Glossario

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LOGOS

 
(Gr.) - Termine greco il cui significato letterale è "parola, discorso, ragione". Per i Greci era la ragione determinante il mondo e la legge in cui essa si esprime. Per lo stoicismo è la divina ragione che, completando di sè il mondo, lo anima e dirige secondo il suo perfetto destino. Per gli Ebrei è un mediatore fra Dio ed il Mondo, è la Sapienza, artefice di tutte le cose. Per Filone è l'ipostasi della parola di Dio, colui che colma l'abisso fra Dio e il Mondo. È l'archetipo del mondo sensibile, la forza vitale che regge gli elementi, la via che permette all'uomo di elevarsi alla contemplazione di Dio. Ora persona, ora forza cosmica, è verità, luce e vita. Nel cristianesimo lo troviamo all'inizio del IV Vangelo, quello di Giovanni, con riferimento a Cristo. Inizialmente il fatto non ebbe grande rilevanza, poiché Gesù era considerato uno dei tanti intermediari fra Dio e gli uomini, con funzione cosmologica e non redentrice. Il successivo concetto di incarnazione di Dio, di consustanzialità, di "unigenito non creato", complicò notevolmente le cose, provocando scissioni in serie ed uno stato confusionale tuttoggi non risolto. Platone dava del Logos tre accezioni : (1) manifestazione del pensiero attraverso i suoni articolati di una lingua; (2) il render conto di una cosa enumerandone gli elementi; (3) l'enunciazione della differenza, ovvero del segno distintivo che individua una cosa. Come è evidente, si tratta di accezioni che si riferiscono al termine filosofico, con espresso riferimento al discorso. Fu Eraclito a parlare di Logos come di una legge universale, attribuendo ad esso l'origine di tutte le cose (lo aveva già fatto Leucippo), di cui gli uomini restano inconsapevoli. Cleante identifica il Logos di Eraclito con il logos spermatikos della dottrina stoica, ossia con la ragione seminale, o principio attivo, del cosmo. Nell'Inno a Zeus egli dice : " il logos attraversa tutte le cose mescolandosi al grande come ai piccoli astri luminosi". È il Logos a garantire l'unità e la simpatia del cosmo ed in quanto legge naturale è il fondamento dell'etica stoica del "vivere secondo natura". Come principio fisico è identificato con il fuoco. Entrando nel campo della Teosofia, la trattazione del Logos si amplia enormemente assumendo una collocazione spazio-temporale che è tanto più facile da capire quanto maggiore è la capacità di immaginazione, o di astrazione, del lettore. Il Logos è la prima figura, per così dire, che appare all'inizio della Creazione. Ma la sua apparizione non è istantanea e definitiva, bensì progressiva e dinamica. Il Primo Logos è il punto al centro del cerchio; non è un punto fisico, ma il famoso punto matematico, adimensionale. Esso rappresenta l'Ideazione Cosmica, la Causa Prima che deriva direttamente dalla Causa senza Causa. Non è manifestato, ma porta in sè le "idee" di tutto ciò che si manifesterà. Viene detto anche Atman, Brahman, Pradhana, ma questi termini non sono esattamente sinonimi, anche se per certi aspetti sono identici. Il Secondo Logos è il diametro che attraversa orizzontalmente il cerchio, la natura passiva, Prakriti, la Vita latente. Esso è parzialmente manifestato, le Acque dell'Abisso sulle quali non vola ancora il Soffio. Il Terzo Logos è la linea verticale che interseca il diametro del