Glossario
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MANDAKINI
(San.) -Il divino Ganga, o il Gange.
MANDALA
(San.) - In sanscrito significa "circolo, sfera". All'origine era un "ciclo" dei Rig Veda. Successivamente acquistò il significato di "imago mundi", o cosmogramma simboleggiante un determinato livello di esperienza mistica e, nello stesso tempo, strumento per conseguirla mediante la sua contemplazione estatica. In questo senso indica una immagine simbolica fondata sulle figure geometriche del cerchio e del quadrato, intesa a rappresentare le relazioni intercorrenti tra i diversi piani della realtà. È una forma religiosa-estetica caratteristica del buddhismo, ed in particolare del tantrismo, di cui ha seguito la diffusione in India e nei paesi limitrofi. I mandala vengono tracciati a terra con polveri colorate, o dipinti, oppure possono essere la pianta di edifici sacri celebri. Ne esistono infinite varietà, dalle semplici figure geometriche a quelli in forma di loto o di ruota, e ad altri che sulle figure geometriche innestano elementi di paesaggio o di personaggi. Nell'esperienza religiosa orientale i mandala vengono utilizzati per delimitare uno spazio sacro o per aiutare il meditante a visualizzare in modo simbolico i diversi piani della realtà e le loro reciproche relazioni, fino a cogliere sinteticamente, dopo un lungo itinerario interiore, la realtà suprema dell'intero universo. Troviamo il mandala anche nella psicologia junghiana, dove esso è considerato forma archetipa dell'inconscio, presente sotto forme diverse in tutte le culture e nella psiche individuale, dove rappresenta l'immagine simbolica e onirica del raggiunto equilibrio con il Sè, di una globalità interiore armonica. I più comuni mandala, usati come strumento di meditazione, sono costituiti da un centro nel quale si colloca immaginariamente la divinità o il suo simbolo, e tutto attorno una serie di figure che possono essere interpretate come itinerari che si staccano dal centro, o passaggi intricati, o porte per la transizione da certi spazi ad altri. Esso è un cosmogramma ed uno psicogramma nello stesso tempo, sul quale possono riversarsi modi di pensiero e percorsi più o meno logici che dal terrestre porta verso la trascendenza. Meditando sul proprio tema natale, ad esempio, si può meditare su sè stessi, vivere il proprio ambiente astrologico, muovere verso la propria reintegrazione. Nel Buddhismo Mahayana, il mandala è la rappresentazione simbolica del processo di reintegrazione dell'esperienza individuale nell'unità primordiale del cosmo. Raffigura l'universo intero nel suo schema iniziale e nel suo processo di emanazione e di riassorbimento. Viene presentato come un complesso diagramma concentrico in cui, se espresso in forma pittorica, si incasellano figure di Bodhisattva, divinità, simboli, ecc. Ma le tecniche per crearlo sono tali e tante che non basterebbe un tratto di numerosi volumi per esaurire l'argomento.
MANDANA MISRA
(Ind.) - Filosofo vedantino "non dualista", quasi contemporaneo di Shankara.
MANDARA
(San.) - Nei Purana, il monte usato dagli dei come bastone per sbattere l'oceano di latte.
MANDEI
(Ori.) - Antica setta gnostica, tuttora esistente, detta anche dei "Cristiani di San Giovanni"; il suo nome deriva probabilmente dalla parola manda, che in mandaico significa "gnosi, conoscenza". La loro dottrina ha origine in tempi remoti e mostra diversi apporti esterni che si sono aggiunti nel tempo: giudaici, gnostici e cristiani. La loro lingua può essere considerata un dialetto aramaico, mentre il loro alfabeto è simile al siriaco. Tre sono i libri fondamentali della loro dottrina: Il Tesoro, o Grande Libro, che è una raccolta di scritti poetici e cosmogonici; il Libro di Giovanni Battista, o i Discorsi del Re, che comprende leggende ed allegorie che si ricollegano in qualche modo al cristianesimo; la Raccolta, che è il rituale della setta. I Mandei, che all'origine avevano delle affinità con il manicheismo, credono in un Dio supremo della Luce, detto Gran Re della Luce, o Intelligenza, o Vita, di sostanza materiale, circondato da esseri angelici detti mente, o vita, o m'uthra (entità divine). Ad essi si oppone il mondo delle tenebre, del caos e dei demoni. Ur o Ruha è lo spirito malvagio capo dei demoni; demoni sono i sette pianeti creati da lui, ed anche il dio degli Ebrei, che essi chiamano Jorabba ed identificano con il Sole. Ed anche Gesù (identificato con Mercurio) e Maometto (identificato con Marte), fanno buona compagnia ad Ur. Il mondo terreno è creato da due poteri, motivo per cui ha luce e tenebre. Manda d'Hajje (Dottrina della vita) è il Salvatore, personificazione della conoscenza e grande nemico delle tenebre. Anosh 'Uthra (Testimone della vita) è colui che smaschera Gesù a Gerusalemme e poi sale in cielo. Giovanni Battista è la grande figura che inizia la pratica battesimale e la esegue su tutti. L'anima, imprigionata nel corpo da demiurghi malefici, aspira a liberarsi ed a tornare nel suo mondo di luce; ciò avviene con la morte che, quindi, è principio di vita. I Mandei praticano abluzioni battesimali quotidiane, ma anche un Battesimo solenne, seguito da una sorte di cresima e da un banchetto consumato comunitariamente con pane azzimo consacrato, acqua mista a vino. Il banchetto anticipa quello escatologico nel quale avverrà il perdono dei peccati ed il suffragio per le anime dei defunti. In proposito vedere anche "Mendeani".
