Glossario

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PUKURI

 
(Ame.) - Località sita nella valle del Napana, dove si trova un tempio precolombiano a forma piramidale a terrazze, con decorazioni murali. In cima al tempio si trova la statua del dio Felino.

PULASTYA

 
(San.) - Uno dei sette "figli nati dalla mente" di Brahma; è ritenuto padre dei Naga (serpenti, ed anche Iniziati) e di altre creature simboliche. Un Figlio di Dio, uno della Progenie, progenitore dei Demoni (i Rakshasa), tentatore e divoratore degli uomini. Per l'abate Gorresio, Pulastya significa "respinto", ed è quindi simile a Caino; egli dimora in Kedera, che significa "luogo scavato, o miniera", come Caino che fu il primo minatore e lavoratore di metalli. Pulastya, quindi, è Caino, i Rakshasa sono i Cainiti, ed ecco dimostrato come, con millenni di anticipo, gli Indù hanno copiato gli Ebrei. Dimostrazione quanto meno originale! Pulastya è il padre di tutti i Serpenti che, più che una prole di rettili, sono una serie di Saggi. I Purana raccontano che Pulastya era figlio di Brahma, ed un Prajapati. Nonno di Ravana, il gran Re dei Lanka nel Ramayana, in una precedente vita aveva avuto un figlio chiamato Dattoli, poi conosciuto sotto il nome del saggio Agastya. Ma il nome Dattoli ha almeno sei varianti, ciascuna con significato segreto, riferiti a classificazioni etnologiche, oltre che ai misteri fisiologici ed antropologici delle razze primitive. I Rakshasa non sono Demoni, ma forse i Giganti antidiluviani. Parashara, il Rishi vedico, ricevette il Vishnu Purana da Pulastya e lo insegnò a Maitreya.

PULQUE

 
(Ame.) - Bevanda alcolica del Messico, ricavata dal succo che cola dai fusti fioriferi, recisi quando sono giovani, di alcune specie coltivate di agave. La bevanda viene bevuta dagli uomini, ma soprattutto dagli Dei aztechi.

PULUGA

 
(Ori.) - Essere supremo della religione degli Andamanesi, qualificata con tratti uranici e forse con aspetto animalesco. Appartiene al monoteismo primordiale e presenta il collegamento classico fra Essere supremo e Signore degli animali. Onnisciente, opera sulla Terra e sugli uomini.

PUMI

 
(San.) - Ed anche Pums, è lo Spirito, il supremo Purusha, l'Uomo.

PUNAR

 
-MRITYU (San.) - La "ri-morte", ovvero la morte (mrityu) assunta non come ente divino ma quale "fine" dell'esistenza, qualunque essa sia. La consacrazione al creatore universale Prajapati di ogni sacrificio offerto agli altri Dei, conduce alla reale conoscenza di Mrityu, divinità che trascende tutti gli esseri e, quindi, alla vittoria sul Punar-mrityu.

PUNARJANMA

 
(San.) - Il potere di evolvere le manifestazioni oggettive; il movimento delle forme; anche rinascere.

PUNDARIK

 
-AKSHA (San.) - Pundarika, in sanscrito, significa "un loto bianco", simbolo della gloria suprema ed immortale. Pundarik-aksha letteralmente significa "dagli occhi di loto" che entrano nel cuore. È un appellativo di Vishnu, "Gloria suprema ed imperitura", come tradotto da qualche Orientalista.

PUNIZIONI

 
(Fil.) - Al contrario di premio, la punizione è una pena inflitta a fronte di un fallo, un castigo per un peccato commesso. In sanscrito, "punya" significa "puro", quindi punire vuol dire rendere nuovamente puro. Lo scopo di una punizione è la catarsi, ovvero la possibilità di riacquistare la purezza perduta a seguito del delitto commesso. La punizione deve sempre essere commisurata al peccato e deve tendere alla riabilitazione. Nell'impero Inca, a fronte delle colpe venivano inflitte delle punizioni che erano veri e propri supplizi, torture che spesso portavano alla morte; questo tipo di giustizia (per modo di dire ) era molto diffuso nell'antichità quando la punizione voleva sempre essere esemplare. Presso i Chimu il furto e l'adulterio erano ritenute colpe particolarmente gravi e punite con la pena capitale. Ancor oggi, presso i popoli musulmani, il ladro viene punito con il taglio della mano e delitti non certo gravi vengono puniti con la pena di morte. La Teosofia condanna la pena di morte, non solo perchè non è una punizione (dopo la morte, l'eventuale riconquista della purezza non interessa più i mortali), ma perchè contraria ai principi fondamentali dell'esistenza.

PUNSCIAO

 
(Peru) - Presso gli antichi peruviani, questo nome significava "fonte di luce" e designava il Dio principale del loro pantheon.
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