Glossario

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SHAMBALA

 
(Eso.) - Si incontra questo termine per la prima volta nei Purana, con riferimento ad un villaggio nel quale si profetizza apparirà il Kalki-Avatara verso la fine del Kali Yuga. L'occultismo ipotizza la sua sede sull'Himalaya. Altre tesi localizzano questo posto favoloso nel deserto di Gobi, o lo identificano con l'altrettanto favolosa Shveta-Dvipa, l'Isola Bianca, l'Isola Sacra, abitata dalla razza degli uomini biondi.

SHAMBHU

 
(San.) - Letteralmente significa "colui che concede prosperità, un nome apotropaico di Shiva e la sua ipostasi.

SHAN

 
-HAI-KING (Cina) - "Meraviglie del mare e della terra", un'opera cinese scritta dallo storiografo Chung Ku, nella quale si parla di un'intervista con uomini aventi due facce distinte sulla loro testa: una davanti, l'altra di dietro. Erano mostri, con corpo di capra, faccia umana, ecc., che, datando il libro ad almeno 2000 anni prima dell'era moderna, dovevano appartenere all'era dei centauri, dei tori con testa umana, ed altro.

SHANAH

 
(Eb.) - Per gli Ebrei è l'Anno Lunare, misticamente connesso al nome di Jehowah.

SHANG

 
-TI (Ori.) - Nella mitologia popolare dell'estremo Oriente è l'Essere Supremo che ha posto la sua dimora nel centro del cielo. Questa divinità, per svolgere la sua opera, è coadiuvato da cinque esseri, che il Dio stesso ha posto a custodia dello spazio.

SHANGNA

 
(San.) - Un epiteto misterioso che si dà in senso metaforico ad un camice largo e lungo, o "veste". Indossare la "Veste Shangna" significa acquisire la Saggezza Segreta e l'Iniziazione.

SHANGU

 
(Bab.) - Termine babilonese ed assiro, derivato dal sumero "sanga", che indicava il capo di un tempio, il supremo suo rettore e l'amministratore di tutta quella vasta azienda (sacerdoti, operai, funzionari, ecc.) che nel tempio era compresa.

SHANI

 
(San.) - Ed anche Schanaishchara, è il nome del pianeta Saturno, il cui segretario, in Egitto, era Thoth-Ermete. È detto anche "Krura-lochana", ossia "dall'occhio cattivo".

SHANKARA

 
(San.) - Un termine sanscrito che, come è consuetudine in India, finisce con l'indicare una moltitudine di cose, creando confusione in quanti non affondano la loro ricerca nei dettagli. Il primo, e più antico, significato si riferisce ad opere filosofiche della preistoria indù, dove la Trimurti era indicata con nomi diversi da quelli noti, i cui significati erano metafisici: Brahma era detto Hiranyagarbha, Vishnu era chiamato Hari e Shiva si chiamava Shankara. Il secondo, è il nome di un grande riformatore religioso indù, detto anche Shankaracharya, che è considerato un Avatara. È il fondatore della scuola filosofica non-dualista detta Vedanta e, soprattutto, un grande commentatore delle Upanishad, della Bhagavad Gita e dei Brahma-sutra.

SHANKARACHARYA

 
(Ind.) - Filosofo indù vissuto nell'VIII secolo dell'era moderna, massimo esponente del monismo assoluto, o della scuola non-dualista (advaita-vedanta). Dedicò il suo massimo sforzo a dimostrare che l'unica realtà è quella del Brahman-atman (verità, coscienziosità ed infinitudine), che a noi si manifesta come il nostro sè più intimo. Esso è il fondo permanente di ogni esistere, è causa ultima di tutte le cose, tramite il suo potere creativo si manifesta Maya. L'uomo, normalmente, identifica Brahman con la propria esperienza sensibile, restando in tal modo prigioniero dell'illusione. Solo l'esperienza del Sè superiore, la suprema realizzazione, permette di giungere alla vera sapienza, l'identificazione del proprio Sè con il Brahman non-duale, che rappresenta la suprema beatitudine. Solo così si può eliminare avidya (l'ignoranza), che è la causa prima della trasmigrazione delle anime, della falsa conoscenza, della illusoria credenza.
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