Glossario

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SEM

 
(Eb.) - Primogenito prediletto di Noè, capostipite di uno dei tre gruppi etnici (il semitico) nei quali, secondo la Bibbia, si divide il genere umano. Avrebbe vissuto 600 anni ed una tarda tradizione ebraica lo identifica con Melchisedec. Cam, Sem e Iafet sono i tre leggendari figli di Noè, che alcuni storici vorrebbero identificare con i Titani, Il vescovo Cumberland, invece, ritiene che vi siano due razze distinte di Cabiri, una facente capo a Cam (che egli concepisce come Giove o Dioniso) e l'altra a Sem (che come Sydyk, è il padre dei Cabiri di Sanchoniaton). Ma poiché Cabiri e Titani sono la stessa cosa, hanno ragione entrambi, o forse nessuno dei due.

SEMANTICA

 
(Lin.) - Branca della linguistica che si occupa dello studio del significato, ovvero delle relazioni fra i segni e ciò che essi significano. Essa studia il contenuto dei codici verbali, o lingue, ed il relativo sistema dei significati.

SEME

 
(Eso.) - Dal sanscrito sa che significa gettare, spargere, designa qualsiasi sostanza, animale o vegetale, che abbia virtù di generare esseri simili al suo soggetto. Esotericamente, Seme significa Germe del Mondo, particella spirituale, fatta di materia supersensoria, esistente allo stato di differenziazione primordiale. Nella Teogonia, ogni Seme è un organismo etereo, dal quale evolve poi un Essere celeste, un Dio. La Parola di Dio, la parola creatrice, è il Principio seminale sparso per tutto l'universo, è la Forza vitale che fa germinare la semenza che, sbocciata e maturata, genera altra semenza. Il Noè ebraico, come l'indù Shishta ed altri analoghi personaggi di altre cosmogonie, è la Semenza umana lasciata da una precedente creazione, o Manvantara, per ripopolare la Terra. Parabrahman è il seme della natura occulta, il germe da cui nasce il grande albero il cui tronco è Mahat, i rami sono l'egoismo, i germogli sono i sensi ed i cui elementi sono i fiori. Tutto è destinato a morire, meno il seme (Brahman, la Divinità) Questo è l'Albero della Vita.

SEMELE

 
(Gr.) - Divinità greca di natura ctonia, era in rapporto con il culto di Dioniso e considerata, dalla tradizione tebana, figlia di Cadmo, fondatore di Tebe, e di Armonia. Amata da Zeus, divenne madre di Dioniso. Perì incenerita dai fulmini di Zeus che ella volle vedere in tutto il suo splendore. Dioniso scese all'inferno, resuscitò la madre, la portò in cielo, dove rimase con il nome di Tione. Il mito di Giove e Semele trova corrispondenza con quello di Orfeo ed Euridice, Diana ed Atteone, Numa ed Egeria, Ervashi e Pururavas, e più recentemente nella leggenda di Lohengrin. Ma la similitudine più bella è la storia di Amore e Psiche.

SEMIDEI

 
(Mit.) - Detti anche Angeli, nella scala ascendente degli Esseri, vengono dopo Uomini ed Eroi.

SEMIOTICA

 
(Fil.) - O semiologia, è la disciplina che studia la natura dei segni, la loro produzione, trasmissione, interpretazione, ecc. Anche se stabilita recentemente come disciplina autonoma, la troviamo già in Aristotele, in Agostino e nella filosofia di Port-Royal. I padri della semiotica contemporanea sono Peirce e Saussure, con i relativi indirizzi anglofono e francofono.

SEMITI

 
(Ori.) - Schlozer ha definito "semitico" un gruppo di lingue (siriaco, aramaico, arabo, ebraico e fenicio) parlate da popolazioni che la Bibbia fa discendere da Sem, figlio di Noè. In seguito il termine passò a designare anche i popoli e le razze che parlavano quelle lingue. Ancor oggi è in piedi una disputa sulle origini di questi popoli; alcuni ritengono che siano emigrati dall'oriente, altri che derivino da un ceppo originario della Mesopotamia, altri pensano che siano risaliti dall'Africa. L'esoterismo ritiene che i Semiti, assieme agli Arabi, siano gli Ultimi Ariani, degenerati nel lato spirituale e perfezionati in quello materiale. Gli Ebrei sono considerati una tribù scesa dai Chandala dell'India, i fuori casta, parecchi dei quali ex brahmini, che cercarono rifugio in Caldea circa 8000 anni a.C., nati da padre A-Brahm, ovvero non brahmano; gli Arabi sono i discendenti di quegli Ariani che non vollero andare in India alla epoca della dispersione delle nazioni. I Semiti, probabilmente erano dei Tauraniani che per molti secoli vissero a fianco degli Akkadiani, mischiando cultura e culti. Erano un popolo di statura gigantesca e civilissimo, derivante dalla razza atlanto-ariana, diretta discendente dall'Adamo rosso. Nell'uomo chinato davanti all'ingresso del Santo dei Santi i Semiti vedevano lo Spirito caduto nella Materia, glorificata da parte dell'uomo , con il risultato di trascinare la divinità al di sotto della natura dell'uomo stesso. Il matrimonio dell'Uomo spirituale con la Natura materiale femminile, rappresentava il sopravvento del lato fisiologico su quello psicologico e puramente immateriale. I Semiti avevano un'idea molto ristretta del simbolo, manifestavano grossolano realismo, egoismo e sensualità. In ossequio allo stato dell'umanità dell'epoca, lo studio dei loro costumi sembra rivelare che il loro unico scopo era quello di procreare la specie.

