Glossario

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PITRI

 
(San.) - Gli antenati, o i creatori dell'umanità, che nella Prima Ronda passarono attraverso il triplice ciclo (minerale, vegetale, animale), nelle forme più eteree e rudimentali, allo scopo di assumere ed assimilare la natura della Catena appena formata. Sono i primi a raggiungere la forma umana nel Globo A della Prima Ronda, guidando poi l'elemento umano nella Seconda e Terza Ronda. Le Monadi lunari, o Pitri, si dividono in sette classi, di cui tre sono incorporee, e quattro corporee. Al principio dello stadio umano della Quarta Ronda, essi filtrano il loro doppio astrale dalle forme scimmiesche della Terza Ronda e su questa forma, sottile e raffinata, la Natura edifica l'uomo fisico. Nella mitologia exoterica si dice che essi siano stati creati da un fianco di Brahma, come Eva nacque dalla costola di Adamo. La loro genealogia è diversificata, ma nella filosofia esoterica essi sono ciò che è spiegato nella Dottrina Segreta. In Iside Svelata si dice di loro: "Generalmente si crede che il termine Indù significhi gli spiriti dei nostri antenati, delle persone disincarnate, dal che deriva l'argomentazione di alcuni Spiritisti che i fachiri (e gli Yogi) ed altri operatori Orientali di prodigi, siano dei medium. Questo è errato sotto diversi aspetti. I Pitri non sono gli antenati dell'odierno uomo vivente, ma sono gli antenati del genere umano, delle razze Adamitiche; in altre parole, sono gli spiriti della razza umana che, sulla grande scala dell'evoluzione discendente, precedettero le nostre razze di uomini, ed erano fisicamente e spiritualmente superiori ai nostri moderni pigmei. Nel Manava Dharma Shastra sono chiamati gli Antenati lunari. La Dottrina Segreta ha ora spiegato ciò che era stato accennato con cautela nei primi libri Teosofici. I Pitri passano attraverso lo stadio umano affinchè le loro Monadi evolvano fino a raggiungere il piano dei Manasa Putra, coloro che forniscono la mente ai gusci senza senno creati dai Pitri. Ci sono due generi di Pitri: Agnisvatta e Barhishad. I primi dopo aver dato nascita ai corpi astrali, sono rinati come figli di Atri, detti anche "Pitri dei Demoni"; gli altri sono rinati come figli di Marichi (un figlio di Brahma) e sono detti "Figli degli Dei". Secondo alcuni orientalisti, i Pitri sono state le prime divinità, i Vairaja, che Brahma contemplava con l'occhio dello yoga. Per i Brahmani, i Pitri sono molto sacri ed a loro rendono grandi onori. Essi corrispondono agli Elohim dei testi ebraici, ed in parte possono essere assimilati anche ai Cabiri ed ai Titani. Avvalendoci del grande Libro dei Misteri, possiamo dire che tre classi di Pitri fanno l'uomo superiore nei suoi principi più alti, mentre quattro classi inferiori, meno celesti e piene di passioni, costruiscono i quattro principi inferiori dell'uomo. Gli Asura formano le classi più elevate, poiché sono nati nel "Corpo della Notte"; le altre quattro classi sono prodotte dal "Corpo del Crepuscolo", ed è ad esse che si deve la creazione del corpo fisico dell'uomo. I Pitri Arupa sono le tre classi superiori che vivificano l'uomo facendone una entità pensante e responsabile. I Pitri Barhishad, invece, sono quelli che fabbricano statue, ovvero l'uomo fisico nei suoi quattro principi inferiori.

PITRI ARUPA

 
(San.) - Le tre classi superiori di Pitri, gli incorporei, dotati di intelligenza, condannati dalla Legge del Karma e dell'evoluzione a sempre rinascere, o incarnarsi sulla terra, come Re, Rishi od Eroi.

PITRI DEVATA

 
(San.) - I Pitri Barhishad, i Modellatori o Progenitori, che possedevano il fuoco creatore fisico e fecero l'uomo di carne. Sono gli Angeli obbedienti alla Legge.

PITRI LOKA

 
(San.) - Il Mondo dei Mani, la casa lunare degli Avi, dominata dal Dio Soma.

PITRI PATI

 
(San.) - Il Signore, o Re, dei Pitri: Yama, il Dio della Morte, il Giudice dei mortali. Il Signore dei Padri ed anche il Signore della Luna.