MANDEVILLE Bernard
(Ing.) - Dordrecht 1670, Londra 1733. Scrittore, medico, pensatore inglese di origine olandese, studiò a Rotterdam e Leida dove sostenne una tesi nella quale seguendo la teoria cartesiana sostiene l'automatismo degli animali. Fece con poco successo il medico a Londra, mentre più famoso fu come scrittore, per la sua critica alla morale ed ai costumi del tempo. Egli sosteneva che l'egoismo della natura umana è la molla che spinge l'agire umano, che porta verso il progresso; la mancanza di egoismo porta verso il regresso e la decadenza. Famosa la sua opera "Favola delle Api", nella quale egli raffigura la condizione della società inglese e pretende di dimostrare che la natura umana è di per sè aggressiva e competitiva. La costituzione dello Stato fa decrescere la competitività fra le famiglie, ma in esso crescono altre forme di conflittualità, tendenti al successo ed al benessere, basate su armi più subdole, quali l'invidia e l'ambizione.
MANDRAGORA
(Gr.) - Una pianta la cui radice ha forma umana. In Occultismo è usata dai maghi neri per svariati illeciti obiettivi, mentre alcuni Occultisti della "mano sinistra" creano da essa degli omuncoli. È comunemente chiamata mandrake e si suppone che emetta urla quando è strappata dal terreno, per cui è prova di coraggio sradicarla. È anche una pianta narcotica pare usata dagli antichi medici per provocare l'anestesia prima di interventi chirurgici. Alcuni scrittori di cose antiche pretesero che questa pianta corrispondesse al dudaim, di cui si parla nella Bibbia come di una grande alimento che Rachele acquistò dalla sorella Lia a prezzo delle carezze dello sposo. Questa pianta si trova nelle regioni mediterranee, è frequente in Tunisia, ha un fiore che va dal bianco azzurro al viola pallido, e fiorisce in dicembre. Uno dei modi di estrarla è il seguente: si scava la terra tutto attorno, si lega la pianta ad un capo della corda, mentre l'altro capo viene legato alla coda di una cane; poi si scappa velocemente. Il cane segue il padrone e sradica la pianta, che ora può esser raccolta senza alcun pericolo. È credenza popolare che questa pianta conceda grande vitalità amorosa all'uomo e fecondità alle donne, mentre attira su di sè ogni forma di ricchezza. La mandragora si trova anche sull'Himalaya, e da essa vengono estratti diversi alcaloidi. Secondo un'antica leggenda, la mandragora avrebbe ucciso i cani, perchè i cani sono gli animali più capaci di individuarla.
MANDUKYA
(San.) - Una delle Upanishad, scritta in prosa ed appartenente al periodo medio.
MANES
(Lat.) - O Manus. Benevolmente, "dei", cioè "spettri" del mondo più basso (Kamaloka); le ombre deificate dei morti dei profani antichi e gli spettri "materializzati" degli spiritisti moderni, che si crede siano le anime dei dipartiti, mentre, in realtà, sono solo i loro gusci vuoti, o immagini.
MANETE
(Eg.) - Chiamato anche Manetone, è uno scrittore egiziano dei tempi di Tolomeo I Sotere e di Tolomeo II Filadelfo. A quest'ultimo dedicò l'opera "Aiguptiaka", storia dell'Egitto attinta agli archivi sacri. L'opera è andata perduta, ma alcuni frammenti sono riportati da Giuseppe Flavio, mentre la lista dei sovrani e la durata dei regni si trova nella Cronografia di Giorgio Sincello. Pochi altri passi si trovano in Excerpta Barbari. Manetone, forse, era anche sacerdote, ed il suo nome, di formazione teofora, sembra poter essere ricondotto ad un componente del culto della dea serpe Uto (verde), venerata nel delta del Nilo. Collaborò all'introduzione in Egitto del culto del dio Serapide e, fortemente imbevuto di cultura greca, si produsse in numerosi scritti, sia storici che naturalistici.