Glossario

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PRAJAPATI (San.)

 
Letteralmente i "Signori della Progenie" ovvero I Progenitori, attributo che si applica a Brahma come signora della Creazione. Essi sono i datori di vita a tutto ciò che è su questa Terra; i sette e poi dieci e corrispondono ai sette ed ai dieci Sefiroti Cabalistici, ai Mazdeani Amshaspend, agli Elohim dell'ebraismo, ai Sette Spiriti della Presenza dei Cabalisti, ai Figli del Fuoco, ai Sette Arcangeli Cristiani, ai Figli di Ildabaoth degli Gnostici, ecc. Brahma, il creatore, è chiamato Prajapati, come sintesi dei Signori dell'Esistenza. Questo Dio progenitore del Brahmanesimo, considerato il padre degli Dei, dei Demoni e dell'Umanità, oltre che manifestazione dell'Unità e dell'Infinito, divenne poi la personificazione del sacerdozio. Nei Veda è il Signore (pati) delle Creature (praja), e simboleggia il potere creatore e rivelatore, insito in ogni elemento della realtà; è uno dei dieci creatori secondari, a loro volta creati da Brahma. È un epiteto di Vishvakarman, l'architetto degli Dei. Nelle Upanishad, le sue funzioni riflettono concezioni metafisico-teologali, più che strettamente mistico-religiose. Egli trascende la funzione luminosa dei Deva, come quella magica degli Asura, essendo il padre di entrambi. Egli "cova" i mondi, dai quali nascono i tre Veda, "cova" i tre Veda dai quali nascono bhur-bhuva-svar; da questa giaculatoria, con lo stesso processo, nasce il pranava OM. Prajapati esprime in generale il potere germinante del cosmo il suo provvido disegno e la totalità del creato; esso è anche l'anno solare diviso in sedici parti, ecc. I Prajapati sono Esseri divini, finiti, Vite manifestate che compiono la rivelazione, e diventano Dei per gli uomini. Secondo i Veda, infatti, la Creazione non è opera di Brahma, ma dei Prajapati, o Rishi, che sono i Signori dell'Essere. Questi corrispondono ai Sephiroti dell'Albero della Vita e, come tali, sono dieci; ma diventano sette quando la Trimurti, corrispondente alla Triade superiore cabalista, si separa dal resto. In quel momento i Prajapati, o Rishi, diventano i Costruttori, o Creatori, come avviene per i Sephiroti che, a loro volta, diventano Creatori, Patriarchi, ecc. Il fenomeno ha inizio con Brahma che emerge dall'Uovo del Mondo, al termine dell'incubazione divina, uovo che era stato fecondato dall'Autoesistente, Narayana, o Svayambhuva. A questo punto l'Androgino si sdoppia (Brahma-Viraj e Aditi-Vach), emanando i Prajapati; tutti insieme, poi, formano l'Uomo Archetipo, il Protologos. Successivamente, nel loro aspetto secondario, i Prajapati diventano i Poteri Cosmici ed i corpi astronomici e siderali. Riassumendo, quindi, la cosmogonia ha inizio nel modo seguente: HIRANYAGARBHA -------> Uovo d'Oro, Circolo nel Cielo PARABRAHMAN -------> L'area esterna al Cerchio LOGOS -------> Brahma, il Punto nel Cerchio PRAJAPATI -------> Creatori, Costruttori GERARCHIE Varie -------> Funzioni successive discendenti Parabrahman, essendo esterno al cerchio della manifestazione, è inaccessibile. Attraverso Mulaprakriti (la superficie interna al cerchio), esso lancia il Raggio di Luce, il Logos, che diventa il Progenitore del futuro universo, nel quale si espande. Dapprima esso si divide in due : Brahma-Viraj (il maschio, Adamo) e Brahma-Vach (la femmina, Eva). Si forma la Triade superiore (Agni, Vayu e Surya), dalla quale discende immediatamente il Settenario inferiore. Esotericamente, Brahma manifestato come Prajapati, ha dodici corpi o attributi: 1) Fuoco 2) Sole 3) Luna 4) Esseri viventi 5) Vayan 6) Shiva (morte) 7) Terra 8) Cielo 9) Agni 10) Aditya 11) Mente 12) Grande Cielo infinito La base del modello creativo, in tutte le cosmogonie, è il 10, che si può scomporre in 3+7, ed il sette a sua volta in 6+1, dove l'1 è la sintesi del 6. La sequenza è quella di Pitagora, 1+2+3+4, ovvero la Tetractis. E non si deve dimenticare che 7 è 3+4, ovvero la forma primordiale della Croce (il cubo dispiegato). I Prajapati sono anche Anupadaka, cioè "senza genitori", dal momento che sono nati dalla mente di Brahma; exotericamente essi sono conosciuti sotto diversi nomi: Marichi, Atri, Angiras, Pulastya, Pulaha, Kratu, Vasishta (o Daksha). Brahma è la sintesi dei Prajapati, come Adamo Kadmon è la sintesi dei Sephiroti; ma anche i Titani, i Cabiri, ed altri Esseri simili, sono considerati i grandi antenati della razza umana; anch'essi sono sette, come i Manu, i Noachidi e quanti altri furono creati con lo scopo di fornire la terra di abitanti. Sette erano anche gli Incas (progenitori), gli Aleti, le immagini di Yao, i Raggi del Battello Solare. Quanti volessero seguire il dettaglio del racconto della creazione fatto da H.P.B. leggano, nell'edizione italiana, il volume VI, pag. 218, nota 40 ed il volume V, pag. 18, nota 20. Nelle loro forme inferiori, i Prajapati non sono Dei o Esseri soprannaturali, ma Spiriti progrediti di un altro pianeta inferiore, rinati su questo pianeta, dando origine alla presente Ronda dell'attuale Umanità. Si tenga presente che nella catena settenaria si ripresentano Nomi ed Entità che non sono sempre gli stessi, ma Gerarchie inferiori man mani che si discende sullo Arco Oscuro, quello di sinistra. Ci sono sette Rishi in ogni Razza Madre e quattordici Manu in ogni Ronda: se a tutti diamo il nome di Prajapati, quali discendenti dai primi Progenitori, ne scaturisce la confusione che ha disorientato tanti orientalisti. Brahma Prajapati è il Tetragrammaton, il Quaternario manifestato, il Microprosopo cabalistico, che diventa quadruplo per assumere quattro forme e dar luogo a quattro tipi di creature superne. Ma dal corpo di Brahma scaturiscono poi infinite creature, come del resto dal corpo del Microprosopo cabalistico.