PITRI YANA

 
(San.) - La Via dei Mani, il sentiero verso la regione meridionale dei Mani (Pitri Loka) che percorrono dopo la morte le anime di coloro che, in vita, non giunsero alla suprema conoscenza. Esse, pertanto, sono destinate a rimanere sotto la legge del samsara.

PIYADASI

 
(Pali) - "Il bello", un appellativo del Re Chandra-gupta (il "Sandracottus" dei Greci) e di Asoka, il re Buddhista, suo nipote. Regnarono entrambi nell'India Centrale tra il IV ed il V secolo a.C. Erano chiamati anche Devanampiya, "gli amati dagli dei".

PIZIA

 
(Gr.) - O Pitonessa. I dizionari moderni ci informano che il termine indica chi pronunciava gli oracoli nel tempio di Delfo, nonché "qualsiasi femmina che si supponeva avesse in lei lo spirito della divinazione - una strega". (Webster). Questo non è vero o, quanto meno, non è esatto. Una Pizia, stando all'autorità di Giamblico, di Plutarco e di altri, era una sacerdotessa scelta fra le sensitive delle classi più povere e posta in un tempio dove si esercitavano i poteri profetici. Da principio venivano scelte per tale ministero giovani fanciulle ancora vergini, nate da legittimo matrimonio, allevate con semplicità e modestamente vestite. Tale era Femonoe, la prima Pizia. Quando, però, una di esse, particolarmente avvenente, fu rapita da un Tessalo, si stabilì che non si potevano scegliere donne di età inferiore ai 50 anni le quali, nonostante l'età, venivano abbigliate come giovani fanciulle. Lì essa stava in una stanza preclusa a tutti, tranne che al capo Ierofante e Veggente, e una volta ammessa era, come una monaca, morta per il mondo. Una volta l'anno, al sopraggiungere della primavera, essa rendeva l'oracolo. Si cominciava con tre giorni di digiuno, poi si bagnava nella fontana Castalia, bevendo una grande quantità di acqua. Masticate parecchie foglie di lauro, sedeva sul tripode, con la vagina in corrispondenza di una fessura del pavimento attraverso la quale esalavano vapori; queste esalazioni sotterranee, penetrando in tutto il suo organismo, producevano la pazzia profetica: gli occhi si animavano, i capelli si rizzavano, tutte le membra erano scosse da un tremito. Essa, in questo stato anormale, cominciava ad urlare, pronunciando parole quasi incomprensibili che i sacerdoti, mentre si prodigavano a sorreggerla e ad aiutarla, trasformavano in oracoli. Dopo aver reso l'oracolo, la Pizia veniva fatta alzare e la si accompagnava in una cella dove riposava per vari giorni allo scopo di riprendersi dallo shock dell'oracolo. Non era raro il caso in cui la Pizia decedeva dopo aver pronunciato l'oracolo. In "Vaestas", I, reg.28, Aristofane chiama la Pizia "ventriloquia vates", ossia la "profezia ventriloqua", a causa della voce che proveniva dallo stomaco. Il quarto verso del Secondo Inno dei Nabhanedishta dei Brahmani, dice: "Ascoltate, o figli degli dei, chi parla attraverso il suo nome (nabha), poiché egli vi saluta nelle vostre dimore!". Questo è un fenomeno di moderno sonnambulismo. Anticamente l'ombelico era considerato "il cerchio del sole", la sede della divina luce interiore. L'oracolo di Apollo a Delphi, la città di Delphus - era il grembo o l'addome; la sede del tempio era chiamata l'omphalos, l'ombelico. Come è noto, molti soggetti mesmerizzati possono leggere lettere, udire e vedere attraverso questa parte del loro corpo, l'ombelico. In India (come pure fra i Parsi), esiste ancor oggi la credenza che gli adepti abbiano nei loro ombelichi delle fiamme che illuminano per essi tutte le oscurità e svelano il mondo spirituale. Dagli Zoroastriani è chiamato la lampada di Deshtur o "l'Alto Sacerdote" e dagli Indù, la luce o la radiosità del Dikshita (l'iniziato).

PIZIO

 
(Gr.) - Letteralmente "di Pito" o "di Delfo". Esculapio, figlio di Apollo, il Sole o Fuoco della Vita, era nello stesso tempo Elio, Pizio ed il Dio della Sapienza negli oracoli.

PLAKSHA

 
(San.) - La seconda delle sette Dwipas (continenti o isole) in cui si divide la Terra secondo gli Indù antichi. Esotericamente indica uno dei globi della catena planetaria del nostro pianeta.
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