cerchio, lo Spirito che feconda la materia, Mahat, l'Intelligenza, l'Anima Universale del Mondo, il Noumeno cosmico della Materia. È detto anche il Demiurgo poiché è il fattore di tutte le cose, e lavora sul mondo manifesto per mezzo di Fohat, la Forza in tutte le sue infinite differenziazioni. In tutte le cosmogonie, il Logos è una figura androgina, che possiede un aspetto maschile ed uno femminile. Ad esempio: Adamo Kadmon e Sephira, Osiride ed Iside, Adamo ed Eva, Brahma e Vach, ecc. Come aspetto maschile dell'Anima Mundi, il Logos è Alaya, il Soffio cristallizzato del Verbo settuplice di cui l'uomo sul piano terrestre è l'immagine. L'appellativo di Demiurgo lo ha in qualità di Costruttore collettivo dell'Universo; egli non fa nulla in prima persona, ma fornisce il progetto, prelevato dall'Ideazione Cosmica, e sorveglia i lavori dei Dhyani esecutori. Esso, infatti, non è una divinità personale, ma l'aggregato dei Dhyan Chohan e delle Forze ad essi aggregate. Il Logos procede dalla Mente, esso sta presso Dio, ma non è Dio, bensì il secondo Dio. In ebraico, il Logos è D(a)B(a)Rm ma diventa D(a)B(a)R(i)M quando assume la veste di Legione di Angeli, o Sephirot, pur rimanendo Uno. Per indicare il Logos, lo Ierofante tracciava un cerchio, o un triangolo equilatero, ed al centro della figura segnava un punto: quello era il Logos. Nella filosofia indù, Mulaprakriti (l'area del cerchio, il velo di Parabrahman, che è la parte esterna al cerchio), è considerata madre e figlia del Logos, che a sua volta è generatore generato, sua causa secondaria. Il Logos è la prima manifestazione di Parabrahman, il primo Ego che appare nel Cosmo, ed anche il fine ultimo di tutta l'evoluzione. Il Logos emette "la luce che dà energia", da cui nasce il quaternario, e questa luce è l'energia cosciente di Mulaprakriti, il suo Potere, la sua materia-forza, la radice unica del Sè. Nel cattolicesimo troviamo il Logos nella figura dell'Angelo della Faccia, in ebraico chiamato Michele, il simile a Dio, la sua rappresentazione manifestata. Il Logos è la "Luce che splende nelle Tenebre", l'Architetto dei Mondi; la sua qualità è il suono, la cui caratteristica è settenaria. Il Logos è il punto più alto della scala settenaria della Vita Una invisibile, eterna ed assoluta, mentre il punto più basso di questa scala è costituito dai Vidyadhara, i Pitri inferiori. È la Monade divina che, puro Adi-Buddhi, si manifesta come Buddhi universale, o Maha Buddhi, o Mahat, radice spirituale onnisciente ed onnipotente, Intelligenza divina, Suprema Anima Mundi, ovvero il Logos. Nel Genesi, il Dio del 1^ capitolo è il Logos, il Signore Iddio del 2^ capitolo sono gli Elohim, ossia i Poteri inferiori. Nel Buddhismo esoterico, il Logos è il raggio brillante dello UNO, che squarcia le Tenebre; il Primo, Vajradhara, il Buddha supremo che i Tibetani chiamano Dorjechang (rdo.rje.hdsin = portatore di fulmini). Come Signore di tutti i Misteri, egli non può manifestarsi, ed allora invia Vajrasattva (cuore di diamante), il Secondo Logos, che è chiamato Dorjesempa (rdi.rje.sems.dpah = essenza o principio di diamante). Da questi emanano i cinque Dhyani Buddha detti Anupadaka. Ishvara è il Logos, lo Spirito, l'Unità composta di spiriti viventi manifestati, il genitore originario, sorgente delle Monadi terrestri e del loro Riflesso divino, che da esso emanano e ad esso