la parola è il Logos del pensiero; per cui "Logos" è opportunamente tradotto con "Verbo" e "Parola" nei loro significati metafisici.

PI GRECO

 
(Gr.) - Sedicesima lettera dell'alfabeto greco, corrispondente alla consonante latina P; con l'accento a destra valeva 80, preceduta da una virgola valeva 80.000. Nella forma minuscola indicava il 16^ Libro dell'Odissea, nella forma maiuscola il 16^ Libro dell'Iliade. In matematica, il pi greco indica un piano, mentre in geometria è il rapporto fra la circonferenza ed il diametro e vale 3,14. Il discorso esoterico su questo numero è molto complicato e specializzato. Parker, ad esempio, nel suo problema per la quadratura del cerchio adopera misure speciali per spiegare come i numeri collegati siano alla base non solo della costruzione della Grande Piramide, ma anche del sistema metrico inglese. In alcune opere antiche, questo numero si trova scritto 3/4/5, dove la barra sostituisce la cifra 1; simbolicamente sta per la Gerarchia numerica dei Dhyan Chohan, dei varii ordini, ed anche del mondo inferiore a loro circoscritto. Ma questa forma di scrittura ci dà anche la successione delle prime tre forme geometriche piane (triangolo, quadrato o cubo [*], pentagono o pentacolo). Letto cabalisticamente ci dà la parola ebraica Alhim, ovvero Elohim. Nei calcoli segreti permette di esprimere i vari cicli e le diverse età del Primogenito. Il numero 3,1415, infatti, è la sintesi, o la Legione unificata, nel Logos, mentre il Punto, chiamato nel cattolicesimo romano l'Angelo della Faccia, ed in ebraico Michele (colui che è simile a Dio), è la rappresentazione manifestata del Logos. Nel Libro di Dzyan si dice : "La Grande Madre sta con il Triangolo e la I, ed il Quadrato e la seconda I, e la Stella a cinque punte, nel suo seno, pronti a partorirli, i valorosi Figli del Quadrato, Triangolo e II (432 0000, il Ciclo), i cui antenati sono il Cerchio ed il Punto". Posto sui confini del grande cerchio "Non Passare", chiamato anche Dhyanipasha (Corda degli Angeli), segna il limite fra il Cosmo fenomenico e quello noumenico, il limite assolutamente insuperabile per la coscienza umana oggettiva attuale. Il pi greco rappresenta il rapporto supremo fra diametro e circonferenza, collegato con i nomi divini Elohim (circonferenza) e Jeohvah (diametro).PIACERE (Fil.) - Soddisfazione immediata di un appetito, raggiungimento di un desiderio, appagamento di una aspirazione. Questa nozione cominciò ad essere oggetto di discussione filosofica al tempo di Socrate e dei Sofisti, quando si delineò un contrasto sempre più acuto fra l'individualismo emergente ed il declino sia della religione che dei valori tradizionali. Socrate identificò il piacere con la virtù, ma il suo concetto venne travisato dai suoi seguaci che con Aristippo portarono il piacere al livello dell'edonismo, mentre con Antistene sostennero che il piacere era un male da evitare. I Cirenaici individuarono nel piacere e nel dolore i poli opposti ed autonomi della esistenza, giungendo alla conclusione che il vero piacere è la mancanza di ogni sensazione, mentre il vero bene è la morte. Platone si pose in mezzo: anche se i piaceri sensuali sono da respingere, diceva, la funzione del piacere è connessa con le tre anime ed all'uomo conviene una vita mista di intelligenza e di soddisfazione corporea. Per Aristotele il piacere non è un movimento nè un dato naturale, ma ciò che si accompagna ad un attività che abbia condotto a compimento le sue attività; l'aspirazione al piacere è, pertanto, del tutto naturale. Epicuro concepì il piacere come condizione stabile derivante dall'assenza di ogni bisogno, o desiderio, del corpo o dell'anima. La filosofia cristiana, tesa all'ascetismo, condannò subito i piaceri sensuali, definendoli peccato, mentre vietò anche ogni forma di voluttà. L'umanesimo rivalutò