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PORFIRO

 
- O Porfirio. Un Neoplatonico molto famoso, secondo solo a Plotino come istruttore e filosofo. Nacque nel 233 o 234 d.C. a Tiro o a Batanea, per tale motivo egli si definiva un Tiriano, e si pensa provenisse da una famiglia Ebrea. Prima del 249 incontrò Origene ad Atene; ebbe come maestro Cassio Longino ed a Roma, nel 263, fu discepolo di Plotino. Sebbene fosse completamente ellenizzato e pagano, il suo nome, Melek (un re) o Malco, sembra indicare che abbia avuto sangue Semitico nelle vene. D'altra parte, lo stesso nome sembra derivi dalla porpora che gli apparteneva. Alcuni laici moderni lo considerano molto giustamente il più esperto ed il più equilibrato di tutti i filosofi Neoplatonici. Il suo pensiero e la sua opera oscillano fra la prevalente adesione al mitologismo ed alla teurgia orientale del periodo ateniese ed una maggiore aderenza alla tradizione ellenica del periodo plotiniano; alla fine accetta un compromesso fra i due indirizzi e, sulla scia di Celso, si ritrova imbarcato nella polemica anticristiana. In campo propriamente speculativo, egli sviluppò le tendenze etico-religiose del pensiero neoplatonico, accentuando il dualismo plotiniano di anima e corpo, e conferendo un maggior rilievo all'esperienza mistica ed alle pratiche ascetiche mediante la introduzione di elementi magico-misterici di origine orientale. Scrittore rinomato, era particolarmente famoso per la sua controversia con Giamblico riguardo ai mali derivanti dalla pratica della Teurgia. Comunque, alla fine accettò i punti di vista del suo oppositore. Mistico naturale nato, seguì, come aveva già fatto il suo maestro Plotino, l'allenamento del puro Raja-Yoga Indiano, che porta all'unione dell'Anima con la Super-Anima, il Sè Superiore (Buddhi-Manas). Egli lamenta, comunque, che nonostante tutti i suoi sforzi, non raggiunse lo stato di estasi prima dei sessant'anni, cosa di cui fu capace Plotino. Ciò avvenne, probabilmente, perchè il suo istruttore disdegnava del tutto la vita fisica ed il corpo, limitando la ricerca filosofica a quella regione in cui la vita ed il pensiero diventano eterni e divini; mentre Porfirio dedicò tutto il suo tempo a pensare come portare la filosofia nella vita pratica. "Lo scopo della filosofia è per lui la moralità", dice un biografo, "o, piuttosto, la santità" - la guarigione dalle infermità dell'uomo, infondendogli una vita più pura e vigorosa. La semplice conoscenza, anche se vera, non è di per sè sufficiente; la conoscenza ha per scopo la vita in accordo con il Nous - "la ragione", traduce il biografo. Però, come lo interpretiamo noi, il Nous non è la ragione, bensì la mente (Manas), l'Ego divino ed eterno nell'uomo; dobbiamo, quindi, tradurre l'idea in modo esoterico e poter leggere: "La conoscenza occulta o segreta ha per scopo la vita terrestre in accordo con il Nous, il nostro Ego che eternamente si reincarna" - il che sarebbe più consono all'idea di Porfirio, in quanto coincide con la filosofia esoterica. (Vedi De Abstinentia di Porfirio, I, 29). Di tutti i Neoplatonici, Porfirio è quello che più si avvicinò alla vera Teosofia, così come ora è insegnata nella scuola segreta dell'Oriente. Ciò è evidenziato da tutti i nostri critici moderni e dagli scrittori che parlano della scuola Alessandrina, poiché "egli riteneva che l'Anima dovrebbe liberarsi dai ceppi della materia il più presto possibile ed essere pronta ad eliminare l'intero corpo" (Ad Marcellam, 34). Raccomandò la pratica dell'astinenza, dicendo che "saremmo come gli dei, se potessimo astenerci dai cibi vegetali ed animali". Egli accetta con riluttanza la teurgia e l'incantesimo mistico, in quanto sono "privi di potere per purificare il principio noetico (manasico) dell'anima": la teurgia può solo "ripulire la parte inferiore, o psichica, e renderla atta a percepire gli esseri inferiori come spiriti, angeli e dei" (Agostino, De Civitate Dei, X, 9), proprio come insegna la Teosofia. "Non profanare la divinità" egli aggiunge, "con le vuote immagini degli uomini; non devi ingiuriare ciò che è per sempre benedetto (Buddhi-Manas), o resterai cieco alla percezione delle verità più grandi e vitali" (Ad Marcellam, 18). "Se vogliamo essere liberi dagli assalti degli spiriti malvagi, dobbiamo mantenere noi stessi sgombri di quelle cose sulle quali gli spiriti malvagi hanno potere; poiché essi non attaccano l'anima pura che non ha alcuna affinità con loro" (De Abstin. II, 43). Questo è anche il nostro insegnamento. I Padri della Chiesa consideravano Porfirio il peggiore dei nemici, il più irriducibile alla Cristianità. Infine, e ancora una volta come nella Teosofia moderna, Porfirio - come tutti i Neoplatonici, secondo Sant'Agostino - "Glorificò Cristo mentre essi discreditavano la Cristianità"; lo stesso Gesù, essi affermavano, come lo affermiamo noi, "non disse nulla contro le divinità pagane, ma operò prodigi con il loro aiuto. Essi non potevano chiamarlo come fecero i suoi discepoli, Dio, ma lo adorarono come uno degli uomini migliori e più saggi" (De Civ. Dei, XIX, 23). Tuttavia, "anche nella tempesta della controversia, sembra che non sia stata pronunciata nemmeno una parola contro la vita privata di Porfirio. Il suo sistema prescriveva la purezza ... ed egli la praticò " (Vedi A Dict. of Christian Biografy, Vol. IV, "Porfirio"). Celebre il suo schema detto "Albero di Porfirio", dove la coordinazione di genere e specie è considerata dall'alto verso il basso, cioè deduttivamente, dal genere sommo della sostanza all'individuo singolare. In etica egli drammatizza la necessità dell'ascesi, per il raggiungimento della contemplazione intuitiva ed unitiva con l'Essere Supremo.

