Glossario

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IMMANENZA

 
(Fil.) - Immanente è ogni realtà che non trascende la sfera di un'altra realtà, cioè che non esiste separata ed indipendente da quella, bensì è con essa in rapporto di coessenzialità reciproca. Per gli scolastici è il carattere dell'azione che resta allo interno di colui che la compie (in-maneo=rimango in); ad esempio, è immanente l'atto del vedere o del conoscere, in quanto ha effetto su vedente o conoscente, ma nessun effetto sulle cose vedute o conosciute. In questi termini Spinoza formula il proprio panteismo: Dio è causa immanente, e non transitiva (transiens=che passa in altro), rispetto al mondo. Per Kant, la metafisica immanente (conoscenza a priori che rimane nell'ambito dell'esperienza possibile) è l'opposto della metafisica trascendente (conoscenza che oltrepassa i limiti di ogni conoscenza possibile).

IDEA

 
(Fil.) - Contenuto del pensiero, entità mentale, rappresentazione di un oggetto alla mente, nozione che la mente si forma, o riceve, di una cosa reale o immaginaria. Essa è il concetto che è alla base di ogni discorso, è il significato essenziale di ogni ragionamento, è il senso riposto di ogni frase. Può essere considerata come il prodotto dell'immaginazione e della fantasia, un modo di vedere e giudicare le cose, una intenzione, un proposito. Secondo Plutarco, è un essere incorporeo che non può sussistere in sè, ma che dà forma e figura alla materia senza forma e diviene la causa della manifestazione. Le Idee Universali, il Mondo Archetipico, esistono ancor prima del Caos, nel quale poi si rifletteranno per dar luogo alle forme. Il termine deriva da un verbo greco che significa "vedere", ed acquista un senso tecnico, per la prima volta, con Platone che la definisce "oggetto di una visione o intuizione intellettuale". L'idea è l'archetipo, immutabile e permanente, pertanto il vero sapere è conoscenza intellettuale delle idee. Il Neoplatonismo considera le idee come il contenuto della intelligenza divina; il mondo delle idee, allora, perde la sua consistenza indipendente e diventa interiorizzazione della mente di Dio. Il Cristianesimo raccoglie questa concezione e la sviluppa con Agostino e Tommaso. Nell'età moderna, Cartesio intende per "idea" tanto le immagini provenienti dall'esterno, che quelle interne create dalla mente, alle quali si aggiungono quelle essenziali (metafisica, fisica, matematica ecc.). Kant divide le idee in due classi : oggetto dell'intelletto (eventi fenomenici) ed oggetto della ragione (anima, mondo, Dio, ecc.). Le prime sono accessibili allo uomo, le secondo sono inconoscibili. Per Hegel, l'Idea è l'Assoluto stesso, unità dialettica di soggettività ed oggettività, finitezza ed infinità, realtà e concetto.

T'IEN

 
-T'AI (Cina) - Scuola buddhista cinese fondata dal monaco Chih-k'ai (VI secolo d.C.), che prende il nome dalla montagna ove era il convento del fondatore. Può essere considerata un ampliamento mahayanico del Buddhismo della tradizione cinese (Fa-hua) di Kunarajiva. La dottrina ripete la metafisica dello Yoga-charya ed è centrata sulla identificazione di tutta la realtà con la Mente assoluta (equivalente al Tathagatagarbha), presente nella sua interezza in ogni parte assumibile del mondo fenomenico. Nel IX secolo la scuola fu introdotta in Giappone e, con lo Shingon, costituisce una delle fondamentali scuole buddhiste.

VYAKTA

 
(San.) - Letteralmente significa "ciò che si è espanso, che è stato manifestato"; è la Natura, in opposizione ad a-vyakta, l'Immanifestato. La Materia, come tutto il resto dell'Universo, è duplice nella metafisica religiosa e settenaria negli insegnamenti esoterici. Come Mulaprakriti è indifferenziata ed eterna, come Vyakta diviene condizionata e differenziata.