il piacere, esaltandolo come reale movente di ogni azione umana; l'illuminismo lo pose a fondamento di un'etica prettamente materialistica, Leopardi e Schopenhauer lo trattarono in chiave pessimistica. Gli antichi rappresentavano il piacere come un giovanetto molto bello, dai capelli biondi e inanellati, che regge nella mano destra una canna (la vanità umana) e nella sinistra una rosa (la fragilità del sentimento). Se si parte dall'etimologia del termine, piacere deriva da placere, che significa placare; ora, non si ha esperienza di un piacere che plachi, mentre è normale che il piacere ecciti, almeno quando si discorre di quello che si avverte attraverso i sensi. Non deve meravigliare, quindi, se il Buddha condannava il piacere alla stessa stregua del dolore ed invitava quanti cercavano la felicità ad allontanarsi sia dal dolore che dal piacere.PIANETA (Ast.) - Nell'antichità, con questo nome si designava un astro errante (il greco "planetes", infatti, significa "errante"), in opposizione alle stelle fisse. Poi il termine passò ad indicare qualsiasi astro orbiti attorno al Sole. Sempre gli antichi associavano ai pianeti noti dei metalli : l'oro al Sole, l'argento alla Luna, il piombo a Saturno, il ferro a Marte, l'ambra a Giove, l'ottone a Venere, lo stagno a Mercurio. Gli antichi conoscevano solo cinque pianeti (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno), ai quali aggiunsero Sole e Luna per raggiungere il mistico numero sette. Ma si hanno valide indicazioni che fanno pensare come gli antichi conoscessero la presenza di altri pianeti, perfino di alcuni ancor oggi sconosciuti. Da qualche parte, infatti, si legge un riferimento a dodici pianeti, e non è un mistero che l'astronomia sta attualmente cercando un decimo pianeta. I Pianeti, poi, venivano associati anche ai segni zodiacali: Ariete - Marte * Toro - Venere Gemelli - Mercurio * Cancro - Luna Leone - Sole Vergine - Mercurio Bilancia - Venere * Scorpione - Marte e Plutone Sagittario - Giove * Capricorno - Saturno Acquario - Saturno * Urano Pesci - Giove e Nettuno L'asterisco indica il dominio diurno, senza asterisco il dominio notturno. I Pianeti possono essere divisi in maschili (Mercurio, Sole, Marte, Saturno, Urano) e femminili (Venere, Luna, Nettuno). Dubbi i posizionamenti di Giove e di Plutone. Essi si possono suddividere anche in benefici e malefici, ed in altre ulteriori suddivisioni a seconda dei metodi usati nel sistema previsionale. Esotericamente, ogni pianeta visibile è solo la rappresentazione fisica del vero pianeta, il quale è un Essere Cosmico che si manifesta nella, ed attraverso, la Catena dei Globi. Si tratta di un Dhyan Chohan. I Pianeti sacri sono sette (sole e luna sono al posto di due pianeti invisibili e misteriosi, il cui compito è quello di aiutare la terra nella sua evoluzione). Essi sono associati ai globi della catena terrestre ed ai Geni nel modo seguente: Sole Globo A Adonai Giove Globo B Eloi Venere Globo C Orai Saturno Globo D Ilda-Baoth (Jehovah) Mercurio Globo E Astafai Marte Globo F Sabaoth Luna Globo G Tao Ogni Pianeta sacro ha il proprio Reggente, ogni corpo celeste è il corpo di un Dio; i pianeti non si sono staccati dal Sole, ma con esso provengono da una nebulosa. Nell'antichità si credeva, ed a buona ragione, che le razze umane fossero legate ai pianeti, e questi ai segni dello Zodiaco. Le danze delle figlie di Shiloh ed i salti dei profeti di Baal, raccontati nella Bibbia, erano una caratteristica del culto dei Sabeani, che rappresentavano in quel modo il moto dei pianeti attorno al Sole. Gli antichi conoscevano ben più di sette pianeti orbitanti attorno al Sole, ma solo sette erano sacri, perchè tante erano le case primitive dei sette Logoi. I pianeti, poi, venivano usati come misuratori infallibili del tempo, essendo ben nota la loro periodicità.