ritornano. Nel Zoroastrismo troviamo gli Amshaspend, che sono sei, ed Ormadz, il settimo, che è il loro capo. Ebbene, Ormadz è il Logos, il capo e gli Amshaspend nello stesso tempo. Ed è così anche nel Sistema solare. Dal punto di vista esoterico abbiamo i sette pianeti, uno dei quali è il Sole. Ma esso è il Capo dei Misteri principali, assieme ai pianeti rappresenta la potenza visibile ed attiva, mentre il Logos invisibile e le sue Gerarchie rappresentano la Potenza Assoluta. Nel triangolo di Pitagora, la Tetractis, il vertice è il Logos, lo specchio che riflette la Mente divina, mentre l'Universo è lo specchio in cui si riflette il Logos. E come il Logos riflette tutto nell'Universo di Pleroma, così l'Uomo riflette in sè stesso tutto ciò che vede e trova nel suo Universo. Il Tantrismo, parlando dell'uomo, dice : "tutto ciò che è qui è ovunque, ciò che non è quì non è in alcun luogo". Gli Egizi chiamavano il Sole "Occhio di Osiride" e lo concepivano come il Logos, il Primo nato, la Luce manifestata del mondo. Attraverso il settuplice raggio di questa luce noi possiamo diventare consci del Logos attraverso il Demiurgo. E come il Logos è settuplo nei suoi Logoi, così l'uomo ha sette piani di coscienza, sette stati di materia, sette forme di Forza; tutto ciò che riguarda la Terra è settuplo. Lucifero, nel suo aspetto più elevato, è il Logos, in quello più basso è l'Avversario, in entrambi i casi è il riflesso del nostro Ego : questa è la dicotomia del nostro mondo. Per Lattanzio, il Logos è il fratello primogenito di Satana, e la prima di tutte le creature. E se il Logos riflette nell'Universo la Mente divina, e l'Universo manifestato si riflette nella Monade, allora ogni Monade deve, nel ciclo delle sue incarnazioni riflettere in sè ogni forma di base di ogni regno dell'universo. Da qui il famoso assioma ermetico "Pietra, pianta, animale, uomo, spirito, Dio". Il Logos è la Sapienza passiva in cielo e la Sapienza attiva, cosciente, sulla Terra; è l'Uomo Celeste, il Figlio. Durante il riposo cosmico, il Logos dorme nel grembo di Quello che non dorme mai e non è mai sveglio, perchè è SAT, non un Essere, ma l'Essenza. Da CIÒ (SAT) nasce il Logos invisibile, da cui gli altri Logoi, il Manu primordiale, i Manu, l'Universo e tutto ciò che contiene. Nella filosofia indù troviamo Krishna, il Logos, ed i sette grandi Rishi, i Logoi. Il Logos è il "nato da sè", l'Aja degli Indù; l'Ego è l'immagine del Logos riflessa nel Karana Sharira. Esso, come sintesi delle Legioni e presidente dei Geni, fu il primo Pastore e Conduttore degli uomini. Fohat è la luce del Logos, mentre Vach, simbolo del potere generatore, è il Logos femminile; sono a lei simili Iside e Venere, la madre del prolifico Dio dell'amore. Ed è questo il motivo per cui in India la vacca è sacra : essa è il simbolo della natura creatrice. Il Logos Demiurgo è il Dio nello Spazio, Adamo Kadmon, l'Uomo Celeste, il Suono, l'Abisso e il Silenzio eterno degli Gnostici. Il Logos di Dio è il rivelatore dell'uomo ed il Logos dell'uomo è il rivelatore di Dio. Concludendo, possiamo dire che presso tutte le nazioni e tutti i popoli, il Logos è la divinità manifestata, l'espressione esteriore o l'effetto della causa che è sempre celata. Così, la parola è il Logos del pensiero; per cui "Logos" è opportunamente tradotto con "Verbo" e "Parola" nei loro significati metafisici.