ZONE

 
(Ind.) - Nei Purana si dice che Brahma divide la Terra, che galleggia sull'Oceano universale dello Spazio, in sette zone. In realtà si tratta di Prithivi, il mondo diviso in sette principi, una divisione cosmica che è metafisica, ma nei suoi effetti è fisica.

ZODIACO (Ast.)

 
Il Sole, nel suo moto apparente intorno alla Terra, descrive sulla sfera celeste una circonferenza chiamata "eclittica". Se si amplia questa circonferenza di 8 gradi e 39' di latitudine nord e 8 gradi e 30' di latitudine sud, si ottiene una fascia di 17 gradi di ampiezza, detta Fascia Zodiacale ed anche Zodiaco, di cui l'eclittica costituisce la linea mediana. Lungo questa fascia si snodano dodici costellazioni che il Sole sembra attraversare nel corso di un anno e che sono anche percorse dai pianeti del sistema solare. Proiettato sul piano, lo Zodiaco assume la forma di un cerchio, suddiviso in dodici parti uguali di 30 gradi ciascuno: ogni settore contiene una costellazione. All'inizio le costellazioni erano dieci, nel IV sec. a.C. fu aggiunta la Bilancia e nel I sec. a.C. lo Scorpione. Da tenere presente che i segni occupano spazi uguali, mentre le costellazioni possono essere più ampie o più strette di 30 gradi. Lo Zodiaco è una astrazione matematica, non una realtà astronomica, fatta per eseguire certi calcoli; all'inizio segni e costellazioni coincidevano, oggi non più, a causa della precessione degli equinozi. La derivazione del nome è dal greco "zodiacos kyklos" che significa "cerchio che riguarda la costellazioni"; normalmente, kyklos era sottinteso. D'altra parte, zodiakos deriva da zodion (figura, segno celeste) che, a sua volta è il diminutivo di zoon, che significa "animale vivente". Zodiaco, quindi, è il cerchio degli animali viventi, o dei viventi. Questa parola è usata con un doppio significato: può riferirsi allo Zodiaco fisso e intellettuale, o allo Zodiaco mobile e naturale. La "luce zodiacale" - figura triangolare estesa, luminosa, che giace quasi nell'eclittica, con la sua base sull'orizzonte e l'apice su altezze più grandi e più piccole, può essere vista solo al mattino e al crepuscolo serale - è interamente sconosciuta alla scienza, in quanto l'origine, il vero significato e il senso occulto dello Zodiaco era, ed è ancora, un mistero per tutti, tranne che per gli Iniziati. Questi preservarono con cura i loro segreti. Fra il Caldeo che fissava le stelle e il moderno astrologo esiste a tutt'oggi, un abisso enorme; ed essi errano, nelle parole di Albumazar "fra i poli, i cardini celesti, fasce eccentriche, centri, concentrici, cerchi ed epicicli", con la vana pretesa di una più che perfetta tecnica umana profana. Tuttavia, alcuni astrologi, da Tycho Brahe e il Keplero di astrologica memoria, giù fino ai moderni Zadkiel e Raphael, hanno contribuito a creare una scienza meravigliosa da simili scarsi materiali occulti, avuti da Tolomeo in poi. Lo Zodiaco mobile o naturale, è una successione di costellazioni che formano una zona di 47 gradi di ampiezza, che si stende a nord e a sud del piano dell'eclittica. La precessione degli equinozi è causata dal "moto" del sole attraverso lo spazio, che fa sembrare le costellazioni con moto in avanti contro l'ordine dei segni al ritmo di 50,3 secondi per anno. Un semplice calcolo mostrerà che, a questo ritmo, la costellazione del Toro (in Ebraico: Aleph) era nel primo segno dello zodiaco all'inizio del Kali-Yuga, e di conseguenza il punto dell'Equinozio cadde lì. A quel tempo, il Leone era nel solstizio d'inverno; lo Scorpione nell'Equinozio d'autunno, e l'Acquario nel solstizio d'inverno; e questi fatti formano la chiave astronomica per metà dei misteri religiosi del mondo - compreso lo schema Cristiano. Lo Zodiaco era conosciuto in India e in Egitto da incalcolabili ere, e la conoscenza dei saggi (magi) di questi paesi, riguardo l'influenza occulta delle stelle e dei corpi celesti sulla nostra terra, era molto più grande di quanto l'astronomia profana possa mai sperare di raggiungere. Se, persino oggi che la maggior parte dei segreti degli Asuramaya e dei Zoroastriani è andata perduta, è ampiamente dimostrato che oroscopi e astrologia giudiziaria sono lontani dall'essere basati