Glossario

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MOKSHA

 
(San.) - Spesso collegata con mukti, significa "Liberazione" dalle rinascite, ciò che si ottiene nel Nirvana; uno stato di riposo e di benedizione dell'"Anima-Pellegrina" dopo la morte. È l'opposto di samsara, "trasmigrazione", e rappresenta uno dei fini dell'uomo. È la salvezza suprema, l'identificazione con il Brahman, come semplice riconoscimento della propria originaria natura spirituale ed immortale. Moksha può avvenire in vita, o dopo morte, per coloro che si incamminano sulla "via degli Dei". Questo concetto è secondario nel periodo vedico, e si affermò vieppiù nella misura in cui le discipline dello Yoga permearono gli insegnamento esoterici, divenendone lo scopo finale.

MOLESCHOTT Jakob

 
(Ol.) - Hertogenbosch 1822, Roma 1893. Fisiologo olandese laureatosi ad Heidelberg nel 1845, divenne libero docente due anni dopo. Nel 1854, la sua concezione rigorosamente materialistica di tutte le funzioni vitali, gli attirò il biasimo delle autorità accademiche. Lasciò la cattedra e riprese l'attività di medico. Nel 1856 fu professore di fisiologia a Zurigo e nel 1861 a Torino. Naturalizzato italiano, divenne senatore e nel 1879 ebbe la cattedra a Roma. Studiò l'alimentazione delle piante, la fisiologia del sangue, della respirazione, dell'innervazione cardiaca, della filogenesi, ecc. Scrisse molti articoli ed opere scientifiche basati sulle sue ricerche.

MOLINISMO

 
(Rel.) - Corrente teologica che si ispira alle dottrine del gesuita spagnolo Luis de Molina. Tenta di conciliare l'onnipotenza della volontà e della grazia divina con la libertà umana e l'universalità della grazia. Mediante la supercomprensione della scienza media, Dio conosce un numero infinito di possibilità di ordinamenti della grazia e delle eventuali libere risposte delle creatura ad ognuno di essi. La libertà umana non è distrutta nè ferita dal peccato originale, ma si dispiega attraverso la fede, la speranza e l'amore.

MOLOCH

 
(Amm.) - Una delle principali divinità orientali, adorata dagli Ammoniti, che lo raffiguravano sotto la forma mostruosa di mezzo uomo e mezzo vitello. Il suo idolo di bronzo sorgeva sopra un trono, con le braccia protese, tra le quali i Cartaginesi solevano porre dei fanciulli, dopo aver arroventato la statua, facendoli in tal modo morire arrostiti. Il suo nome era scritto in moltissimi modi: Moloc, Molek, Malek, Melek, Molech, Malayak, Malachim, Messaggero, Angelo, e la sua figura è difficilmente leggibile in modo non equivoco. Per gli Ammoniti era Jehovah-Sole, il Re delle Legioni del Cielo e si può considerare l'equivalente del Baal degli Israeliti o dello Shemesh dei Moabiti. Secondo altra versione, Milk, o Melek, o Moloch, era una divinità dei Cananei, il cui culto, penetrato fra la popolazione israelitica, fu fortemente combattuto dai profeti. Il suo nome, era Milkon e significava Re, mentre a Tire era Melqart. Nella valle di Hinnom gli venivano offerti sacrifici umani e si ritiene che il nome Moloch stesse proprio ad indicare i sacrifici umani fatti a Yahweh.

MOMA

 
(Ame.) - Presso una delle popolazioni Colombiane, con questo termine si designava il Dio padre nato dalla parola.

MOMO

 
(Gr.) - Figlio del Sonno e della Notte, Dio dei motteggi e delle arguzie, satirico all'eccesso, esaminava le azioni degli Dei e degli uomini per metterli in ridicolo. Scelto da Minerva, Nettuno e Vulcano per giudicare le loro opere, le criticò tutte, ed anche Venere fu oggetto delle sue censure. Viene raffigurato nell'atto di togliersi la maschera, tenendo in mano uno scettro da buffone, ma talvolta anche in modo diverso, sempre da buffone, con aspetto beffardo.

