Glossario

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SIBAC

 
(Qui.) - Secondo le scritture del Guatemala, chiamate Popol Vuh, è la canna dal cui midollo fu creata la terza Razza degli uomini. La canna è ricavata dall'albero Tzita e dal midollo della radice, che si chiama Sibac. Nel misterioso linguaggio degli Artufa, Sibac significa "uovo", con particolare riferimento al Gran Serpente, ossia il Potere Creatore. Per estensione, danno questo nome anche alle caverne usate per l'iniziazione.

SIBIKA

 
(San.) - L'arma di Kuvera, dio della ricchezza (una divinità Vedica che vive nell'Ade, una specie di Plutone), composta dalle parti del divino splendore di Vishnu che risiede nel Sole, e affilata da Visvarkarman, il dio Iniziato.

SIBILLA

 
(Occ.) - Nome di donne veggenti dell'antichità classica, sinonimo di indovina, donna che predice il futuro. La sua etimologia è ignota; alcuni pensano derivi da Sios (deformazione di Dios), riferito a Giove, e Boulè, volontà, perchè le sibille erano considerate consigliere e partecipi della mente del sommo Giove, oltre che sacerdotesse di Apollo. Il primo riferimento letterario non precisa il luogo della sua attività, mentre in un secondo tempo le Sibille diventano così tante da dover essere catalogate. La Sibilla non è legata ad un culto oracolare fisso e profetizza quando e dove è ispirata. La sua ispirazione è concepita come possessione divina, per cui ella si mantiene vergine. Le Sibille si trovano al di fuori della religione pubblica, talvolta in opposizione ad essa; esse sono mediatrici fra Dio e l'uomo, spesso vengono dette figlie di divinità o, addirittura, esse stesse divinità. Per la maggior parte, le Sibille si trovano al di fuori della Grecia continentale. La Sibilla frigia portava i capelli sparsi per le spalle e vestiva di rosso; la libica portava una ghirlanda verde; la persiana vestiva un abito d'oro e si copriva con il velo bianco. Attributo comune di tutte le Sibille sono il libro e la penna. Nel mito romano sono molto note la Sibilla di Cuma, al tempo di Enea, ed un'altra Sibilla Cumana alla quale sono attribuiti i Libri Sibillini, offerti in vendita a Tarquinio in Campidoglio, affinchè fossero consultati nei momenti difficili dello Stato da un collegio apposito. La leggenda racconta che i Libri erano nove e furono offerti al re da una misteriosa. Il re ne rifiutò l'acquisto; la donna ne bruciò tre e ripetè l'offerta dei rimanenti sei allo stesso prezzo di prima. Al rifiuto del re, la donna ne bruciò altri tre, e ripetè l'offerta, senza cambiare il prezzo. Il re, fortemente incuriosito, li acquistò. Essi contenevano i "Fata urbis Romae", ovvero i destini della città di Roma

SIBILLINO

 
(Occ.) - Il termine si riferisce alle profezie emesse dalle Sibille, quasi sempre in termini oscuri, comunque in forma tale da dover essere interpretate. Libri Sibillini erano quelli adoperati a Roma, durante il regno dei primi Re di Roma. Acquistati da Tarquinio Prisco, o Tarquinio il Superbo, dalla Sibilla Cumana, o da una sua inviata, essi furono poi ampliati da Augusto. I Libri erano custoditi nel Tempio Capitolino ed andarono bruciati quanto il tempio fu consumato dalle fiamme. Se ne fece una nuova raccolta che era presente al tempo di Giuliano l'Apostata, ma furono bruciati per ordine di Stilicone. Oracoli Sibillini sono quelli che circolavano al tempo dello ellenismo, di cui rimangono pochi frammenti. Più ricca, invece, è la collezione che ci proviene dall'ambiente ebraico: sono 14 libri composti sulla base di una precedente letteratura profetica pagana, e scritti a fini apologetici o per fare del proselitismo religioso. Vengono attribuiti alla Sibilla precetti e vaticini che rispecchiano i capisaldi della fede giudaica. Gli Oracoli sibillini, espressione tipica di letteratura popolare, ebbero larghissima diffusione ed andarono soggetti a continua manipolazioni, soprattutto ad opera di Ebrei e Cristiani. La tradizione profetica legata al nome della Sibilla continua nel Medioevo, inserita nella prospettiva escatologica cristiana; di un certo rilievo è quella chiamata "Sibilla Tiburtina".

SIBZIANNA

 
(Sum.) - Il "pastore fedele nel cielo", nome sumero, usato anche da babilonesi ed assiri, per indicare la costellazione di Orione, adorata come un Dio, e pregata di stornare dai fedeli il male provocato dall'eclissi lunare, da un peccato o dall'ombra di un defunto.

SICK

 
(Ind.) - Uomini di alta statura abitanti nello stato del Punjab, in India.

SID

 
(Sca.) - Leggendario popolo divino, antichissimo abitatore delle terre d'Irlanda. Spesso viene messo in relazione con il popolo della Dea Danu.

SIDDHA

 
(San.) - Santi e Saggi, vissuti al tempo della Quarta Razza Radice, che sono diventati quasi divini; è anche il nome di una gerarchia di Dhyan Chohan. Siddha sono le Legioni Celesti comandate da Karttikeya, il Dio della guerra indù. Secondo le Shvetashvara Upanishad, i Siddha sono quelli che possiedono fin dalla nascita poteri sovrumani oltre che una grande conoscenza e la totale indifferenza verso il mondo. Secondo alcuni insegnamenti occulti, i Siddha sono Nirmanakaya, spiriti di grandi Saggi che vivono su un piano superiore al nostro. Essi si incarnano volontariamente in corpi mortali allo scopo di aiutare la razza umana nel suo progresso ascendente. Per tale motivo, essi hanno conoscenza, sapienza e poteri innati.

SIDDHA

 
-SENA (San.) - Letteralmente, "il capo dei Siddha"; un appellativo di Karttikeya, "il misterioso giovane" (kumara guha).Con questo nome si designano anche gli Yoghi in cielo ed i santi Saggi sulla Terra.

SIDDHANTA

 
(San.) - Vocabolo sanscrito con il quale vengono designati testi e trattati tradizionali e di riconosciuta autorità, concernenti argomenti di carattere scientifico, è più specialmente l'astronomia. In questo campo si contano cinque siddhanta, il più antico dei quali è il Surya Siddhanta. Il nome è anche usato per designare il complesso dei sacri testi , o canone, del Jainismo. Lo Shiva-Siddhanta è un sistema filosofico religioso appartenente alla tradizione dello Shivaismo. La scuola di Arulnandi è di tipo dualista (sostiene la distinzione reale fra Dio, le anime individuali ed il mondo) e si oppone a quella non-dualista di Shankara.
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