Glossario
Glossario
RABBINO HAYYIM VITAL
(Eb.) - Nacque a Safed nel 1542, da padre italiano il cui nome era Calabrese. Nel 1564 cominciò a studiare Cabala secondo il sistema di Cordovero, poi si diede allo esoterismo, di cui si pentì presto. Proseguì gli studi con Isaac Luria fino alla morte del maestro alla cui morte si diede ad ordinare le opere. Cercò di essere l'unico erede di Luria, ma non vi riuscì. Nel 1577 si trasferì a Gerusalemme dove fu Rabbino fino al 1585. Ritornato a Safed, vi rimase fino al 1592. Durante un periodo di malattia, furono copiate oltre 600 pagine dei suoi scritti e fatti circolare abusivamente. Tornato a Gerusalemme nel 1593, si trasferì a Damasco, secondo l'usanza, cinque anni dopo, rimanendovi fino alla morte. Morì nel 1620. Scrittore prolifico, fu il più grande esponente della Cabala, come insegnata da R. Isaac Luria; autore di una delle opere più famose, Otz Chiim, o L'Albero della Vita; da quest'opera, Knorr von Rosenroth ha preso il Libro sul Rashit ha Gilgalim, la rivoluzione delle anime, o schema delle reincarnazioni.
RABBINO IBN GEBIROL Shelomò
(Eb.) - Grande filosofo, autore dell'inno Kether Malchuth, o il Diadema Reale, apparso circa nel 1050. È un poema bellissimo che incorpora le dottrine cosmiche di Aristotele e che ancor oggi fa parte del particolare servizio Ebraico che si tiene la sera precedente il grande Giorno annuale della Espiazione (Vedi Ginsburg e Sachs sulla "Poesia Religiosa degli Ebrei Spagnoli"). Questo autore è conosciuto anche come Avicebron. ( Vedi anche IBN GEBIROL e GEBIROL).
RABBINO ISAAC IL CIECO
(Sp.) - Figlio di Abraham ben David, visse nei pressi di Narbona e fu il primo cabalista a dedicare interamente la propria opera al misticismo. Ebbe molti discepoli in Provenza ed in Catalogna che si preoccuparono di diffondere le sue idee. Queste erano da lui espresse in modo ellittico ed oscuro, mediante una terminologia caratteristica. Operò all'incirca nel XIII secolo, affidando i propri scritti solo a pochi allievi selezionati e presentandosi come il primo cabalista di cui emergano chiaramente la personalità storica e le idee fondamentali. Sviluppò un misticismo contemplativo che portava alla comunione con Dio mediante la meditazione sulle Sephirot e le Essenze celesti. Da lui vennero le più antiche istruzioni su meditazioni dettagliate associate alle preghiere fondamentali, secondo il concetto delle Sephirot quali fasi della vita occulta di Dio. Il suo commento al Sepher Yetzirah è la prima opera che spiega il testo alla luce di una sistematica teoria delle Sephirot nello spirito della Cabala. A capo del mondo delle qualità divine egli pone il "pensiero", dal quale emersero enunciazioni divine, le "parole" mediante le quali fu creato il mondo. Al di sopra del pensiero vi è Dio, Ein-Soph, l'Infinito. Il pensiero dell'uomo ascende mediante la meditazione mistica fino a quando raggiunge il "Pensiero" divino, e viene da questo assorbito. La favella degli uomini è connessa a quella divina: ogni linguaggio deriva da un'unica fonte, il Nome Divino. Nei suoi insegnamenti si può intravedere una tendenza neoplatonica.
RABBINO LORIA
- (Scritto anche Luria e chiamato pure Ari dalle sue iniziali). Fondò una scuola di Kabbalah verso il 1560. Non scrisse alcun libro, ma i suoi discepoli raccolsero i suoi insegnamenti e R. Chajim Vital li pubblicò. (Vedi LURIA).
RABBINO MOSES BOTAREL
- (1480). Autore di un famoso commentario al Sepher Yetzirah; egli insegnò che attraverso una vita ascetica e l'uso delle invocazioni, i sogni degli uomini potevano diventare profetici.
