Glossario

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TESTE

 
(Mes.) - La civiltà Olmeca ha lasciato molte teste colossali scolpite nel basalto, il cui studio ha portato a considerarle opere a sè e non appartenenti a corpi interi. Esse ci permettono di osservare una razza particolare con caratteristiche somatiche ben marcate: nasi larghi e schiacciati, labbra gonfie, occhi e palpebre infossate. Tutti questi particolari sono stati messi bene in risalto dagli artisti di quell'epoca.

TESTIMONI DI GEOVA

 
(Rel.) - Setta religiosa nordamericana di ispirazione millenaristica, fondata nel 1878 da Ch.T. Russell, un commerciante che aveva assorbito le idee degli avventisti. Denominata inizialmente "Studiosi Internazionali", nel 1931 assunse l'attuale denominazione. Sotto Rutheford, successore di Russell, la setta ebbe un grande sviluppo che continua ancor oggi in tutto il mondo. I Testimoni di Geova attendono in un vicino futuro il combattimento finale, che avverrà ad Armagheddon, fra le forze di Geova e quelle di Satana; questo sarà sconfitto ed incatenato, i morti resuscitati, e Geova stabilirà sulla Terra un millennio di prosperità, pace e felicità. Alla fine del millennio, Satana sarà liberato e gli uomini, se sapranno resistere ai suoi inganni, parteciperanno con Cristo alla gloria del nuovo regno. Se, invece, saranno reprobi, saranno sottoposti alla seconda morte e dissolti definitivamente. I Testimoni di Geova rifiutano il dogma della Trinità, non credono nell'immortalità dell'anima e ritengono Gesù Cristo non un Dio, ma come un essere superiore che ha ricevuto lo spirito di Dio nel battesimo ricevuto nel Giordano; per tale motivo, essi praticano il battesimo per immersione. Non hanno clero, nè edifici di culto, salvo le "Sale del Regno" nelle quali si raccolgono per lo studio della Bibbia. Sul piano etico si oppongono alle chiese, alle sette, alla politica: rifiutano il servizio militare e civile, il giuramento ed il voto. Accettano le conseguenze dell'obiezione di coscienza con grande rassegnazione, come le persecuzioni loro imposte dal nazismo. Praticano l'astinenza da bevande alcooliche, dal caffè, dal the, dal fumo, e dalle carni con sangue; rifiutano le trasfusioni e le vaccinazione, il che li pone in grandi difficoltà con i bambini che vanno a scuola.

TETEO INNAN

 
(Tol.) - Nella religione del popolo Tolteco, con questo nome si indicava la Dea Madre, cui era dedicato un tempio a Tapeyacac.

TETI

 
(Mit.) - Figlia del Cielo e della Terra (Urano e Gea), sposò il fratello Oceano, e fu madre di tremila oceanine (i fiumi del mondo). La parola, in greco significa "nutrice", e Teti sarebbe una figura allegorica per indicare le proprietà benefiche e nutritive delle acque del mare. Si racconta che Teti liberò Giove quando questi fu catturato dagli altri Dei; Teti viene rappresentata su un carro a forma di conchiglia trainato da delfini. Teti è Gea, la Natura, e se l'Oceano è lo Spazio insondabile, lo Spirito nel Caos, Teti è la materia primordiale in via di formazione.

TETIDE

 
(Mit.) - Ninfa marina della mitologia greca, una delle cinquanta figlie di Nereo e di Doride, sposa del mortale Peleo, madre di Achille. Alle sue nozze parteciparono tutti gli Dei dell'Olimpo, ma il convito fu turbato da una contesa di bellezza: Discordia buttò sul tavolo una mela d'oro con la scritta "alla più bella". Paride emise il famoso giudizio che portò poi alla guerra di Troia. Secondo l'oracolo avrebbe avuto un figlio di gloria, e così fu. Durante la guerra di Troia partecipò alle gioie ed ai dolori del figlio, procurandogli nuove armi per vendicare la morte di Patroclo.

TETRABIBLOS

 
(Ast.) - Letteralmente "I quattro Libri", è una delle opere di Tolomeo, detta anche Apotelesmatika (Influssi Astrologici), nella quale l'autore cerca di fornire una base scientifica alle varie pratiche degli astrologi.

TETRADE (Pit.)

