Glossario

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DHARMA

 
(San.) - La sacra Legge; il Canone Buddhista. Vocabolo sanscrito che nella sua accezione fondamentale indica la legge religiosa e morale, nonché l'osservanza dei doveri ad essa inerenti. Poiché l'osservanza si riferisce sia alla vita religiosa che a quella sociale, dharma indica anche il complesso delle regole giuridiche che determinano e precisano i diritti ed i doveri dei singoli. Come personificazione del diritto e della giustizia si identifica con Yama, Dio della Morte. Come dovere individuale, dharma significa far fronte a tutte le proprie responsabilità di fronte al mondo ed a sè stesso. È il dovere religioso e morale che si esplica prevalentemente come pietà e giustizia. I testi che trattano il dharma sono in particolare il Dharmasutra ed il Dharmasastra, il primo risalente al periodo vedico, il secondo ad epoca posteriore. In essi il dharma concerne i doveri delle caste, i riti ed i costumi che rientrano nelle cerimonie religiose di ordine "sacramentale" o purificatorio, nonché i quattro stadi della vita : studentato, famiglia, vita contemplativa e vita da monaco mendicante. Nel Buddhismo, il dharma è il secondo dei tre "rifugi" prescritti al fedele, mentre per il laico esso rappresenta i cinque comandamenti fondamentali : non uccidere, non mentire, non rubare, astenersi da pratiche sessuali illecite e da sostanze inebrianti. Nella filosofia buddhista, il termine dharma ha assunto una valenza metafisica ed è passato a designare i fattori costitutivi della realtà e l'essenza ultima di essa, il corpo cosmico del Buddha.

DUGPA

 
(Tib.) - Letteralmente, "Berretti Rossi"; una setta del Tibet. Prima dell'avvento di Tsong-ka-pa, nel XIV secolo, nel Tibet il Buddhismo si era deteriorato ed era stato terribilmente adulterato dal credo della vecchia religione Bhon : i Tibetani erano tutti Dugpa. Tuttavia, a partire da quel secolo, dopo le rigide leggi imposte sui Gelupkas (berretti gialli), la riforma generale e la purificazione del Buddhismo (o Lamaismo), i Dugpa si sono dati sempre più alla stregoneria, all'immoralità ed all'alcoolismo. Da allora, il termine Dugpa è diventato sinonimo di "stregone", "adepto della magia nera", e di qualsiasi altra cosa vile. Ci sono pochi Dugpa, seppur ce ne sono, nel Tibet orientale; la maggioranza si trova nel Bhutan, nel Sikkim e, in genere, nei paesi confinanti. Dato che agli europei non è permesso penetrare oltre quelle frontiere, gli Orientalisti che non hanno studiato il Buddho-Lamaismo proprio nel Tibet, lo hanno giudicato da quanto hanno sentito dire o da ciò che Cosmo di Koros, Schlagintweit e pochi altri hanno imparato su di esso dai Dugpa. È questo il motivo per cui confondono entrambe le religioni e le assoggettano ad uno stesso capo. Al posto del Buddhismo-Lamaismo, essi presentano il puro Dugpaismo. In poche parole, il Buddhismo Settentrionale, nella sua forma pura, metafisica, è quasi completamente sconosciuto.

FENOMENOLOGIA

 
(Fil.) - Nella sua opera "Nuovo Organo", Lambert fa seguire alla dottrina della verità la dottrina della parvenza (fenomenologia), alla quale assegna il compito di scoprire le cause soggettive ed oggettive del carattere illusorio degli oggetti della sensibilità. E Kant, scrivendo a Lambert, dice che la metafisica dev'essere preceduta ed introdotta da una scienza del tutto particolare, ancorché solo negativa, nella quale vengano determinati la validità ed i limiti dei principi della sensibilità. Hegel allarga il significato del termine intendendo per fenomenologia la scienza dell'esperienza della coscienza, ovvero il cammino della coscienza naturale verso il sapere. I fenomeni, quindi, non sono più mere parvenze del conoscere sensibile, ma concrete manifestazioni storiche dello sviluppo del sapere umano, reso oggetto di una complessiva scienza dello spirito. Il significato moderno di fenomenologia è diverso da tali precedenti e si riferisce in particolare alla dottrina di Husserl e dei suoi seguaci, la quale afferma che la fenomenologia è un ritorno alle cose stesse, che poi sono i fenomeni, non come apparenze contrapposte ad ipotetiche cose in sè, ma come manifestarsi originario della realtà nella coscienza.

