Glossario

Glossario

Vai alla Bibliografia

SENOCRATE

 
(Gr.) - Calcedonia 395, Atene 314. Filosofo greco, discepolo di Platone, alla morte del maestro abbandonò l'Accademia, come anche Aristotele, per disaccordi con Speusippo. Ne assunse la guida nel 339 e la mantenne fino alla morte. Stimato per il suo rigore morale, scrisse molte opere di cui rimangono solo pochi frammenti. Fu il primo a suddividere la filosofia in etica, fisica e logica, partizione poi ripresa dagli Stoici. Con lui si accentua la tendenza al pitagorismo, anche se egli interpreta in senso antropomorfico la teoria dei numeri come principio delle cose, affermando che l'Unità è la Divinità primordiale maschile, mentre la Dualità è la Divinità primordiale femminile. Senocrate deifica gli elementi ed immagina una quantità di demoni come intermediari fra la divinità e gli uomini. Egli distingue tre specie di conoscenza: il sapere, l'opinione e la sensazione. La prima è pienamente vera, la seconda è inferiore, la terza mescola verità e falsità. Ad esse corrispondono tre tipi di oggetti: sostanza intelligibile, sostanza sensibile e sostanza mista. L'anima è il numero che muove sè stesso, mentre la trasformazione dell'Uno in Diade è all'origine del movimento. A differenza dei suoi predecessori, egli considera tre entità: idee, numeri matematici e divinità. La sua cosmologia prevede il mondo celeste intelligibile e sensibile, mentre il mondo infraceleste è solo sensibile. Il cielo e le stelle sono considerate divinità, ma anche nel mondo inferiore agiscono forze divine e demoniache. La sua etica, distinguendo i beni dell'anima da quelli del corpo e della vita esteriore, pone come sommo bene la virtù, identificata con la felicità. Alla virtù più pura può pervenire solo il filosofo.

SENOFANE di Colofone

 
(Gr.) - Poeta e filosofo greco, fu attivo nel VI secolo a.C. Visse più di 90 anni e si dice che in gioventù abbia combattuto a difesa della patria. Dopo la sconfitta del 545 ad opera dei Persiani, andò in volontario esilio girovagando per la Grecia come rapsodo. In tarda età si stabilì ad Elea, dove morì. Scrisse le "Elegie", ma sono andate perdute. Scrisse anche altri poemi, ma nulla è rimasto di lui. Il suo pensiero è conosciuto attraverso Platone ed Aristotele e la sua interpretazione non è univoca. Irriducibile avversario della concezione antropomorfica della divinità, è considerato il fondatore dell'eleatismo e precursore del parmenidismo. Seonofane crede in un solo Dio, l'Uno, ingenerato, che governa il mondo ma non lo crea, immanente con l'universo e con esso identico, immobile, agente con il solo pensiero. Fu anche scienziato (osservazioni sui resti fossili di animali e piante) e si interessò delle trasformazioni avvenute sulla superficie terrestre. Nemico degli ideali individualistici, disprezza la vigoria fisica a beneficio dell'intelligenza e dell'abilità tecnica. "Gli Dei non rivelarono sin dall'inizio ogni cosa ai mortali" egli afferma "ma questi col passare del tempo trovano cercando ciò che è meglio". La sua concezione monoteistica della spiritualità divina è veramente rivoluzionaria rispetto all'epoca e, in un certo senso, è precursore dello scetticismo quando dice "la Verità è inattingibile e tutte le affermazioni, comprese le proprie, sono oggetto di dubbio".

SENOFONTE

 
(Gr.) - Atene 430, Corinto 355. Scrittore ateniese, storico, nato da famiglia ricca ed aristocratica, da giovane amò l'equitazione, la caccia e l'agricoltura. Influenzato da Socrate, che lo volle fra i suoi allievi, si dedicò anche alla filosofia. Nel 401 fu in Asia Minore, dove Ciro combatteva contro il fratello Artaserse II; morto Ciro per mano del fratello, fece parte di quella spedizione composta da mercenari greci che rientrò tanto avventurosamente in patria. Fu detta la "ritirata dei diecimila" e Senofonte la raccontò nelle Anabasi. Seguì il re di Sparta Agesilao in varie imprese finchè fu privato di tutti i suoi beni e mandato in esilio a Scillunte, dove rimase fino alla occupazione da parte degli Elei. Fuggì poi a Corinto e vi rimase anche dopo che l'ordine dell'esilio fu revocato. I suoi scritti sono privi di ogni originalità, ma sono molto importanti per la storia della filosofia, in particolare per la conoscenza della vita di Socrate. Egli, tuttavia, non fu in grado di capire il pensiero del grande filosofo, ed il debito di informazione consiste più nei dettagli della vita che nella esplicazione del pensiero.

SENSAZIONE

 
(Fil.) - Contenuto del conoscere diverso da quello intellettuale, o concettuale. La sensazione è caratterizzata da qualità, contenuto specifico ed intensità, e non è la stessa cosa che la percezione. Sensazione 'e il dato elementare avvertito dalla coscienza in connessione con lo stimolo corporeo, mentre la percezione, in quanto si riferisce ad un oggetto esterno, rappresenta un atto conoscitivo vero e proprio. Fu Aristotele a parlarne per primo, il quale fonda sulla sensazione l'intero processo della conoscenza: ogni conoscenza ha la sua origine nei sensi. Nel pensiero moderno, la sensazione diventa un'immagine puramente coscenziale di cui si discutono i caratteri, il grado confuso ed oscuro di conoscenza, o la subordinazione alle forme a priori del soggetto.

