Glossario

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YAHWEH

 
(Ebr.) - Nome ebraico di Dio che non dev'essere mai pronunciato. La sua scrittura consonantica (Yhw, Yh, Yw) compare sui papiri aramaici con pronuncia probabile Yaho, Ya, Yo. Il significato del nome resta tuttora oscuro; la Bibbia lo spiega con "io sono colui che sono", ma questo significato, in verità, lo si deve alla frase "Ehjeh Asher Ehjeh", ovvero "l'Essere è l'Essere", la risposta del Divino data a Mosè sul monte Sinai, quando egli chiede a Dio il suo nome. Sembra certo che da questo nome derivi il più popolare e conosciuto "Geova".

YAHWISTA

 
(Ebr.) - Denominazione convenzionale di una delle due fonti presunte del Pentateuco e di due raccolte del Salterio, nei quali il nome divino appare quasi esclusivamente nella forma Yahweh, di contro all'altra fonte dove appare nella forma Elohim.

YAJAMANA

 
(San.) - Letteralmente significa "il sacrificante" ed indica il laico che sostiene le spese del sacrificio. Nella Brih. Upanishad sono riferiti i versi che egli deve sussurrare :Dal non-essere fammi andare all'Essere Dalla tenebra fammi andare alla luce Dalla morte fammi andare all'immortalità. Nella Maitri, invece, si dice che egli deve meditare sull'atman durante la costruzione dell'altare.

YAJNA

 
(San.) - Letteralmente significa "sacrificio", e sta ad indicare il sacrificio vedico, uno dei tre doveri (gli altri sono: "dana", il dono o elemosina, e "tapas", l'ascesi). Il sacrificio solenne (srauta=tradizionale), come l'agnihotra, l'agnistoma e l'ashvamedha, è un rito riservato alla consacrazione regale (abhiseka, vajapeya, rajasuya); il sacrificio domestico (grihya) non richiede la presenza del sacerdote, e può essere condotto dal capo famiglia. Lo yajna è considerato dagli Arii vedici quale ente la cui perpetuazione mantiene l'Ordine del cosmo, essendo quest'ultimo sorto dall'autosacrificio del Grande Essere, Maha-Purusha, Il Macrantropo. Lo yajna è l'asse della vita religiosa, poiché in tale occasione vengono pronunciati, o cantati, i versi dei Veda e le sacre giaculatorie. Vengono invocati anche gli Dei, primo fra tutti Agni, il sacro fuoco, che trasporta l'essenza del sacrificio ai mondi superni. La meditazione e la castità rituale vengono considerati sacrifici interiorizzati. Il simbolo, o rappresentazione, dello yajna è ora per gli Indù, la costellazione Mriga-shiras (testa di cervo), che è anche una forma di Vishnu. Lo Yaina, dicono i Brahmani, "esiste dall'eternità, poiché procede dal Supremo, nel quale esso giace dormiente dal non-inizio". È la chiave per la Trai-Vidya, la scienza tre volte sacra contenuta nei versi del Rig-Veda, e che insegna lo Yajna, o misteri sacrificali. Come afferma Hang nella sua Introduzione all'Aitareya Brahmana - lo Yajna esiste come presenza invisibile in tutti i tempi, e si estende dall'Ahavaniya o fuoco sacrificale, fino ai cieli formando un ponte o una scala per il cui tramite il sacrificante può comunicare con il mondo dei deva, "e persino ascendere da vivo alle loro dimore". È una delle forme di Akasa, dentro la quale la PAROLA mistica (o il "Suono" sottostante) la chiama in esistenza. Pronunciata dai Sacerdoti-Iniziati o Yogi, questa PAROLA riceve poteri creatori, ed è comunicata come un impulso sul piano terrestre attraverso una volontà-potere allenata.

YAJNA

 
-VIDYA (San.) - Con questo nome si designa l'esecuzione di riti religiosi allo scopo di produrre determinati risultati.

YAJNAVALKYA

 
(Ind.) - Antico saggio indù, figlio di Brahmarata, considerato l'iniziatore, o il primo fondatore, della dottrina yoga.

YAJNOPAVITA

 
(San.) - Letteralmente significa "cordone sacrificale", un oggetto che viene portato dagli appartenenti alle caste arya (Brahmana, Ksatriya, Vaisya), tre volte cinto attorno al corpo , dalla spalla destra all'ascella sinistra, a partire da un'età oscillante fra i 9 e gli 11 anni, quando il giovane diventava discepolo. In tale occasione egli era denominato dvja (nato due volte, la prima come essere umano, la seconda come membro della comunità arya).

YAJURVEDA

 
(San.) - Una delle raccolta dei Veda, la terza per l'esattezza, quella che contiene le formule sacrificali che dovevano essere adoperate durante i riti sacrificali. Si tratta di una specie di libro di preghiere e di formule, in parte ricavate dal Rig Veda, in parte originali. Il sacerdote officiante esperto nell'uso dello Yajurveda era l'Adhvaryu. Il testo tramandato esiste in due redazioni diverse: Yajurveda Bianco e Yajurveda Nero.

YAJUS

 
(San.) - Formula "sacrificale" destinata ad essere mormorata dall'Adhvaryu durante le manipolazioni rituali. La raccolta degli yajumsi costituisce lo Yajurveda.

YAKIN

 
(Ebr.) - Assieme a Boaz rappresenta uno dei più importanti simboli Cabalistici e Massonici. Sono i due pilastri di bronzo (Yakin, maschio e bianco; Boaz, femmina e rossa), eretti da Hiram Abif di Tiro, chiamato il "Figlio della Vedova", per il supposto (Massonico) Tempio di Salomone. Yakin era il simbolo della Saggezza (Chokmah), il secondo Sephira; e Boaz, quello dell'Intelligenza (Binah); il tempio compreso fra i due era considerato come Kether, la Corona, Padre-Madre.
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