MOMOTARO

 
(Gia.) - Letteralmente significa "il bambino nato dalla pesca", ed infatti saltò fuori da un frutto del pesco, trovato da una donna galleggiante sul fiume. Crebbe sotto le cure amorose della donna e del marito, diventando sempre più forte e valoroso. Un giorno decise di andar via per cercare gloria e fortuna. Longo la via incontrò una scimmia che si decise a seguirlo in cambio di una focaccia; poi incontrò un fagiano ed una cane, anche loro decisi a seguirlo per una focaccia. Momotaro non aveva più da mangiare, ma aveva guadagnato tre amici. Giunto nel paese degli Orchi, liberò gli abitanti dal terrore e fu a lungo festeggiato. Diventato ricco, tornò a casa per dare ai suoi genitori una vecchiaia felice e serena.

MONACHE

 
- Vi erano monache nell'antico Egitto, come in Perù e nell'antica Roma Pagana. Erano le "vergini spose" dei loro rispettivi dei (solari). Erodoto dice: "Le spose di Ammon sono escluse da ogni rapporto con gli uomini", esse sono "le spose del Cielo"; ed erano virtualmente morte al mondo, proprio come lo sono ora. In Perù erano "le pure Vergini del Sole", ed i Pallakisti di Ammon-Ra, in alcune iscrizioni, si riferiscono ad esse come alle "spose divine". "La sorella di Ounnefer, il principale profeta di Osiride durante il regno di Ramsete II" è descritta come "Taia, la Signora Madre Superiore delle Monache" (Mariette Bey).

