Glossario

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ROZDANICE

 
(Sca.) - Presso i popoli slavi era la Dea della fertilità; essa vegliava sugli uomini e sul loro destino.

RU

 
(Eg.) - Il geroglifico a forma di cerchio schiacciato (un occhio) posto sopra la croce del Tau. È la porta, l'entrata, la bocca, l'apertura di uscita; denota il luogo di nascita nel quadrante settentrionale del cielo, dal quale il sole sorge. Dal Ru e dalla Croce nasce la croce Ank, un semplice cappio orizzontale che contiene in una sola immagine il cerchio e la croce. Lo si trova sulla fronte di Tifone dell'Orsa Maggiore, la più antica genitrice. Il nodo Ank egizio lo si ritrova in India sotto il nome di Pasha, una corda che Shiva, con quattro braccia, tiene nel suo braccio destro inferiore. Da questo simbolo deriva, probabilmente, Rudra.

RUACH

 
(Eb.) - L'anima umana è una trinità: Nefesh. Ruach e Neshamah. Essa è l'entità spirituale, il centro che crea il rapporto fra l'uomo e Dio. Ruach è la parte intermedia fra Nefesh (l'anima naturale ed istintiva) e Neshamah (l'anima divina). Essa è l'anima morale, razionale, sede del bene e del male, delle qualità etiche. Come Soffio Sacro, essa è anche Spirito, uno dei "principi umani" (Buddhi-Manas). Assieme a Nefesh è soggetta alla trasmigrazione e non ha riposo fino a quando Neshamah non sia risalita sino alla sua sorgente. Ruach è illuminata da Neshamah e, a sua volta, illumina Nefesh. Ruach è meno sensibile di Nefesh alle influenze del mondo esterno, in essa la passività e l'attività si trovano in proporzioni uguali. Essa, in un certo senso, è come un essere interno all'uomo, ideale, nel quale tutto ciò che la vita corporea e concreta manifesta esteriormente come quantitativo e materiale, si ritrova interiormente allo stato virtuale. Ruach fluttua fra l'introversione e l'estroversione e, nelle sue funzioni, appare come mutevole; la sua importanza è notevole dal momento che la modalità essenziale di ciascun essere dipende esclusivamente dal grado più o meno elevato della sua coesione con la natura, ma soprattutto dalla maggiore o minore attività che ne deriva. Più l'uomo è attivo interiormente, più è elevato e più gli è possibile indagare nelle intime profondità dell'essere. Neshamah è quella parte dell'anima umana che si immerge nell'Abisso, ossia nei tre Sephirot superiori dell'Albero della Conoscenza. Ruach, l'Intelletto, invece, si colloca al di sotto, collegandosi con i quattro Sephirot che circondano Tipheret e posizionandosi su quest'ultimo. Essa è la proiezione di coscienza individuale individualizzata che è consapevole delle cose, le desidera e cerca di ottenerle. È una "macchina" creata, voluta, inventata dall'Io per investigare la natura dell'Universo, Ruach è quella parte di sè che consiste di sensazioni, percezioni o pensieri, emozioni e desideri. H.P.B. chiama questo principio Manas inferiore, quello più vicino alla natura Karmica. Nel Vedanta si chiama Manomayakosha (Guaina Mentale), nel Raja Yoga lo si avvicina a Nefesh e si chiama Sukshmopadhi (Corpo sottile); il suo chakra è l'Anahata, che si trova vicino al cuore fisico. La sua posizione nell'albero sephirotale indica che essa comprende Memoria, Volontà, Immaginazione, Desiderio e Ragione. Ruach è l'Ego fallace ed empirico, quella parte di noi che si autonomina IO, mentre, come principio, ne è la negazione. L'abiura di questo falso Ego è il compimento sostanziale di ogni evoluzione spirituale. Ruach è lo Spirito Divino, equivalente di Pneuma dei Greci e di Spiritus dei Latini, il cui significato letterale è "vento" (come il greco "anemos"), da cui il latino "animus" e l'italiano "anima". Essa è la sede delle passioni e proviene da Gezirah, il terzo mondo cabalistico. Nella Cabala, Ruach corrisponde al Ab Hati egizio, ossia al cuore, alla sensazione, alla componente ricevente dell'anima animale.