RABBINO MOSES CORDOVERO
- (1550 d.C.). Autore di molte opere Cabalistiche di grande fama quali Una Dolce Luce, Il Libro del Ritiro, Il Giardino dei Melograni; quest'ultima può essere letta in latino nella Kabbalah Denudata di Knorr von Rosenroth, con il titolo Tractatus de Anonimo, ex libro Pardes Rimmonim. Cordovero è da ricordare per essere stato rigorosamente aderente alla parte metafisica, che ignora quel ramo che compie prodigi, praticato dal Rabbino Sabbatai Zevi, il quale, perseguendo ciò, quasi ne moriva. (Vedi anche "Cordovero").
RABBINO MOSES DE LEON
- (1200 d.C. circa). L'editore e il primo redattore dello Zohar, o "Splendore", la più famosa fra tutte le opere Cabalistiche e quasi l'unica di cui una gran parte sia stata tradotta in Inglese. Si afferma che questo Zohar sia nel suo insieme la produzione dell'ancor più famoso Rabbino Simon ben Jochai, che visse durante il regno dell'Imperatore Tito. (Vedere anche le voci DE LEON e LEON).
RABBINO MOSES MAIMONIDES
- (morto nel 1304). Un famoso Rabbino Ebreo, scrittore, che condannò l'uso degli incantesimi e degli amuleti e si oppose all'uso Cabalistico dei nomi divini. (Vedere anche MAIMONIDE).
RABBINO SHABBETAI ZEVI
- Nacque a Smirne nel 1626, da padre greco di probabile origine ashkenazi, che dapprima fu mercante di polli, poi agente di commercianti inglesi ed olandesi, diventando molto ricco. Shabbetai a 15 anni lasciò la yeshivah, cominciando una vita di solitudine e di astinenza riempita solo dallo studio, da autodidatta. Dotato di innata vita interiore, controllò perfettamente tutte le tentazioni sessuali, dedicandosi esclusivamente allo studio della Cabala. Dal 1642 al 1648 visse in quasi completa solitudine, manifestando gravi scompensi psichici. Fasi di profonda depressione e di malinconia si alternavano ad altre di esaltazione maniaca e di euforia, inframezzate da periodi di normalità; rimase così per tutta la vita. Durante i periodi di illuminazione egli si sentiva spinto a commettere atti contrari alla legge religiosa; eseguiva riti strani e bizzarri, facendo improvvise innovazioni e soprattutto aveva inclinazione a pronunciare il Tetragrammaton. Nei periodi di malinconia, si ritirava in solitudine, e lottava contro le potenze demoniache, dalle quali si sentiva sopraffatto. Verso il 1646 si sposò due volte, senza consumare il matrimonio, e quindi divorziò. In questo periodo si proclamò Messia ma nessuno lo prese sul serio, essendo note le sue condizioni di salute. Era bello ed aveva doti musicali, per cui gli amici non gli mancavano e su di essi egli esercitava un forte magnetismo personale. Cominciò a parlare di un "mistero della Divinità", di un "Dio della sua fede" al quale si sentiva intimo e legato. Pare abbia avuto anche esperienze di levitazioni, ma è certo che i Rabbini lo espulsero da Smirne. Vagò allora per la Grecia e la Tracia, ma a seguito di altri atti intollerabili fu espulso anche da quei luoghi. A Costantinopoli fece amicizia con Habillo, un cabalista fenomeno, con il quale compì altri atti contrari alla legge e fu nuovamente espulso. Tornò a Smirne, dove visse molto ritirato, per poi trasferirsi a Gerusalemme nel 1662. Inviato al Cairo nel 1663, come emissario, svolse la sua missione con discreto successo, e lì si legò al Circolo di Chelebi, capo della comunità ebraica egiziana. In uno dei suoi strani momenti, sposò una ragazza di dubbi costumi, che a sua volta raccontava storie bizzarre sulla sua vita. Seguì un periodo di relativa normalità. Nel 1665 si recò a Gaza per incontrare un miracoloso uomo di