Glossario

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MANJUSRI

 
(Tib.) - I Manjushri sono Bodhisattva umani ai quali vengono indirizzati onori come se si trattasse di divinità. Esotericamente, gli onori non sono riservati a loro, ma ai Bodhi-sattva divini, o ai Dhyani-Buddha che li animano. Il Manjushri è uno dei più importanti Bodhisattva sia nel Buddhismo indù, che in quello tibetano e cinese. Esso è il Dio della Saggezza, anzi la Saggezza stessa, il più grande nemico dell'ignoranza. I buddhisti cinesi consideravano l'Imperatore come un'incarnazione di Manjushri. Nella cosiddetta "chiesa rossa" del lamaismo tibetano, Manjushri fa parte della grande Triade divina. Nella filosofia esoterica può indicare anche un determinato Dhyan Chohan. Come Dio delle scienze ed estremo nemico dell'ignoranza viene rappresentato spesso con una spada ed un libro.

MANNA

 
(Eb.) - Sostanza che secondo la Bibbia fu miracolosamente inviata da Dio come cibo agli Israeliti nel deserto. Viene descritta come un pulviscolo squamoso, simile alla brina sulla terra. Scendeva nella notte assieme alla rugiada e cessò appena gli Israeliti mangiarono i prodotti del suolo Cananeo, presso Gerico.

MANO

 
-MAYA-KAYA (San.) - Corpo fatto di mente, corpo immortale chiamato anche Mayavi-rupa (forma apparente).

MANO

 
-MAYA-KOSHA (San.) - Letteralmente "involucro fatto di pensiero"; è uno dei "corpi" che costituiscono l'entità umana. Un termine Vedantico che significa la Guaina (Kosha) del Mano-maya (Mente), un equivalente del quarto e del quinto "principio" nell'uomo, Manas e Kama. Nella filosofia esoterica questo "Kosha" corrisponde al Manas duale.

MANO

 
(Gn.) - Il Signore della luce. Nel Codex Nazareus, è il Rex Lucis. È la Seconda "Vita" della seconda o manifestata trinità, "la vita celeste e la luce; è più antica dell'architetto del cielo e della terra". (Cod.Naz., vol. I, p. 145). Queste trinità sono: Il Signore supremo di splendore e di luce, luminoso e rifulgente, prima del quale non esisteva niente, chiamato la Corona; il Signore Ferho, la vita non rivelata che esisteva nel precedente dall'eternità; e il Signore Jordan - lo spirito, l'acqua benedetta della grazia (Ibid., II, pp. 45, 51). Esso è l'unico attraverso il quale, soltanto, possiamo essere salvati. Queste tre costituiscono le trinità in abscondito. La seconda trinità è composta di tre vite. La prima è a somiglianza del Signore Ferho, attraverso il quale è derivata, mentre il secondo Ferho è il Re della Luce, MANO. La seconda vita è Ish Amon (Pleroma), il vaso di elezione, che contiene il pensiero invisibile del Jordanus Maximus, il tipo (o il suo riflesso intelligibile), il prodotto dell'acqua benefica, che è il "Giordano spirituale" (Ibid., II, 211). La terza vita, che è prodotta dalle altre due, è ABATUR (Ab, il Genitore o Padre). Questo è il misterioso e vetusto "Anziano degli Anziani", il Vecchissimo "Senem sui obtegentem et grandaevum mundi". Quest'ultima terza Vita è il Padre del Demiurgo Fetahil, il Creatore del mondo, che gli Ofiti chiamano Ilda-Baot, sebbene Fetahil sia il solo generato-uno, il riflesso del Padre, Abatur, che lo generò volgendo lo sguardo "nell'acqua tenebrosa". Anche Sophia Achamoth generò suo Figlio Ilda-Baot, il Demiurgo, volgendo lo sguardo nel caos della materia. Ma il Signore Mano, "il Signore della nobiltà, il Signore di tutti i geni", in questo Codex cabalistico, è superiore al Padre: uno è puramente spirituale, l'altro è materiale. Così, per esempio, il "solo-generato-uno" di Abatur è il genio Fetahil, il Creatore del mondo fisico, il Signore Mano, il "Signore di Celsitude", che è il figlio di Lui, che è "il Padre di tutto ciò che predica il Vangelo"; anch'egli produce un "solo-generato-uno", il Signore Lehdaio, un "Signore giusto". Egli è il Christos, l'unto, che elargisce la "Grazia" del Giordano Invisibile, lo Spirito della Corona più Alta. (Per ulteriori informazioni, vedi Iside Svelata, vol. II, p. 227 e seguenti).

MANODHATU

 
(San.) - Letteralmente, il "Mondo della mente", che non significa solo tutte le nostre facoltà mentali, ma anche una delle divisioni del piano della mente. Ogni essere umano ha il suo Manodhatu o piano del pensiero proporzionato al grado del suo intelletto e delle sue facoltà mentali, che egli può oltrepassare solo attraverso lo studio e lo sviluppo delle sue facoltà spirituali più alte, per giungere in una delle sfere superiori del pensiero.

MANOGIAVA

 
(San.) - Stato di Indra durante la Terza Ronda della Terza Razza.

MANSUETO

 
(Rel.) - Il simbolo della mansuetudine è l'agnello che rappresenta anche la purezza e la semplicità. Anche il bue è mansueto e, si dice anche l'elefante che per natura non fa male ad alcuno. Fra le piante è l'olivo il simbolo della mansuetudine il quale, come raccontavano gli abitanti di Mileto, quando si infieriva su di esso, andava in autocombustione.

MANTHANA

 
(San.) - Con questo termine si indica la frizione di un'arani sull'altra allo scopo di produrre il fuoco. Simbolicamente indica la pratica della concentrazione meditativa.

MANTICA

 
(Occ.) - Nel mondo antico, con questo termine, si designava l'arte della divinazione. Platone la cita come capacità divinatrice propria delle anime più elevate, e superiore perfino alla stessa facoltà razionale. Il termine fu molto adoperato dagli Stoici. L'arte di indovinare il futuro si esercitava sia decifrando segni e presagi di diversa specie, sia attraverso l'ispirazione di tipo profetico, capace di attingere direttamente la sfera sovraempirica. Il primo tipo, detto anche inferiore o profano, è un tipo di esperienza magico-religioso, e si chiama anche mantica di Ermete; il secondo, detto superiore o divino, attinge ad una esperienza spiccatamente religiosa, e viene chiamato mantica di Apollo. Nelle società primitive, prive di scrittura e di organizzazione, la mantica era una risposta rassicurante alla sfida posta dagli elementi della natura e dai casi della vita. Le pratiche divinatorie operavano come una tecnica magica atta ad integrare ed a ricostituire entro l'ordine del gruppo sociale tutti gli eventi, considerati come aleatori ed improbabili. Quando appare la scrittura, vi è un legame organico fra il segno grafico, il suo impiego come strumento intellettuale riservato ad un corpo di specialisti al servizio esclusivo del potere e lo sviluppo di un pensiero divinatorio che ha i caratteri di una vera e propria scienza generale dei segni. Nella Grecia classica troviamo una separazione netta fra scienza e magia. La prima si muove sul percorso razionale della filosofia, l'altra, di tipo oracolare e non profetico, sviluppa una propria logica e si pone a convalida delle scelte di comportamento pratico. A lato si sviluppa una funzione profetica che si muove sulle linee del destino e del fato che sempre incombono sull'esistenza umana. La religione romana e quella cristiana segneranno il declino della mantica che, diventata pragmatica nel ritualismo romano, verrà negata dal cristianesimo.
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