MONACHESIMO

 
(Rel.) - Fenomeno presente in tutte le grandi tradizioni religiose, è costituito dal fatto che individui, più o meno numerosi, si allontanano dalla consueta vita sociale per realizzare le norme della fede vivendo in modo solitario, oppure in comunità. Il fenomeno si caratterizza da un triplice significato: uomo solo perchè vive in solitudine, uomo solo perchè celibe, uomo UNO perchè ha realizzato la unificazione-semplificazione essenziale di sè in Dio. I tratti che accomunano ogni espressione del monachesimo come fenomeno religioso universale sono: (1) la marginalità sociale, come scelta di separazione dal mondo; (2) una pratica, o tecnica ascetica, che si costituisce a partire da un primo processo di iniziazione, come obbedienza ad una regola o ad un maestro; (3) la tensione mistica come aspirazione alla comunione esperienzale con l'Assoluto. Nell'antico Egitto vi erano i katochoi che dimoravano per un certo tempo presso il Tempio di Serapide, a Menfi. In Grecia vi erano i thiasoi, comunità di cui abbiamo un esempio in quella che si formò attorno a Pitagora, con astinenza da cibi carnei, particolari esercizi spirituali. Nell'India troviamo forme di monachesimo sia nell'Induismo che nel Buddhismo. Nel primo fiorì il fenomeno degli Anacoreti e poi quello dei Cenobiti; vivevano in povertà, talvolta facendo vita itinerante, dedicandosi alla contemplazione ed alla mortificazione dei sensi. Il monachesimo giainista, che si rifaceva a quello buddhista, si praticava in un monastero, sotto la guida di un maestro, e prima di diventar monaci si doveva sottostare ad un processo di iniziazione. Per il Buddhismo, il monachesimo è la spina dorsale della dottrina. Pratica della povertà, rinuncia ai beni mondani, meditazione erano le tre regole fondamentali: dopo di che gente di ogni casta poteva diventare monaco buddista. Il culmine del monachesimo buddhista può essere considerato il "Lamaismo", che nel Tibet assurse a livelli di ricchezza, bellezza artistica ed anche di potenza politica. L'accesso al monachesimo buddhista comporta un patrimonio di una ciotola e tre sai, un'istruzione preliminare e poi la vestizione. Non è legato per la vita, ma può tornare al laicismo in qualsiasi momento. Il monachesimo cristiano è un fenomeno particolare, anche se nasce sul modello delle altre religioni che l'hanno preceduto. Comincia con S.Antonio in Egitto, poi S.Pacomio nell'alta Tebaide la formazione delle prime comunità. Contemporaneamente sorgono le laure, dove il distacco non è solo dalla vita del mondo, ma anche dalla vita cristiana e dalla ricerca della perfezione. Il più grande teorico del monachesimo dell'epoca fu S.Basilio di Cesarea, che adottò come modello la comunità di Gesù e gli Apostoli. Si prescriveva comunione dei beni, rinuncia alla ricchezza, amore fraterno, assistenza reciproca, preghiera in comune. Di quell'epoca sono i Monasteri di Costantinopoli e di Monte Athos. Qui, all'ascetismo ed alla vita contemplativa, si associò un vasto movimento culturale, con indirizzo teologico in prevalenza, che diede ai monaci grande ascendente sia sulle masse che sui politici. Solo nel IV secolo per opera di S.Girolamo, troviamo in Italia i primi monasteri, altri sorgono in Gallia, ed anche in Africa per merito di S.Agostino. La Spagna non fu da meno ed i suoi monasteri sono opera di nomi famosi: S.Isidoro, S.Fruttuoso, S.Martino, S.Leandro, ecc. Mentre l'Europa era in preda a sconvolgimenti politici e bellici, i monasteri di Spagna godettero di una pace nella quale si svilupparono centri di vita spirituale e di grande cultura. Compare a questo punto la Regola di S. Benedetto che, più moderata nelle pratiche ascetiche, presenta una migliore organizzazione, la stabilità del monaco nel monastero, il lavoro manuale ed intellettuale, maggiore importanza alla preghiera canonica. Nel X secolo si ha la riforma di Cluny, sganciata dal potere dei vescovi ed alle dirette dipendenze della Curia di Roma. Ad essa si oppose il movimento cistercense, guidato da S. Bernardo di Clairvaux, che tentò di riportare il tutto alla regola benedettina. Il frazionamento, invece, aumentò e nacquero Camaldolesi, Certosini, Vallombrosani, ed altri. Un cenno a parte meritano le comunità femminili, le cui strutture non si discostano da quelle maschili, ma le cui regole sono spesso più dure e più ascetiche.

MONADE (Gr.)