FILO GIUDEO

 
- Un Ebreo Ellenizzato di Alessandria, storico e scrittore famosissimo; nato intorno al 30 a.C., morì all'incirca nel 45 d.C. Egli, dunque, avrebbe dovuto essere bene a conoscenza del più grande evento del I secolo della nostra era : i fatti concernenti Gesù, la sua vita ed il dramma della Crocifissione. Eppure egli mantiene sull'argomento il più assoluto silenzio, anche nella sua accurata enumerazione delle Sette e Fratellanze allora esistenti in Palestina e nei suoi rapporti sulla Gerusalemme dell'epoca. Era un grande mistico le cui opere abbondano di metafisica e di nobili idee; mentre, nella conoscenza esoterica, per molti secoli non ebbe rivali nemmeno fra gli scrittori migliori (Vedi "Filo Giudeo" nel Glossario della Chiave della Teosofia).

PROBLEMATICISMO

 
(Fil.) - Posizioni filosofiche che rifiutano un sapere assoluto di tipo metafisico, nonché la pretesa dogmatica di attingere verità sovrastoriche ed eterne; ad esempio: pragmatismo, strumentalismo, storicismo, ecc. Esso è diverso dallo scetticismo e dal nihilismo perchè è caratterizzato da un'apertura critica e si astiene dall'esprimere valutazioni definitive. Kant ed Hartmann furono problematici nei confronti della metafisica; Banfi e Spirito sono due illustri rappresentanti italiani di questa posizione filosofica.

PUNTO NEL CERCHIO

 
(Eso.) - Nel suo significato esoterico, è il primo logos immanifestato che appare sulla distesa infinita e senza rive dello Spazio, rappresentata dal Cerchio. È il piano dell'Infinito e dell'Assolutezza. Questo è solo uno dei numerosi ed occulti significati di tale simbolo, che è il più importante fra tutte le figure geometriche usate nella emblematologia metafisica. Quanto ai Massoni, essi hanno fatto del punto "un fratello individuale" il cui dovere verso Dio e verso l'uomo è delimitato dal cerchio; poi hanno messo Giovanni il Battista e Giovanni l'Evangelista a far compagnia al "fratello", raffigurati sotto due linee parallele perpendicolari.

RABBINO MOSES CORDOVERO

 
- (1550 d.C.). Autore di molte opere Cabalistiche di grande fama quali Una Dolce Luce, Il Libro del Ritiro, Il Giardino dei Melograni; quest'ultima può essere letta in latino nella Kabbalah Denudata di Knorr von Rosenroth, con il titolo Tractatus de Anonimo, ex libro Pardes Rimmonim. Cordovero è da ricordare per essere stato rigorosamente aderente alla parte metafisica, che ignora quel ramo che compie prodigi, praticato dal Rabbino Sabbatai Zevi, il quale, perseguendo ciò, quasi ne moriva. (Vedi anche "Cordovero").

METAFISICA

 
(Fil.) - Il termine nacque per caso e stava a designare i 14 libri scritti da Aristotele "dopo quelli di fisica", destinati alla trattazione della "filosofia prima". Così metafisica divenne sinonimo di filosofia prima, ovvero denominazione di qualsiasi dottrina che, ponendosi come scienza della realtà assoluta, si presenti come fondamentale rispetto alle scienze delle realtà relative e particolari. La metafisica è il vertice della gerarchia dello scibile ed ha carattere di superiorità e di trascendenza. La filosofia prima di Aristotele era la scienza che studia la realtà assoluta, la determinazione dei principi ultimi da cui dipende l'esistenza di tutte le cose. Nella metafisica si ha una fondamentale distinzione: da una parte una realtà assoluta ed universale, dall'altra una realtà relativa e particolare; la conoscenza della prima è conoscenza assoluta, la conoscenza della seconda è limitata e parziale. Come scienza dell'essere in generale, la metafisica viene chiamata anche ontologia, come scienza del sovrasensibile essa diventa teologia filosofica, o razionale. Poiché non è sempre possibile distinguere fra scienze speculative e scienze empiriche la metafisica domina sulle altre discipline o come unica scienza generale della natura sulle sue scienze particolari, oppure come "prima" fra tutte le scienze filosofiche, ma in un sistema in cui queste esauriscano pienamente il mondo dello scibile e non abbiano quindi al di sotto di sè ulteriori discipline empiriche.