sull'invenzione, e se uomini come Keplero e persino Isaac Newton, credettero che stelle e costellazioni influenzano il destino del nostro globo e della sua umanità, allora non richiede un grande sforzo di fede credere che gli uomini che furono iniziati in tutti i misteri della natura, come pure nell'astronomia e nella astrologia, sapevano con esattezza in quale modo nazioni e umanità, intere razze come pure individui, sarebbero stati influenzati dai cosiddetti "segni dello Zodiaco". Lo Zodiaco è certamente più vecchio dell'età che gli è stata assegnata (3700 a.C.), è citato nella Bibbia e lo si trova nella tradizione persiana all'Età dell'Oro. Se lo Zodiaco è stato inventato dagli Egizi, ad esso si riferiscono ben 630.000 anni di osservazioni astronomiche; ma gli 850.000 anni di registrazioni astronomiche degli Indù fanno pensare ad una sua origine diversa. Nella Bibbia ne parla Giacobbe morente con riferimento ai figli ed alle tribù, ed anche i dodici patriarchi vengono in qualche modo ricondotti ai segni dello Zodiaco. La spedizione degli Argonauti sembra disponesse di qualcosa di simile, mentre si trovano tracce dei suoi segni nelle più antiche teogonie. Gli antichi Indù, ad esempio, determinato il moto diurno della Luna, costruirono uno Zodiaco di 27 costellazioni legate ai periodi lunari; con questo metodo determinarono la posizione delle stelle. Tracce antichissime di uno Zodiaco sono state trovate presso gli Indiani del Guatemala. I segni dello Zodiaco sono in gran parte derivati dai glifi dei sistemi filosofico-religiosi indù; il loro collegamento con la discesa e la risalita della Monade, lasciano pensare ad una misteriosa simpatia fra l'Anima metafisica e le brillanti costellazioni. I simboli rappresentati nei segni dello Zodiaco, infatti hanno per l'umanità un significato immensamente profondo. Lo Zodiaco di Dendera è un planisfero disegnato sul soffitto di uno dei più antichi templi egizi, circa 75.000 anni fa. Tutta l'antichità credeva che l'umanità e le sue razze fossero intimamente connesse con i pianeti e questi con i segni zodiacali. Uno Zodiaco simile a quello di Dendera si trova in un antico tempio dell'India settentrionale e la sua datazione è ancora più antica degli 87.000 anni di quello di Dendera. Questo copre tre anni siderali e mezzo, mentre l'altro ne copre di più; lo Zodiaco di Dendera, in realtà, è la composizione di tre diversi zodiaci, poiché, a seguito dell'inversione dei poli terrestri, ad ogni inversione corrisponde un nuovo zodiaco. Ogni zodiaco copre una epoca diversa: si tratta delle ultime tre famiglie della quarta sottorazza della Quinta Razza Madre. La storia del mondo è scritta nelle stelle, ossia nello Zodiaco e nel Simbolismo universale, le cui chiavi sono in mano agli Iniziati. Nella tradizione indù, le dimore dei dodici Ierofanti, o Maestri di Saggezza, erano in dodici isole, distribuite nello Abisso del Sapere che giace sul fondo dell'Oceano superiore, ossia il Cielo. Queste isole sono i dodici segni dello Zodiaco. I Cinesi dividevano lo Zodiaco in 24 parti e l'anno in 24 quindicine: il rapporto rimane invariato. Gli animali sacrificali che Brahma crea nel primo Kalpa, sono i dodici segni dello Zodiaco, e lo stesso dicasi della prima creazione degli animali descritta nella Bibbia. Quando fu creato lo Zodiaco oggi in uso, quello greco, il giorno corrispondente al 21 Marzo, il Sole era in Ariete; oggi, dopo 2300 anni, per effetto della precessione degli equinozi (1 grado ogni 72 anni), il Sole, a quella data, si trova nei Pesci, con l'anticipo di circa un segno. Questo anticipo continuerà per 25.595 anni solari, ovvero un anno platonico, quando si completerà il giro ed il Sole tornerà in Ariete. I segni dello Zodiaco sono stati variamente associato; ne diamo qui un esempio: Ariete Marzo Principio del Fuoco Toro Aprile Principio della Terra Gemelli Maggio Principio dell'Aria Cancro Giugno Principio dell'Acqua Leone Luglio Mezzo del Fuoco Vergine Agosto Mezzo della Terra Bilancia Settembre Mezzo dell'Aria Scorpione Ottobre Mezzo dell'Acqua Sagittario Novembre Fine del Fuoco Capricorno Dicembre Fine della Terra Acquario Gennaio Fine dell'Aria Pesci Febbraio Fine dell'Acqua

