Glossario

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NEO

 
-PLATONISMO (Rel.) - Insieme di dottrine e scuole platoniche che si svilupparono ad Alessandria dal III sec. al VI sec. ad opera di Ammonio Sacca. In essa confluiscono ed operano motivi e correnti diversi: il medioplatonismo, il neopitagorismo, lo ebraismo ellenizzante di Filone, il desiderio di un rinnovamento religioso, le aspirazioni soteriche con a modello le religioni orientali. I rappresentanti più famosi della scuola di Alessandria furono certamente Plotino e Porfirio; per la scuola di Pergamo, è da citare Giuliano l'Apostata, mentre per quella di Atene i più noti sono Proclo e Damascio. Dopo la chiusura della scuola di Atene, per circa un secolo rimase in vita solo quella di Alessandria. Il pensiero neoplatonico ebbe grande influenza sulla speculazione filosofica successiva e tornò in auge per un certo tempo a Firenze ad opera di Marsilio Ficino. La caratteristica del pensiero neoplatonico fu quella di integrare le concezioni del platonismo con il grande tesoro di verità che si poteva ricavare da ogni altro sistema di filosofia greca e con le molteplici esperienze religiose venutesi accumulando nella cultura ellenica, riprendendo e sviluppando soprattutto motivi già apparsi nel platonismo medio e nel pitagorismo; per tale motivo il neoplatonismo può essere considerato come l'ultimo messaggio della filosofia greca. In esso si possono distinguere tre correnti: una orientata alla speculazione metafisica, una seconda orientata alla religione ed alla teurgia ed una terza orientata all'erudizione.

NEOPLATONISMO

 
- Letteralmente "il nuovo Platonismo" o Scuola Platonica. Una scuola eclettica e panteista di filosofia fondata da Ammonio Sacca ad Alessandria, di cui era a capo Plotino (189-270 d.C.), un suo discepolo. La scuola cercava di riconciliare gli insegnamenti Platonici ed il sistema di Aristotele con la Teosofia Orientale. Il suo impegno principale era la filosofia spirituale allo stato puro, la metafisica ed il misticismo. La Teurgia vi fu introdotta più tardi. Questo neoplatonismo fu l'ultimo sforzo da parte di elevate intelligenze per arrestare la ignorante superstizione sempre esistita e la fede cieca che vi era in quel tempo; fu l'ultimo prodotto della filosofia Greca che alla fine fu annientato e messo a morte dalla forza bruta.

NICHILISMO

 
(Fil.) - Questo termine comparve in Germania alla fine del XVIII secolo e designava la conclusione necessariamente assurda e distruttiva di ogni filosofia della pura dimostrazione, idealismo compreso. Un secolo dopo, il termine si spostò a designare la caduta dei valori e quindi l'attivarsi di un atteggiamento di disperazione e la conseguente rivolta totale. A differenza di altre correnti di idee che affermano o negano, il nichilismo evidenzia la corrosione dei valori, in modo lento, ma inesorabile, fino alla loro consunzione. Affermazioni classiche del nichilismo sono: mancanza assoluta di qualsiasi senso nella realtà; l'uomo rappresentato come inconsapevole marionetta nelle mani di un "creatore folle"; la metafisica del nulla di Schopenhauer; i paradossi di Max Stirner. In Russia il nichilismo si sviluppa anche in senso politico portando ai comportamenti anarco-rivoluzionari, mentre in Occidente è Nietzsche a porlo al centro della problematica filosofica. Per questo filosofo, il nichilismo nasce nel momento in cui l'uomo rifiuta la vita (aspetto dionisiaco) per adottare criteri razionali (aspetto apollineo) che chiama "valori". Si è trattato di una lunga decadenza che passa attraverso Platone, il cristianesimo, Kant, ecc.; questa tendenza potrà essere invertita quando si ridarà senso al concetto di superuomo, rivalutando la volontà di potenza, incoraggiando le attività di tipo estetico ed inventivo. Il collegamento con l'esistenzialismo sarà inevitabile, e la filosofia del nulla far' parte delle speculazioni di Jaspers, Heidegger e Sartre, alla ricerca della definizione delle possibilità e dei limiti dell'uomo.