PRAJNA

 
(San.) - Saggezza, considerata come la settima Paramita. Gnosi, conoscenza, spirito, intelletto; altra denominazione di vidya, sinonimo di Brahman. È anche l'Intelligente: entità reggente la condizione di sonno profondo (sushupti), laddove si attua l'unità del cosmo entro il Verso come sintesi di conoscenza (prajnana-ghana), priva di alterità propria alla diade soggetto-oggetto. Prajna è anche Fohat, o facoltà di percezione che esiste sotto sette differenti aspetti, corrispondenti alle sette condizioni della materia. Come Coscienza, è in relazione con le sette forme di Forza; essa è la Potenza, o Capacità, che dà origine alla percezione. E come vi sono sette stati di coscienza per i sette stati di materia, vi debbono essere sette stati di coscienza corrispondenti ai sette principi dell'uomo. Il maggiore, o minore sviluppo, di questi stati ha determinato la nascita dei diversi sistemi di religione o di filosofia. Fra i due poli della coscienza umana si dispongono armoniosamente i sette stati di Prajna, come ponti sull'abisso fra il soggettivo e l'oggettivo, il circuito misterioso attraverso il quale passa l'ideazione.

PRAJNANA

 
-GHANA (San.) - Blocco/sintesi di conoscenza, condizione alla quale si accede nello stato di sonno profondo (sushupti).

PRAJNATA

 
(San.) - "Condizione di conoscenza" attuata dalla parola.

PRAJNATMAN

 
(San.) - Da "prajna" e "atman", designa il Sè cosciente, epiteto del prana.

PRAKRITA

 
(San.) - Uno dei dialetti provinciali del Sanscrito - "il linguaggio degli dei", e, quindi, la materializzazione di esso.