IDEAZIONE ASTRALE

 
(Eso.) - I due aspetti dell'Unica Esistenza Assoluta sono due : L'Ideazione Cosmica (il Pensiero Divino) e la Sostanza Cosmica (Akasha, upadhi del Pensiero Divino, la Luce Astrale, la Sostanza Primordiale). L'impulso manvantarico inizia con il risveglio dell'Ideazione Cosmica della Mente Universale. La Saggezza Assoluta si riflette nella sua Ideazione che, mediante un processo trascendentale inconcepibile, si trasforma in Fohat, l'Energia Cosmica. L'Ideazione Cosmica, focalizzata in un Principio, o Upadhi (Base), ha per risultato la coscienza dell'Ego individuale. La sua manifestazione varia a secondo del livello dell'Upadhi. L'Ideazione Astrale è lo Spirito dell'Universo, altrimenti detto Logos.

LAYA

 
(San.) - O Layam. Dalla radice Li, "dissolvere, disintegrare". Un punto di equilibrio (o punto zero), in fisica ed in chimica; in occultismo è quel punto in cui la sostanza diventa omogenea ed è incapace di agire o di differenziarsi. I Punti Laya, o Centri Laya, sono i Centri Imperituri, il punto zero di una condizione; essi non sono punti matematici nè fisici. Un centro laya, ad esempio, contiene i principi animatori di un pianeta morto, ha in sè un'enorme energia potenziale, ma latente. Essa si risveglia alla vita quando si forma un corpo siderale nuovo, e si sviluppa per dare ad esso il supporto necessario. Il Laya è ciò che la scienza chiamerebbe "punto zero", o "linea zero", il regno della negatività assoluta (o meglio, della neutralità assoluta), la radice e la base di tutti gli stati di oggettività ed anche di soggettività : l'asse neutro. È Fohat a produrre i sette Centri Laya : il Grande Soffio scava attraverso lo Spazio sette fori nel Laya per farli ruotare durante il Manvantara. Per certi aspetti è anche lo stato finale di quiete, il Nirvana del Settimo Principio.

GERMI DEL MONDO

 
(Teo.) - Aggregazione della Materia e degli Atomi cosmici che, all'inizio del Manvantara, vengono messi in moto da Fohat.

PASSI

 
(Occ.) - Nella Dottrina esoterica, con questo termine si indicano le sfere abitate dall'uomo, ma anche i suoi principi. I Tre ed i Sette Passi si riferiscono alla catena planetaria della Terra, ma anche alle sue sette regioni. Dal punto di vista cosmico, i Cinque Passi di Fohat sono i cinque piani superiori della Coscienza e dell'Essere, essendo il sesto ed il settimo (Contando dall'alto verso il basso) il piano astrale e quello terrestre, ossia i due piani inferiori.

PRAJNA

 
(San.) - Saggezza, considerata come la settima Paramita. Gnosi, conoscenza, spirito, intelletto; altra denominazione di vidya, sinonimo di Brahman. È anche l'Intelligente: entità reggente la condizione di sonno profondo (sushupti), laddove si attua l'unità del cosmo entro il Verso come sintesi di conoscenza (prajnana-ghana), priva di alterità propria alla diade soggetto-oggetto. Prajna è anche Fohat, o facoltà di percezione che esiste sotto sette differenti aspetti, corrispondenti alle sette condizioni della materia. Come Coscienza, è in relazione con le sette forme di Forza; essa è la Potenza, o Capacità, che dà origine alla percezione. E come vi sono sette stati di coscienza per i sette stati di materia, vi debbono essere sette stati di coscienza corrispondenti ai sette principi dell'uomo. Il maggiore, o minore sviluppo, di questi stati ha determinato la nascita dei diversi sistemi di religione o di filosofia. Fra i due poli della coscienza umana si dispongono armoniosamente i sette stati di Prajna, come ponti sull'abisso fra il soggettivo e l'oggettivo, il circuito misterioso attraverso il quale passa l'ideazione.

PRAMATIH

 
(San.) - Letteralmente, "uno che è intelligente". Esotericamente è il figlio di Fohat.