MAHABUDDHI

 
(San.) - Letteralmente significa "Grande Saggezza" o "Grande Mente Universale". È un termine del Buddhismo del Nord equivalente a Mahat, come definito dalla filosofia indù. È l'Anima Intelligente del Mondo, il Terzo Logos, l'Ideazione Cosmica, l'Intelligenza, il Noumeno Cosmico della Materia. Ed ancora: il Buddhi Universale, la Radice spirituale onnisciente ed onnipotente dell'Intelligenza Divina. Mahabuddhi scende come una fiamma che esce dal Fuoco eterno, senza diminuirlo, rimane costante fino alla fine del ciclo di esistenza e diventa la Vita universale sul piano terrestre. Da questo piano di Vita cosciente si sprigionano le sette lingue di fuoco che sono i Figli della Luce, i Logoi della Vita, ecc. Le sette Prakriti, o sette "nature", o piani; sono contate dallo alto verso il basso e cominciano da MahaBuddhi.

LUCE

 
(Rel.) - In molte esperienze religiose ed in molte dottrine filosofiche, la luce è l'elemento simbolico fondamentale. La contrapposizione fra luce e tenebre, già presente nel Genesi, è posta dal cristianesimo in una visione di comodo : la luce è Cristo che, squarciate le tenebre del peccato, indica all'uomo la verità evangelica. In tal modo Cristo diventa "fotoforo", ossia "portatore di luce", che si dice anche Lucifero, piaccia o no ai cristiani. Se il Cristo è inteso quale Logos, siamo molto vicini alla verità; le Tenebre sono Padre-Madre e la Luce, il loro figlio. Le Tenebre nulla hanno a che vedere con il peccato dell'uomo; esse sono eterne, la Matrice dalla quale le Sorgenti di Luce appaiono e nella quale si immergono al loro scomparire. Sul piano mayavico temporaneo, luce e tenebre sono dipendenti l'una dall'altra, nell'ambito di quella dicotomia che rende possibile la vita dell'uomo. Ed anche nell'universo, la percezione della luce è diversa a seconda dell'occhio che la percepisce. Ma le Tenebre che riempiono lo Spazio illimitato sono la rappresentazione allegorica delle condizioni dell'Universo durante il Pralaya, o Riposo assoluto. E le Tenebre, a loro volta, nascono dalla Luce Assoluta. Secondo i Rosacroce, Luce e Tenebre sono la stessa cosa e diventano separabili solo nella mente umana. Le Tenebre sono puro spirito, base radicale e metafisica, unica realtà; la Luce è materia, effetto soggettivo, fulgore apparente, Illusione, Maya. Robert Fludd dice : "le Tenebre adottarono la Luce per rendersi visibili". La luce della coscienza è la luce del Logos, ed è questa luce che l'occultismo pratico adopera per rendere visibile il Logos, mediante figure geometriche. La luce del Logos è la radice del Sè mentale e del Sè fisico, la permutazione del mondo manifestato. L'aspetto noumenico della Luce è Aditi-Vach, o Sephira, che come Logoi femminili sono anche correlati al Suono ed all'Etere. Para è la luce ed il suono dell'Inconoscibile; quando è trasferita nell'ideazione del Logos, o nella sua luce latente, diventa pasyanti; quando diventa luce espressa è madhyama. Per la Cabala, Luce, Suono e Numero sono i tre fattori della Creazione. Per gli Occultisti, la Luce è Spirito e Materia allo stesso tempo. La vera Luce è quella dello Spirito, portata dai Figli della Luce emersi dall'Oceano di Luce. La scienza non sa cosa sia la luce. La definisce in molti modi, salvo a correggersi di volta in volta. Le molte ipotesi scientifiche sono state mode dalla effimera durata. In Iside Svelata, H.P.B. dice : "La Luce è la figlia primogenita e la prima emanazione del Supremo. La Luce è vita e principio vitale". Essa è il grande mago proteiforme che dà origine a tutte le forme ed agli esseri viventi. Nei suoi raggi si trova l'origine di tutte le azioni, sia fisiche che chimiche : essa dà la vita e la morte. Le Forze Creatrici, che nascono dalla luce del Logos, condensano la luce eterna sul piano oggettivo, facendola diventare materia grossolana. In Occultismo esistono tre tipi di Luce : Luce astratta ed assoluta - Sono le Tenebre. Luce del Manifestato-Immanifestato - La Luce del Logos. Luce riflessa nei Logoi - La luce dei Dhyan Chohan che la riversano nell'Universo oggettivo. Per la Cabala, la suddivisione è la seguente : Luce chiara e penetrante - Jehovah Luce riflessa - ........... Luce nell'astratto - Gli Elohim. Il libro scritto sulla Cabala si chiama Zohar (Luce) e spesso i Sephiroti vengono chiamati "Luci". Gli Gnostici consideravano il Serpente, l'Androgino, emblema di Sapienza e di Eternità. Esso era composto da Ennoia (la Mente divina, la Luce)) e da Agathodaemon (l'Ombra della luce); Luce ed Ombra, dunque, non esiste l'una senza l'altra, almeno nel mondo manifestato. Per gli Zoroastriani, Arimane è l'ombra manifestata di Ahura Mazda, che è la Luce. Male e Tenebre sono coeterni con il Bene e la Luce, mentre la Luce eterna è troppo forte per poter essere vista dallo intelletto umano. Nel Pimandro si dice : "Il Pensiero divino diventa Luce e Vita attraverso il Verbo". I Figli delle Tenebre sono superiori ai Figli della Luce, essendo le Tenebre la Luce Assoluta, quella più alta. Dio è Luce, Satana è l'Ombra; come può l'uomo vedere la luce senza la ombra ? Il termine Luce viene talvolta usato come sinonimo di Conoscenza e di Illuminazione. Il numero associato alla luce è il 3. In filosofia troviamo Aristotele che parla della luce come del quinto elemento, l'etere, composto di materia fluida e sottile. Per i Neoplatonici, la Luce è la manifestazione propria del Divino. San Tommaso, riprendendo il pensiero di Roberto Grossatesta, assume la luce come principio fisico originario da cui tutti gli enti derivano la corporeità. S.Agostino dice che l'uomo conosce i principi ideali per illuminazione, cioè attraverso lo aiuto di una particolare facoltà conoscitiva offerta da Dio. Per Maestro Eckart la luce è la scintilla dell'anima, l'elemento divino presente nell'interiorità di ciascun uomo.