SENSI

 
- I dieci organi dell'uomo. Nel Pantheon esoterico e nelle allegorie Orientali, sono le emanazioni delle dieci divinità minori, i Prajapati terrestri o "progenitori". Essi, in contrapposizione ai cinque sensi fisici ed ai sette superfisici, sono chiamati "sensi elementari". In Occultismo sono strettamente collegati con le varie forze della natura e con i nostri organismi interni detti, in fisiologia, cellule. Fin dalla remota antichità, all'uomo sono stati riconosciuti cinque sensi, ma essi non potrebbero essere capiti se non ve ne fosse un sesto (la percezione mentale) che li registra ed un settimo (la memoria) che provvede a conservarne il ricordo. I sensi, quindi, sono sette e rappresentano la causa dell'azione. I sensi fisiologici dell'uomo sono un legame con la materia e costituiscono il più grande impedimento sulla via dello sviluppo spirituale, specialmente nell'acquisizione dei poteri dello Yoga.

SENSIBILE

 
(Fil.) - Ciò che può essere percepito, conosciuto, appreso attraverso i sensi. Si distingue dall'intellegibile e dal soggetto senziente. In Platone si trova la contrapposizione fra Sensibile ed Intelligibile, risolta in un a priori: "Poiché l'intelligibile non può essere percepito attraverso i sensi, le idee sono al di là dei sensi e del mondo". Il Medioevo recepì questo concetto e svalutò fortemente la realtà sensibile perchè legata al mondo corporeo, valorizzando per converso l'intelligibile perchè legato all'anima, e quindi celestiale. Oggi per sensibile si intende sia ciò che si può percepire attraverso i sensi, sia chi è capace di sentire attraverso i sensi.

SENSISMO

 
(Fil.) - Dottrina filosofica che riduce ogni contenuto ed atto del conoscere al "sentire", ovvero ad un processo trasformativa della sensazione, senza ricorrere ad altri principi o facoltà sensibili. Già i Sofisti affermavano che l'anima non è altro che sensazione, e gli Stoici diedero gran peso ai sensi. Ma è in tempi più recenti che il sensismo si afferma: Hobbes riconduce ad unità i tre piani delle realtà fisiche, fisiologiche e psichiche, mentre Condillac, con maggiore presunzione, afferma che "memoria, attenzione, giudizio, valutazione, desiderio, volontà sono solo sensazioni trasformate". Il sensismo di Condillac avrà grande influenza non solo sulla filosofia, ma anche su altre aree della speculazione, formando quello che viene chiamato l'illuminismo materialista.

SENTIERI

 
(Eso.) - Nel Rig Veda è scritto: "I Sette Raggi (Dhyan Chohan, Raggi di Saggezza) tracciano Sette Sentieri. Ad uno di questi può pervenire il povero mortale". I Sentieri possono significare delle Linee, ma soprattutto sono Vie che conducono alla Sapienza. Si possono interpretare anche come i Sette Principi in senso metafisico, o le Sette Razze in senso fisico. Vi sono, poi, il Sentiero della Mano Destra (Magia Bianca) ed il Sentiero della Mano Sinistra (Magia Nera). Gli Adepti del Sentiero di Destra sono quelli della Buona Legge, gli Alberi di Vita, mentre gli Adepti del Sentiero di Sinistra sono gli Alberi che appassiscono. Le caste sacerdotali, in quanto conducono il mondo verso le religioni exoteriche, provengono tutte dal Sentiero di Sinistra. Esse infatti tendono a soddisfare il gusto degli ignoranti attraverso la pompa ritualistica. Nella Cabala, i Sentieri sono i segmenti che uniscono i Sephirot, e sono 22. I dieci Sephirot ed i 22 Sentieri formanti le 32 Vie della Saggezza. I 22 sentieri sono collegati alle 22 lettere dell'alfabeto ebraico, nonché ai 22 Arcani Maggiori dei Tarocchi.

SENTIMENTO

 
(Fil.) - Stato affettivo più durevole dell'emozione e meno intenso della passione. Per Cartesio è una passione spirituale, un'azione dell'anima su sè stessa dalla quale però l'anima si trova trascinata e avvinta come se essa fosse ridotta ad oggetto passivo di una forza estranea. Pascal lo intende come un conoscere con il cuore, diverso da quello intellettuale e da quello empirico; per lui è la facoltà che coglie intuitivamente i principi (tempo, spazio, movimento, numero) che fondano l'attività della ragione. Leibniz intende il sentimento come un grado di conoscenza inferiore, ancora oscura e confusa. Per Baumgarten il sentimento ha una funzione autonoma che consiste nell'offrire la percezione del bello. In Inghilterra è nata la scuola dei sentimentalisti, con orientamento prevalentemente morale. Hume dà al sentimento un valore conoscitivo, ma anche etico ed estetico. A questa scuola si oppose Kant che vede nel sentimento una forma emozionale soggettiva del sentire; in quanto facoltà autonoma, esso è suscettibile di analisi critica come le facoltà dell'intelletto, della ragione e della volontà. Per il Romanticismo, il sentimento è l'attitudine a cogliere l'infinito, sia in forma poetica che religiosa. Schopenhauer affida al sentimento della pietà il fondamento dei valori morali; Bergson lo intende come facoltà capace di penetrare l'essenza metafisica della realtà; l'esistenzialismo come stato emotivo puramente fenomenico, quale la nausea che l'esistenza umana prova sentendosi assediata dall'assurda, opaca impenetrabilità del mondo.

SENZA MENTE

 
(Eso.) - Sono gli esseri appartenenti alle prime razze umane, ancora prive di Manas, che si comportarono in modo bestiale, producendo grandi mostri di aspetto umano. Questi mostri erano prole di genitori umani ed animali e, a loro volta, diedero origine ad animali che produssero le scimmie del Miocene.
Vai alla Bibliografia