RUACH ELOHIM

 
(Eb.) - Lo Spirito degli dei; corrisponde allo Spirito Santo dei Cristiani. Anche il vento, il respiro, l'acqua che irrompe.

RUANA

 
(Ind.) - Nella mitologia indù, è il nome del gigante che rapì Sita, la moglie di Rama e provocò la guerra fra gli Dei e gli Asura.

RUBEN

 
(Eb.) - Il primogenito di Giacobbe, la cui tribù era associata al segno dello zodiaco "Ariete". Avendo offeso l'onore del padre, fu privato dalla primogenitura. Di carattere umano ed affettuoso, difese il padre dall'attacco dei fratelli. La sua tribù era poco numerosa, occupava una zona alla sinistra del Giordano, era dedita alla pastorizia e non partecipò alle guerre fra le varie fazioni.

RUBINO

 
(Occ.) - Gemma di color rosso, rutilante quando è rubino orientale o di rocca vecchia, rosso paonazzo quando è di Germania o di rocca nuova. Portato al collo, o incastonato in un anello, fa resistere all'azione dei veleni e preserva al corpo il vigore giovanile. Quando il possessore di questa gemma è afflitto da qualche infortunio, si altera il colore della pietra; passato il trambusto, ritornata in lui la calma, la pietra riacquista il primitivo colore.

RUBRICA

 
(Rel.) - Deriva da "ruber", che significa "rosso" e, come significato originario vale "Titolo", "Sommario dei capitoli", nei quali è partito un libro e specialmente testi ufficiali come quelli di legge o religiosi. Questi, infatti, per il loro particolare valore, venivano scritti in rosso, e colori simili. Nella Chiesa romana si chiamano Rubriche le Regole intercalate nei Messali, nei breviari, nei rituali, secondo le quali si deve celebrare la liturgia e l'ufficio divino. Per cui "esser di rubrica" significa " esser di regola".

RUDBECK Olof

 
(Sve.) - Vasteras 1630, Uppsala 1702. Naturalista ed archeologo svedese, si occupò di anatomia e scoprì i vasi linfatici dell'intestino. Professore di botanic ad Uppsala, pubblicò assieme al figlio l'opera iconografica "Campi Elisi". Effettuò scavi archeologici e pubblicò una fantasiosa storia della Svezia, nella quale questo paese veniva presentato come la culla dell'umanità, con chiaro riferimento ad Atlantide.