SERPENTE

 
(Eso.) - Per gli antichi, l'Uno ed il Drago erano espressioni usate con riferimento ai Logoi, le Entità più elevate di ogni cosmogonia. Drago e Serpente sono sinonimi, ed entrambi i nomi possono esseri usati per designare la Luce Astrale, ossia la Saggezza del Caos. La filosofia arcaica, partendo dalla Perfezione Universale eterna, segue il processo dell'evoluzione naturale e perviene al concetto di Materia e di Male come necessità, aspetto di un mondo duale nel quale l'essere umano è costretto a vivere. La trasformazione di Serpente in Diavolo è merito di alcuni di quei Padri Cristiani ignoranti, o in male fede, che enfaticamente vengono chiamati Padri della Chiesa. All'origine, il Serpente rappresentava la Saggezza Divina e la Perfezione, fondamento della Rigenerazione psichica e dell'Immortalità. Per Ermete il serpente era il più spirituale di tutti gli esseri, per Mosè (allievo di Ermete) era altrettanto, per gli Gnostici era l'emblema delle Sette Gerarchie dei Creatori Settenari o Planetari. Per gli Indù, Shesha o Ananta, è l'Infinito, un nome di Vishnu ed il suo primo Vahan sulle Acque Primordiali. Questo "letto di Vishnu" è un'astrazione allegorica che simboleggia il Tempo infinito nello Spazio illimitato che contiene il Germe dell'Universo manifestato; l'Ofis gnostico contiene lo stesso triplice simbolismo delle sue sette vocali. Successivamente avvenne una distinzione fra il Serpente buono e quello cattivo, Agathodaemon e Cacodaemon; il primo è la personificazione della Saggezza divina in campo spirituale, il secondo è il Male sul piano della materia. Non dimentichiamo che la materia è spirito grossolano e lo spirito è materia sublimata; pertanto, la divisione di buono e cattivo, di bene e male, di serpente buono e cattivo, è solo funzionale alla dualità del mondo manifestato, ma essenzialmente le due cose sono una. Gesù disse: "Siate saggi come serpenti", ma è stato smentito dai Padri della Chiesa, che avevano forti interessi a creare la figura del diavolo. Lo spirito di Dio che si muoveva sulle acque era rappresentato dappertutto da un serpente fiammeggiante che alitava fuoco e luce sulle acque primordiali; la materia cosmica veniva rappresentata come un serpente che si mordeva la coda; l'Aitareya Brahmana chiama la Terra "Sarparajni", ovvero la Regina Serpente. Com'è noto, tutti i simboli almeno sette chiavi di lettura, ed essendo il serpente uno dei glifi più potenti, se ne potrebbe parlare per centinaia di pagine. In genere la chiave più elevata è in mano agli Iniziati, quella più bassa viene regalato al volgo. Ed il significato più basso che alla fine è stato dato al serpente è quello fallico, persino nell'episodio di Adamo ed Eva. Nell'alto Egitto, nel tempio di Philae, veniva creato un uovo con argilla ed altre sostanze: da esso usciva la "cerasta", o vipera cornuta. Qualcosa del genere avviene anche nei templi indù, dove a nascere dall'uovo è il cobra. Ma anche il Dio creatore esce dall'uovo (Kneph), mentre per gli Ebrei la Divinità si presenta come Serpenti volanti (Mosè nel deserto). Orphio-Christos è il Logos degli Gnostici, mentre per i Protestanti l'allegoria del Serpente di ottone e dei Serpenti di fuoco ha un rapporto diretto con il mistero di Cristo e della Crocifissione. Nella simbologia dell'Egitto, l'Uovo ed il Serpente erano inseparabili Secondo gli Ofiti, l'umanità dev'essere grata al serpente che, insegnando ad Adamo a mangiare i frutti dell'Albero della Conoscenza del Bene e del Male, gli permise di innalzare il suo essere, contribuendo ad elevare il livello dell'umanità. Nella antichità, i Serpenti erano i Saggi, coloro che custodivano il Mistero dei Misteri che celava i segreti del Tempo e della Immortalità. Il cambio di pelle del serpente è l'immagine più immediata di ciò che deve avvenire in chi sceglie di lasciare la via del quotidiana per accedere a quella dei Misteri: si lascia una vita (si muore in quella vita) per intraprenderne una nuova (si nasce in una nuova vita). Albero e Serpente erano immagini divine; il primo, con il tronco rovesciato, i suoi rami, le sue foglie, le sua radici, stava a simboleggiare lo sviluppo seguito alla creazione; il secondo, collocato nell'Eternità, rappresentava il Logos nato dal Cielo. E c'è voluta tutta la perversa fantasia della Chiesa di Roma per degradare questi simboli fino al livello attuale. Draghi e Serpenti dell'antichità avevano tutti sette teste, una per ogni razza, e sette capelli per ogni testa, un capello per ogni sottorazza. Il Serpente akkadiano aveva sette teste, tante quanti sono in Principi in Natura e nell'Uomo. Il coccodrillo, equivalente del drago e del serpente presso gli Egizi, era simbolo bivalente del Cielo e della Terra, sacro ad Osiride ed Iside; esso trainava il vascello del Sole. Per gli Gnostici, Agathodaemon e Kakodaemon erano i due aspetti del Logos, la dualità del nostro mondo. Per gli Egizi, il "serpente vero e perfetto" era quello che portava le anime dei defunti credenti alla terra promessa, attraverso il Mar Rosso, proteggendole dai serpenti del deserto (i Reggenti delle Stelle). Per gli Ebrei, il serpente era il Dio dalle sette lettere (Jehowah) che poi troviamo nell'Apocalisse come Serpente dei Sette Tuoni, cui si deve la pronuncia delle sette vocali. E tutto può essere riportato all'India dei Naga. Nella magia siro-caldea Ophios ed Ophiomorphos costituivano un tutt'uno nello Zodiaco, in corrispondenza del segno androgino Vergine-Scorpione. Per