SENA

 
(San.) - L'aspetto femminile, o Shakti, di Karttikeya, detta anche Kaumari.

SENARIO

 
(Occ.) - Il numero sei, preso nel suo insieme, che può essere composto da un Binario ed un Quaternario, oppure da due Ternari. I Saggi ritenevano che l'uomo fisico fosse un senario, che diventava settenario quando ad esso si aggiungeva l'anima immortale. Secondo Ragon, il Senario geroglifico è il simbolo della fusione dei tre fuochi filosofici e delle tre acque , da cui risulta la procreazione degli elementi e di tutte le cose che essi compongono. Altro aspetto del Senario è la Stella a sei punte, detta anche Sigillo di Salomone. Per gli Ebrei è lo Scudo di David.

SENECA Lucio Anneo

 
(Lat.) - Cordova 5 a.C., Roma 65 d.C. Figlio di Seneca il Vecchio, studiò e visse a Roma, dove arrivò ancora bambino in compagnia di una zia materna. Si dedicò alla filosofia, seguendo maestri stoici e neopitagorici; creò un suo sistema basato sull'attività che investe la sfera etica e mira all'elevazione spirituale. La zia sposò Caio Galerio, che divenne prefetto d'Egitto, e tutta la famiglia emigrò; la terra di Egitto fu un toccasana per la salute di Seneca. Tornato a Roma nel 31 si diede alla vita politica; prima questore, poi senatore, ebbe larghi consensi per la sua oratoria. Nel 37 sale al trono Caligola, che considera Seneca un suo avversario; a seguito di una allocuzione tenuta da Seneca in senato, lo fece condannare a morte. Una cortigiana di Caligola gli salvò la vita. Nel 41 Caligola cade vittima di una congiura, gli succede Claudio; la moglie Messalina, per eliminare una cognata, la accusa di adulterio e coinvolge Seneca. Livilla venne uccisa e Seneca inviato in esilio in Corsica. Nel 49 Messalina viene a sua volta uccisa in una congiura; sale Agrippina, che riabilita Livilla e richiama Seneca. Nel 54 Claudio muore avvelenato, gli succede Nerone e Seneca ne diventa consigliere. L'anno dopo Seneca aiuta Nerone a mascherare un adulterio, dice per ragion di Stato. Prende atto dello assassinio di Britannico, sempre ad opera di Nerone, ma nel 68 viene accusato da Suillio di arricchimenti illeciti. Riesce a difendersi, ma viene coinvolto da Nerone nell'assassinio della madre Agrippina. Nel 62, impaurito dall'andamento delle cose pubbliche, Seneca si allontana da Nerone, che tenta anche di avvelenarlo; nel 65 viene coinvolto in una congiura contro Nerone e viene condannato al suicidio. Seneca si fece tagliare le vene, ma poiché non riusciva a morire si fece propinare la cicuta. La filosofia di Seneca è l'esatto opposto della sua vita. Egli affermava: "Possederai il tuo bene quando capirai che gli uomini ritenuti felici sono i più infelici ... la maggior parte degli uomini vive per i falsi beni e non conosce i veri beni; ma la felicità non può che derivare dai veri beni". Eppure egli cercò sempre i falsi beni: la vita comoda, il successo, gli affari, e non sempre leciti. Ed ancora: "i mali non stanno nelle cose in sè e per sè, ma piuttosto nella valutazione sbagliata che noi diamo delle cose medesime. Non sono quindi le cose stesse che vanno cambiate, quanto piuttosto le valutazioni che noi ne diamo". Ma Seneca nella sua vita andò incontro a molte esperienze nelle quali non sempre fece delle valutazioni esatte; perchè non cambiò la sua valutazione ? "Qualunque cosa solleva l'anima solleva anche il corpo" diceva, ma egli si preoccupò sempre del corpo, e molto poco dell'anima. "Basta non chiedere a sè più di quanto è strettamente necessario, e si rinunci al superfluo ed al vano" affermava, eppure accettò la spartizione dei beni di Britannico, assassinato dal fratello Nerone. Tutta la vita di Seneca fu una contraddizione fra la sua condotta morale e l'etica proposta dalla sua filosofia. La più grande coerenza, invece, dimostrò in punto di morte quando affrontò il passo estremo con grande coraggio e serenità seguendo quanto aveva già scritto: "Non trepiderò nell'istante supremo ... approva ed imita colui al quale non rincresce morire; il saggio non accetta di essere mandato via, decide lui di andarsene". Di Seneca rimane lo stile, fatto di frasi brevi, staccate, acute, luminose, improvvise, che incalzano spesso una medesima cosa da più lati fino in fondo. È lo scrittore più moderno della lingua latina.
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