Glossario

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REKH

 
-GET-AMEN (Eg.) - Il nome dei sacerdoti, degli jerofanti e degli istruttori della Magia che, secondo Lenormant, Maspero, i Champollion, ecc., "potevano levitare, camminare nell'aria, vivere sott'acqua, sostenere forti pressioni, sopportare mutilazioni, leggere il passato, predire il futuro, rendersi invisibili, guarire le malattie (Bonwick, Religione della Magia). E lo stesso autore aggiunge: "L'ammissione ai Misteri non conferiva affatto poteri magici. Questi dipendevano da due cose: il possesso di capacità innate e la conoscenza di certe formule adoperate in circostanze opportune". Proprio come è ora.

RELACION

 
(Sp.) - Testi spagnoli dai quali è possibile ricavare moltissime informazioni sugli usi, costumi, istituzioni, delle antiche popolazioni messicane.

RELATIVISMO

 
(Fil.) - Qualsiasi concezione filosofica che non ammetta verità assolute nel campo della conoscenza o principi immutabili in sede morale. Protagora indicava nell'uomo "ciò che è, e ciò che non è", intendendo in tal modo mettere in dubbio l'assoluta verità di Parmenide: l'opinione contro la certezza. Non esistono cose buone o cattive di per sè: il fatto che siano buone o cattive deriva dalle circostanze, dalle esigenze e dagli scopi soggettivi. La generale relatività di tutti i giudizi fu la tesi principale degli scettici. Nella filosofia moderna il relativismo assume caratteristiche teologico-metafisiche, talvolta anche psicologiche. Esso è considerato conseguenza della stessa natura umana, incapace di trascendere le proprie limitazioni, inclinazioni, abitudini. Hamilton riconduce la relatività del conoscere a tre ragioni: (1) la realtà si dà a conoscere nei suoi fenomeni, ovvero nella sua apparenza e non nella sua essenza; (2)i fenomeni sono conoscibili solo se possono entrare in rapporto con le facoltà dell'uomo; (3) le facoltà umano modificano inevitabilmente i fenomeni con i quali entrano in rapporto. Queste tesi influirono sul positivismo dichiarando l'esperienza inadeguata a raggiungere verità assolute; per tale motivo i positivisti professarono un rigoroso agnosticismo religioso. Da rilevare anche la posizione di Mach che considera le teorie scientifiche utili, ma non vere; la "filosofia del come se" di Vaihinger, il pragmatismo di Schiller, l'interpretazione di Nietzsche che vede la realtà come il configurarsi di un gioco di forme illusorie intorno alle quali si apre un conflitto che non tende alla verità, ma all'autoaffermazione del soggetto interpretante. Con Spengler il relativismo tocca le conclusioni più radicalmente pessimistiche e relativistiche; egli afferma che ogni epoca storica è una individualità organica: tutti i suoi valori e le sue certezze sono destinati ad un ineluttabile tramonto. Ma tutta la cultura contemporanea è oggi impregnata di relativismo.

RELAZIONISMO

 
(Fil.) - Ogni concezione filosofica che ponga una relazione necessaria o accidentale fra fenomeni, contenuti di pensieri, ecc. Il termine è spesso usato con accentuazione oggettivistica per indicare il nesso razionale fra due o più realtà oggettive. Da non confondere con "relativismo", che significa l'inalienabile rapporto condizionante la conoscenza del reale, costituito dalla dualità di soggetto conoscente ed oggetto conosciuto.

