Glossario

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PISTIS SOPHIA

 
(Gno.) - Opera gnostica greca, giuntaci in versione copta, riportata dall'Abissinia da Bruce e scoperta per puro caso da Schwartze in un codice del British Museum, che egli stesso tradusse in latino. Il testo e la versione di Schwartze furono pubblicati da Petermann nel 1853. La paternità dell'opera è attribuita a Filippo Apostolo, che Gesù invita a sedersi ed a scrivere la rivelazione. L'opera è autentica e, se onestamente valutata, dovrebbe essere canonica quanto qualsiasi altro vangelo. Essa espone, in forma di dialoghi fra il Salvatore risorto, Maria ed i discepoli, i casi dell'Eone Pistis Sophia e la genesi dell'universo sensibile dal mondo soprannaturale. Vi sono espresse da Cristo anche rivelazioni relative alla punizione dei peccatori, al perdono dei peccati ed al battesimo. L'opera riporta anche brani di altri scritti ed era certo nota agli gnostici di Egitto. La Pistis Sophia è il testo fondamentale della dottrina gnostica, ed il suo titolo significa, letteralmente, "Conoscenza, Saggezza". Un libro sacro dei primi Gnostici o dei Cristiani primitivi, che dovrebbe essere stato scritto nei primi secoli del cristianesimo, anteriormente all'Apocalisse di Giovanni; entrambe le opere sembrano appartenere alla stessa scuola. La Gnosi era quasi certamente una eco della dottrina arcaica e si avvaleva di un profondo esoterismo. Quest'opera è detta anche Vangelo Gnostico e fu molto usata dai valentiniani. Gli Gnostici, nella loro dottrina, usavano molto il termine "vocale", non con il significato odierno, ma con un significato simile alle "voci" dell'Apocalisse, al "suono" delle Upanishad, al "parlare" dei Purana. Le sette vocali ed i 49 poteri sono simili ai Tre ed ai Sette Fuochi degli Indù, con i derivati 49 fuochi. La Pistis Sophia si può dividere in quattro parti: nella prima Gesù, dodici anni dopo la sua resurrezione, si intrattiene con i discepoli e le pie donne, narrando quanto vide e fece fra gli le entità ultramondane degli Arconti e degli Eoni; si parla della caduta di Sophia e si riportano i suoi 13 inni penitenziali; nella seconda si narra la liberazione di Sophia dal Caos, il ristabilimento nella sua originaria sede celeste, i misteri superiori ed il contrasto delle varie forze superiori; nella terza Gesù espone quali debbano essere gli insegnamenti degli apostoli, la funzione dei misteri, la sorte dei defunti, le pene, la purificazione, la condanna e la gloria eterne, la composizione dell'uomo, la predestinazione al bene o al male; nella quarta si narra la manifestazione del giudizio dopo la morte, la lunga serie di purificazioni, la distinzione dei peccatori e delle pene, gli esseri che giudicano l'anima, ecc. Gli apostoli e le donne intervengono con domande e spiegazioni, gli interventi più numerosi (39 su 46) sono quelli di Maria Maddalena. L'opera sembra intesa come rivelazione opposta e superiore ai vangeli canonici, per indicare una via di salvezza "gnostica", cioè basata sulla conoscenza, ed anche teurgica e magica.

PITA

 
(San.) - Letteralmente significa "padre" ed è un appellativo spesso attribuito a Brahma, quando intuito collettivamente.

