Glossario

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UPADHYAYA

 
(San.) - Sostanza base dell'upadhi della mente, che è una con l'Anima trascendente. Il termine viene usato anche per designare un insegnante, un precettore.

UPADRAVA

 
(San.) - Sesta parte del settemplice "saman", una suddivisione del nidhana.

UPADVIPAS

 
(San.) - La radice (che giace sotto) delle isole; terra secca.

UPAMSHU

 
(San.) - Associato ad Antaryama, sono i nomi dei due vasi sacrificali destinati a ricevere il soma. Essi vengono collocati ai lati opposti del sasso che serve per spremere la pianta del soma, simbolo del prana e dell'apana, fra i quali viene suscitato il calore (ausnya).

UPANISHAD

 
(San.) - Denominazione sanscrita generica (dottrina sacra o segreta) che letteralmente significa "sedersi accanto a qualcuno, ma in posizione inferiore (upa-ni-shad) e designa una serie di testi filosofico-religiosi dell'India, appartenenti all'ultima fase del periodo vedico. Rappresentano una delle dottrine indù più antiche circa il samsara. Con esse il sacrificio materiale perde valore e significato, mentre la speculazione sul "brahman" ravvisa in esso una potenza ed una entità arcana che è la sola esistente, l'Uno senza Secondo, l'Uno Tutto con cui si identifica ed è tutt'uno l'intimo IO (atman) di ogni vivente. La dottrina delle Upanishad insegna l'identità dell'Atman (Anima individuale) con il Brahman (Anima Universale). Sono considerate dottrine segrete che costituiscono le appendici filosofiche dei Veda, dei quali, in un certo senso, rappresentano il glossario. Qualcuno fa derivare il loro nome da upanisha che significherebbe "conquista dell'ignoranza per mezzo della rivelazione della conoscenza sacra-spirituale". La loro composizione viene stimata attorno all'800 prima dell'era moderna con lo scopo di dare alla religione un nuovo carattere. Il tema principale è la ricerca di un Essere divino che sta dietro la varietà dei fenomeni, e che viene individuato nell'Atman. La raccolta tradizionale annovera 108 Upanishad (ma forse sono di più), ma quella più antica ed autorevole comprende 14 testi, alcuni in prosa, altri in forma metrica: Essi sono: Brihadaranyaka Upanishad, Chandogya Upanishad, Taittirya Upanishad, Aitareya Upanishad, Kausitaki Upanishad, Shvetashvatara Upanishad, Katha Upanishad, Isa Upanishad, Mandukya Upanishad, Maitry Upanishad, Kena Upanishad, Prashna Upanishad, Mundaka Upanishad. Le Upanishad, come "dottrina esoterica", sono l'interpretazione dei Veda con i metodi Vedanta (la terza divisione dei Veda apposta ai Brahmana è considerata come una parte di "Sruti", o parola "rivelata). Esse sono, comunque, come tradizioni, molto più antiche dei Brahmana - ad eccezione dei due, ancor oggi esistenti, che sono stati allegati ai Rig-Veda degli Aitareyin. Il termine Upanishad è spiegato dai pundit Indù come "ciò che distrugge l'ignoranza, e così produce la liberazione" dello spirito, attraverso la conoscenza della suprema, pur se nascosta, verità; la stessa, quindi, che era nascosta da Gesù, quando gli vien fatto dire: "E Voi conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi" (Giovanni,VIII,32). È da questi trattati delle Upanishad - che sono esse stesse l'eco della primordiale Religione-Saggezza - che si è sviluppato il sistema Vedanta di filosofia (Vedi "Vedanta"). Tuttavia, per quanto antiche possano essere le Upanishad, gli Orientalisti non assegnano alla più vecchia di esse che un'antichità di 800 anni a.C.. Il numero accettato di questi trattati è 150, sebbene attualmente siano considerati inalterati non più di 20 all'incirca. Essi affrontano di problemi molto astrusi e metafisici, come l'origine dell'Universo; la natura e l'essenza della Divinità Immanifesta e degli dei manifestati; la connessione, primitiva e finale, di spirito e materia; l'universalità dei Brahmani come casta. Al contrario è l'attuale seconda casta, la Kshatriya o classe dei guerrieri, che è esaltata nella più antica delle Upanishad. Come è affermato dal Prof. Cowell nella "Storia dell'India" di Elphinstone - "... esse spirano una libertà di spirito sconosciuta a qualsiasi opera precedente tranne i Rig-Veda ... I grandi istruttori della conoscenza superiore e i Brahmani sono continuamente rappresentati come in procinto di andare dai Re Kshatriya per diventare i loro allievi". I "Re Kshatriya" erano nei tempi antichi, come i Re-Ierofanti dell'Egitto, i ricettacoli della conoscenza e della saggezza divina superiore, gli Eletti, e le incarnazioni dei primordiali Istruttori divini - i Dhyani Buddha o Kumara. Vi fu un tempo, eoni prima che i Brahmani diventassero una casta, o addirittura prima che le Upanishad fossero scritte, in cui sulla terra non vi era che un solo "labbro", una sola religione e una sola scienza, e cioè, il linguaggio degli Dei, la Religione-Saggezza e la Verità. Ciò accadeva prima che i rigogliosi campi di questa ultima, invasi dalle nazioni dei molti linguaggi, diventassero pieni delle erbacce della frode intenzionale, e i credo nazionali inventati dall'ambizione, dalla crudeltà e dall'egoismo , frantumassero la sola Verità sacra in migliaia di frammenti. Le Upanishad, quindi, sono un gruppo di testi che appartengono alla Rivelazione vedica, predicano la liberazione dalle rinascite ed additano la via verso l'Assoluto. Le diverse sette hanno continuato , fino ad epoca recente, a comporre Upanishad, ma queste non sono più collegate ad una scuola vedica e, pertanto, non fanno parte della Rivelazione. Con il significato di "sessione presso il Maestro", le Upanishad sono considerate testi contenenti insegnamenti esoterici fondati sulla interiorizzazione del rito e del simbolo vedico mediante discipline meditative e psicofisiche yoga.

UPANITA

 
(San.) - Colui che è investito con il filo Brahmanico; letteralmente, "portato ad un istruttore spirituale, o Guru".

UPARATI

 
(San.) - Assenza di desideri esteriori; uno stato Yoga.

UPASADA

 
(San.) - Letteralmente significa "il fatto di sedersi riverentemente presso qualcosa". Sono cerimonie preliminari del sacrificio del soma, che solitamente si celebravano il 2^, 3^ e 4^ giorno, e consistevano nell'elaborazione dei preparativi necessari per la buona esecuzione delle spremiture che avevano luogo nei giorni 5^ ed ultimo.

UPASAKA

 
(San.) - Chela maschi o, meglio, devoti, che, senza entrare nel sacerdozio, fanno voto di osservare i principali comandamenti. Il femminile è Upasika.

UPASANA

 
(San.) - Letteralmente significa "reverenza, venerazione meditativa".
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