NULLA

 
(Fil.) - Termine di cui è impossibile formarsi un concetto, almeno nel mondo occidentale. Parmenide lo identificava con il Non-Essere e Platone si limitò a confutare Parmenide, senza dire alcunché di suo in proposito. Per un lungo periodo di tempo il "nulla" non interessa i filosofi; torna in auge con i neoplatonici che considerano "nulla" la materia ma anche l'Uno, in quanto definibile solo negativamente. Bohme chiamerà Dio "nihil aeternum", mentre i cristiani vedono nel nulla la materia prima dalla quale Dio creò il mondo. Lasciando perdere le stravaganze di S.Agostino e quelle di Cartesio nella trattazione del "nulla", rileviamo in Hegel l'antinomia Essere-Nulla che si risolve nel divenire, ossia nel passaggio dall'Essere al Nulla e viceversa. Per Kant il nulla ha quattro significati : (1) Concetto vuoto senza oggetto, (2) Oggetto vuoto di un concetto, (3) Intuizione vuota senza concetto, (4) Oggetto vuoto senza concetto. Per Schopenhauer il "nulla" è il senso dell'esistenza, la sostanziale inconsistenza ed inanità di ogni realtà. Heidegger propugna il valore ontologico del nulla e la sua originarietà, ed il concetto dell'Essere e del Nulla lo troviamo in Sartre, che sposa in parte l'"angoscia" di Kierkegaard. Bergson introduce il nulla relativo rispetto al nulla assoluto che per lui non può esistere. Rileviamo, per concludere che, mentre in metafisica il nulla indica qualcosa, nelle lingue naturali il nulla ha valore puramente negativo.

OCCAM Guglielmo

 
(Ing.) - Ockham 1280, Monaco di Baviera 1349. Filosofo inglese, studiò ad Oxford dove fu baccelliere di teologia. Insegnante di logica e filosofia in alcune scuole francescane, abbandonò l'insegnamento per recarsi alla curia di Avignone, per rispondere all'accusa di eresia mossegli da Lutterell. Fuggì da Avignone con un gruppo di francescani critici nei confronti della politica ecclesiastica di Giovanni XXII, riparando dapprima in Italia, poi in Baviera, dove rimase fino alla morte. Occam è critico con i maestri che lo hanno preceduto ed avvia un nuovo modo di fare teologia e filosofia. Rifiuta ogni soluzione realistica del problema degli universali, considerando la realtà tutta individuale. L'universalità è il risultato della azione dell'intelletto, che raccoglie sotto un unico segno mentale gli individui contraddistinti da particolari gradi di somiglianza. Anche la metafisica, per lui, necessita di una rigorosa verifica critica; la dimostrazione dell'esistenza di Dio risiede nell'impossibilità di andare all'infinito nell'ordine delle cause conservanti, le cause che rendono ragione del fatto che gli enti finiti continuano ad essere, pur essendo stati prodotti dal nulla. Sul piano teologico, Occam si richiama al testo rivelato, sostenendo l'ideale della povertà radicale, caratteristico della regola francescana, cui lui appartiene. Ad Occam viene attribuito il merito di aver gettato le basi per il rinnovamento del pensiero scientifico, attraverso la corrente filosofica che porta il suo nome.

