Glossario

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PEILUUN

 
(Cina) - Il Noè cinese, un Re che, grazie ad un avvertimento dato dagli Dei, sfuggì al diluvio assieme alla sua famiglia, attraverso due idoli. Questo principe pio e la sua famiglia, popolarono poi la Cina. È detto anche "il prediletto dagli Dei" e viene chiamato pure Peirun.

PELAGIANESIMO

 
(Rel.) - Corrente di pensiero religioso iniziata da Pelagio e proseguita da altri religiosi con differenze di pensiero talvolta rilevanti. Esso si sviluppò dapprima nel contesto romano della lotta al fatalismo manicheo, e poi in quello africano, dove la chiesa stava per uscire dalla crisi del rigorismo donatista. I pelagiani insegnavano che l'uomo non viene preordinato ad un destino, ma merita un destino. Ogni uomo nasce come Adamo ed il peccato originale è un esempio e non un fatto. Il Concilio di Cartagine del 418 condannò il pelagianesimo e portò alla comoda conclusione per la chiesa cattolica che senza grazia non c'è salvezza. Ed il principio fu abilmente sfruttato nel Medioevo, quando la vendita della grazia fruttò veri e propri tesori alla chiesa.

PELAGIO

 
(Rel.) - 354-427. Monaco bretone, soggiornò a Roma prima di trasferirsi in Africa. Accusato di eresia da Paolino, si rifugiò in Oriente dove ottenne un attestato di ortodossia nel 415; combattuto da S.Girolamo, scomparve definitivamente dalla scena. Il suo moralismo è di tipo ascetico-stoico, ed afferma che l'uomo può con le proprie forze morali osservare i Comandamenti di Dio e salvarsi; la grazia gli è data solo per facilitargli l'azione. Essa non è un dono interiore che illumina, trasforma e rafforza l'uomo, ma un fatto esterno che opera come esempio. Il peccato originale non esiste, il battesimo non è necessario, la penitenza è inutile. Inutile dire che l'avversione della Chiesa per Pelagio è totale, ed essa vede in questo pensatore il suo peggior nemico. Se Pelagio ha ragione, la Chiesa è del tutto inutile ergo, o Pelagio o la Chiesa. i Pelagiani furono combattuti ed espulsi dappertutto e S.Agostino confutò aspramente le tesi di Pelagio con la sua dottrina della grazia e del libero arbitrio. Il pensiero di Pelagio fu ripreso da Giuliano di Eclano, e poi dai monaci di Adrumeto. Essi rivendicavano alla libertà dell'uomo un proprio ed autonomo valore e ritenevano che l'initium fidei, primo desiderio di salvezza, potesse venire all'uomo senza l'aiuto di Dio, e che la perseveranza finale non fosse un nuovo dono gratuito.

PELASGI

 
(Gr.) - Secondo gli storici, si tratta di un popolo che abitava la Grecia prima degli Elleni. La loro effettiva esistenza non è certa e tutti i tentativi per identificarli con popolazioni storiche sono risultati alquanto generici ed inaffidabili. Forse erano gli antichi abitanti della Pelagiotide, che furono sopraffatti dai Tessali con i quali finirono per mischiarsi. Secondo altri si trattava di un popolo venuto dall'Oriente, il primo ad abitare la Samotracia. La leggenda racconta che siano stati istruiti nell'arte della "massoneria" dai Ciclopi, o dai Giganti, che si ritiene siano stati i primi Costruttori. Molti resti ciclopici delle opere dei Pelasgi si trovano sia in Grecia che in Italia; essi assomigliano molto alle rovine della civiltà Inca. Ai Pelasgi pare siano da attribuire anche i tumuli ed i dolmen. Esotericamente si tende ad ipotizzare che i Pelasgi fossero una sottorazza degli Atlantiani che andarono a formare uno dei ceppi della futura Grecia. Platone farebbe derivare il loro nome da "pelagus", il grande mare, ovvero l'oceano. E da lì dovevano esser venuti.

PELEO

 
(Gr.) - Re di Tessaglia, figlio di Eaco e della ninfa Endeide, fu condannato al perpetuo esilio, assieme al fratello Telamone, per aver ucciso, benché involontariamente, il fratello Foco. Rifugiatosi in Tessaglia, sposò Antigone, figlia del re Eurito; partecipando ad una caccia al cinghiale uccise per errore il cognato e fu condannato ad un nuovo esilio. Si rifugiò a Iolco, dal re Acasto, che lo purificò; ma la moglie del re si invaghì di lui e, non ricambiata, accusò Peleo, presso il marito, di aver tentato di sedurla. Peleo fu condotto sul monte Pelione, legato ad un albero ed esposto alle belve feroci; Giove mandò i suoi inviati a lebare Peleo ed uccidere la regina. Intanto era morta Antigone, e Peleo sposò Tetide, una delle figlie di Nereo, una bellissima ninfa che Giove aveva tentato invano di conquistare. Dall'unione di Peleo, unico mortale a sposare una Dea, e la ninfa Tetide, nacque Achille, il Pelide dell'Iliade.