Dio, un medico della anima che poteva aiutarlo: Nathan di Gaza. Questi, invece di aiutarlo a guarire, influenzato dalle notizie che in precedenza aveva avuto di Shabbetai, lo incoraggiò a proclamarsi Messia. In occasione di una festa, Nathan cadde in trance ed annunciò l'alta missione di Shabbetai. L'annuncio messianico si sparse con grande rapidità in tutta la Palestina, ma incontrò l'ostilità dei rabbini. Lo stesso Shabbetai si recò a Gerusalemme dove, girando a cavallo, conquistò diversi rabbini; ma in breve egli fu bandito dalla città assieme al suo amico e profeta Nathan. Tornarono al Cairo, da dove sparsero notizie straordinarie su presunti miracoli, provocando un fenomeno di massa dalle dimensioni incalcolabili ed incontrollabili. Shabbetai ritornò a Smirne, dove riprese a praticare le sue stranezze, questa volta con il seguito di imponenti masse. I Rabbini volevano processarlo e cacciarlo via, ma fu lui ad aggredirli ed a recitare una scena eccezionale con la Torah in mano, davanti all'Arca. Il movimento al suo seguito aveva ormai coperto larga parte del Medio Oriente, quando il gran visir di Costantinopoli, Ahmed Kuprili, lo fece arrestare come pericolo per la quiete pubblica. Messo davanti alla scelta di essere condannato a morte o di convertirsi all'Islam Shabbetai prese il turbante e divenne un convertito illustre, cui fu assegnata una lauta pensione reale. Molti dei credenti che lo avevano accompagnato lo seguirono nell'apostasia e Shabbetai riuscì a condurre una doppia vita, compiendo i doveri di musulmano ed osservando gran parte del rituale ebraico. Visse gli ultimi anni della sua vita ad Adrianopoli e morì cinquantenne nel 1676. Abbiamo voluto raccontare questa storia, sfoltendola di molti particolari straordinariamente belli, per mettere in guardia i creduloni dai Messia.
RABBINO SIMON BEN JOCHAI
- (70-80 d.C. circa). Attorno a questo nome si raccoglie il mistero e la poesia dell'origine della Kabbalah, come un dono della divinità all'umanità. La tradizione vuole che la Kabbalah sia stata la prima teosofia divina insegnata da Dio ad una compagnia di angeli, e che alcune fugaci visioni della sua perfezione furono accordate ad Adamo; che la saggezza passò da lui fino a Noè, quindi ad Abramo, dal quale gli Egizi di quell'era impararono una parte della dottrina. Mosè ottenne una iniziazione parziale nel suo paese natale, e questa fu perfezionata dalla comunicazione diretta con la divinità. Da Mosè, ciò passò ai settanta anziani della nazione Ebrea, e da loro lo schema teosofico fu trasmesso di generazione in generazione; Davide e Salomone specialmente divennero maestri in questa dottrina nascosta. Le leggende ci dicono che in nessun tempo fu mai fatto un tentativo di mettere per iscritto la conoscenza segreta, fino all'epoca della distruzione del secondo Tempio ad opera di Tito, quando il Rabbino Simon ben Jochai, fuggendo da Gerusalemme assediata, si nascose in una caverna dove rimase dodici anni. Qui egli, già Cabalista, fu ulteriormente istruito dal Profeta Elia. E qui Simon istruì i suoi discepoli, i Rabbini Eliezer ed Abba, che misero per iscritto quegli insegnamenti, in epoche successive conosciuti come lo Zohar, poi certamente pubblicati di nuovo in Spagna dal Rabbino Moses de Leon, verso il 1280. Una violenta disputa infuriò per secoli fra i Rabbini sapienti di Europa circa l'origine della leggenda, e sembra del tutto inutile sperare che si possa giungere ad una decisione giusta di quale parte dello Zohar, se ce n'è una, sia antica quanto Simon ben Jochai (Vedi "Zohar").