RAGGIO SETTUPLO

 
(Eso.) - Secondo la Pistis Sophia, il più antico e ben conservato Vangelo degli Gnostici, l'Entità Umana è il Raggio Settuplo emesso dall'Uno. Si tratta dei Sette Centri di Energia evoluti, o resi oggettivi, dall'azione di Fohat sullo Elemento Unico, il Settimo Principio dei Sette Elementi che esistono per tutta la durata del Cosmo manifestato. Corrispondono ai Sephiroti inferiori dei Cabalisti, ai Sette Doni dello Spirito Santo dei cristiani, ai Sette Figli di Devaki, uccisi da Kansa, degli Indù. E, se vogliamo, alla fine sono i sette principi che animano l'essere umano.

SEI

 
(Occ.) - Il numero sei, come tutti gli altri del resto, è un numero denso di significati occulti, dei quali sono alcuni possono essere messi sulla carta. Come 1+5 è l'Unità che si collega all'uomo (l'Assoluto e l'Uomo), come 2+4 è il Binario e la Tetractis (l'Imperfetto ed il Perfetto), come 3+3 è il Sigillo di Salomone, il segno dell'equilibrio, l'intreccio equilibrato del triangolo superiore con quello inferiore. Eliphas Levi dice che il 6 è il numero della bellezza ed anche il numero dell'iniziazione per mezzo delle prove; è il numero dell'equilibrio, il geroglifico della scienza del bene e del male. Nell'alfabeto ebraico corrisponde la vau (potenza congiuntiva e creativa), la lettera dell'equilibrio fra il Cielo e la Terra, il Microprosopo. Il sei è il simbolo del Cristo, l'equilibrio fra la natura umana e quella divina, il numero dell'antagonismo delle Forze e della Libertà. Nell'Albero della Conoscenza è Tipheret, la sesta sephira, la Bellezza, l'Armonia, corrispondente al Dio egizio Ra, al greco Apollo, al Sole. In India è Hari, uno dei nomi di Sri Krishna, l'avatar divino, ma con il sei sono connessi anche Rama, Adone, Iacchus, Asar, Dioniso, Bacco. Nella mitologia nordica, a Tipheret si associa Balder, figlio di Odino e Frigg, il migliore degli Dei. A Tipheret è sacro il Leone (segno zodiacale associato al Sole), ma anche la Fenice, la cui leggenda si rifà al concetto del Redentore. L'acacia e la vite sono piante sacre a questo simbolo. Nei Tarocchi, la figura collegata al sei è quella degli Amanti. Per gli Egizi, il 6 era il simbolo della Terra durante il periodo di sonno, i sei mesi che comprendono l'autunno e l'inverno. Era anche il simbolo del principio animatore, o informatore. Per gli Indù, il 6 è il simbolo della Svastika ed indica i sei punti cardinali. In questo senso è l'emblema dell'attività di Fohat, della continua rivoluzione delle ruote e dei quattro elementi. Come doppio triangolo equilatero è il senario geroglifico che è anche la somma dei tre fuochi e delle tre acque. Ed il 6 è il logico sviluppo del quadrato, ovvero il cubo. Negli antichi misteri il 6 era considerato l'emblema della natura fisica, poiché era la rappresentazione delle sei dimensioni di tutti i corpi.