KANT Immanuel

 
(Ger.) - Konigsberg 1724-1804. Filosofo tedesco, massimo rappresentante dell'illuminismo tedesco, autore di una vera e propria rivoluzione filosofica. Egli distrusse la metafisica dogmatica , procedendo ad una critica della ragione che cerca di individuare la condizioni di possibilità ed i limiti di validità delle capacità conoscitive dell'uomo, nei vari rami del sapere. La sua opera costituisce, grandiosa per mole e profondità, fu il banco di prova per quasi tutti gli idealisti che lo seguirono nel tempo, offrendosi anche ad ulteriori sviluppi. Kant nasce da povera famiglia, viene educato severamente in famiglia e si distingue subito negli studi. Frequenta il Collegium Fridericianum, poi l'università Albertina; dopo la morte del padre (1746), Kant si guadagna da vivere facendo il precettore; nel 1755 ottiene il dottorato e pubblica, anonima, quella "Storia universale della natura e teoria del cielo", in cui teorizza l'origine del sistema solare; l'ipotesi prenderà poi il nome di "teoria di Kant-Laplace". Dopo il dottorato, per quindici anni, egli tiene conferenze sulle più disparate materie. Nel 1781 pubblica la Critica della Ragion Pura, la cui edizione definitiva apparirà solo sei anni dopo. In quest'opera Kant contesta la teoria di Leibniz e di Wolff, che vedeva le rappresentazioni intellettuali diverse da quelle sensibili solo per gradi, e non per qualità. Kant individua nella sensibilità e nell'intelletto due fonti specifiche del conoscere , inassimilabili l'una dall'altra. In quest'opera che tratta di Giudizi, Logica, Dialettica, Analitica, è interessante la definizione che Kant dà di Spazio e Tempo. Questi sono antecedenti all'esperienza, ma da parte del soggetto; essi vanno a far parte della costituzione soggettiva, quali forme a priori della sensibilità. Ciò non li priva di validità oggettiva, anche se essa è limitata agli oggetti in rapporto a "noi". Gli "oggetti per noi" rimandano agli "oggetti in sè", ma la conoscenza di questi ultimi è a noi preclusa. Nel 1787 compare la Critica della Ragion Pratica, opera nella quale Kant affronta l'uso della ragione per scopi pratici, mentre nella precedente opera si era soffermato sulla ragione come funzione di conoscenza. Qui si esamina il modo in cui dalla ragione si passa alla volontà ed all'azione. Notevoli le implicazioni morali (idea della libertà, autonomia della volontà, validità della legge), lo sviluppo del concetto di "felicità" e di "virtù", il "sommo bene". La religione è ricondotta alla moralità, e si basa su di essa. Si va contro la morale e la libertà, quando si considerano obbligatorie certe azioni perchè sono volontà di Dio; sono, invece, comandi di Dio le azioni cui siamo moralmente obbligati. La religione, quindi, è conoscenza dei comandi divini, ma non come sanzioni di una volontà esterna. Ne consegue che non possono esistere diverse religioni, ma una sola. È del 1790 la Critica del Giudizio, l'opera che ebbe il maggior successo fra i contemporanei. Kant assegna al giudizio una posizione intermedia fra intelletto e ragione ( o fra natura e libertà), e lo considera come facoltà di pensare un "particolare " contenuto nell'"universale". Il giudizio può essere determinante (dal particolare all'universale) o riflettente (dallo universale al particolare). In quest'opera Kant tratta anche del concetto di "bello" e di "sublime", concependo quest'ultimo come ciò che è grande in modo assoluto. Interessante la trattazione del giudizio teologico, dove Kant distingue la finalità