 
Termine usato nella scuola pitagorica per indicare l'unità originaria (monas) dalla quale deriva la serie dei numeri. Monas è uguale al termine Monade, "Solo", una unità. Nel sistema Pitagorico, la diade emana dalla Monas superiore e solitaria, che è, quindi, la "Causa Prima". Archita e Proclo distinsero la Monade dall'Uno Assoluto, del quale essa sarebbe il principio di limitazione intelligibile. Platone definisce "monadi" le idee, ma solo per designare il loro carattere di indipendenti unità; per i neo-platonici la monade è Dio, quale unità ultima ed essenziale. Nel Rinascimento è Cusano a riprendere il concetto di monade, che ritiene ogni cosa un microcosmo, una unità in piccolo. Giordano Bruno ne fa la base della sua matematica magica, considerando le monadi parti componenti minime dei corpi. Leibniz crea la "monadologia", una concezione dell'universo basata sulle monadi, che egli considera sostanze o principi attivi. Per lui la monade è il centro di percezione assolutamente autonomo, poiché ciò che la monade rispecchia non deriva da un influsso della realtà ma da un processo di adeguazione, i cui momenti sono predeterminati da Dio, che è la Monade delle monadi. Kant tenta di conciliare la monadologia di Leibniz con la fisica di Newton mediante il concetto di monade fisica. Nell'epoca del Romanticismo è Goethe a parlare di monadi, mentre in epoca moderna il concetto è ripreso da Lotze, White-head ed Husserl. L'Unità, l'uno; ma in Occultismo significa spesso la triade unificata, Atma-Buddhi-Manas, o la diade, Atma-Buddhi, quella parte immortale dell'uomo che si reincarna nei regni inferiori della natura e gradualmente progredisce attraverso essi fino all'Uomo, e quindi fino alla meta finale - il Nirvana. La Monade è il principio eterno ed immortale nell'uomo, poiché è parte indivisibile del Tutto integrale - lo Spirito Universale - dal quale emana e viene assorbita alla fine del ciclo. I Vedantini la chiamano sutratma (il filo dell'anima) e le danno un significato intraducibile nelle lingue occidentali. La Monade, nata dalla natura e dall'Essenza dei Sette (il suo principio più elevato essendo immediatamente avvolto dal settimo elemento cosmico), deve compiere la sua rivoluzione settenaria attraverso tutto il ciclo dell'Essere e della Forma: da Dio all'uomo e dall'uomo a Dio. Sulla soglia del Paranirvana, la Monade assume di nuovo la sua Essenza primordiale e diventa ancora una volta l'Assoluto. Esiste un numero limitato di monadi che evolvono e diventano sempre più perfette mediante l'assimilazione di numerose personalità successive in ogni nuovo Manvantara. L'evoluzione dei Globi planetari e delle Monadi umane procede di pari passo. La Monade non ha alcuna relazione con l'atomo, o la molecola così come sono concepiti dalla scienza. Essa è la combinazione degli ultimi due Principi dell'uomo: il sesto ed il settimo; propriamente parlando, il termine "monade umana" si applica alla Duplice Anima: Atma-Buddhi. La Monade, o Jiva, non è spirito, ma un Raggio, un Soffio dell'Assoluto. Come tale essa non può manifestarsi sul nostro piano, o per meglio dire, si manifesta a condizione che si verifichino due premesse: (1) un modello spirituale, o prototipo, sul quale plasmare il materiale fisico; (2) una coscienza intelligente che guidi il suo progresso. La "vita" ed il suo veicolo formano il modello sul quale si plasma il corpo fisico; dopo arriva l'anima e la mente. Tutto ciò avviene mentre la monade segue l'arco discendente; contemporaneamente evolvono gli Elohim che la assistono e quando essi la incontrano nasce il simbolo terrestre dell'Uomo Celeste, l'Uomo Perfetto. Secondo Pitagora, la Monade allo stato di UNO è causa di ogni unità e misura di tutte le cose. La Duade è la Madre del Logos, ed è sostanziale. Segue la Triade, da cui deriva l'Universo manifestato. A questo punto la Monade torna nel Silenzio e nelle Tenebre da cui era apparsa come Punto al centro del Cerchio. La monade umana, quindi, acquista consistenza nella Trinità umana (Atma-Buddhi-Manas) e procede durante il Manvantara. Il discorso sulla Monade, trattato da molti grandi filosofi, è molto difficile e non può