NUMERI

 
(Occ.) - Che cos'è un numero ? La domanda, posta migliaia di anni or sono, è ancor oggi senza risposta. Secondo il Sepher Jetsirah, Dio creò la sua Eternità con tre Sepharim : Sophar, Sopher, Saphur (Numero, Numerante, Numerato), il che vuol dire che il numero è lo strumento della creazione ed attraverso il numero si può capire la creazione e risalire a Dio. Secondo Newton, Dio era il più grande matematico ! Per Pitagora i numeri erano sacri, Platone identificava i numeri con le idee, i Neoplatonici facevano partire la creazione dall'Uno, origine del molteplice; il tre, base della Trinità, è comune a tutte le religioni; tutta la Cabala è basata su una particolare scienza dei numeri. Il numero è dappertutto, è fondamentale per la stessa vita, è indispensabile in ogni operazione umana, è così strettamente connesso alla realtà che, una volta staccato da essa, non esiste più. Dice, infatti, Cartesio: "Il numero che consideriamo in generale, senza riflettere su alcuna cosa concreta, non esiste fuori dal nostro pensiero, come non esistono tutte le altre idee generali che gli scolastici comprendono sotto il nome di universali". Per Kant, il numero è uno schema, la rappresentazione di un'operazione puramente intellettuale che opera sul molteplice dato dall'intuizione pura del tempo. Russell scrive un libro sulla Introduzione alla Filosofia Matematica per non dirci che cosa è un numero. Cantor diventa pazzo spingendo gli insiemi al di là dell'infinito attuale per dirci, alla fine, che la cardinalità di un numero, ossia il numero cardinale che misura la quantità di cose che un insieme contiene (non si può numerare, infatti, senza creare un insieme), è il frutto di un'attiva facoltà del pensiero, ovvero dal fare astrazione dalla natura e dall'ordine degli elementi dell'insieme. E così ne sappiamo meno di prima, almeno sul piano manifesto delle cose. Esotericamente, tutto diventa più facile (o del tutto incomprensibile), quando si pensi che tutta l'attività creatrice divina è proceduta e procede secondo numeri : il creato è un complesso contesto di armonie, governato da numeri o da relazioni che conducono a numeri, o da ritmi definibili da numeri. Come ogni forma è convertibile in pensiero, così essa può essere trasformata in numeri, che sono di per sè espressioni astratte, figure simboliche, ma nella loro realtà trascendente e nella loro natura metafisica sono espressioni di valore concreto. I numeri divini sono gli Archetipi che governano tutto, sono i prototipi delle cose nella mente di Dio; la mistica del numero, o matematica esoterica, è un culmine di astrazione cristallina nella quale risiede l'armonia universale. E dai numeri come archetipo, si passa al ritmo delle energie spirituali che mettono in sintonia Dio e l'uomo; essi esprimono i ritmi delle forze spirituali nel loro processo di manifestazione. Essi condensano ed accumulano le forze spirituali corrispondenti, che poi restituiscono a quanti riescono a ricostituire il loro ordine, scoprendone la divina sapienza creatrice. La scienza delle loro combinazioni, oltre a permettere di approfondire i misteri della Divinità, illumina l'intelletto e diventa potere magico. Le cifre sono glifi convenzionali che servono a costruire un sistema di numerazione, essi sono puramente fisici; il loro significato recondito (Numero Sacro) è conosciuto solo dagli Occultisti iniziati, essi sono totalmente metafisici. I numeri sono infiniti, ma nessuno è in grado di dare una dimostrazione diretta. Mirabile la definizione di Proclo: "Prima dei numeri matematici ci sono i numeri semoventi; prima delle cifre apparenti ci sono le cifre vitali; prima dei mondi materiali vi è il Potere Creatore che produsse i Cerchi invisibili". L'aritmomanzia è la scienza che insegna le relazioni ed i legami fra gli Dei ed i Numeri. Tutta la natura si divide per 2, 3, 6, 7 e 9; dappertutto vi è armonia di numeri: nella forza di gravità, nel movimento dei corpi celesti, nelle leggi del calore e della luce, nelle leggi dell'elettricità e del magnetismo, in quelle di affinità chimica, nella forma delle cose viventi ed inanimate, nelle percezioni della mente. Sui numeri sono stati scritti moltissimi libri, ma potrebbe interessare il lettore comune quello scritto sui numeri usati da Dante Alighieri nella Divina Commedia e sui loro significati simbolici: 1 = L'Immanifestabile 2 = La Dualità in cui riposa il Principio e gli Opposti 3 = La compiutezza, la perfezione, ecc. Il filosofo cinese Hiu-chin diceva: "Al primo cominciare la ragione esisteva nell'Unità; è d'essa che fece e divise il cielo dalla terra, convertì e perfezionò tutte le cose". Ma già Lao-Tse, prima di lui, aveva detto: "La ragione produce uno, uno produce due, due produce tre e tre hanno prodotto tutte le cose". Confucio affermava che i numeri dispari erano celesti e perfetti mentre i numeri pari erano terrestri ed imperfetti. La somma dei numeri dispari è 25, quella dei numeri pari è 30, la somma delle somme dà 55, il numero delle verghe per mezzo delle quali si deducono le sorti. Una delle leggi di Manu spiegava che chi genera nelle notti pari ha un figlio maschio, nelle notti dispari una figlia femmina. Il Numero è un'Entità e contemporaneamente un Soffio emanante da Dio; il Soffio organizza il Cosmo fisico, dove niente riceve la forma se non attraverso la Divinità, che è un effetto del Numero. Il Numero genera la quantità, la qualità, la dimensione, la forza, l'attributo, ecc. Dio è un numero dotato di movimento che è percepito ma non dimostrato. Come Unità, Dio dà inizio ai Numeri, ma con essi non ha alcunché in comune. Sul piano più alto, il numero non è un numero, ma uno zero, un cerchio. Sul piano inferiore diventa Uno, da cui poi tutti gli altri. Ogni lettera dell'alfabeto ebraico ha un suo significato filosofico, ed è associata ad un numero. Il Numero è la Legge dell'Universo, l'Unità è la Legge di Dio. Il Libro della Natura è scritto in lingua matematica.

