Glossario

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SHILA

 
(Pali) - Letteralmente "condotta"; nel Buddhismo vi sono cinque regole generali di condotta morale: le panchasila. È anche una delle sette Paramita, la seconda, la chiave della perfette armonia fra le parole e le azioni.

SHILOH

 
(Eb.) - Le figlie di Shiloh, un paese che si trova a nord di Betel ed a sud di Lebona, erano quelle che danzavano in cerchio quando i figli di Beniamino le rapirono per prenderle in moglie. Sembra che questa danza fosse la stessa di David davanti all'Arca e delle Amazzoni: essa rappresentava il moto dei pianeti attorno al Sole. Quasi certamente era una frenesia bacchica.

SHIMTU

 
(Bab.) - Nella religione babilonese ed assira era il nome del Destino, o Fato e veniva considerato una divinità. Gli Dei maggiori, infatti, assegnano a tutti gli esseri, animati o inanimati, la mansione, o funzione, che debbono svolgere nel mondo durante la loro vita. Ciò rappresenta il destino che, però, è revocabile; un Dio, infatti, dietro preghiera di un uomo, può cambiarlo.

SHINDA

 
(Gia.) - Presso un'antichissima popolazione giapponese, con questo nome si designava uno spirito naturale cui si rivolgevano preghiere di ringraziamento perchè esso forniva il cibo agli uomini.

SHISHTA

 
(San.) - Esseri soprannaturali che assieme ai Prajapati gettarono i semi della vita sulla Terra. Il loro nome generico è Manu ed i Purana raccontano che furono salvati in un'arca con il germe di tutte le altre cose, dall'inondazione, per poter dare inizio alla Razza successiva. Gli Shishta sono i "più idonei sopravvissuti" di ogni razza e su di loro vige un assoluto segreto. Sono i Santi Figli della Luce, il cui avvento porta la proclamazione della Verità. Come Semenza umana, gli Shishta sono identici al Noè ebraico.

SHISHUMARA

 
(San.) - La Focena celeste che la fantasia degli Indù ha posto sulla faccia del grande Cerchio del Tempo. È la costellazione dell'Orsa Minore, le cui stelle cadono nel cerchio dell'eterna visibilità e che, focalizzate in un certo modo su un determinato oggetto, producono risultati straordinari.

SHISHUPALA

 
(San.) - Reincarnazione di Ravana, il gigante re di Lanka ucciso da Krishna.

SHISHYA

 
(San.) - Letteralmente significa "discepolo" o "neofita".

SHIVA

 
(San.) - Una delle divinità della Trinità indù, la Trimurti, composta da: Brahma (il Creatore), Vishnu (il Conservatore), Shiva (il Distruttore). Quest'ultimo ha anche altri nomi: quando presiede alla distruzione del mondo, passeggiando fra i cadaveri e cingendosi di tenebre, nella sua trasfigurazione prende il nome di Budra; quando svolge il ruolo di produttore gli è conferito il nome di Mahadeva. Egli, infatti, in ossequio alla filosofia indù che vede la produzione come seguito naturale della distruzione, è colui che, sotto forma mutata, fa risorgere ciò che ha distrutto. Shiva è exotericamente il distruttore delle forme umane; esotericamente è il riproduttore di queste forme, il principio fecondatore, il potere generatore che pervade l'universo. Per spiegare il processo distruzione-creazione, si fa l'esempio del seme che muore sotto terra per dare origine ad una nuova pianta. Per poter vivere come entità cosciente nell'Eternità, bisogna che le passioni ed i sensi muoiano prima del corpo umano. Vivere è morire, morire è vivere. La Trimurti rappresenta la più potente energia del Dio assoluto, Brahman. L'occhio di Shiva è il terzo occhio, quello centrale (fisicamente è la ghiandola pineale), l'occhio della vista spirituale; esso deve essere conquistato dall'Asceta prima che diventi un Adepto. Shiva è evoluzione e progresso perchè distrugge le cose sotto una forma per richiamarle alla vita sotto un'altra più perfetta. Egli eternamente distrugge e rimodella, fino alla grande svolta manvantarica. I Kumara sono detti sue incarnazioni, mentre come distruttore è chiamato Vamadeva, colui che rinasce ad ogni Kalpa in quattro giovani: quattro bianchi, quattro gialli, quattro rossi e quattro scuri. Shiva è un Asceta, il patrono degli Yoghi e degli Adepti. Egli è lo spirito stesso della Saggezza divina e del casto Ascetismo che si incarna in questi Eletti. Infatti, Rudra divenne Shiva dopo essersi sposato ed essere stato strappato dagli Dei ad una terribile vita ascetica. Shiva è Shankara, o viceversa, che nei Veda appare come Rudra, e tiene in mano il Pasha, simbolo del lingam e dello yoni, simile al nodo Ank egizio. Ed è anche Panchanana, colui che ha cinque facce, il cui culto è fin troppo filosofico per essere abbassato a livello fallico. Shiva è il principio del Fuoco e viene rappresentato dal triangolo con il vertice in alto, equivalente alla triplice fiamma che egli porta in mano. Karttikeya è suo figlio, nato dal suo seme e generato nel fuoco. Nel Tantrismo, Shiva è il primo Logos ovvero la volontà divina che si manifesta nell'unione creativa con Shakti. È considerato uno dei due grandi Dei della bhakti; la sua funzione di catalizzatore di impurità nel sacrificio vedico (con il nome di Rudra) ha provocato il suo legame con le forme di rinuncia che più si allontanano dall'ortodossia. Il termine shiva in sanscrito significa "il placido", è la calma propria al "quarto stato". è il nome apotropaico dell'antico Rudra e delle undici sue ipostasi, detto anche Hara (colui che porta via), Ishana (il Signoreggiante), Shambu (colui che fa prosperare), Maheshvara (il Grande Signore), ecc. Shiva è per eccellenza il Dio degli Asceti, forma individuata del Brahman-atman, oggetto di meditazione nel centro del cuore. La sua menzione appare in forma crescente nelle Upanishad medie, procedendo verso quelle recenti. Le sue varie ipostasi, allusive alle funzioni che egli esercita, sono nominate nella Maitri. Poiché rappresenta l'aspetto terrificante della realtà, appare accompagnato dalle sue altrettanto terribili shakti: Uma, Durga, Kali, ecc. Nelle Upanishad medie, pur venendo ripetutamente citato con i suoi vari nomi, non viene nominato come protagonista dei suoi numerosi miti. Shiva viene spesso rappresentato anche come Avatara; otto di queste incarnazioni sono chiamate Bhairava ed hanno i nomi speciali di: Asitanga, Rura, Caindra, Crodha, Unmata, Cupati, Bhisciana e Sanhara, tutti alludenti a terribili qualità della mente e del corpo. Talvolta è rappresentato con due mani, altre con quattro, otto o dieci; il pasha gli serve per estrarre l'anima dal corpo degli uomini quando è giunta l'ora. Qualche volta è rappresentato come Ardha-Nari, metà corpo di uomo, metà di donna. Quando è rappresentato come Dio della giustizia egli cavalca un toro bianco, simbolo della giustizia divina e porta in mano una scure ed una corda sacra. Come Nilacanta (collo azzurro) è rappresentato strofinato di cenere e con il collo azzurro; il soprannome gli fu dato in commemorazione di aver egli bevuto il veleno che nacque dal mare e minacciava di distruggere il genere umano.