gli Gnostici, Ophios-Christos è il Serpente prima della caduta, Ophiomorphos-Chrestos è il Serpente dopo la caduta. Jehowah si trasforma in Serpenti Ardenti per mordere coloro che lo offendono ed anima il Serpente di Rame per risanare quelli che ha morso. Samaele è il capo dei Demoni e nel Talmud è rappresentato come un serpente con dodici ali (i dodici mesi dell'anno). Il serpente è stato sempre il simbolo della Saggezza, e trovarlo associato ai demoni dovrebbe far riflettere molti "esperti". Nel Kalevala, Ahti (lo Stregone, il Male) lotta contro Lamminkainen (il Dragone, il Mago Bianco): entrambi sono serpenti. Tutte le divinità guaritrici, datrici di salute, sono raffigurate come serpenti. Nelle Upanishad, la Scienza della conoscenza occulta è trattata come Scienza dei Serpenti, mentre i Naga del Buddhismo exoterico sono "le creature favolose della natura dei serpenti". Il Serpente dell'Eternità e della Saggezza Assoluta abita sotto l'Albero Macrocosmico, il Serpente della Sapienza manifestata abita sotto l'Albero Microcosmico. Per la Chiesa di Roma, il serpente è simbolo della materia e del male ma, il che è peggio, è anche simbolo della donna, considerata il peggior male possibile. Quanto ha nociuto tutto ciò alla donna ? Quanti danni materiali e morali le ha procurato ? Presso gli Egizi, il Serpente con due gambe era un modo per rappresentare uno Ierofante, un Iniziato; il Serpente, l'Albero della Conoscenza, l'Albero della Vita, sono simboli che provengono dall'India antica. Gli Angeli caduti nella generazione sono chiamati Serpente; il Serpente del Genesi, il tentatore di Eva, è il Padre dell'umanità spirituale, il suo benefattore. È il Messaggero di Luce, brillante e radioso, Lucifero, che aprì gli occhi all'automa creato da Jehowah. Esso non ha nulla a che fare con il mondo fisico, ma solo con quello spirituale: è il simbolo della conoscenza del Bene e del Male. È solo attraverso l'idolatria che se ne è fatta una falsa divinità. Esso è il Serpente dell'Eternità e della Conoscenza, lo Spirito Manasico che è sopra e dentro l'uomo. Il Serpente è l'Iniziatore, e Serpenti sono chiamati coloro che "ridiscesero, insegnarono ed istruirono la Quinta Razza". Serpenti venivano chiamati i cicli siderali e tropici, il percorso del Sole ai tropici, la Via Lattea, la Luce Astrale e molte altre cose. Questa molteplice simbologia ha tratto in inganno molti studiosi, creando in loro grande confusione, impedendo loro di individuare il glifo esatto, corrispondente all'argomento trattato. Anche i Poli celesti sono talvolta presentati come Serpenti, mentre l'Universo manifestato è sempre rappresentato da un serpente che si morde la coda. Il Serpente è sempre stato il simbolo dell'Adepto, dei suoi poteri di immortalità, della sua sapienza divina. Esso è lo Spirito di Sapienza occulta sulla Terra, antagonista di tutte le illusioni mondane, passeggere, ivi comprese le religioni dogmatiche ed ecclesiastiche. L'antica cripta egizia era chiamata "la tana del serpente", identico nome con il quale, nell'antico Messico, si chiamava il passaggio sotterraneo che, si diceva, terminasse alle radici del cielo. Presso i Quetzo-Cohuatl, i sacerdoti chiamavano sè stessi Hivim e Serpenti; le caverne dei Rishi, le dimore di Tiresia e dei veggenti greci, erano modellate a guisa delle tane dei serpenti indù, quelle dei Naga. I Serpenti sconfitti dai loro uccisori sono il simbolo del principio turbolento che caratterizza il Caos e viene vinto dalla Luce. Quello che per gli Gnostici era Sophia, la Sapienza, per gli Ebrei diventa Azazel, il capro espiatorio del peccato di Israele. Nello Zohar, gli Uccelli che ispirarono Balaam sono in realtà Serpenti volanti, Saggi, Adepti, la cui scuola aveva insegnato i misteri della profezia. Nehhashim erano detti i lavori dei Serpenti, svolti dai maghi, circondati dalla Luce del Serpente Primordiale, la Luce Astrale. E per quanto riguarda la parabola sul lavoro, si parla dei Misteri del Serpente del Grande Mare. In tutte le metafore antiche, sia astronomiche che cosmiche, teogoniche o fisiologiche, il Simbolo fu sempre guardato come un simbolo divino. Nel Talmud è il Principe della Acque, che ha sotto di sè sette Spiriti subordinati; nel Siphra Dzenioutha, la Forza creatrice disegna la sua creazione a spirale, in forma di serpente, e tiene la coda in bocca con l'eterno significato del serpente che si morde la coda: il Circolo della Sapienza nella Infinità. Il seme dei Serpenti era il seme prodotto dal Karma e dalla Saggezza Divina. Nella mitologia greca, Zeus è rappresentato come un Serpente, il tentatore intellettuale dell'uomo che, nel corso della sua evoluzione ciclica, genera Bacco, il Dioniso solare, che sarà poi il Salvatore dell'uomo. Ed il simbolo viene trasferito nello Zodiaco, dove lo troviamo come costellazione dell'Idra. Negli U.S.A., Stato dell'Ohio, vi è il Tumulo del Grande Serpente, che non è una tomba, ma la rappresentazione simbolica del mondo: il Serpente (Ciclo del Tempo) che inghiotte l'Uovo (il Cosmo). Dovunque si trova il serpente e l'uovo, lì si insegna la dottrina della successione dei mondi, quella delle sette creazioni, della trasformazione della faccia della Terra, della successione di sette volte un giorno ed una notte, su ogni Globo. Per concludere, elenchiamo alcuni simboli sui quali si trova il serpente: Bacco, il Caduceo, la Medusa, il Carro di Cerere, Esculapio, Giunone, Laocoonte, Minerva, Medicina, Salute, Sapienza, Tempo, ecc.