 
Detta anche Tetraktis, era la figura più sacra per i Pitagorici; rappresentava il numero 10 ed era disegnata come un triangolo fatto di punti: quattro per ogni lato, un punto al centro (oppure, un punto sul livello più alto, due immediatamente sotto, poi tre, ed infine quattro). La figura costituisce una disposizione geometrica che esprime un numero o, se si vuole, un numero espresso attraverso una disposizione geometrica. Il concetto che essa presuppone è quello dell'ordine misurabile. Esotericamente, il vertice del triangolo, il punto più in alto, è il Logos; il triangolo completo è la Tetrade. o Triangolo nel Quadrato, che è il doppio simbolo del Tetragrammaton di quattro lettere nel Cosmo manifesto, e del suo triplo raggio radicale (il suo Noumeno) nell'immanifesto. Pitagora, com'è noto, associava il punto all'1, la linea al 2, la superficie al 3, il solido al 4; questi valori sono facilmente riscontrabili osservando la figura dall'alto verso il basso. I lati che chiudono i punti della Tetrade rappresentano le barriere della materia, o Sostanza noumenica, e separano il triangolo dal mondo del pensiero. Per Pitagora, il Triangolo era la prima concezione della Divinità manifestata, la sua immagine, Padre-Madre-Figlio; il Quaternario, invece, era il numero perfetto, la radice ideale, noumenica, di tutti i numeri e di tutte le cose sul piano fisico. La Tetrade dei Greci equivale al Tetragrammaton ebraico, ed è il secondo Logos, il Demiurgo. Essa, sempre secondo i Pitagorici, era duplice: - la Tetrade superiore, quaternario del mondo intellettuale, il mondo di Mahat (T'Agathon, Nous, Psiche, Ilo); - la Tetrade inferiore, quaternario del mondo sensibile, il mondo della materia (Fuoco, Aria, Acqua, Terra). Quest'ultima è la radice dell'illusione, il mondo dei sensi. Essa è ciò che i Pitagorici intendevano per Cosmo, ed i suoi quattro elementi erano chiamati "rizomata", radici, o principi, di tutti i corpi composti. Secondo Plutarco, i Greci consideravano la Tetrade come radice e principio di tutte le cose, essendo essa il numero degli elementi che danno origine a tutte le cose create, visibili ed invisibili. Nella teoria emanazionistica gnostica, soprattutto in Valentino, essa rappresenta l'insieme dei primi quattro Eoni, ovvero della coppia originaria (Propator, l'Abisso, e Charis, o Sigè) e della prima coppia derivata da quella per emanazione (Intelletto e Verità). Di una Suprema Tetrade parla Marco, il capo dei Marcosiani, grande cabalista, nella sua "Rivelazione". Essa scese a lui in forma femminile perchè il mondo non avrebbe potuto sopportare la sua forma maschile. La Tetrade si mostra a Marco sotto forma di donna nuda, ed allora è facile riconoscere in essa Sephira, la Corona (Kether) equivalente al numero 1, Chokmah al 2, Binah al 3 ed il rimanente gruppo di sephirot al 4. La Tetrade è considerata anche la Divinità Misteriosa dei Cabalisti. Secondo H.P.B., i dieci punti inscritti nel triangolo pitagorico valgono tutte le teogonie e le angelologie che siano mai uscite da un cervello teologico. Se il numero è la sostanza delle cose, tutte le opposizioni delle cose vanno ricondotte ad opposizione fra numeri. L'opposizione fondamentale delle cose rispetto all'ordine misurabile, che costituisce la loro sostanza, è quella di limite e di illimitato: il limite rende possibile la misura, l'illimitato la esclude. A questa opposizione