LUCE

 
(Rel.) - In molte esperienze religiose ed in molte dottrine filosofiche, la luce è l'elemento simbolico fondamentale. La contrapposizione fra luce e tenebre, già presente nel Genesi, è posta dal cristianesimo in una visione di comodo : la luce è Cristo che, squarciate le tenebre del peccato, indica all'uomo la verità evangelica. In tal modo Cristo diventa "fotoforo", ossia "portatore di luce", che si dice anche Lucifero, piaccia o no ai cristiani. Se il Cristo è inteso quale Logos, siamo molto vicini alla verità; le Tenebre sono Padre-Madre e la Luce, il loro figlio. Le Tenebre nulla hanno a che vedere con il peccato dell'uomo; esse sono eterne, la Matrice dalla quale le Sorgenti di Luce appaiono e nella quale si immergono al loro scomparire. Sul piano mayavico temporaneo, luce e tenebre sono dipendenti l'una dall'altra, nell'ambito di quella dicotomia che rende possibile la vita dell'uomo. Ed anche nell'universo, la percezione della luce è diversa a seconda dell'occhio che la percepisce. Ma le Tenebre che riempiono lo Spazio illimitato sono la rappresentazione allegorica delle condizioni dell'Universo durante il Pralaya, o Riposo assoluto. E le Tenebre, a loro volta, nascono dalla Luce Assoluta. Secondo i Rosacroce, Luce e Tenebre sono la stessa cosa e diventano separabili solo nella mente umana. Le Tenebre sono puro spirito, base radicale e metafisica, unica realtà; la Luce è materia, effetto soggettivo, fulgore apparente, Illusione, Maya. Robert Fludd dice : "le Tenebre adottarono la Luce per rendersi visibili". La luce della coscienza è la luce del Logos, ed è questa luce che l'occultismo pratico adopera per rendere visibile il Logos, mediante figure geometriche. La luce del Logos è la radice del Sè mentale e del Sè fisico, la permutazione del mondo manifestato. L'aspetto noumenico della Luce è Aditi-Vach, o Sephira, che come Logoi femminili sono anche correlati al Suono ed all'Etere. Para è la luce ed il suono dell'Inconoscibile; quando è trasferita nell'ideazione del Logos, o nella sua luce latente, diventa pasyanti; quando diventa luce espressa è madhyama. Per la Cabala, Luce, Suono e Numero sono i tre fattori della Creazione. Per gli Occultisti, la Luce è Spirito e Materia allo stesso tempo. La vera Luce è quella dello Spirito, portata dai Figli della Luce emersi dall'Oceano di Luce. La scienza non sa cosa sia la luce. La definisce in molti modi, salvo a correggersi di volta in volta. Le molte ipotesi scientifiche sono state mode dalla effimera durata. In Iside Svelata, H.P.B. dice : "La Luce è la figlia primogenita e la prima emanazione del Supremo. La Luce è vita e principio vitale". Essa è il grande mago proteiforme che dà origine a tutte le forme ed agli esseri viventi. Nei suoi raggi si trova l'origine di tutte le azioni, sia fisiche che chimiche : essa dà la vita e la morte. Le Forze Creatrici, che nascono dalla luce del Logos, condensano la luce eterna sul piano oggettivo, facendola diventare materia grossolana. In Occultismo esistono tre tipi di Luce : Luce astratta ed assoluta - Sono le Tenebre. Luce del Manifestato-Immanifestato - La Luce del Logos. Luce riflessa nei Logoi - La luce dei Dhyan Chohan che la riversano nell'Universo oggettivo. Per la Cabala, la suddivisione è la seguente : Luce chiara e penetrante - Jehovah Luce riflessa - ........... Luce nell'astratto - Gli Elohim. Il libro scritto sulla Cabala si chiama Zohar (Luce) e spesso i Sephiroti vengono chiamati "Luci". Gli Gnostici consideravano il Serpente, l'Androgino, emblema di Sapienza e di Eternità. Esso era composto da Ennoia (la Mente divina, la Luce)) e da Agathodaemon (l'Ombra della luce); Luce ed Ombra, dunque, non esiste l'una senza l'altra, almeno nel mondo manifestato. Per gli Zoroastriani, Arimane è l'ombra manifestata di Ahura Mazda, che è la Luce. Male e Tenebre sono coeterni con il Bene e la Luce, mentre la Luce eterna è troppo forte per poter essere vista dallo intelletto umano. Nel Pimandro si dice : "Il Pensiero divino diventa Luce e Vita attraverso il Verbo". I Figli delle Tenebre sono superiori ai Figli della Luce, essendo le Tenebre la Luce Assoluta, quella più alta. Dio è Luce, Satana è l'Ombra; come può l'uomo vedere la luce senza la ombra ? Il termine Luce viene talvolta usato come sinonimo di Conoscenza e di Illuminazione. Il numero associato alla luce è il 3. In filosofia troviamo Aristotele che parla della luce come del quinto elemento, l'etere, composto di materia fluida e sottile. Per i Neoplatonici, la Luce è la manifestazione propria del Divino. San Tommaso, riprendendo il pensiero di Roberto Grossatesta, assume la luce come principio fisico originario da cui tutti gli enti derivano la corporeità. S.Agostino dice che l'uomo conosce i principi ideali per illuminazione, cioè attraverso lo aiuto di una particolare facoltà conoscitiva offerta da Dio. Per Maestro Eckart la luce è la scintilla dell'anima, l'elemento divino presente nell'interiorità di ciascun uomo.

RAGGIO SOLITARIO

 
(Eso.) - Il raggio solitario "che cade nella profondità della madre", viene interpretato come il Pensiero Divino, o Intelligenza Universale, che feconda il Caos. Si tratta di un'operazione che avviene sul piano della astrazione metafisica.
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