PRAKRITI

 
(San.) - La natura in generale, la natura come opposta a Purusha - la natura spirituale e lo Spirito, che insieme sono i "due aspetti primordiali dell'Unica Divinità Sconosciuta", Natura manifesta o materializzata. Possiede tre guna (qualità): sattwa (che regola l'ordine ed il tempo), raja (potere mentale), tama (forma fisica di densa materia caratterizzata dalla stabilità e dall'inerzia). In filosofia, è la sostanza originaria, considerata sorgente ed origine dell'aspetto materiale dell'universo manifestato. Nei Purana e nel Sankhya, con questo termine si intende la forma primordiale; la sua forma femminile permette che i Tantra la identifichino con la Shakti. Nelle Upanishad, prakriti è la natura naturante, o sostanza primordiale, "potenza del sè del Dio" (deva-atma-shakti) "celata dai propri attributi". La teoria della prakriti, causa strumentale e materiale dell'evoluzione (parinama, vivarta) del cosmo, comincia a delinearsi con carattere mistico-teologico nelle Upanishad medie, per diventare poi la dottrina fondamentale del Sankhya, sistema che prescinde da qualsiasi considerazione religiosa. Fin dalle prime Upanishad, prakriti è concepita come sostanza universale agente, ma non di propria iniziativa, caratterizzata dalle sue tre qualità, o stati allotropici, o guna (sattva= assenza, albedine; rajas=emozione, rubedine; tamas=oscuramento, nigredine). Prakriti nasce dalla suddivisione del secondo Logos, che si divide in Purusha e Prakriti, ovvero Spirito e Materia. Secondo i sistemi indù essa è Maya, o Illusione. Uno studioso vedantino la definisce "akasha nel suo stato primordiale", un equivalente della natura astratta. Secondo il Sankhya, le prakriti, o "produzioni produttive", sono sette: Mahat, Ahamkara ed i cinque Tanmantra. Etere-Prakriti è la Forza-Sostanza caratterizzata dal positivo fenomenico, sempre attivo. Prakriti e Purusha, i due aspetti del Brahman, sono entrambi immutabili e non soggetti a consumazione, anche se durante i periodi di Maya sono modificabili quali Vyaya e Parinamin. Mulaprakriti è la Radice, o Noumeno, di prakriti che, in un certo senso, è la materia primordiale in via di formazione, il substrato della materia sensibile. Parabrahman è Prakriti come illusione, Purusha come realtà unica. Simbolicamente, prakriti viene descritta come un prisma triangolare che ha per facce i tre guna e si divide in sette raggi che, nel corso del tempo, sviluppano i sette principi della classificazione settenaria.

PRAKRITIKA

 
(San.) - Il Pralaya di tipo elementare che succede all'Età (o Giorno) di Brahma, quando ogni cosa che esiste si dissolve nella sua essenza primordiale (o Prakriti). È il ritorno dell'Universo alla sua natura originale, in forma parziale e soltanto fisica. È la dissoluzione della sola materia e, in un certo senso, con riferimento alla Terra, consiste nella totale dissoluzione del sistema solare.

PRALAYA

 
(San.) - Un periodo di oscuramento o di riposo che può essere planetario, cosmico o universale. L'opposto di un Manvantara, la dissoluzione dei mondi che si verifica alla fine di ogni eone, o kalpa. Con riferimento all'individuo, esso rappresenta il quarto stato di coscienza (turiya), quello catalettico, in cui i vari prana vengono riassorbiti entro il Brahman indifferenziato. Questa dissoluzione di tutte le cose può essere di quattro tipi diversi: Naimittika - Occasionale, quando Brahma dorme (la notte di Brahma). Prakritika - Elementare, quando il ritorno di questo Universo alla sua natura originale è parziale e fisico; Atyantika - Assoluto, identificazione dello Spirito incarnato con lo Spirito Supremo, incorporeo; Nitya - Perpetuo, è il Mahapralaya dell'Universo, la scomparsa dell'uomo, l'estinzione di ogni forma di vita. Secondo alcuni, il Nitya Pralaya è una dissoluzione costante, ovvero il cambiamento che si produce incessantemente, anche se impercettibilmente, in tutto ciò che esiste nell'Universo, dal globo all'atomo. Nitya è il pralaya cosmico, è Brahma che riaccoglie in sè tutto l'universo; esso interessa le cose visibili, ma non il mondo arupa. Questo pralaya giunge alla fine dei cento anni di Brahma (311.040.000.000.000 anni solari) e rappresenta la Dissoluzione Universale. Allora, dicono le Scritture esoteriche, l'Avyaya, la Vita Eterna rappresentata da Vishnu che per l'occasione assume il carattere di Rudra, il Distruttore, entra nei sette raggi del Sole e beve tutte le acque dell'Universo. Così nutriti, i sette Raggi solari si dilatano in sette soli e danno fuoco a tutto il cosmo. Tuttavia, il pralaya non avviene sempre con il fuoco, ma si alterna con quello acqueo. I pralaya ciclici sono semplici oscuramenti durante i cui periodi la Natura, le cose visibile e quelle invisibili, rimangono in statu quo; è un letargo, non una distruzione. Questo tipo di pralaya viene talvolta chiamato sabato, come termine generico di riposo.

PRAM

 
-GIMA (Lit.) - Letteralmente, "Maestro di tutto", un appellativo della divinità.
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