TERRA

 
(Eso.) - Terzo pianeta del Sistema solare per distanza dal Sole, che dista circa 150 milioni di Km., sviluppa la sua orbita fra quella di Venere e quella di Marte: ha un solo satellite la Luna. Più grande di Mercurio, Marte e Venere, è più piccola di Giove, Urano, Saturno, Nettuno e Plutone. Con i primi tre costituisce il gruppo dei pianeti terrestri a causa della loro similitudine di costituzione. Si differenzia da tutti gli altri pianeti per la presenza, sulla sua superficie, dell'acqua, di cui è ricoperta per 2/3, ed anche per la sua densità che le permette di trattenere una atmosfera gassosa. La distanza dal Sole nè grande nè piccola, il periodo di rotazione relativamente breve, la piccola eccentricità dell'orbita, la moderata inclinazione dell'asse di rotazione, le conferiscono una condizione unica fra tutti i pianeti del Sistema solare: la vita organica. Nella lontana antichità era immaginata come un immenso disco terracqueo, circondato dall'oceano e ricoperto dalla volta celeste. Si dice che siano stati i Greci, i Pitagorici in particolare, a scoprire la sfericità della Terra, ma si ha traccia di nozioni del genere e di rotazione attorno al Sole in antiche scritture indù. L'osservazione che più conferiva credibilità a ciò era la forma con cui la Terra copriva la Luna durante le eclissi, mentre le prove dirette vennero dai viaggi di circumnavigazione. La Terra non è esattamente una sfera, ma un ellissoide leggermente schiacciato ai poli. Dei suoi oltre 500 milioni di Kmq di superficie, 150 sono costituiti da terre emerse, il suo raggio è di 6378 Km, il suo equatore di circa 40.000 Km. La cosmogonia racconta di un abisso acqueo primordiale dal quale prese consistenza la superficie solida. Ma fin dall'inizio nasce un rapporto terra-cielo, che permette la nascita della vita solo dopo che i due si separano. Talvolta i due diventano una coppia divina primordiale (Urano e Gaia, Nut e Geb, Songinyu e Songperinyu, ecc.) dalla quale, attraverso una concezione ierogamica, deriva tutto il resto. Indipendentemente dall'essere sposa del cielo, la terra viene quasi sempre considerata una figura divina materna, la Madre Terra, venerata fin dalla notte dei tempi come grembo dell'umanità e di quanto ad essa serve per sopravvivere. La sua caratteristica di nutrice universale la legano a molte operazioni agrarie, talvolta collegate anche ad un simbolismo sessuale. Come luogo di sepoltura, vediamo che le divinità legate alla morte sono confinate nelle sue visceri: morte e fecondità costituiscono i due poli opposti, ma inseparabili, di questa figura divina. La grande energia della figura materna della Terra e della sua sacralità ha continuato a manifestarsi in credenze e costumi cerimoniali di sfondo religioso in numerose tradizioni popolari europee. È stato il Cristianesimo a spostare il culto della Madre Terra verso la figura del Dio Padre, dequalificando in modo terribile la figura femminile. L'Aitareya Brahmana chiama la Terra "Sarparajni", ovvero la Regina Serpente, la Madre di tutto ciò che si muove. L'origine della vita sulla Terra è stata raccontata in infinite versioni, una delle quali ipotizza che il primo germe vivente sarebbe caduto sul pianeta da qualche cometa di passaggio. Se poi si nega che vi siano altre forme di vita nell'universo, dovrebbero spiegarci dove la cometa ha preso questo germe di vita. Ma l'esoterismo tratta l'argomento in modo diverso. La Terra si è formata allo stesso modo di tutti gli altri copri dell'universo; la sua evoluzione avviene attraverso sette globi che, partendo dalla più pura spiritualità passano attraverso la più concreta materialità, per poi tornare alla spiritualità. Ciascun globo evolve attraverso sottocicli che sono le Ronde, le Razze, ecc., fino al Pralaya che ne determina la fine. L'avvio del globo successivo parte dalla situazione precedente, che era stata congelata al momento del pralaya, e prosegue il processo di evoluzione. In linguaggio simbolico, si parla di Sette Giorni (i periodi di attività) e Sette Notti (i periodi di congelamento). I punti di transito fra un globo e l'altro, quelli dove la energia ed i principi vengono come congelati, sono detti "laya", centri di forza latente che restituiranno il loro contenuto al globo successivo, non appena la vita sarà stata richiamata in attività. In questo periodo noi viviamo nel quarto globo, successivo ai primi tre durante i quali le forme si sono via via consolidate; i tre globi che seguiranno saranno caratterizzati da un progressivo ritorno delle forme indurite allo stato etereo, spirituale. L'umanità si sviluppa completamente durante la quarta Ronda del quarto Globo. Noi oggi ci troviamo alla quinta Razza, distanti centinaia di milioni di anni dalla prima, e ci avviamo alla conclusione della quarta Ronda attraverso le due Razze a venire. Ci sono, naturalmente altri cicli, cicli entro i cicli, motivo per cui si hanno molte difficoltà nei calcoli degli eventi delle Razze. Il giro dell'eclittica, infatti, è percorso dal pianeta in 25.868 anni, con una retrocessione del punto equinoziale di circa 50 secondi l'anno. Ma all'interno di questo ciclo ve n'è un altro: l'aspide avanza in senso contrario a quello equinoziale di 11 gradi e mezzo circa l'anno, e compie una rivoluzione completa in 115.302 anni. Poiché lo spostamento dell'asse equinoziale rispetto all'apside è la somma dei due moti (61 gradi e mezzo circa), l'equinozio ritorna alla stessa posizione, rispetto alla apside, dopo 21.128 anni. Cosa vuol dire tutto questo ? Che ogni ciclo ha una grande influenza sulla Razza del suo tempo determinando profonde differenze che incidono sulla storia dell'umanità. I due poli sono chiamati "estremità destra" (nord) ed "estremità sinistra" (sud) del nostro pianeta, il capo ed i piedi della Terra. Ogni azione benefica (astrale e cosmica) viene dal polo boreale, o nord, ogni influenza letale viene da quello australe, o sud. Essi sono strettamente legati alla magia della mano destra e della mano sinistra, e le influenzano. Quanto più uno si avvicina ai poli, tanto meno la rotazione ha effetto; sui poli la rivoluzione diurna è annullata, per cui si dice che "la sfera è senza moto". L'occultismo spiega che l'area che incorona il polo nord come una calotta, è quella che sopravvive durante il manvantara della nostra ronda. Tutti i continenti e le terre centrali emergeranno dal fondo del mare più volte, a turno, ma quella terra non cambierà mai. La Terra, per quanto riguarda i suoi fenomeni fisici, è regolata dallo Spirito della Luna. La sua configurazione fisica cambia continuamente nel tempo. Violenti cataclismi, maggiori e minori, sono ricordati negli annali di parecchie nazioni. Il sollevamento e l'abbassamento dei continenti è sempre