esterna da quella interna, e che egli considera, a vari gradi, alla base di leggi particolari e tassonomiche della natura. La natura è una ed è "come se" fosse stata fatta per un fine che si tenta di cogliere sul piano soggettivo ma che è impossibile conoscere sul piano oggettivo. Molto importante anche la concezione della "storia", che Kant concepisce come progresso culturale dell'umanità, che può essere interrotto, ma non arrestato. Essa può essere studiata tenendo come filo conduttore l'idea della destinazione dell'uomo. Gli uomini operano sulla scena del mondo secondo piani e fini disparati, ma che, comunque, tendono ad un completo svolgimento dell'opera umana. Poiché l'uomo procede per tentativi imperfetti aiutandosi con la ragione, è da ritenere che il cammino dello uomo non va dal bene al male, ma dal peggio al meglio. La molla della civilizzazione risiede nell'antagonismo degli uomini allo interno della società. In tal modo i talenti si dischiudono, gli uomini escono fuori dallo stato di pigrizia animale, si passa dalla barbarie alla cultura, con un processo di socializzazione. Quando l'ordinamento è maturo, la società, da unione patologica coercitiva, tende a diventare un tutto morale. La costituzione civile perfetta è condizione indispensabile affinchè l'umanità possa intraprendere il cammino verso la sua destinazione. Kant lavorò su tutto il pensiero dell'epoca sua e delle precedenti e nel 1794 si guadagnò un rescritto regio che lo diffidava dal proseguire quella critica che veniva giudicata una denigrazione del cristianesimo. Ormai debilitato, Kant spese gli ultimi anni della sua vita nel tentativo di creare una transizione dalla metafisica della scienza della natura alla fisica, ma l'opera rimase incompiuta. Kant non lasciò mai la sua città, dove visse una vita rigorosamente metodica, concentrando tutte le sue energie sullo studio. Non ebbe divagazioni sentimentali, essendo per lui prevalente la ragione. Le sue prime opere sono dedicate alla natura ed al cosmo, alla negazione delle prove tradizionali dell'esistenza divina. La vecchia filosofia era per lui insufficiente e spese tutte le sue energie per trovare vie nuove. Accettò in parte la Chiesa visibile, ma solo come immagine della Chiesa invisibile; in un certo senso accettò anche i dogmi e le istituzioni religiose, ma solo quelli dei quali era riuscito a dare una interpretazione razionale. Nel campo del diritto, ammise l'uso del libero arbitrio del singolo, ma solo nella misura in cui esso possa coesistere con la libertà altrui. Tentò anche uno studio antropologico dal punto di vista pragmatico, ma ormai era alla fine. Diventato quasi cieco e senza memoria, si spense nel 1804 mormorando "è giusto".

GRANDE SOFFIO

 
(Eso.) - Il "Suono", il substrato del Movimento Cosmico. È senza principio, nè fine, è la vita eterna una, la base e la genesi dell'Universo, sia soggettivo che oggettivo. È uno dei tre simboli dell'Assoluto : Grande Soffio, Spazio astratto, Durata. Il Soffio caldo è il Padre, il Soffio freddo la Madre. Il Grande Soffio è il Soffio divino che agisce dall'esterno verso l'interno dopo un Pralaya Assoluto, mentre agisce al contrario dopo un Pralaya minore. Esso è l'origine del movimento e del cambiamento. Nella Triade metafisica, esso è l'Ideazione precosmica, fonte ed origine della Forza e di ogni coscienza individuale; fornisce l'intelligenza che dirige lo schema dell'Evoluzione Cosmica. Quando il Soffio divino viene inspirato, l'Universo scompare nel seno della Grande Madre.