PELI e Capelli

 
- La filosofia occulta considera i peli (umani e animali) il ricettacolo naturale ed il trattenitore dell'essenza vitale che spesso fuoriesce dal corpo con altre emanazioni. Sono strettamente connessi a molte delle funzioni del cervello, ad esempio la memoria. Per gli antichi Israeliti, il taglio dei capelli e della barba era una profanazione: "E il Signore disse a Mosè ... essi non saranno resi calvi sulla testa (Levitico, XXI, 1-5). La "calvizie", naturale o artificiale, era segno di calamità, punizione e cordoglio. Fra i mali che accadranno al popolo eletto, Isaia (3, 24) cita anche la calvizie: "Invece di chiome ricciute, la calvizie". E ancora: "Tutte le teste saranno calve, tutte le barbe saranno rase" (Ibidem, 15-2). Il Nazarita doveva lasciarsi crescere capelli e barba e mai permettere al rasoio di toccarlo. Presso gli Egiziani ed i Buddhisti si radevano solo i sacerdoti e gli asceti, per i quali la vita è un fardello. I preti Egizi si supponeva fossero diventati padroni del proprio corpo e, quindi, potevano rasare la testa per la pulizia. I Buddhisti ancor oggi si rasano la testa in segno di disprezzo per la vita e la salute; tuttavia, Buddha, dopo essersi rasato il capo, quando divenne mendicante, tornò a farsi crescere i capelli ed è sempre raffigurato con la crocchia degli Yogi. I sacerdoti Indù e Brahmini, e quasi tutte le caste, si radono la testa lasciando crescere solo una lunga ciocca al centro del capo. Gli asceti Indiani portano i capelli lunghi, come pure i guerrieri Sikh e quasi tutti i popoli Mongoli. A Bisanzio ed a Rodi la legge proibiva di radersi la barba, ed a Sparta il taglio di questa era un marchio di schiavitù e di sottomissione. Fra gli Scandinavi il taglio dei capelli, si dice, era considerato una disgrazia, "un marchio di infamia". L'intera popolazione dell'isola di Ceylon (i Buddhisti Singalesi), porta i capelli lunghi; e così i Russi, i Greci, il clero ed i monaci Armeni. Gesù e gli Apostoli sono sempre raffigurati con i capelli lunghi, ma la moda della Cristianità ha provato, in modo più forte del Cristianesimo, che le antiche regole ecclesiastiche (Cost. Apost., lib. I, cap. 3) imponevano al clero di "portare capelli e barba lunghi" (Ecclesiastical Antiquites di Riddle). I Templari furono obbligati a portare barbe lunghe. Sansone aveva la barba lunga e l'allegoria biblica dei capelli che gli furono tagliati mostra quanto la forza, la salute e la vita siano connesse alla lunghezza dei capelli. Se un gatto viene rasato in nove casi su dieci morirà; un cane il cui pelo non è stato tagliato vive più a lungo ed è più intelligente di un cane il cui pelo sia stato rasato. Molti popoli antichi, perdendo i capelli, persero gran parte della loro memoria e divennero più deboli. Mentre la vita degli Yogi è risaputamente lunga, i sacerdoti Buddhisti (di Ceylon e di qualsiasi altro luogo) di solito non sono longevi. I Mussulmani si radono e conservano la barba, ma poiché la loro testa è sempre coperta, il pericolo è minore.

PELIA

 
(Mit.) - Figlio di Nettuno e di Tiro, fu nutrito da una bestia da soma e divenne il più crudele degli uomini. Usurpò gli stadi Esone, lo imprigionò, ne fece uccidere moglie e figli, tranne Giasone che fu affidato al centauro Chirone. Quando questi, divenuto adulto, si presentò a Pelia per riavere i suoi beni, questi gli chiese in cambio il vello d'oro, avendo certezza che l'eroe avrebbe perduto la vita nell'impresa. Giasone tornò vittorioso, assieme a Medea, la quale convinse le figlie di Pelia ad uccidere il padre facendolo bollire in una caldaia.

PELING

 
(Tib.) - Il nome dato nel Tibet a tutti gli stranieri specialmente agli Europei.

PELLEGRINO

 
(Occ.) - Con questo termine, nella Dottrina Segreta, si designa la Monade umana (i Due in Uno) durante il suo ciclo di incarnazione. Il Pellegrino, quando parte per il suo lungo viaggio, è immacolato; grado a grado discende sempre più profondamente nella materia peccaminosa, associandosi ad ogni atomo dello spazio manifestato e, quindi, dopo aver lottato e sofferto attraverso ogni forma della vita e dell'essere, si trova sul fondo della vallata della materia ed a metà del suo ciclo. Per progredire e ritornare alla sua patria deve ascendere il faticoso sentiero del Golgota della Vita. Questo è il martirio dell'esistenza autocosciente.

PELLICANO

 
(Occ.) - Si dice che il suo nome derivi dalla forma del suo becco, ma potrebbe derivare anche da una parola orientale. Uccello bianco dell'Egitto, dal becco lunghissimo ed acuminato, che nella parte inferiore del collo ha un'apertura, per la quale trae fuori dallo stomaco i cibi quasi digeriti con i quali alimenta i suoi piccoli. Era considerato simbolo dell'amor paterno perchè si pensava aprisse il petto e nutrisse la prole con il suo sangue. I cristiano posero un pellicano nel nido, sanguinante e ne fecero simbolo del Cristo che con il suo sacrificio redime i suoi figli. E come se non bastasse, lo misero anche in croce a simboleggiare il Redentore. Il pellicano non fa il nido nei luoghi alti, ma cerca una superficie pianeggiante, fa una buca per terra e vi depone le uova; molti dei suoi piccoli, in tal modo, diventano facile preda. Per tale motivo, gli Egizi consideravano il pellicano simbolo della stupidaggine. Nella Bibbia, il pellicano è simbolo di solitudine.
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