RUDRA

 
(San.) - Il "terribile", l'appellativo più consueto dato al Dio Distruttore, nella letteratura vedica. Il suo nome significa "il rosso", "l'urlante", e si tratta di una divinità dell'India antica che solo in un secondo momento fu identificata con Shiva, il Dio degli yogin per eccellenza. La sua funzione mistica appare già nella Maitri e nella Prasna; il plurale, Rudrah indica una classe di Dei, altrove indicati come Marutah, i quali simboleggiano i venti tempestosi nell'atmosfera ( e le diverse forme del prana entro la compagine umana), che accompagnano Indra nelle sue imprese. Nell'antica mitologia indù, che si ritrova per intera nei Veda, Rudra dimora nei boschi da dove lancia le frecce che colpendo gli uomini dividono la morte e le malattie. E per tale motivo, viene spesso invocata perchè offrisse i suoi medicamenti. La trasfigurazione in Shiva dovrebbe avvenire alla fine del mondo quando esso si muove fra i cadaveri, in un nembo di tenebre che lo rendono invisibile. Esotericamente, il termine Rudra non è soltanto l'antico Dio indù, o un appellativo di Shiva, ma comprende anche gli agenti della creazione, angeli ed uomini. Gli Spiriti del Fuoco, la cui caratteristica è settenaria, sono la personificazione dei Fuochi Sacri più occulti della Natura. Essi sono identici ai Kumara, e forse anche ai Cabiri, ai Titani, agli Asura. Li accomuna il fatto di essere Forze e Fuochi correlati. Essi sono sette manifestazioni di Rudra Shiva, sia come Distruttore che come grande Yoghi ed Asceta. Non si tratta di demoni, come qualcuno sostiene, bensì di Esseri la cui santità e castità è al di sopra di qualsiasi divinità del Pantheon di altri popoli. Parashara dice che vi sono varie classi di Rudra e che "si cono cento appellativi dei potentissimi Rudra". Anch'essi sono condannati a nascere in tutte le epoche, a reincarnarsi in ogni Manvantara, e ciò per loro scelta, dal momento che rifiutarono di evolversi come Ombre dai loro Fratelli. Nel testo di Manu si dice: "I Saggi chiamano Vasu i nostri padri, Rudra i nostri nonni paterni, Aditya i nostri bisnonni paterni". E questo è anche un eterno testo vedico! I Rudra sono incarnazioni di Shiva e trasformano gli Uomini in Dei, sia nel bene che nel male. Dai Rudra derivano i Dhyan Chohan appartenenti alla gerarchia dei Draghi di Fuoco della Saggezza, i progenitori di quei "serpenti", o "Draghi", che furono i Maghi della Quarta e Quinta Razza. D'altra parte, Shiva è il patrono di tutti gli Yoghi e gli Adepti, e nelle sue incarnazioni come Rudra troviamo sia la Saggezza Divina che il casto Ascetismo. I Rudra non sono Prajapati, bensì i loro principi informatori, alcuni dei quali si sono incarnati come uomini, mentre altri hanno fatto degli uomini i loro veicoli, o "riflessi". Nella Guerra in Cielo, i Rudra stanno con Indra, dalla parte di Brihaspati. Rudra Shiva è anche uno dei più grandi Re delle Dinastie Divine, ed è il patrono della Terza, Quarta e Quinta Ronda. Nello Yagiur Veda bianco, Rudra compare come grande Dio, Mahadeva, il cui simbolo è il Lingam. Nel Rig Veda è chiamato "lo urlatore", una divinità Guaritrice e Distruttrice. Nel Brihadaranyaka Upanishad, i figli di Rudra, Dio del Fuoco, sono i dieci soffi vitali (prana), con il cuore (manas) come undicesimo. Brahma chiama Rudra "il Distruttore" e gli dà altri sette nomi, che significano sette forme di manifestazione, ed anche i sette poteri della Natura, che distruggono e ricreano. Karttikeya nasce dal seme di Rudra gettata nel fuoco (Agni) e poi accolta dall'acqua (il Gange). Nella filosofia esoterica, i Rudra sono i più alti Dhyan Chohan per quanto concerne l'intelletto; essi, avendo acquisito con l'autosviluppo la natura quintupla, sono divenuti indipendenti dai puri Arupa Deva. I Rudra sono nello stesso tempo quantità e qualità, come si dice nel Rig Veda. Qui Shiva non è menzionato mai, mentre ricorre il termine Rudra, spesso usato anche per Agni, i cui figli sono i Marut. Riguardo all'origine di Rudra, in diversi Purana si dice che la sua progenie (spirituale), creata in lui da Brahma, non è limitata nè ai sette Kumara, nè agli undici Rudra, ma "comprende un numero infinito di Esseri, simili nella persona e negli attributi al loro padre (vergine). Allarmato per la loro ferocia, per il loro numero e la loro immortalità, Brahma desiderò che suo figlio Rudra formasse creature di una natura differente e mortale". Rudra, rifiutando di creare, divenne il primo ribelle. Rudra, come padre dei Marut, ha molti punti di contatto con Indra, il Marutvan (Signore dei Marut). Rudra, si dice, abbia ricevuto il suo nome in conseguenza del suo pianto. Per questo Brahma lo chiamò Rudra, ma egli pianse ancora sette volte ed ottenne altri sette nomi, e ne usò uno per ogni periodo. Rudra è affine ad Indra, perchè entrambi hanno a che fare con l'atmosfera, è affine ad Agni perchè entrambi operano crepitando con il fuoco, è affine a Kala perchè, come il tempo, logora ogni cosa.
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