RELIGIONE

 
(Fil.) - Dal latino religare che significa "unire assieme"; in altre parole, legare assieme in funzione di uno scopo. Per quanto riguarda gli uomini, essa dovrebbe legarli in una comunità civile, sotto le stesse leggi e lo stesso culto. Da questo punto di vista è facile affermare che nel mondo moderno non vi è religione. Se poi guardiamo ad essa come una via per dare soddisfazione a quel profondo bisogno di divino che è in ogni essere umano, allora dobbiamo dire che nessuna religione risponde a tale requisito, poiché nessun essere umano sente di avere risposte definitive. Se si tratta di intenderla come timore della divinità in cui si crede e, quindi, sottomissione ad essa ed ai suoi rappresentanti in terra (il clero secolarizzato), allora vi sono ottime religioni che vegetano rigogliose su grandi masse di ignoranti. Se intendiamo la religione come mezzo per ottenere una risposta totalizzante sull'universo, che per noi rimane ancora un mistero nonostante le scoperte sbandierate quasi ogni giorno, allora forse è più esauriente la scienza. La religione è un complesso di credenze, sentimenti, riti, che legano un individuo, o un gruppo umano, con ciò che esso ritiene sacro, in particolare con la divinità. In concreto, è il complesso dei dogmi, dei precetti, dei riti, che costituiscono un dato culto. Anche tralasciando l'etimologia, sulla quale non tutti sono d'accordo, è difficile dare una definizione di religione in astratto, senza fare riferimenti a posizioni culturali storicamente determinate oppure a specifiche formazioni storiche. Forse è stato proprio il cristianesimo che con i suoi complessi articoli di fede, obblighi morali, divieti sanzionati dalla fede, azioni liturgiche, ecc., ha rappresentato in termini generali ciò che si può chiamare "religione". Tanto per fare un esempio, non è necessario che ci sia un Dio perchè si possa parlare di religione, mentre è necessario che ci sia un "sacro" al quale "legarsi". La vera religione è un atto di fede che lega l'uomo a Dio, piuttosto che un complesso di credenze ed atti di culto destinati a rappresentare exotericamente un rapporto dell'uomo con il sacro o la divinità. Del resto, solo in età moderna la religione è divenuta oggetto di una specifica "scienza umana". E non vi è gara più inutile e buffa che la disputa fra chi cerca di dimostrare l'esistenza di Dio e chi cerca di dimostrare il contrario. Scrivendo di religione in un suo saggio, Russell fa delle affermazioni che scandalizzeranno i bigotti, ma fanno riflettere le persone intelligenti. Trascriviamo alcune delle sue frasi: - Noto che una grandissima parte della razza umana non crede in Dio, nè soffre in conseguenza di castighi palesi; - Quella che possiamo definire "fede" è la ferma credenza in qualcosa che non si può provare; - Parliamo di fede soltanto quando desideriamo sostituire l'emozione all'evidenza; - L'umanità è tutto un errore; l'universo sarebbe più dolce e più puro senza di essa; - Se l'anima non viene trasmessa attraverso il seme, ma viene creata dal nulla per ogni uomo, come si eredita il peccato di Adamo? - Se il peccato è un atto di volontà contro le leggi di una religione, un uomo privo di religione non può peccare; - La religione nasce dalla paura ed una religione che fa appello alla paura è degradante per la dignità umana. Eliphas Levi è apparentemente più rispettoso, ma ad una riflessione attenta è anche più pericoloso. Egli afferma: - La religione è un'idea appoggiata sopra un fatto costante ed universale: l'umanità è religiosa; - Il bisogno di credere si lega strettamente al bisogno di amare; - La fede non si inventa, non si impone, non si stabilisce per convenzione politica; essa si manifesta come la vita, con una specie di fatalità; - La religione è una facoltà dell'anima umana, come