PORPORA

 
(Occ.) - Colore dedicato a Mercurio, appropriato alla veste di color rosso indossata da persone di particolare dignità e decoro. All'inizio, presso i Romani, la portavano solo i trionfatori; poi fu concessa anche agli imperatori. Oggi viene indossata dagli alti dignitari cella chiesa cattolica. Porphyr, in greco, ha il significato di bruciare, splendere, ma anche agitarsi, come il fuoco e l'onda. Omero chiamò purpurea l'onda e Cicerone disse che il mare agitato "purpurescit".

PORTA CELESTE

 
(Gr.) - Così Pindaro chiamava l'Etna.

PORTATORE DI LUCE

 
(Eso.) - Uno dei sette pianeti sacri, Venere o Lucifero, oppure il suo Reggente.

PORTUNO

 
(Mit.) - O Portumno, era il Dio protettore dei porti che i Romani invocavano per assicurarsi il felice ritorno da un lungo e pericoloso viaggio. Aveva una chiave in mano, come ad indicare una porta.

POSEIDONE

 
(Gr.) - Altro nome di Nettuno, il Dio del Mare, ed anche il nome degli ultimi resti del grande Continente Atlantideo spariti 11.000 anni fa. È il terzo passo di Idaspati, o Vishnu, nel linguaggio mistico dei Libri Segreti. L'isola Atlantide di Platone si riferiva ad un termine equivalente nella Filosofia Esoterica. Cosmicamente e misticamente, Poseidone è un Drago, il maschio-femmina Chozzar che, secondo gli Gnostici Perati, era chiamato dai profani Nettuno, il "serpente buono e perfetto", il Messia dei Naaseni. Esso trasforma la piramide dodecagona in una sfera e "dipinge la sua porta di molti colori"; ha cinque ministri androgini: Ou, Aoai, Ouo, Ouab ed un quinto, un nome triplo che è andato perduto. Sono simili ai Prachetasa. Poseidone è Makara, il Leviathan, il cui veicolo è il drago marino, o delfino. Esso, per i servigi resi al Dio, fu posto fra le costellazioni, diventando il Capricorno, corpo di capra e coda di delfino. Per Omero, Poseidone è il Dio del Cavallo, che assume tale forma per far piacere a Cerere. Arione, la sua progenie, è uno degli aspetti di questo cavallo che, astronomicamente è un ciclo. Poseidone, o Nettuno, è l'indù Idaspati, identico a Narayana (l'agitatore delle acque), o Vishnu, e come questo Dio indù, è rappresentato mentre supera tutto l'orizzonte in tre passi. Idaspati, infatti, significa anche il "Maestro delle Acque". Poseidone e Nereo sono la stessa cosa: il primo è il Signore dello Spirito di Atlantide prima della sommersione, il secondo dopo di essa. Nettuno è la forza titanica della Razza atlantidea vivente, la Quarta, mentre Nereo è il suo spirito che si incarna nella successiva, gli Ariani. Poseidone divenne delfino per conquistare Anfitrite, cavallo per sedurre Cerere, montone per ingannare Teofane, ecc. Esso è la personificazione dello Spirito di Atlantide, ma anche dei vizi di quei giganti, e della loro magia, più nera che bianca.