corrisponde l'opposizione fondamentale dei numeri, ossia il pari (che corrisponde all'illimitato) e l'impari (che corrisponde al limite). Infatti, nel numero impari, l'unità dispari costituisce il limite del processo di numerazione, mentre nel numero pari questo limite manca ed il processo rimane quindi aperto. L'unità non è pari nè impari, poiché la sua aggiunta ad un numero pari lo rende dispari, l'aggiunta ad un numero dispari lo rende pari. All'opposizione fra pari ed impari, corrispondono altre dieci opposizioni fondamentali, che sono: (1) Limite, illimitato; (2) Impari, pari; (3) Unità, molteplicità, (4) Destra, sinistra; (5) Maschio, femmina; (6) Quiete, movimento; (7) Retta, curva; (8) Luce, tenebre; (9) Bene, male; (10) Quadrato, rettangolo. Il limite è l'ordine, la perfezione. La Tetrade era anche detta i sacri "Quattro" per i quali i Pitagorici giuravano, e che era il loro giuramento più segreto. Aveva un significato molto mistico e diversificato: innanzitutto essa è Unità, o l'"Uno" sotto differenti aspetti; poi, è il fondamentale numero Quattro, la Tetrade che contiene la Decade, o Dieci, il numero della perfezione; infine, essa significa la Triade primordiale (o Triangolo) immersa nella Monade divina. Kircher, il dotto Gesuita Cabalista, nel suo Oedipus Aegyptiacus (vol. II, pag. 267), descrive l'ineffabile nome IHVH - una delle formule Cabalistiche dei 72 nomi - combinato nella forma della Tetrade Pitagorica. Mr. I. Myer lo riporta in questo modo : . 1 Il "Nome I = 10 . . 2 "Ineffabile" HI = 15 . . . 3 VHI = 21 . . . . 4 quindi HVHI = 26 --------- ------- 10 72 E poi dimostra che "la sacra Tetrade Pitagorica sembra fosse conosciuta dagli antichi Cinesi". Come spiegato in Iside Svelata (vol. I, XVI): La Decade mistica, il risultato della Tetraktys, o 1+2+3+4=10, è un modo di esprimere questa idea. L'Uno è il principio impersonale, "Dio"; il Due, la materia; il Tre, poiché combina la Monade e la Diade partecipa alla natura di entrambe e, quindi, è il mondo fenomenico; la Tetrade, o forma di perfezione, esprime il vuoto di tutto; la Decade, o la somma del tutto, include l'intero Kosmo. Gordon Plummer, nel suo libro "La Matematica della Mente Cosmica", fa della Tetractis una lettura molto interessante. Egli dice, innanzitutto, che questo triangolo rettangolo formato dai dieci punti è il vero simbolo della creazione. Esso, poi, è il simbolo del tre piani non manifesti (i tre vertici) e dei sette piani manifesti (l'esagono risultante dall'eliminazione dei vertici, più il punto in mezzo). Se prendiamo questi punti e li congiungiamo per opposti, passando attraverso il centrale, disegnando un mezzo lato dell'esagono in senso orario, otteniamo una svastica a sei bracci. Se, infine, immaginiamo i sette punti giacenti su un piano, facendo ruotare questo piano di 90 gradi in senso verticale e di altrettanti in senso orizzontale, otteniamo il martello di Thor. Cinque svastika tridimensionali piazzate concentricamente, formano un Icosaedro, poliedro regolare con 20 facce triangolari e 12 vertici. Ruotando le stesse svastika, otteniamo un Dodecaedro, poliedro regolare con 12 facce pentagonali e 20 vertici. In questo modo la Tetraktis diventa uno strumento straordinario per studiare le leggi della meccanica ed il simbolismo matematico; essa diventa quasi un magico ponte fra il pensiero mistico ed i concetti pragmatici delle leggi naturali.