l'intelligenza e l'amore: finchè vi saranno uomini vi sarà la religione; - L'essenza dell'oggetto religioso è il mistero; la vera religione naturale è la religione rivelata; - Dio non può essere definito che dalla fede; la scienza non può negare nè affermare che esso esista; - Ragionare sulla fede è sragionare, poiché l'oggetto della fede è al di fuori della ragione. Vediamo ora cosa dice della religione un credente, Blaise Pascal, nei suoi famosi "Pensieri". Al Cap. VII troviamo: - Se l'uomo non è fatto per Dio perchè solo in Dio trova la felicità ? - La vera religione deve insegnare ad amare ed adorare Dio; - La vera religione ci insegna i nostri doveri e le nostre incapacità, suggerendo anche i rimedi; - Solo la religione cristiana rende l'uomo degno di essere amato e felice ad un tempo; - Bisogna amare soltanto Iddio ed odiare soltanto sè stessi; - Bisogna portare rispetto a tutte le religioni: veri pagani, veri ebrei, veri cristiani. Per Cicerone, religio deriva da relegere, ossia "scrupolo in relazione al culto"; la religione, per lui, sarebbe una esitazione, l'astenersi dal fare qualcosa che possa dispiacere agli Dei, non un sentimento che indirizza verso un'azione o incita a praticare un culto. Per Tertulliano è un "religare", ovvero legare l'uomo a Dio attraverso la pietas. Ma per lo Stato, a Roma, la religio era il preciso adempimento di tutti i doveri verso le numerose potenze superiori ufficialmente riconosciute. In relazione all'astrologia, la religione diventa astrolatria, adorazione e culto degli astri intesi come esseri divini. Qui sorge un immenso equivoco, poiché si accusano i "pagani" di adorare corpi materiali, come fossero idoli o feticci; in realtà gli antichi popoli adoravano le forze che stavano dietro i corpi, le Entità divine che vivificavano il Sole, la Luna, gli altri astri. L'astro rappresenta il suo Dio quanto il corpo dell'uomo rappresenta il suo Spirito. Per quanto riguarda il significato profetico degli astri, la religione più intransigente è quella cattolica poiché vede in ciò la negazione del suo principio di libero arbitrio. Gli antichi rappresentavano la religione come una donna prostrata davanti all'altare, su cui ardono dei carboni. Come simboli della religione troviamo la cicogna (simbolo della pietà), la passiflora (nel cui fiore figurano tutti gli strumenti della Passione), l'altare, il Libro chiuso (simbolo dei misteri che racchiude la religione). Dobbiamo concludere. L'elemento trascendente cui la religione si riferisce, come pure i riti e le istituzioni in cui prende forma oggettiva, sono sottoposti ad un continuo mutamento. Le cose fin qui dette possono essere vere (per chi le ha dette) e possono non esserlo (per quanti non credono o credono in qualcosa di altro). La religione è una cosa molto seria e molto intima, di cui ciascuno ha una propria idea, che è la più giusta. Secondo H.P.B., la religione è un sentimento saggio e prudente, basato su semplici calcoli. Ci sembra conveniente concludere con la definizione che della religione ha dato Von Glasenapp: "La religione è la fede - presente nel pensiero, nel sentimento, nella volontà, nelle azioni - nell'esistenza di forze soprannaturali, personali o impersonali, da cui l'uomo sente di dipendere, che cerca di cattivarsi o a cui cerca di innalzarsi". La teologia cattolica distingue la religione in "naturale" e "soprannaturale". La prima pone alcuni fondamentali elementi (riconoscimento dell'esistenza di Dio creatore e provvedente, immortalità dell'anima, universalità della legge morale) come manifestazione spontanea della coscienza e del lume naturale della ragione; la seconda si fonda sulla rivelazione e, oltre ai motivi naturali, comporta alcuni misteri direttamente rivelati da Dio (Trinità, Incarnazione e Morte del Redentore).