GASSENDI Pierre

 
(Fr.) - Champtercier 1592, Parigi 1655. Filosofo e scienziato, addottorato in teologia, fu ordinato sacerdote ed insegnò filosofia ad Aix-en-Provence, dove venne a conoscenza della tradizione umanistica, del naturalismo rinascimentale, della nuova scienza galileiana. Praticò l'osservazione astronomica e fu nominato professore di astronomia a Parigi. Si tenne in contatto con Galilei, Campanella, Keplero ed altri. Nel 1645 fu chiamato al Collegio di Francia per insegnare matematica; ebbe allievi che erano già famosi e con il suo pensiero materialistico influenzò il movimento dei Libertini. Grande avversario di Descartes, con la sua teoria atomistica influenzò l'opera di Newton e di Dalton. Egli afferma che se all'uomo è preclusa la conoscenza dell'essenza assoluta delle cose è però permessa una conoscenza sperimentale e fenomenica, fondata sulla descrizione di ciò che risulta all'osservazione sensibile. Si oppone in tal modo sia all'aristotelismo che alla scolastica, all'occultismo magico di Fludd, all'innatismo di Herbert ed alla metafisica di Cartesio. Gassendi ha una concezione puramente nominalistica degli universali, intesi come nozione astratta, costruiti dagli uomini per comodità linguistica, ma privi di qualsiasi validità ontologica. Gli uomini possiedono le verità matematiche perchè queste sono opera loro, così possono conoscere solo ciò di cui sono in grado di costruire la genesi sperimentalmente. L'essenza profonda della natura, invece, è stata prodotta da Dio e, quindi, solo Dio può conoscerla. La scienza è pura descrizione empirica; in gnoseologia riafferma il sensismo e l'empirismo, in etica riproduce la morale epicurea del piacere e della felicità, in fisica adotta il meccanicismo dello atomismo molto simile a quello di Democrito. Il suo sforzo più grande fu quello di conciliare il Cristianesimo con le dottrine degli antichi filosofi.

MITOLOGIA

 
(Rel.) - Storia favolosa di Dei, Semidei, Eroi, comune a tutte le religioni, anche se i nomi cambiano, in tutti i tempi. La mitologia è quasi sempre alla base delle cerimonie, dei misteri, dei riti, al punto che nel mito molti vedono le origini delle religioni e delle loro liturgie. Esiste una Mitologia Indù, una Greca, una Scandinava, ecc. Della mitologia, solitamente, si hanno tre modi di interpretazione: (1) morale, favole inventate dai saggi per fortificare le leggi ed insegnare le verità morali; (2) storica, gli Dei sono Re od Eroi trasformati dall'immaginazione popolare in esseri divini; (3) fisica e metafisica, gli autori dei miti si proposero di far conoscere al volgo certe teorie fisiche, cosmogeniche e teologiche, sia in una fraseologia loro particolare, sia in un linguaggio destinato a velare piuttosto che a svelare i misteri della loro scienza sacra. Esotericamente, la mitologia è considerata come un modo primitivo di formulare il pensiero originario, e non una malattia del linguaggio o di qualche altra cosa. Essa era basata su fatti naturali ed è tuttora verificabile nei fenomeni. Non contiene alcunché di insensato o di irrazionale, se la si considera alla luce dell'evoluzione e si cerca di comprendere il suo linguaggio fatto di segni e di simboli. Essa diventa follia quando la si confonde con la storia umana o con la rivelazione divina. La mitologia è l'archivio della più antica scienza umana: le sue favole erano un modo di presentare i fatti, non un falso. Talvolta essa assume la veste poetica di una tradizione, una autentica storia orale dell'umanità.
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