TETRAEDRO

 
(Occ.) - La prima figura solida: un poliedro regolare con quattro facce triangolari, quattro vertici e sei spigoli. È il simbolo dell'immortalità, il prototipo della piramide, poggiante su una base triangolare e terminante con un vertice. Quattro facce triangolari sono 4+3, ovvero il quaternario più il ternario e, quindi, il settenario.

TETRAGRAMMATON

 
- Le quattro lettere del nome di Dio, il suo appellativo Greco. In Ebraico, le quattro lettere sono "yod, he, vau, he" o, in maiuscole Inglesi, IHVH; può essere letto Jeve, YEWE, Jeohovah, l'androgino. La vera pronuncia antica, però, è ora sconosciuta; il vero Ebreo considerava questo nome troppo sacro per pronunciarlo e, quando leggeva le sacre scritture, lo sostituiva con l'appellativo "Adonai", che significa Signore. Nella Kabbalah, I è associato a Chokmah, H a Binah, V a Tipheret e la H finale a Malkuth; secondo altri, le prime tre lettere sono Kether, Chokmah e Binah, la quarta rappresenta gli altri sephirot (come quaternario comprendente i sette sephirot inferiori, il suo significato è Fallico). I Cristiani, in genere, chiamano IHVH Jehovah e molti studiosi moderni della Bibbia lo scrivono Yahveh. Nella Dottrina Segreta il nome Jehovah è assegnato solo alla Sephira Binah, ma questo attributo non è riconosciuto dalla scuola Rosacroce dei Cabalisti e nemmeno da Mathers nella sua traduzione della Kabbalah Denudata di Knorr von Rosenroth : alcune autorità Cabalistiche hanno associato solo Binah con IHVH, limitatamente al riferimento allo Jehovah del Giudaismo exoterico. Lo IHVH della Kabbalah ha solo una debole rassomiglianza con il Dio del Vecchio Testamento. Il Tetragrammaton è sacro solo nella sua sintesi astratta, ed equivale alla Tetraktis pitagorea. Con riferimento al simbolismo indù, il Tetragrammaton viene così spiegato : Jod=membro maschile, He=utero femminile, Vau=gancio, od artiglio, He=vagina; da questa lettura scaturisce Y(e)H(o)V(a)H, sintesi bisessuale, simbolo maschile-femminile. Il Tetragrammaton è uno con la Natura, l'egizia Iside, ed è la serie exoterica di Divinità androgine quali Iside-Osiride, Giove-Giunone, Brahma-Vach, Jah-hovah, ecc. Nel suo significato cosmogonico, il Tetragrammaton corrisponde al Brahma-Prajapati della filosofia indù, con due aspetti fondamentali: Macroprosopo, Quadrato perfetto assoluto, la Tetraktis nel cerchio (detta anche Ain, il Non-Essere), l'illimitabile assoluto Essere; Microprosopo, l'Uomo Celeste, il Logos manifestato, il Triangolo nel Quadrato. Il Tetragrammaton è il Tre fatto Quattro, o il Quattro fatto Tre, che su questa Terra è rappresentato dai suoi compagni, detti anche "occhi"; I Sette Occhi del Signore sono i sette sephiroti inferiori. Esso è la perfetta essenza del numero sette, nel suo significato terrestre, numero posto fra il quattro ed il nove, base e fondamento, astralmente, del nostro mondo fisico e dell'uomo nel regno di Malkuth. Fu Filone a chiamare Tetragrammaton le quattro lettere del sacro nome del Dio di Israele. In antica epoca testamentaria esso non poteva esse pronunciato da persona comune, ma solo dal Grande Sacerdote, l'unico a conoscerne l'esatta pronuncia. Tale pronuncia, infatti, è dotata di poteri soprannaturali ed ha costituito oggetto della speculazione rabbinica. La Kabbalah di Knorr von Rosenroth non ha alcuna autorità per i Cabalisti Orientali, perchè è noto che nello scrivere la Kabbalah Denudata egli seguì il manoscritto moderno anziché quello antico (Caldeo); ed è anche risaputo che quel manoscritto e le scritture dello Zohar che sono classificate "antiche", menzionano, ed alcune usano, le vocali Ebraiche o Punti Masoretici. Basterebbe questo per rendere spuri questi aleatori libri Zoharici, dal momento che non vi sono tracce dirette dello schema Massorah prima del decimo secolo della nostra era, e nemmeno qualche sua remota traccia prima del settimo. (Vedi "Tetrade").