essere esaurito con le parole; per essere capito richiede un grande sforzo individuale, uno stato immaginativo che vada oltre il razionale. La Monade, infatti, fondamentalmente, è un mistero. Per i Massoni, la Monade è il trono della Divinità Onnipotente, situata al centro dell'Empireo per indicare T.G.A.O.T.U. La Monade è l'unità universale non manifestata, mentre le monadi sono le unità manifestate. Nel triangolo, la Monade al vertice è il Padre, il lato sinistro è la Duade, ovvero la Madre, il lato destro è il Figlio; la base del triangolo è il piano universale della Natura produttiva che unisce la Trinità al piano fenomenico, come il vertice unisce al piano supersensorio. La Diade, la Materia, considerata dai pitagorici come origine del Male, è la Terza Monade, o la linea che congiunge i due punti, o numeri, e procede da ciò che era prima dei numeri. Da questa Diade derivano tutte le Scintille dei Tre Mondi, o Piani, Superiori, ed i quattro Inferiori, che sono in interazione e corrispondenza: DIO SPIRITO ATMA MONADE MENTE MANAS ATOMO CORPO STHULA SHARIRA Le Monadi Jiva sono le anime degli atomi; entrambi formano il tessuto di cui si rivestono i Dhyan Chohan quando debbono assumere una forma. Si sta parlando, ovviamente, di Monadi individuali e di anime atomiche, prima cioè che gli atomi discendano nella forma terrestre: in questo stadio, la Monade non ha alcuna individualità. È nel percorso di risalita, nell'arco ascendente, che essa passa attraverso i sette stadi dell'evoluzione terrestre, fino al punto in cui la sua coscienza corrisponde a quella divina. Leibniz fu molto vicino ad enunciare la verità, ma non essendo un Iniziato, non riuscì a raggiungerla. La sua Monade è per certi aspetti Forza, per altri Materia. Per la scienza occulta, forza e materia sono la stessa cosa, o due aspetti della stessa cosa. Ogni monade è uno specchio vivente dell'universo. Le radiazioni Arupa, che esistono nell'armonia della Volontà Universale (il collettivo delle volontà cosmiche sul piano dell'universo), uniscono fra loro una infinità di Monadi (ognuna specchio del proprio universo), così individualizzando una Mente indipendente, onnisciente ed universale. Con lo stesso processo di aggregazione magnetica, creano per sè stesse corpi oggettivi, visibili, ricavati dagli atomi interstellari. Questo legame fra Macrocosmo e Microcosmo ci porta a dire che la discesa e la risalita della Monade e dell'Anima sono legate al Cielo, ovvero allo Zodiaco, le cui costellazioni ed i cui segni sono qualcosa di più di un puro gioco di oroscopo. La Monade deve passare attraverso le sue forme (minerale, vegetale, animale) prima che la luce del Logos sia ridestata nell'animale-uomo. La Monade umana è identica a quella animale; la unica differenza risiede nella Mentalità e nella Autocoscienza, il che non è poco. La Mentalità è il principio informatore dell'uomo, il Sè Superiore, dotata di intelligenza divina; l'Autocoscienza, anche se identica, è dotata solo di facoltà istintive. La Monade, abbiamo detto, agisce inconsciamente mediante una forza che le è inerente; quando il Sè astrale ha costruito nell'uomo il tabernacolo idoneo, allora la Monade va ad abitarlo ed appare il suo principio cosciente. Essa è impersonale, un Dio in sè, anche se al suo livello è incosciente. Quando è separata dal suo terzo principio (il Manas, la base orizzontale del triangolo manifestato), non può avere coscienza o percezione delle cose su questo piano terrestre. Sul piano manifestato, Purusha è cieco senza Prakriti, come la Monade è cieca senza Manas. Con la Prima e la Seconda Razza, le Monadi destinate ad animare le razze future, avevano subito la fase di immetalizzazione (vita vegetale ed animale) ed erano pronte per la forma umana ed intelligente. A questo punto, i Nati dalla Mente. a metà della Terza Razza, diedero l'esistenza (il Manas) ai nati dalla Volontà, gli uomini ancora incoscienti). In realtà, solo nella Quarta Razza il quarto principio umano si sviluppa abbastanza per supportare il Quinto che, a sua volta, si svilupperà nella prossima Ronda, per diventare divino nell'ultima. Quando si dice che una Monade entra in un