SEPHIROTI

 
(Eb.) - Argomento molto arduo da svolgere, sia per il suo profondo significato mistico, sia per la necessaria cautela che si deve a quella disciplina divina che è la Cabala. Nel rispetto di tutto e di tutti cercheremo di dire quanto è possibile dire, e speriamo basti. En Soph è qualcosa che cade al di fuori della comprensione umana, è inaccessibile, è indefinibile, è il Deus absconditus al quale non si può associare nessun attributo. Da questo non-essere nasce la creazione, non come estrazione dal nulla , ma come emanazione. Il mondo nasce dal Nulla, da quella Non-entità che è la Pienezza della Divinità sconosciuta. Essendo l'Assoluto senza limiti, l'emanazione non può avvenire al di fuori di Esso, ma solo all'interno. Ed allora ecco che En Soph crea al suo interno una contrazione, un riflusso, che libera uno spazio (lo spazio primordiale); possiamo chiamarlo un movimento centripeto di regressione, una inspirazione. Nasce il cerchio, al centro del quale appare il Punto, la prima manifestazione di En Soph. Entra ora in azione la forza centrifuga, il movimento di emersione, l'espirazione che irrompe nello spazio liberato come Luce. Il Punto primordiale è il passaggio dal Nulla all'Essere, è adimensionale e contiene il Tutto. È il germe delle dimensioni e nell'alfabeto ebraico è espresso dalla lettera Iod. Quando il Punto assume l'aspetto di Ideazione Divina, o Pensiero ideale della creazione, esso diventa la Saggezza, Chokmah, la seconda Sephira. Quando questa Saggezza, plasmate le forme, scolpite le impronte, si trasforma in Intelligenza, siamo alla terza sephira, Binah, ed ha inizio la differenziazione. In questo modo si chiude il primo triangolo, quello superiore, la sfera ontologica principale, il Principio unitario, il Mondo Archetipo. Qui troviamo ciò che nella Bibbia viene descritto l'Abisso sul quale vola la Forza attiva di Dio, il Padre-Madre di ogni cosa manifestata a livello puramente metafisico. L'emanazione continua con altri sette aspetti, racchiusi in due triangoli capovolti successivi che costituiscono il Mondo delle Orbite ed il Mondo Elementare. Questi sette aspetti della manifestazione di En Soph, scaturiti dalla mistica Madre Binah, sono i sette giorni della Bibbia, i sette stadi originari della creazione. Concludendo: dall'En Soph, dalla Essenza e dalla Totalità del suo Essere nascosto, scaturisce un flusso emergente che viene simbolicamente raffigurato come l'emanazione dei Sephirot. Lo splendore del Potere creativo diventa processo creativo attraverso dieci aspetti che, in gradi diversi, rappresentano ciascuno il particolare modo in cui Egli agisce. I Sephirot, quindi, sono gli archetipi, le determinazioni essenziali, le cause prime, i principi di tutte le cose manifeste. Non sono Enti distinti, ma aspetti vari della Realtà Una che è Kether, o Adam Kadmon, l'Uomo Prototipico. Essi sono semplici modificazioni della Mente divina, cifre di un unico numero, l'Uno, che li emana e li contiene. L'Albero sephirotico è come un mandala, ha senso nel suo complesso, lo perde se si prende in considerazione una parte. In Natura vi sono varie forze che, nel loro insieme possono essere considerate, valutate, descritte, ma singolarmente cessano di esistere. Non è possibile separare la forza centrifuga dalla forza centripeta, la forza di gravità dalla Legge dei più leggeri, l'inerzia dal moto, è così via. Allo stesso modo, ogni sephira esce dallo sbocciare della precedente ed a sua volta fiorisce per dar vita alla successiva. Ogni sephira è un'Idea, una Potenza-Sostanza, una Energia, una Forza, a seconda dell'angolo di osservazione, talché l'Albero sephirotico, alla fine, diventa una rappresentazione simbolica sia del mondo manifestato che di quello non manifestato. Questo simbolo può essere applicato a qualsiasi cosa, a qualsiasi situazione, a qualsiasi evento del mondo manifestato; e dunque anche all'uomo, con corrispondenze fisiche che servono per operazioni occulte. La Saggezza