PITAGORA

 
- Il più famoso dei filosofi mistici, nato a Samo verso il 586/571 a.C. e morto a Metaponto nel 497/479 a.C. Suo padre era un certo Mnesarco di Samo, uomo colto e di nobili origini. Compì lunghi e numerosi viaggi, studiando il pensiero di molti popoli, mettendo assieme la sua filosofia dai vari sistemi cui aveva avuto accesso. Così, studiò le scienze esoteriche con i Brahmani dell'India, e la astrologia e l'astronomia in Caldea ed in Egitto. Ancora oggi è conosciuto in India sotto il nome di Yavanacharya ("istruttore Ionico"). Dopo il suo ritorno si stabilì a Crotone, nella Magna Grecia, dove fondò una Scuola alla quale ben presto aderirono tutti i migliori intelletti dei centri civilizzati. Si trattava di una comunità con fini etico-religiosi, senza scopi politici, con tendenze aristocratiche che suscitò la reazione del partito democratico. A seguito di ciò, Pitagora dovette abbandonare Crotone; si rifugiò a Metaponto, dove morì. Pitagora fu anche il primo ad insegnare il sistema eliocentrico e fu il più grande esperto del suo secolo in geometria. Fu lui a creare la parola "filosofo", composta da due termini che significano un "amante della sapienza" - philo-sophos. Pitagora, come il più grande matematico, geometrico ed astronomo della storia antica, ed anche come il più elevato fra i metafisici e gli eruditi, ha lasciato una fama intramontabile. Insegnò la reincarnazione così com'era professata in India, e molte altre cose della Sapienza Segreta. Lasciò pochissimi scritti e quel poco che si sa di lui si deve a Giamblico, che fu il suo biografo. Venerato dai suoi discepoli come un Dio, divenne presto una figura leggendaria al punto che è oggi quasi impossibile quanto vi sia di suo nel pensiero che i suoi successori hanno tramandato. Aristotele ci racconta della metempsicosi, solo per contraddirla. Pitagora insegnava certamente la trasmigrazione delle anime, ma forse non in modo caotico, bensì evoluzionistico. Il suo pensiero, almeno inizialmente ispirato all'orfismo, sosteneva certo la necessità di una catarsi, non certo legata ad un peccato originale. E lo strumento elettivo per la purificazione era la scienza, intesa in forma di conoscenza del mondo, ma soprattutto di conoscenza di sè. I suoi allievi, che si dividevano in acusmatici (ascoltatori) e matematici (con facoltà di dialogo), ascoltavano i suoi insegnamenti ed alla sua morte si divisero in due fazioni. La base della sua scienza erano i numeri, attraverso i quali egli studiò tutti i possibili rapporti di armonia dell'universo. La scuola venne incendiata e distrutta nel corso di una sommossa popolare organizzata dal partito democratico, contrario al filosofo ed al suo pensiero.

PITAGORICI

 
(Fil.) - Allievi e seguaci della Scuola Pitagorica, alla quale non erano ammessi tutti, ma solo quelli che superavano un esame ed un giudizio preliminare. L'esito veniva dato dopo almeno tre anni; gli aspiranti, una volta ammessi, erano considerati acusmatici, dovevano rispettare il silenzio per almeno cinque anni, mettere in comune i loro beni materiali. Superato questo periodo, diventavano matematici, detti anche "esoterici", ascoltavano Pitagora all'interno della tenda, con il quale potevano dialogare, e potevano vederlo di persona. Gli allievi che venivano respinti subivano una specie di funerale e venivano allontanati dalla comunità; veniva loro restituito il doppio dei beni che avevano portato in comunità. Anche i tardi ad apprendere subivano la stessa sorte, che era riservata pure a quelli che tradivano il sacro vincolo del silenzio. Gli aspiranti venivano divisi secondo il merito. I Pitagorei erano gli autentici discepoli, godevano della comunanza dei beni e vivevano in comunità; i Pitagoristi erano imitatori ed emuli dei Pitagorei, conservavano la proprietà privata dei loro beni, vivevano e studiavano in luoghi separati. I primi erano chiamati anche "matematici", gli altri erano gli "acusmatici". Akusmata, in greco, significa "detto", ed agli acusmatici, infatti, era permesso solo ripetere i detti di Pitagora come fossero dogma divini, senza mai aggiungere alcunché di proprio. Pitagora adottava varii metodi educativi, seguendo ogni allievo secondo la sua indole e le sue capacità; a ciascuno impartiva la conveniente parte di sapienza. La giornata dei discepoli aveva inizio con una passeggiata individuale attraverso i boschi ed i templi: Seguivano gli esercizi per curare il fisico ed irrobustire il corpo. Dopo un pasto modico a base di miele, essi trascorrevano il pomeriggio dedicandosi agli affari ed alla politica. Nuova passeggiata prima di sera, questa volta in piccoli gruppi (due o tre persone), poi bagno serale, libazioni, sacrifici ed un lauto banchetto. Seguivano nuove libazioni, la lettura e poi si andava a letto. Molto curata era l'educazione musicale, la giustizia, l'amicizia, l'equilibrio morale.