TEURGIA

 
(Gr.) - Dal greco Theos (dio) e Oyrgia (Opera), operazione divina, magia sacra, ma anche comunicazione con gli spiriti o con gli angeli planetari - gli "dei della Luce" - in modo di attirarli verso terra. È un termine della tarda età ellenistica, all'interno della spiritualità e della filosofia greca, che designa la opera divina che l'uomo può compiere se è capace di stabilire particolari rapporti con la divinità. Esso assume il suo più ampio sviluppo nel tardo neoplatonismo, con Giamblico, che la descrive sia sul piano teorico che su quello pratico nella sua opera "De Mysteriis". Giamblico presenta la Teurgia come un complesso di operazioni sacre che permettono, attraverso i rapporti simpatetici e simbolici con gli Dei, di renderli a noi vicini e propizi, non piegando la loro volontà, ma interpretando rettamente i simboli attraverso cui dette volontà si manifestano. La Teurgia può essere intesa come sinonimo di mistagogia, di pratica sacerdotale, di teosofia e di teologia. Conoscenza dei significati interiori e delle loro gerarchie, nonché purezza di vita, sono le virtù che possono portare alla acquisizione dei poteri necessari per comunicare con le divinità. Per raggiungere un così esaltante risultato l'aspirante dev'essere assolutamente meritevole ed altruista. Secondo alcuni studiosi di gnosi, la teurgia si fondava non tanto sulla divinità, quanto sul suo vero nome: esso, infatti, racchiude in sè l'essenza di ciò che denomina e consente a chi lo conosce di avere influssi sull'essere denominato. Addirittura, qualcuno pretende che alcuni teurghi riuscissero a fare incarnare la divinità in un oggetto determinato, ad esempio una statua. Il primo autore a definirsi teurgo fu Giuliano il Caldeo, l'autore degli Oracoli Caldaici, ma quelli che la resero famosa furono Giamblico, prima citato, Porfirio, Proclo, ed altri. La prima scuola di Teurgia pratica nel periodo Cristiano, fu fondata da Giamblico nell'ambito della Scuola Neo-Platonica Alessandrina. Anche i sacerdoti che erano assegnati ai templi dello Egitto, Assiria, Babilonia e Grecia, ed il cui compito era quello di evocare gli dei durante la celebrazione dei Misteri, erano conosciuti sotto questo nome, o con il suo equivalente in altre lingue, fin dai tempi più arcaici. Gli Spiriti (ma non quelli dei morti, la cui evocazione fu chiamata Necromanzia) erano resi visibili agli occhi dei mortali. Per questo un teurgista doveva essere uno jerofante ed un esperto nell'insegnamento esoterico presso i Santuari di tutti i paesi. I Neoplatonici della scuola di Giamblico erano chiamati teurgi, perchè compivano la cosiddetta "magia cerimoniale", ed evocavano i simulacri o immagini, degli antichi eroi, "dei" e daimonia (entità divine spirituali). Nei rari casi in cui si richiedeva la presenza di uno "spirito" visibile e tangibile, il teurgo doveva fornire all'apparizione soprannaturale una porzione della propria carne e del proprio sangue - doveva compiere la theopaea o la "creazione degli dei" con un misterioso processo noto solo agli antichi, e forse a qualcuno dei moderni Tantrici e Brahmani iniziati dell'India. Così è detto nel "Libro delle Evocazioni" delle pagode. Esso mostra la perfetta identicità dei riti e delle cerimonie fra la più antica teurgia Brahmanica e quella dei Neo-Platonici Alessandrini. Il passo che segue è tratto da Iside Svelata: "Il Brahmano Grihasta (l'evocatore) dev'essere in uno stato di completa purezza prima di avventurarsi a chiamare i Pitri. Dopo aver preparato una lampada, dell'incenso di sandalo, ecc., e dopo aver tracciato i cerchi magici, nel modo a lui insegnato dal Guru superiore, per tenere lontani gli spiriti cattivi, egli cessa di respirare e chiama in suo aiuto il fuoco (Kundalini) per disperdere il proprio corpo". Egli pronuncia un certo numero di volte la parola sacra, e "la sua anima (il corpo astrale) svanisce dalla sua prigione, il suo corpo sparisce, e l'anima (l'immagine) dello spirito evocato discende nel corpo doppio e lo anima". Allora "la sua (del teurgo) anima (astrale) rientra nel suo corpo, le cui particelle sottili si sono nuovamente riunite (per i sensi oggettivi), dopo aver formato da sè un corpo aereo per il deva (dio o spirito) che egli ha evocato" ... E poi, l'operatore propone a costui delle domande "sui misteri dell'essere e sulla trasformazione di ciò che non perisce". L'idea popolare prevalente è che i teurgi, come pure i maghi, operino prodigi, quali evocare le anime o le ombre degli eroi e degli dei, ed altre opere taumaturgiche, tramite poteri soprannaturali. Ma questo non è mai stato vero. Essi facevano ciò semplicemente per mezzo della liberazione del proprio corpo astrale che, assumendo la forma di un dio o di un eroe, serviva da medium o da veicolo, attraverso il quale poteva essere raggiunta e manifestata la speciale corrente che conserva le idee e la conoscenza di quell'eroe e di quel dio.
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