corpo, non si intende che essa va a sovrapporsi ad un'altra Monade, bensì che va ad incrementare l'intensità di quella che c'è già, sviluppando una qualche funzione aggiuntiva. Un raggio di luce che si aggiunge ad un altro non dà luogo a due raggi, ma ad un raggio più intenso. Le Monadi non sono principi distinti e limitati, ma raggi di un unico principio universale assoluto. Vi sono Monadi più avanzate e Monadi meno avanzate, popoli considerati più civili, altri meno; ciò, però, è solo frutto del karma e non può portare a discriminazioni razziali. Se la Monade comincia il suo ciclo di incarnazioni attraverso i tre regni oggettivi (minerale, vegetale, animale) sulla curva discendente, deve necessariamente entrare nella curva ascendente ancora come uomo. Nell'arco discendente, la spiritualità si trasforma in materialità, in quello ascendente avviene il contrario. Alla fine della Settima Ronda della Settima Razza, la Monade è libera da tutte le sue qualità e ritorno quale era al principio, con in più l'esperienza e la sapienza acquisite durante le vite personali. La monade è, e rimane, divina; essa passa attraverso tutti i regni perchè, al fine di raggiungere la perfezione assoluta, deve riflettere in sè ogni forma di ciascun regno. Ed allora si capisce perchè si può parlare di Monade mineralizzata, vegetalizzata, animalizzata, umanizzata, spiritualizzata, ecc., fino a raggiungere l'Uomo Celeste, la Monade perfetta, che come una goccia d'acqua, si butta nell'Oceano dal quale era partita. Il progresso della Forma, o la sua materializzazione, è un regresso per la Monade, la cui spinta verso l'alto, invece, ritorna quando comincia a ridursi la vis formativa. Ma il passaggio attraverso la Forma è indispensabile, al punto che lo Zohar afferma: "i mondi primordiali (le scintille) non potevano continuare perchè l'uomo non c'era ancora". All'inizio del Manvantara, il primo Manu riceve vita dallo Spirito dell'Umanità, ossia la sua Monade è emanata dal Principio sempre attivo. Questo principio, Logos o Monade universale (Elohim collettivo), irradia dal suo interno tutte le Monadi Cosmiche che diventano i Centri di attività. Questi centri sono i Progenitori degli innumerevoli Sistemi Solari, ed anche delle monadi umane non ancora differenziate. Svayambhuva, o il Nato da Sè, è la Monade Cosmica che diventa il Centro di Forza dal cui seno emerge una Catena planetaria. E le radiazioni di questo centro diventano altrettanti Svayambhuva, ciascuno dei quali, come collettività, diventa il Creatore della sua Umanità. La discesa della Monade Divina dal Cielo ad un piano inferiore, per incarnarsi, è ciò che trasforma l'animale di creta in un Dio immortale. Dice Eliphas Levi: "Gli Angeli aspirano a diventare Uomini perchè l'Uomo Perfetto, l'Uomo-Dio, è superiore anche agli Angeli". Nella Cosmogonia cinese, con evidente allegoria, Le Monadi sono identificate con le Stelle. Cabalisticamente, la Monade è UNO e dà origine all'Eptade, il numero perfetto e sacro di questo Manvantara. Il corpo, la persona, delle razze prima, seconda e metà della terza, era privo di Manas e, quindi, non aveva karma. Esso nasce con il risveglio della Monade alla conoscenza, con la libertà di poter scegliere il bene ed il male, con quello che viene chiamato "il peccato originale" (prima di allora Adamo dormiva, ovvero agiva come un automa). Talvolta diventa incomprensibile il fato che la Monade, per incarnarsi, abbia bisogno di un telaio umano già formato. Invece diventa a tutti chiaro quando si pensa che, chiunque debba produrre un oggetto, comincia con un disegno di massima, un bozzetto e poi un vero progetto. Quando questo è pronto, si dà il via alla realizzazione. La Mente umana procede allo stesso modo di quella dei Poteri creatori della Natura. Ogni Forma, sia sulla Terra che nell'Universo, può diventare oggettiva solo se è stato formato nello spazio il suo prototipo astrale. Ed è così anche per l'uomo. Appena i Progenitori hanno ultimato il Corpo Astrale, la Monade si incarna, e da quel momento ha inizio il lavoro di consolidamento fisico attorno al prototipo nebuloso.
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