in atto, interi gruppi di isole sono sparite sotto al mare per poi emergere a distanza di molti secoli, la costa dell'America meridionale si abbassa e si solleva periodicamente; la zona della California è sottoposta ad un profondo squarciamento per cui si teme un violentissimo terremoto che distruggerà l'intera zona; Alpi. Himalaya, Cordigliera delle Ande, sono soggette a spinte continue che ne modificano forma ed altezza; il Sahara, da grande mare si è trasformato in deserto; la Scandinavia e la Scozia registrano un sollevamento di circa 200 metri negli ultimi 5000 anni; la Groenlandia sprofonda sempre più. Fohat è il Figlio delle Acque che vive fra gli Yazata del Fuoco e gli Yazata delle Acque; ma le acque di cui si parla non sono il liquido che conosciamo, bensì l'etere, figlio dell'akasha. Questa acqua, questo etere, è il sangue, il fluido vivente della Terra, considerata dall'Avesta un corpo vivente. Una leggenda popolare racconta che al polo nord sgorga una fontana della vita che ha origine alle visceri della terra: è il suo sangue. Si tratta del campo elettromagnetico che "attraversa tutte le sue arterie", ovvero tutta la superficie terrestre, con valori diversi nelle varie zone, e che si dice immagazzinato nell'ombelico della Terra. Esso è situato verso il sole calante, alle radici del Monte Meru, le cui radici sono collegate alla Terra centrale che non perisce mai. È la terra nella quale il giorno dei mortali dura sei mesi ed altrettanti la notte, e così torniamo nuovamente al polo, al nord, alla sede degli Dei, all'origine del bene. Nei Commentari, la Terra è paragonata al corpo di una donna, la Madre-Terra, la nutrice di tutte le creature, colei che comprende tutti i mondi. A questo modello si ispira la figura della Madonna nella religione cristiana. Il Mistero del Serpente consiste nel fatto che la nostra Terra, o piuttosto la vita sulla terra, negli insegnamenti segreti è spesso chiamata il Grande Mare, il Mare della Vita. La Terra si è inclinata più volte sul suo asse, passando per veri e propri capovolgimenti, determinando in tal modo diluvi, cambiamenti di clima e quant'altro è connesso con la sua posizione in relazione al Sole. L'uomo rappresenta sulla Terra la manifestazione del Principio Invisibile attraverso la Natura. Il Tempo sulla Terra è strettamente legato alle Ronde: comincia all'inizio di ogni Ronda e cessa alla fine di essa, quando sopravviene il pralaya. Durante questo stadio di "sonno", non vi è alcuna coscienza in grado di percepire lo scorrere degli eventi e, pertanto, non vi è misura del loro "durare". Quando la vita riprende, la coscienza riparte da zero, non ha ricordo della Ronda precedente; è come la rinascita di un essere umano: per lui il tempo ha inizio quando compare al mondo e cessa con la sua morte. Per gli Egizi, il Nilo era il simbolo della Terra personificata: Iside era considerata la matrice della Terra. Il simbolo della Terra è la lettera greca "gamma", iniziale di Gaia, altro termine con cui viene chiamato il pianeta. La Terra, come tutti gli altri pianeti del Sistema solare, ha sette Logoi, che sono i sette raggi emanati dal Protogono, il Raggio Padre, il Logos manifestato. Essa, come Aspetto o Principio Cosmico, è il settimo, il più basso, e corrisponde al corpo fisico dell'uomo, il più basso dei principi umani. La Dottrina Segreta afferma che non vi può essere alcuna forma oggettiva della Terra, ed anche dello Universo, se prima non si è formato nello spazio il suo prototipo astrale. Il Rig Veda divide il nostro pianeta in sette Karshvare; dal punto di vista dei globi, invece, essa è tripartita su tre piani superiori al nostro: il primo comprende il globo A+G, il secondo B+F, il terzo C+E. L'assimilazione del corpo umano al terreno è assai antica è diffusa. Humus è la terra, Homo è l'uomo, la derivazione è di per sè evidente. Ma il parallelismo non si trova solo nel latino; Aadamah significa terra, ed Adamo è l'uomo; in osco, humuns sono gli uomini, mentre in umbro si chiamano homones. Varrone scrive: "Il cielo e la terra sono lo stesso che l'anima ed il corpo. Il corpo ha per elementi l'umido ed il freddo che sono la terra, l'anima ha per essenza il calore ed il cielo". E poi prosegue: "La separazione dell'anima dal corpo è per gli esseri viventi un'uscita dalla vita, exitus, e quindi la morte (exitum), mentre la nascita si chiama initia perchè avviene quando corpo ed anima in unum ineunt". Per molti autori latini, come la terra si apre grazie all'aratro per poter accogliere il seme gettato dal coltivatore e farlo fruttificare, così il corpo si apre per ricevere l'anima e la materia diviene in tal modo la mater dell'anima. Il Sè è il più alto stato di purezza raggiungibile sulla Terra. La Terra si pone simbolicamente come il principio passivo, in contrapposizione al cielo inteso come principio attivo. Essa è l'aspetto femminile della realtà, lo Yin orientale, il Tamas della tradizione indù. Partorisce tutti gli esseri, li nutre e ne riceve poi nuovamente il germe fecondo. Mentre le Acque precedono la creazione e le forme, la Terra le produce e le mantiene. E come le acque sono l'apertura e la chiusura dei cicli cosmici(con i diluvi), la terra è l'apertura e la chiusura dei cicli biologici. Mircea Eliade spiegava che il binomio Homo-Humus non va inteso come "l'uomo è terra in quanto mortale", bensì "l'uomo è vivo perchè dalla Terra proviene e ad essa ritorna". Nel quadro dei quattro elementi tradizionali, l'elemento terra è quello secco, freddo, solido, denso, pietrificato, cristallizzato, raffigurato con lo stesso simbolo dell'acqua (un triangolo rovesciato), tagliato da una barretta a metà. Madre-Terra, madre, mater, materia, la Prakriti, base di tutta la realtà materiale, di cui si serve il Creatore, materia prima vergine ed immacolata, concepita senza peccato. Gli antichi deponevano per terra i bambini appena nati dal grembo materno, come a depositarli nel grembo della grande madre di tutti, chiamando la Terra con vari nomi: Levana (vigilava affinchè il bambino appena nato venisse felicemente levato da terra), Cunina (custode delle culle), Vagitano (che sorvegliava il pianto dei bambini), Rumina (che sovraintendeva all'allattamento), Potina (che sorvegliava sulla giusta razione del bere), Edusa (che vegliava sulla giusta razione del mangiare). Siamo certi che molta gente sorriderà di queste cose, fiera delle conquiste della scienza moderna, e certa di aver abbandonato per sempre le credenze pagane. Ma forse dietro a queste credenze si celavano dei valori che aiutavano a vivere e davano un senso alla vita diverso da quello che oggi viene dato; in che misura la perdita di questi simboli, di questi significati, di questi valori, ha prodotto lo smarrimento odierno ?

