Glossario

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GIOVANNI Climaco

 
(Rel.) - 579-649. Santo, scrittore bizantino, anacoreta per quarant'anni in una grotta ai piedi del Sinai, venne eletto abate in vecchiaia, ma rimase eremita. È autore di un trattato di ascesi, la "Scala del Paradiso" (Climaco, dal greco klimax = scala), nella quale tratta la famosa visione di Giacobbe. L'opera elenca i vizi che impediscono una condotta cristiana e le virtù morali e teologiche da conquistare. La scala simboleggia l'elevazione dell'anima a Dio.

GIOVANNI Crisostomo

 
(Asia) - Antiochia 345, Comana 407. Padre della chiesa di lingua greca, visse a lungo eremita poi, divenuto prete e predicatore, fu fatto da Arcadio vescovo di Costantinopoli. Entrato in dissidio con alcuni colleghi fu deposto ed esiliato in Bitinia. Richiamato dall'imperatrice, fu di nuovo esiliato. Noto per l'esegesi della Scrittura, secondo la scuola antiochena, predilesse spiegazioni di tipo storico-letterario, invece di quelle allegoriche care alla scuola alessandrina. Famoso per i suoi discorsi, i suoi panegirici, i suoi sermoni, si meritò il titolo di Crisostomo, ovvero "bocca d'oro".

GIOVANNI Damasceno

 
(Rel.) - 675, 750. Padre della Chiesa di lingua greca, santo, visse in Siria ed in Palestina, già sotto l'Islam, ricoprendo cariche pubbliche sotto gli Arabi. Nel 716 si fece monaco e si ritirò nel Monastero di San Saba, presso Gerusalemme. Fu il maggior difensore del culto delle immagini contro gli iconoclasti. La sua opera più importante (Fonte della Conoscenza) si divide in tre parti : filosofia, eresia, fede ortodossa. La più importante è la seconda nella quale viene sintetizzata la dottrina dei padri greci sulla Trinità, la creazione, l'incarnazione, i sacramenti, la mariologia. Nello sviluppo della teologia orientale, Giovanni Damasceno costituisce un punto fermo perchè con lui si chiude l'età della patristica greca. La sua opera ebbe una grande influenza, anche se non diede inizio ad alcuna scuola. A lui è attribuita una leggenda rimasta famosa per molti secoli : Barlaam e Josaphat.

GIOVANNI DELLA CROCE

 
(Rel.) - Avila 1542, Ubeda 1591. Mistico spagnolo, santo, entrò fra i carmelitani, frequentò l'università di Salamanca e nel 1657 divenne prete. L'incontro con Teresa d'Avila lo indusse a seguirne l'esempio. Cercò di restaurare l'antico ordine dei carmelitani, ma la sua opera gli creò molti nemici e persecuzioni, fino al carcere conventuale. Morì in disparte, privo di tutte le cariche monastiche. Nelle sue opere (Salita del Monte Carmelo, Notte Oscura), egli delinea il cammino dell'anima che si solleva, attraverso il rinnegamento di sè, fino a Dio. In altre opere descrive la sua esperienza mistica. Per arrivare all'unione con Dio, l'anima deve innanzitutto distaccarsi dalle cose terrene e spogliarsi degli appetiti sensibili. La sua esperienza mistica poggia sul rifiuto di tutto il creato e sulla dialettica fra il tutto ed il niente. Nessuna conoscenza umana può avvicinarsi veramente a Dio, ad esso si va solo attraverso l'itinerario mistico.

GIOVANNI Evangelista

 
(Rel.) - Lo stesso che Giovanni Apostolo, che ebbe l'appellativo di Evangelista per aver redatto il quarto Vangelo canonico.