RELIGIONE SAGGEZZA

 
(Eso.) - La religione una che è alla base di tutti i credo oggi esistenti. Questa "fede" che, essendo primordiale e rivelata direttamente al genere umano dai suoi progenitori che informarono gli EGO (sebbene la Chiesa li consideri come "angeli caduti"), non richiedeva "grazia" nè cieco abbandono per credere, poiché essa era conoscenza (Vedi "Gupta-Vidya", la Scienza Segreta). È su questa Religione Saggezza che si fonda la Teosofia.

RELIQUIA

 
(Rel.) - Dal latino re-liquus = "lasciare dietro"; ciò che resta di qualsiasi cosa, specialmente di santi, martiri e soprattutto di Gesù. Può trattarsi di parti del loro corpo, di oggetti che hanno adoperato in vita, di strumenti con i quali sono stati martoriati, ceneri, abiti, ecc. Sono state spesso spacciate per reliquie delle cianfrusaglie che nulla avevano a che vedere con i personaggi cui sono state attribuite; ma il fatto tornava comodo perchè portava molta gente e molto guadagno. Le religioni secolari sono state spietate sotto questo punto di vista: S.Ambrogio si rifiutò di consacrare una chiesa perchè non vi era all'interno alcuna reliquia; il Concilio di Costantinopoli decretò che fossero abbattuti tutti gli altari sotto i quali non si trovavano reliquie. L'origine di questo rito, chiaramente idolatrico, ha inizio quando i cristiani cominciano a radunarsi nei cimiteri dove sono sepolti i corpi dei martiri. Nell'anniversario della loro morte si celebrava l'eucaristia e tutti i presenti chiedevano intercessione: i miracoli attribuiti alle reliquie favorirono il trasferimento dei loro corpi nei templi, ovvero nelle chiese. Ed allora ebbe inizio il pellegrinaggio nelle chiese, le offerte, il denaro. Il commercio divenne tanto scandaloso che nel 386, l'imperatore Teodosio il grande, fu obbligato ad emanare una legge che proibiva di trasportare da un luogo ad un altro i cadaveri sepolti, di distribuire le reliquie dei martiri, di farne traffico. Il culto delle reliquie è antichissimo e lo si trova già nei popoli cosiddetti primitivi. Era tale il trattamento del cranio del nemico sacrificato, o i resti di un congiunto conservato in casa. Acquista una maggiore autonomia nelle civiltà in cui vi sono personaggi di particolare qualifica religiosa (il Re, il Sacerdote), che già in vita sono oggetto di venerazione. Spesso a queste figure si attribuisce una certa operatività anche post mortem. Ed è certo anche il legame fra il culto degli antenati e quello delle reliquie; esso è particolarmente evidente nel culto greco degli eroi, viventi o mitici. Particolarmente importante è il culto delle reliquie nel Buddhismo. Il corpo di Buddha sarebbe stato diviso in otto parti distribuite ad otto Re che le avrebbero custodite in edifici appositamente costruiti: gli stupa. Ma già le reliquie del re Asoka erano oggetto di culto. Nel Tibet le reliquie dei singoli grandi Lama sono oggetto di venerazione. Molto meno intenso è il culto delle reliquie nell'islamismo dove, tuttavia, la barba di Maometto (asar), che nessuno doveva vedere, è oggetto di culto; ogni sultano lo venerava a Costantinopoli, all'inizio del proprio regno.

REMBKA

 
(Ind.) - Divinità del mito indù che ha molti degli attributi di Venere; anche lei si diceva fosse emersa dalle spume del mare.

REMINISCENZA

 
(Occ.) - Dal sanscrito "min, men, man" che significa "pensare", da cui il latino mens; vuol dire "rammentarsi", "riportare alla mente" e, quindi, facoltà di richiamare alla memoria cose vedute o apprese. Ma si può avere reminiscenza anche per collegamento, ovvero attraverso un fatto che permette di rammentarne un'altro. Rammentare è cosa diversa da ricordare: si rammenta con la mente, si ricorda con il cuore.

REMISSIONE

 
(Rel.) - Letteralmente significa "allentare, desistere, mitigare, concedere, rimettere". È l'atteggiamento di chi rinuncia alla propria volontà per sottostare alla volontà altrui. In senso religioso significa perdono, condono. Secondo una legge antica, dopo cinquanta anni si rimetteva ogni obbligo, si ridava ogni possedimento perduto, si riacquistava la libertà, si condonavano i debiti, si cancellavano le pene. Ecco il motivo per cui il Cinquanta è il numero della remissione e dell'indulgenza. L'olivo è il simbolo ebraico del perdono e della misericordia.
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