LOGOI

 
(Eso.) - Sono gli Dei maschi che all'inizio, cosmicamente ed astronomicamente, diventano Figli del Sole e, quindi, Soli di Giustizia. Sono tutti simbolizzati dal Sole. Essi sono i Poteri creatori che fanno del loro meglio per fornire all'uomo puro uno Spirito immortale cosciente, riflesso del Manas. Essi falliscono, e vengono puniti per il loro insuccesso. I Logoi degli Ofiti erano due : Ennoia, la Mente Divina, ed Agathodaemon, il Serpente. Praticamente erano il Logos che si sdoppia nei due principi del Bene e del Male. Cabalisticamente i Logoi sono il Logos settuplice che si differenzia in sette Logoi, le Potenze creatrici. Sono i sette Raggi emanati dal Protogono, il Raggio Padre, il Logos manifestato, colui che sacrifica il suo Esse affinchè il mondo possa vivere. I sette pianeti sacri sono le case dei sette Logoi. Nel Cosmo vi sono sette tipi di Logoi; ciascuno di essi diventa la figura centrale di uno dei sette rami dell'Antica Religione Sapienza.

GIOVE

 
- Dalla stessa radice del greco Zeus, è il più grande Dio degli antichi Greci, è stato adottato anche da altre nazioni, con nomi diversi : Jupiter-Aerios; Jupiter-Ammone (Egitto); Jupiter Bel-Moloch, il Caldeo; Jupiter-Mundus, Deus Mundus, "Dio del Mondo"; Jupiter-Folgore, "il Folgorante", ecc. Il suo nome romano è Jovis, genitivo di Juppiter, che deriva da Dieu-Pater ed è quindi simile nel significato al vedico Dyauh-Pitar. Dyeu e dyauh si legano alla radice div (che richiama la luminosità del cielo) e dà, in sanscrito, la forma deva, da cui il latino deus e l'italiano Dio. Nel tempo le due divinità, Zeus e Juppiter, si sono differenziate, dando luogo a culti separati. Giove, tuttavia, non è nè l'uno nè l'altro, ma il trasferimento nella cultura letteraria occidentale di un dio greco-romano, massima divinità pagana, fuori dal piano delle esperienze religiose autenticamente antiche. Esotericamente è il Logos greco, figlio di Kronos-Saturno, maschio-femmina, chiamato la "Bella Vergine". Egli assume la forma di cigno, per possedere Leda; ciò facendo imita Brahma, Seb ed altri, nell'allegoria dell'Uovo del Mondo, il grande mistero. Secondo Pitagora e Platone, poi, Giove non è il Dio più alto. Giove di Dodona, il romano Jupiter Mundus, includeva in sè i quattro elementi ed i quattro punti cardinali. Giove Aerius era Pan, Giove Ammone e Giove Bel-Moloch erano la Natura Cosmica, lo Aether che comprende ed è preminente su tutti gli elementi. Giove Pluvio mandava il suo simbolo sotto forma di pioggia. Ma Giove, oltre ad essere il nome di uno dei pianeti sacri, è anche il Dio che dà il nome al quinto giorno della settimana (Giovedì). Durante i Misteri Orfici, Zeus veniva chiamato "Fanciulla immortale" e veniva rappresentato con due mammelle. Zeus che guida i figli di Cronos nella lotta contro i Titani è, in un certo senso, la lotta fra l'uomo interno spirituale e l'uomo di carne. Talvolta il Polo Nord viene chiamato il Trono di Giove. I due serpenti attorcigliati attorno alla verga sono considerati simboli fallici di Giove ed altri Dei, che si trasformavano in serpenti per sedurre delle Dee. Tale spiegazione exoterica, tuttavia, è per i profani; esotericamente, essi rappresentano il bene ed il male, la magia bianca e quella nera. In India, il pianeta Giove è chiamato Brihaspati ed ha valore numerico 1065, come Geova o Jve. Brahma precipitato sulla terra da Bhagavan e Giove da Crono, sono simboli di razze umane. La caduta dei Logoi, o Demiurghi, dall'elevata posizione a quella più bassa, è la maledizione di incarnarsi sulla Terra, fatto inevitabile nella Scala dell'Evoluzione Cosmica. Giove-Giunone è un Dio androgino come Osiride-Iside, Brahma-Vach, Je-Hovah. Sul pianeta Giove le stagioni hanno variazioni minime e durano dieci volte quelle della Terra. Esso è il più grande del Sistema Solare, ed è il quinto in ordine di distanza. È conosciuto dalla più lontana antichità perchè la sua luminosità è seconda solo a quella di Venere. Fa un giro sul suo asse in meno di dieci ore, ha un'atmosfera composta prevalentemente di idrogeno ed una temperatura superficiale di circa -130. Ha molti satelliti e fu chiamato dagli astronomi ellenici Faethon, che significa "splendente". I Babilonesi lo chiamavano Mulu-Babbar, ossia "stella bianca". Il suo simbolo astrologico assomiglia al numero quattro, ed è composto da una croce più una mezzaluna. Secondo Seneca, il mondo esce da Giove e vi ritorna alla sua fine. Per quanto concerne le Razze Umane, Crono regnò sulla Seconda, Saturno sulla Terza, Giove sulla Quarta. Giove è figlio di Saturno e di Opi, o Rea, che lo sottrasse alla voracità del padre. Affidato a due Ninfe, fu nutrito dalla capra Amaltea. Da adulto, fece vomitare al padre i figli che aveva divorato e lo cacciò via dal cielo. Diventato il supremo, divise il mondo in tre parti : riservò a sè il Cielo, affidò le Acque a Nettuno e l'Inferno a Plutone. Governava tutto dalla cima del Monte Olimpo, seduto sul suo trono, con gli Dei che lo attorniavano e lo servivano. Teneva lo scettro nella mano sinistra ed aveva un'aquila nella mano destra, a fianco del trono vi erano due urne, è vestito di bianco e porta una corona in testa. A lui erano consacrati il faggio e la quercia, mentre il fulmine era la sua arma preferita. Tutta la simbologia sopra menzionata è di facile lettura : il segno del comando, la superiorità, il bene ed il male, ecc.

ABATUR

 
(Gn.) - 'L'Antico dei Giorni' del sistema Nazareno. Antiquus Altus, il Padre del Demiurgo dell'Universo, è chiamato la Terza Vita o 'Abatur'. Corrisponde al Terzo 'Logos' della Dottrina Segreta. (Vedi Codice Nazareno).
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