corrisponde al cervello, la Bellezza al cuore, Amore e Giustizia sono le braccia, e così via. Il processo di emanazione si volge attraverso quattro mondi: il triangolo superiore è il mondo dell'emanazione o mondo degli archetipi, il secondo è il mondo della creazione, il terzo è quello della formazione; l'ultima sephira è il mondo manifestato ovvero il risultato di tutto il lavoro di En Soph. Riepilogando, abbiamo che i Sephirot sono le dieci emanazioni della Divinità; la più alta è formata dalla concentrazione dell'Ain Soph Aur, o la Luce Illimitata, ed ogni Sephira produce per emanazione un'altra Sephira. I nomi dei dieci Sephiroti sono: (1) Kether, la Corona; (2) Chokmah, La Saggezza; (3) Binah, la Comprensione; (4) Chesed, la Misericordia; (5) Geburah, la Giustizia; (6) Tipheret, la Bellezza; (7) Netzach, la Vittoria; (8) Hod, lo Splendore; (9) Jesod, il Fondamento; (10) Malkuth, il Reame. Quella della Divinità incarnata nei Dieci Sephiroti è una concezione veramente sublime, ed ogni Sephira è per il Cabalista l'immagine di un gruppo di idee, titoli ed attributi esaltanti, che il nome rappresenta solo debolmente. Ogni Sephira è considerata sia passiva che attiva, sebbene questa attribuzione possa trarre in inganno; passiva non significa un ritorno all'esistenza negativa, e le due parole esprimono solo la relazione fra i singoli Sephiroth e non qualche qualità assoluta. Dopo questa premessa, abbastanza lunga per la pazienza di chi legge, aggiungiamo qualcosa scritta con la solita maestria da H.P.B. I Sephirot della costruzione, che sono i sette compresi fra la Triade superiore e l'ultimo, Malkuth, sono i sei Dhyan Chohan, o Manu, o Prajapati, costituiscono la Prima emanazione, o Logos, e sono i Costruttori dell'Universo inferiore o fisico. Ella ce li presenta come vertici del Sigillo di Salomone ed aggiunge che la loro essenza, o Upadhi, è il Settimo, considerato la Base, o Pietra fondamentale, sul quale è edificato lo Universo oggettivo, i noumeni di tutte le cose. Questi Sephirot, o Costruttori, corrispondono alle Forze della Natura, ai Sette Angeli della Presenza, al sesto ed al settimo principio dell'uomo alle Razze Madri, ecc. Questo parallelismo aiuta a capire come il concetto della creazione sia lo stesso in tutte le religioni, fatto salvo l'uso dei nomi e qualche dettaglio di procedura. E continua. Lo zero è il circolo che limita il mondo manifestato, ossia lo spazio primordiale creato da En Soph nel suo primo moto di contrazione. Dallo zero deriva l'uno (il Punto primordiale), e da queste prime due cifre sono formate tutte le altre. In proposito, Eliphas Levi mostra il prototipo di costruzione dei numeri con lo schema del Giardino dell'Eden. Possiamo anche dire che lo zero è la circonferenza, l'uno il diametro e quindi il processo di emanazione dei Sephirot che porta alla costruzione dell'uomo archetipico, Adam Kadmon, l'origine creatrice di tutte le cose manifestate. Il Tetragrammaton contiene nelle prime tre lettere la Triade superiore, nella quarta la sintesi dei sette inferiori. I Sephirot non sono delle individualità, nè delle astrazioni: essi sono influssi, sostanza spirituale, forza cosciente, sono la Luce emanata da En Soph, attraverso il Punto, nei vari gradi discendenti, sempre più opaca. Adam Kadmon rappresenta anche l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male, ha attorno a sè sette colonne che sono i pilastri del mondo, ovvero i Rettori (Sephirot inferiori), che operano attraverso i rispettivi ordini di Angeli, nelle sfere dei sette pianeti. Questi Sephirot sono identici agli Elohim della Bibbia, agli Amshaspend delle Avesta, ai Sette Doni dello Spirito Santo dei cristiani, ai sette figli di Devaki (uccisi da Kansa) degli Indù, ai Sette Centri di energia evoluti, o resi oggettivi, da Fohat sull'elemento unico. E Adam Kadmon, l'Uomo Celeste, è la sintesi dei Sephirot, come Manu Svayambhuva è la sintesi dei Prajapati.
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