Glossario

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SHANKARACHARYA

 
(Ind.) - Filosofo indù vissuto nell'VIII secolo dell'era moderna, massimo esponente del monismo assoluto, o della scuola non-dualista (advaita-vedanta). Dedicò il suo massimo sforzo a dimostrare che l'unica realtà è quella del Brahman-atman (verità, coscienziosità ed infinitudine), che a noi si manifesta come il nostro sè più intimo. Esso è il fondo permanente di ogni esistere, è causa ultima di tutte le cose, tramite il suo potere creativo si manifesta Maya. L'uomo, normalmente, identifica Brahman con la propria esperienza sensibile, restando in tal modo prigioniero dell'illusione. Solo l'esperienza del Sè superiore, la suprema realizzazione, permette di giungere alla vera sapienza, l'identificazione del proprio Sè con il Brahman non-duale, che rappresenta la suprema beatitudine. Solo così si può eliminare avidya (l'ignoranza), che è la causa prima della trasmigrazione delle anime, della falsa conoscenza, della illusoria credenza.

SHANKASURA

 
(San.) - Re di Skankha Dvipa, ucciso da Krishna. Capo dei Devata e dei Daitya (i Giganti), risiedeva nell'Oceano, ovvero in una terra circondata dalle acque. Il riferimento ad Atlantide, o ad una delle sue isole, è fin troppo evidente.

SHANKHA DVIPA

 
(San.) - Nei Purana si dice che Shanka Dvipa è (o sarà) un continente, mentre nel Vayu Purana la si definisce un'isola minore, una delle nove suddivisioni di Bharata-varsha. Era popolata dai Mleccha (stranieri impuri) che adoravano le divinità indù. Suo re era Shankhasura, che fu poi ucciso da Krishna. Si suppone che questa terra fosse abitata dai Demoni, i Giganti, gli Asura, mostri temuti per la loro malvagità al punto che la loro terra fu paragonata ad Atala, l'inferno degli antichi indù. Ma Bharata è l'antico nome dell'India, per cui Shankha Dvipa o è l'India, oppure aveva a che fare con essa. Questa terra, secondo Wilford, si trovava nella settima zona del mondo, nel settimo clima, e pertanto la si potrebbe identificare anche con Poseidone, una delle ultime isole di Atlantide a scomparire in fondo all'oceano.

SHANKHYA

 
(San.) - Sistema ortodosso di filosofia fondato dal Rishi Kapila; è una delle sei Darsana, o scuole di filosofia indù. Si tratta di un sistema analitico-metafisico, basato sugli aforismi di Kapila, che alcuni considerano associato allo Yoga, ma non certo alla sua forma classica, dal momento che il Shankhya Karika è molto più tardo. (Vedi anche "Sankhya"). Shankhya e Yoga hanno uno sfondo dottrinale comune: il primo non ammette l'esistenza di Dio, il secondo la postula. L'esposizione più antica del Shankhya si trova negli scritti di Isvara-krishna (IV sec. d.C.), un'opera molto concisa di 72 versi che, a causa proprio dell'estrema sintesi, provocò un gran numero di commentari. Shankhya e Yoga ammettono due sostanze opposte ed eterne: purusha (le anime infinite e semplici) e prakriti (la natura naturante). Quest'ultima, secondo il Shankhya, è formata da tre guna (forme o modi di essere): sattva (bene, intelligenza), rajas (passione ed energia), tamas (tenebra, resistenza, fondamento). L'Ahamkara (principio di individuazione) si evolve su tre direttrici diverse, a seconda del guna predominante. Manas è il sesto senso, quello che raccoglie il contenuto degli altri cinque e ad essi reagisce. Vedere in proposito la Tabella di Evoluzione della Prakriti. Il coinvolgimento di purusha in prakriti provoca dolore, l'anima è trascinata nel ciclo samsarico ed i cicli di reincarnazione continuano. Il ciclo individuale si interrompe quando l'essere prende coscienza della diversità esistente fra purusha e prakriti, fra purusha e buddhi (la psiche). Cessata la ignoranza, si spezza il legame fra l'anima e la materia, e l'anima può tornare alla sua purezza ed alla sua origine.

SHANTA

 
(San.) - Letteralmente significa "placidità" e viene usato per indicare la primordiale qualità dello stato latente ed indifferenziato della materia elementare. Ma significa anche l'aspetto "placato" della divinità, sinonimo di Vishnu. Il termine sta ad indicare il pranava "essenziato di vuoto, da meditarsi nella sede collocata entro il capo".

SHANTI

 
(San.) - Letteralmente significa "pace", con una connotazione prevalentemente religiosa. Di solito indica la pace di colui che ha preso coscienza della Realtà assoluta. È la "calma suprema" propria all'esperienza del brahman-atman. Talvolta è anche una giaculatoria che si trova all'inizio delle Upanishad medie.

SHARÌA

 
(Ara.) - Termine arabo che significa "via" e serve a designare la legge religiosa islamica. Tutto il comportamento del musulmano, infatti, deve essere regolato dalla via stabilita da Dio e conosciuta all'uomo per mezzo di forme dirette o indirette di rivelazione. Le finti della Sharìa sono quattro: il Corano, la Sunna, il consenso dei giuristi ed il ragionamento analogico. Coloro che studiano la scienza della Legge sono detti ulama e le scuole giuridiche ufficiali sono quattro: hanafita, malikita sciafita ed hanbalita.

SHARIRA

 
(San.) - Letteralmente significa "corpo" ed è sinonimo di kosha. Se ne distinguono tre: Sthula-sharira (corpo grossolano), Sukshma-sharira (corpo sottile), Karana-sharira (corpo causante), al cui livello opera la volontà cosmogonica nella condizione di sonno profondo.

SHARIRAKA

 
(San.) - Letteralmente significa "corporale" e si applica allo spirito vivente incarnato, in quanto dotato di corpo vivente.

SHASTAR

 
(San.) - Letteralmente significa "istruttore" ed è una denominazione talvolta usata per l'Atman.
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