SHIVAISMO

 
(Ind.) - Il culto di Shiva si forma nei primi secoli dell'era moderna e nello stesso periodo si forma un insieme di testi, gli Agama, che contengono le dottrine relative al rito, al culto delle immagini, all'edificazione dei templi, alla condotta etico-sociale. Lo Shivaismo si articola in due correnti principali: quella del nord (Kashmir) e quella del sud. Lo shivaismo del nord privilegia gli aspetti speculativi e concepisce Shiva come coscienza cosmica, unica ed immutabile, in continua vibrazione; è una fiamma che mai si spegne, un processo grazie al quale il Dio si manifesta nel dispiegarsi del cosmo e delle coscienze individuali. La liberazione individuale si ottiene riconoscendo l'identità dell'anima con Dio, e compiendo a ritroso il processo della manifestazione. Lo shivaismo del sud ha molti punti in comune con quello del nord, ma non riconosce l'anima individuale identica a Dio, privilegia il rapporto Dio-individuo e si esprime con una attitudine di emozione immensa, con la bhakti. La liberazione individuale è possibile non attraverso la conoscenza, ma attraverso la fede che porta all'incontro con Dio. Le scuole shivaite non riconoscono i Veda, mentre hanno come testo canonico gli Agama, rivelazioni di Shiva che espongono il dramma liturgico attraverso il quale l'uomo può ritrovare in sè la misteriosa presenza della coscienza divina. Gli Agama sono aperti a tutte le caste. Queste scuole condividono le idee fondamentali delle scuole filosofiche ortodosse: Karma, Samsara, Gnosi, ma si discostano sul piano pratico. L'insegnamento sacro, ravvivato sulla terra ad opera di Tryambaka, figlio spirituale di Durvasa, cui Shiva avrebbe ordinato di risuscitare la dottrina e diffonderla fra gli uomini, fu rivelato da Vasugupta, il quale scoprì gli Shivasutra scritti su una roccia dal Dio medesimo, luogo che gli fu indicato in sogno. Ad Abhinavagupta si deve la codificazione del sistema Tantra. Secondo le scuole shivaite, il mondo è identico a Dio: tutto ciò che è accaduto, accade ed accadrà è solo manifestazione di Dio, o sua emanazione. Ciò che è, od appare, è l'evolversi della coscienza divina. Dio è la causa materiale ed efficiente dell'universo ed anche dei processi di evoluzione e di involuzione. La potenza di Dio opera in cinque modi: cit (Intelligenza), ananda (beatitudine), iccha (volontà), jnana (conoscenza), kriya (attività). Il mondo nasce dal primo movimento del Dio ed il processo di espansione si attua mediante 36 categorie (tattva). Il processo di riassorbimento riporta tutto all'Uno. Lo sviluppo si attua attraverso due momenti: uno puro (i cinque aspetti ed i cinque modi della Potenza), ed uno impuro (maya). L'anima si avvolge di cinque involucri e subisce una limitazione nelle sue facoltà. Successivamente viene ancor più oscurata da tre maculazioni che la incatenano a Maya. La liberazione avviene attraverso l'iniziazione, i mantra, la meditazione e lo yoga. La liberazione finale avviene attraverso la gnosi (scuole del nord) che si consegue mediante i pramana (retto impiego dei mezzi a disposizione dello intelletto): percezione, inferenza, rivelazione. Anche lo shivaismo ha subito delle frantumazioni, la più nota delle quali è il Siddhanta delle scuole del sud.
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