PITAGORISMO

 
(Fil.) - Movimento filosofico e scientifico sviluppato nel V se. a.C. dai seguaci di Pitagora. La scuola pitagorica accoglieva anche le donne, imponeva agli adepti l'osservanza del celibato, la comunione dei beni, regole e pratiche per la purificazione del corpo e dell'anima. Molto sviluppata l'aritmetica, intesa come teoria dei numeri interi. Il numero era concepito come collezione di più unità ed era raffigurato spazialmente: il punto era l'uno, la linea era due punti, tre punti la superficie, quattro punti un corpo solido, ecc. Si trattava, quindi, di una aritmo-geometria che vedeva nel numero un archè, un principio primo della realtà. Filolao sosteneva che tutte le cose che si conoscono hanno numero, senza il quale nulla è possibile pensare, nè conoscere. Gli elementi del numero sono gli elementi di tutte le cose, perchè l'universo è armonia e numero. Ai numeri dispari corrisponde il "determinato", mentre a quelli pari il "determinato"; da qui una infinita coppia di opposti: maschio-femmina, luce-tenebre, buono-cattivo, ecc., con le implicazioni morali, magico-religiose e cosmologiche che ne conseguono. Valore emblematico aveva il numero 10, la Tetraktis, la somma dei primi quattro numeri. L'unità è parimpari e partecipa sia dei numeri pari che di quelli dispari; aggiunta a qualsiasi numero lo trasforma: se è pari in dispari, e viceversa. Al centro dell'universo vi è un fuoco, principio regolatore e forza che dirige tutti i moti celesti. Intorno ad esso ruotano in ordine successivo un pianeta chiamato anti-Terra, poi la Terra quindi la Luna, il Sole, i cinque pianeti sacri e le stelle fisse. L'anti-Terra non è stata capita e su di essa sono state dette le cose più incredibili. L'astronomia pitagorea fu la prima a ridurre l'universo da mito a cosmo, ossia a sistema razionalmente ordinato. Per loro, i moti dei corpi celesti erano regolati da rapporti numerici ai quali corrispondevano suoni sublimi, il cui insieme formava l'Armonia delle Sfere. Qualcuno attribuisce alla visione pitagorea la cosiddetta intuizione copernicana del sistema eliocentrico. Ma esso era già conosciuto ancor prima di Pitagora. Per i pitagorici, l'anima era immortale e destinata, attraverso successive incarnazioni, a ricongiungersi con l'anima universale o divina; essi furono i primi ad affermare la superiorità della vita contemplativa. Pare che la loro attività finì quando i concetti di "infinito" e di "continuo" resero l'aritmo-geometria non più in grado di risolvere il problema delle grandezze incommensurabili. Ma forse fu la crisi politica ad accelerare la loro disintegrazione.

PITAO COZOBI

 
(Ame.) - Per gli Zapotechi, una antica popolazione messicana, con questo nome si designava il Dio del mais.

PITAR

 
(San.) - Ed anche Pitara, sono i Padri, i Pitri, i Creatori dei corpi fisici e dei principi inferiori dell'uomo. Sembra che il termine Pitar, o Pitara, derivi da Pars, Pers, o Paras, che si rifà ai Peri, o ai Persiani.

PITAR DEVATA

 
(San.) - I "Padri Dei", gli antenati lunari dell'umanità. Gli Asura, gli Asura Devata, incarnazioni delle Fiamme nella Terza Razza Madre. Sono destinati a rinascere continuamente.

PITO

 
(Mit.) - I Greci la consideravano la Dea della persuasione ed i Latini la conoscevano come Suadela. Era riguardata come figlia di Venere ed era sempre accompagnata dalle Grazie. Pare sia stato Teseo ad introdurre il culto della Dea in Attica. Pito era anche un epiteto di Apollo ed il nome originario della Focide, ai piedi del Parnaso, dove si trovava la città di Delfi, luogo in cui sorse l'oracolo della Pizia.

PITONE

 
(Gr.) - Serpente di enorme grandezza, nato dal fango della terra, (secondo altri da Deucalione, dopo il diluvio) che Giunone usò per cacciare Latona. Questa, per salvarsi, si gettò in mare ed in quel punto Nettuno fece sorgere l'isola di Delo. Viveva nella pianura di Crisa, nella Focide, dove uccideva uomini e bestie; rendeva oracoli nella sua sede presso una sorgente ai piedi del Parnaso, non lontano da Pito (Delfi). Apollo uccise con le frecce il mostro, gli tolse la pelle e con essa foderò il tripode sul quale i suoi sacerdoti e le sue sacerdotesse sedevano per dare gli oracoli. In memoria di questi fatti furono istituiti i giochi Pitonici. Pitone è un altro aspetto di Apollo, come il Drago lo è di Bel, Tifone di Osiride, ecc. È il Drago Serpente Oracolo da cui nascerà poi l'oracolo di Delfi. Aggredisce Latona, madre di Apollo, quando sta per partorire, per divorare il bambino (la stessa aggressione alla madre di Krishna, alla madre di Gesù ed a tante altre madri di futuri salvatori). Apollo è il Sole, il Drago è il Polo Nord che non lo vuole far sorgere. Appena nato, Apollo uccide Pitone, ovvero, il Sole, appena sorto, disgela la regione artica e vi riporta la vita. Pitone talvolta viene identificato con Ob, un'influenza diabolica, demoniaca; l'Ob mediante il quale si dice lavorino gli stregoni.
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