POSITIVISMO

 
(Fil.) - Indirizzo filosofico sorto in Francia nella prima metà del XIX secolo, il cui massimo rappresentante fu Herbert Spencer. Esso designa lo stadio "scientifico" del sapere umano, in contrapposizione agli stadi "teologico" e "metafisico". Successivamente si identificò nel Materialismo, che contrappose all'Idealismo la positività del metodo scientifico, basato sui fatti sperimentali. Da qui poi, nacque il materialismo storico, in base al quale Marx ed Engels interpretarono la storia come un fenomeno sociale promosso da fattori economici. Secondo questa linea di pensiero, per farsi "positiva", la filosofia deve riconoscere il vero ed unico sapere umano nelle scienze già sviluppatesi autonomamente , di contro alla pretesa consueta che la filosofia abbia oggetti privilegiati o livelli della realtà suoi propri, inattingibili alla scienza. Anziché la ricerca delle essenze, o dei principi superiori, il compito della conoscenza umana è quello di scoprire le leggi della natura, che poi altro non sono se non descrizioni abbreviate dei fatti stessi, caratterizzate dalla loro capacità di previsione dei fenomeni. Comte affermava che la filosofia deve promuovere l'ulteriore estensione dell'atteggiamento scientifico ai capi da esso non ancora investiti; per far ciò bisogna inventare una nuova scienza, la sociologia, o scienza empirica dei fenomeni sociali. Sempre dal positivismo si può far derivare l'agnosticismo di fine Ottocento, soprattutto quello tedesco il cui massimo rappresentante è Du Bois-Reymond. Questi, nella sua opera "I sette enigmi del mondo", afferma che esistono questioni nel campo del sapere alle quali l'unica risposta possibile è "ignorabimus": l'origine della materia, della forza, del movimento, della forza, della vita, della coscienza, della sensibilità, del pensiero, del linguaggio, ecc. Haeckel, con la sua opera "Enigmi del mondo" tentò di smontare le posizioni di Du Bois-Raymond, ma il suo monismo si rivelò solo una forma di materialismo naturalistico e lasciò le cose inalterate.

POSITIVO

 
(Ast.) - In senso lato, è tutto ciò su cui si può porre, collocare, fondare, piantare. È ciò che esiste di fatto e sul quale si può, quindi, contare, di cui si è sicuri. Scienza positiva è quella che si fonda sui fatti, legge positiva è quella sanzionata dal legislatore (opposta a quella naturale), una persona positiva è quella che opera stando con i piedi per terra, un numero positivo è un numero che nella scala dei numeri reali è zero o superiore. In astrologia sono positivi i segni Ariete, Gemelli, Leone, Bilancia, Sagittario ed Acquario, ovvero tutti i segni dispari e maschili.

POSSESSIONE

 
(Occ.) - Supposta invasione del corpo umano da parte del demonio, di spiriti o di altre personalità. È una credenza molto diffusa nella storia delle religioni e se ne trova traccia anche nel Nuovo Testamento. Nel Medioevo vi furono delle vere e proprie epidemie, forse favorite da ignoranza o da pregiudizi religiosi, certamente influenzate dalla demonologia allora tanto in voga. Ammessa dalla chiesa cattolica (nella quale oggi pullulano gli esorcisti), dai giudizi, dai medici, anziché essere curata, allora come oggi è perseguita quasi fosse un delitto. Di recente è stata spostata nell'area della psichiatria e si ritiene caratteristica di soggetti schizofrenici e paranoici. La possessione medianica è l'incarnazione in un medium di una persona defunta che invade e condiziona il medium fino a farlo cadere in uno stato di delirio.

POSTEL Guillame

 
- Dolerie 1510, Parigi 1581. Orientalista e riformatore religioso, imparò da autodidatta greco ed ebraico; studiò anche l'arabo. Professore di matematica e di lingue orientali, abbandonò l'insegnamento per entrare nella Compagnia di Gesù nel 1543. Allontanato dalla Compagnia, eseguì una serie di viaggi diplomatici. A Roma fu imprigionato dalla Inquisizione e sbattuto nei più profondi meandri di una prigione. Riuscì a fuggire misteriosamente e si ritirò in un convento nei pressi di Parigi, dove trascorse il resto della sua vita. Dominato dall'utopia universalistica e dall'ideale della conversione al cristianesimo delle genti pagane, musulmane ed ebraiche, si dimostrò comprensivo per la religione ed i costumi dei Turchi. Nelle sue opere apologetiche difese la creazione del tempo, la Trinità, l'incarnazione e la divinità del Cristo. Fu anche sostenitore di una monarchia, in Francia, retta dal Papato. Per tutta la sua vita si sentì investito di una missione profetica. Grande erudito, per il suo sapere fu notate da Francesco I, che lo inviò alla ricerca di manoscritti occulti in Oriente, dove egli fu accolto ed iniziato da una Fraternità Orientale. Tornato in Francia, divenne famoso; il suo Clavis Absconditorum, una chiave per cose segrete e dimenticate, è molto celebre.
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