GIOVANNI il Battista

 
(Rel.) - Santo, figlio di Zaccaria e di Elisabetta, nacque sei mesi prima di Gesù, visse la gioventù in penitenza nel deserto, ebbe e svolse, secondo la tradizione, la missione di preparare il popolo ebreo alla venuta del Messia. Divenuto profeta per la discesa su di lui dello Spirito Santo, istituì il battesimo di penitenza. Precursore di Gesù, predicò la conversione e l'amore del prossimo. La sua nascita fu annunciata ad Elisabetta come quella di Gesù fu annunciata a Maria. Ebbe un larghissimo seguito, fra i quali lo stesso Gesù che fu da lui battezzato. Arrestato da Erode Antipa, di cui egli aveva denunciato le nozze incestuose, venne fatto decapitare per ordine della figlia di Erode, Salomè. Viene spesso rappresentato vestito di una pelle, portante una croce formata da due canne, vicino ad una sorgente che sgorga da una roccia, accompagnato dal suo agnello. Talvolta viene aggiunta la figura di Gesù mentre viene battezzato.

GIOVANNI San

 
(Rel.) - Il nome Giovanni deriva dall'ebraico Iehohanan che significa "Yahweh è propizio". Apostolo, evangelista, santo, nato a Betsaida, figlio di Zebedeo e Salomè, fratello di Giacomo, con il fratello e Pietro formò la cerchia più intima dei discepoli di Gesù. Nel 66 si stabilì ad Efeso da dove diresse le comunità cristiane dell'Asia Minore. Deportato da Domiziano nell'isola di Patmos, ritornò ad Efeso, dove morì al tempo di Traiano. Scrisse il quarto dei Vangeli canonici, l'Apocalisse (vi sono molti dubbi), tre lettere apostoliche ed alcuni testi apocrifi. Anche sull'attribuzione del Vangelo vi sono state parecchie discussioni, ma alla fine la critica ha concordato per il si. Il Vangelo fu scritto nel 100 circa, è indirizzato alle comunità ellenistiche, ed è frutto di una serie di tormentati ricordi che talvolta spingono lo sviluppo dottrinale al limite dell'eresia. Delle tre lettere, solo la prima è sicuramente la sua e sembra rivolta a combattere lo gnosticismo. In essa si insiste sulla verità dell'umanità del Verbo, sull'amore sulle fede in Dio che è luce ed amore. La teologia di Giovanni è personale e molto originale e sullo sfondo di una fedeltà ai temi giudaici si rilevano spesso toni che sembrano vicini allo gnosticismo. Le recenti scoperte dei manoscritti di Qumran sembra abbiano portati elementi nuovi. Ma, come al solito, tutto è nascosto in attesa della necessaria rielaborazione.