OCEANO

 
(Occ.) - Nella mitologia greca è un Dio, figlio di Urano e Gea, che con la sorella Teti forma la più antica coppia di Titani. Loro figli sono i fiumi, loro figlie le sorgenti; viene rappresentato come un vecchio barbuto (che assomiglia all'erba), con in capo un velo sottile (le nubi) sotto il quale si intravedono due corna (flusso e riflusso, moto agitato dei venti), nella mano sinistra un remo, sta seduto su un mostro marino. Oceano è anche "Origine degli Dei" e luogo di comunicazione con il mondo dei morti. Come "origine assoluta" si ricollega alle categorie di immagini primordiali presentate dalle cosmogonie acquatiche. Esotericamente, Oceano è lo Spazio insondabile, lo Spirito nel Caos. Il Cielo è l'Oceano Superiore, ove risiedono i segni dello Zodiaco, in forma di dodici isole, che sono le dimore degli Ierofanti, o Maestri di Saggezza. Il Dalai Lama viene chiamato anche "Lama Oceano", ossia Oceano di Saggezza. La "terra che galleggia" sull'oceano è Prithivi, il mondo diviso in sette principi, divisione cosmica che è più fisica che metafisica. I Sapta Samudra sono i Sette Oceani in cui si suddivide il Pensiero Divino nel Caos. L'Oceano è sinonimo di Acque dello Spazio.

OM

 
(San.) - O Aum. Solenne e sacra sillaba sanscrita che ha forza di invocazione, di affermazione, di benedizione, di rispettoso assenso. Ricorre al principio di ogni preghiera, di ogni cerimonia religiosa, all'inizio di quasi tutti i libri. La speculazione sul suo valore mistico considera non solo l'intero monosillabo, ma anche i tre fonemi A U M, da cui esso deriva, che sono interpretati come la divina triade indù (Vishnu, Shiva, Brahma) e come i tre Veda. È una sillaba mistica che in India rappresenta la più solenne di tutte le parole. Essa è "una invocazione, una benedizione, una affermazione ed una promessa"; ed era così sacra che, nella massoneria primitiva, era detta la parola a basso respiro dell'occulto. Quando la sillaba viene pronunciata per un qualche scopo, nessuno deve trovarsi vicino. È la parola normalmente posta all'inizio delle sacre Scritture, ed è un prefisso per le preghiere. È composta di tre lettere : a, u, m che, nel credo popolare, sono tipiche dei tre Veda ed anche di tre Dei - A (Agni), V (Varuna), M (Maruts), o Fuoco, Acqua ed Aria. Nella filosofia esoterica vi sono tre fuochi sacri, o il "triplo fuoco" che è nell'Universo e nell'Uomo, in aggiunta a molte altre cose. In modo occulto, questo "triplo fuoco" rappresenta la più alta Tetraktys ed anche, come è tipicizzata, Agni, chiamato Abhimanim, e la sua trasformazione nei suoi tre figli, Pavana, Pavamana e Suchi, "che bevono acqua", ovvero distruggono i desideri materiali. Questo monosillabo è chiamato Udgitta, ed è sacro sia per i Brahmini che per i Buddhisti. Secondo le Upanishad, è la sillaba detta anche pranava, sacra in tutte le diverse varietà della tradizione religiosa indù, anche presso le correnti eterodosse (Buddhismo e Jainismo). Comunemente è un segno di assenso, nelle sue quattro "misure", e simboleggia l'essenza mistica dell'universo oltre all'insieme degli stati di coscienza (veglia, sonno, sogno, catalessi) attraverso i quali la coscienza si invera nell'individuo umano. La meditazione sul pranava, localizzato simbolicamente nel centro del cuore, conduce alla realizzazione conoscitiva dell'Assoluto (Brahman-Atman); esso è il mantra supremo. Alla simbologia metafisica di Om è dedicata tutta la Mandukya Upanishad. Secondo alcune scuole tantriche la sillaba OM è scomponibile in dodici articolazioni corrispondenti alle tappe di ascesi dell'energia cosmica che conduce alla conoscenza dell'immanifesto, al di là della parola e del pensare discorsivo. La sillaba, inoltre, è collegata alle tre funzioni della divinità: creazione, conservazione, riassorbimento nel cosmo.

ONTOLOGIA

 
(Fil.) - Termine filosofico, usato per la prima volta da Goclenio nel XVII secolo, per designare la scienza dei caratteri universali dell'ente. In un certo senso si tratta di quella "prima filosofia" di cui parlava Aristotele, poi chiamata "metafisica"; essa si proponeva lo studio dell'ente in quanto ente, prescindendo dalle determinazioni che contraddistinguono l'una dalle altre sfere dell'essere. Il termine è rimasto consacrato alla parte suprema di ogni dottrina oggettivistica del reale, mentre venne respinto dalle filosofie soggettivistiche ed idealistiche. Con Kant, infatti, l'ontologia divenne filosofia trascendentale, mentre più tardi Husserl ha ripreso il termine come scienza che studia le strutture essenziali proprie delle varie scienze, ed Heidegger lo ha usato per designare la scienza del fondamento dell'essere.

PANPSICHISMO

 
(Fil.) - Termine con cui si designa ogni dottrina che attribuisca alla realtà fisica forze ed attività proprie dell'anima umana. Si contrappone all'ilozoismo, che conferisce alla materia forze immanenti, biologiche e non spirituali; e differisce anche dall'animismo, in quanto non ammette propriamente l'esistenza di un'anima alle singole cose, ma riconosce in esse un'unica forza animatrice. Panpsichismo è la dottrina neoplatonica dell'anima del mondo, oppure la tesi della sensibilità universale. Nel Rinascimento, le dottrine panpsichiche si configurarono come giustificazione metafisica della magia; poi le troviamo nelle Monadi di Leibniz, nella filosofia della natura di Schelling, nella metafisica della volontà di Schopenhauer.
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