GIOVE

 
- Dalla stessa radice del greco Zeus, è il più grande Dio degli antichi Greci, è stato adottato anche da altre nazioni, con nomi diversi : Jupiter-Aerios; Jupiter-Ammone (Egitto); Jupiter Bel-Moloch, il Caldeo; Jupiter-Mundus, Deus Mundus, "Dio del Mondo"; Jupiter-Folgore, "il Folgorante", ecc. Il suo nome romano è Jovis, genitivo di Juppiter, che deriva da Dieu-Pater ed è quindi simile nel significato al vedico Dyauh-Pitar. Dyeu e dyauh si legano alla radice div (che richiama la luminosità del cielo) e dà, in sanscrito, la forma deva, da cui il latino deus e l'italiano Dio. Nel tempo le due divinità, Zeus e Juppiter, si sono differenziate, dando luogo a culti separati. Giove, tuttavia, non è nè l'uno nè l'altro, ma il trasferimento nella cultura letteraria occidentale di un dio greco-romano, massima divinità pagana, fuori dal piano delle esperienze religiose autenticamente antiche. Esotericamente è il Logos greco, figlio di Kronos-Saturno, maschio-femmina, chiamato la "Bella Vergine". Egli assume la forma di cigno, per possedere Leda; ciò facendo imita Brahma, Seb ed altri, nell'allegoria dell'Uovo del Mondo, il grande mistero. Secondo Pitagora e Platone, poi, Giove non è il Dio più alto. Giove di Dodona, il romano Jupiter Mundus, includeva in sè i quattro elementi ed i quattro punti cardinali. Giove Aerius era Pan, Giove Ammone e Giove Bel-Moloch erano la Natura Cosmica, lo Aether che comprende ed è preminente su tutti gli elementi. Giove Pluvio mandava il suo simbolo sotto forma di pioggia. Ma Giove, oltre ad essere il nome di uno dei pianeti sacri, è anche il Dio che dà il nome al quinto giorno della settimana (Giovedì). Durante i Misteri Orfici, Zeus veniva chiamato "Fanciulla immortale" e veniva rappresentato con due mammelle. Zeus che guida i figli di Cronos nella lotta contro i Titani è, in un certo senso, la lotta fra l'uomo interno spirituale e l'uomo di carne. Talvolta il Polo Nord viene chiamato il Trono di Giove. I due serpenti attorcigliati attorno alla verga sono considerati simboli fallici di Giove ed altri Dei, che si trasformavano in serpenti per sedurre delle Dee. Tale spiegazione exoterica, tuttavia, è per i profani; esotericamente, essi rappresentano il bene ed il male, la magia bianca e quella nera. In India, il pianeta Giove è chiamato Brihaspati ed ha valore numerico 1065, come Geova o Jve. Brahma precipitato sulla terra da Bhagavan e Giove da Crono, sono simboli di razze umane. La caduta dei Logoi, o Demiurghi, dall'elevata posizione a quella più bassa, è la maledizione di incarnarsi sulla Terra, fatto inevitabile nella Scala dell'Evoluzione Cosmica. Giove-Giunone è un Dio androgino come Osiride-Iside, Brahma-Vach, Je-Hovah. Sul pianeta Giove le stagioni hanno variazioni minime e durano dieci volte quelle della Terra. Esso è il più grande del Sistema Solare, ed è il quinto in ordine di distanza. È conosciuto dalla più lontana antichità perchè la sua luminosità è seconda solo a quella di Venere. Fa un giro sul suo asse in meno di dieci ore, ha un'atmosfera composta prevalentemente di idrogeno ed una temperatura superficiale di circa -130. Ha molti satelliti e fu chiamato dagli astronomi ellenici Faethon, che significa "splendente". I Babilonesi lo chiamavano Mulu-Babbar, ossia "stella bianca". Il suo simbolo astrologico assomiglia al numero quattro, ed è composto da una croce più una mezzaluna. Secondo Seneca, il mondo esce da Giove e vi ritorna alla sua fine. Per quanto concerne le Razze Umane, Crono regnò sulla Seconda, Saturno sulla Terza, Giove sulla Quarta. Giove è figlio di Saturno e di Opi, o Rea, che lo sottrasse alla voracità del padre. Affidato a due Ninfe, fu nutrito dalla capra Amaltea. Da adulto, fece vomitare al padre i figli che aveva divorato e lo cacciò via dal cielo. Diventato il supremo, divise il mondo in tre parti : riservò a sè il Cielo, affidò le Acque a Nettuno e l'Inferno a Plutone. Governava tutto dalla cima del Monte Olimpo, seduto sul suo trono, con gli Dei che lo attorniavano e lo servivano. Teneva lo scettro nella mano sinistra ed aveva un'aquila nella mano destra, a fianco del trono vi erano due urne, è vestito di bianco e porta una corona in testa. A lui erano consacrati il faggio e la quercia, mentre il fulmine era la sua arma preferita. Tutta la simbologia sopra menzionata è di facile lettura : il segno del comando, la superiorità, il bene ed il male, ecc.

GIROLAMO San

 
(Rel.) - Stridone 347, Betlemme 420. Padre della Chiesa, di lingua latina, santo, studiò a Roma e dopo il battesimo si recò in Oriente, dove imparò il greco e visse da eremita per tre anni. Nel 382 si trasferì a Roma dove divenne segretario di papa Damaso, indirizzando all'ideale ascetico varii nobili romani. Poco più che orecchiante il teologia, scrittore elegante ed efficace, si sentì portato alla filologia, alla erudizione ed all'esegesi della Scrittura. Tradusse in latino l'Antico Testamento dall'ebraico, e non dal greco, ed anche opere di Origene e di Eusebio. Propugnò un ideale di severa ascesi, svalutando il matrimonio e la vita mondana, a favore della verginità e della vita monastica. Nella polemica con Origine, fu dapprima partigiano, poi avversario.

GISELEMUKAONG

 
(Ame.) - Presso il popolo dei Delaware, con questo termine si designava la divinità suprema. Essi ritenevano che questo dio guidasse gli uomini dall'alto dei Totem.
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